mercoledì 3 aprile 2013

Scorrevano i pioppi

Ieri ci siamo fatti goduti la viabiità ordinaria a media sufficiente lentezza per trasferirci dalla Lombardia alla casa di _zzz e suocero sulla soglia della Romagna per la partita bavaro-taurinense.
Stavamo bene mio figlio ed io. Ascoltava il suo iPod ogni tanto. Poi ancora silenzio. C'è quello stare bene da viaggio, tuo figlio, tu e il mondo intorno che scorre piano ai lati. Ci siamo fatti tratti lunghi dell'argine maestro di sinistra del Po, tra Mantova e Occhiobello, alti, pensili, sulla pianura, durante la settimana si può. A sinistra la bassa padana prima mantovana poi rovigotta. Ci sono ancora degli spazi lì in quella parte della pianura anche se il mantovano è messo malissimo come consumo di territorio. A destra l'area golenale, a tratti così ampia che non si vedeva il primo argine, campi verdissimi, assenza di edifici e di edilizia, zone umide. A destra come appariva l'Italia a Stendhal, a Göthe, a Byron, a sinistra ville e pievi barocche spesso affogate, assediate dal ciarpame contemporaneo, orrende distese di parallelepipedi enormi, di capannoni grigio schifosi, villettine rosa e canarino con serramenti di alluminio anodizzato, siepi di plastica su balconi con parabole, di insegne pacchiane al neon, di cadaveri betonici vuoti di economie in declino che hanno lasciato solo morte e distruzione del paesaggio, di ciò che era bios, arte, gastronomia, agricoltura e bellezza del paesaggio, una tra le campagne più fertili e fruttifere d'Europa . Tornare nella costipazione umana Lombardia e osservarne il degrado e la dispersione ogni dove di rifiuti di ogni genere ha rinforzato la percezione di vivere in un piccolo paradiso, qui, dove scrivo ora dai colli verdi e boscosi dell'appennino tosco-emiliano.

Stavamo bene noi due, direi complicità silenziosa tra maschi, UnBambino e UnPadre. Abbiamo fatto qualche tappa. Ci siamo fermati, parcheggiato, due passi prima a vedere le chiuse, poi, più avanti, tra le rive boscose, a vedere la confluenza delle acque cristalline del Mincio nel Po, entrambi corposi di piogge abbondanti. C'era un fagiano trai i pioppi e poi il suono dei bombi che bottinavano sui nontiscordardime, sulle prime margheritine in fiore. Davanti a noi Eridano, grandissimo, lento, le acque limacciose che per alcune centinaia di metri a sinistra erano chiare di quelle ancora limpide dell'emissario del Garda, c'erano intrusioni di fiotti in limo, i due fiumi a mescolarsi Più avanti il Secchia a portare da destra le acque dall'Appennino. La riva lontana, di fronte. Gli spazi allargano, espandono l'anima.
Spazi e tempo e ritmi placidi. Qualche campanile con monofore e bifore crociate dai puntelli in travi post sisma, anche circondati da ponteggi, qualche villa antica circondata da parchi boscosi, avevano capito il bello quelli. Non avevano parcheggi asfaltati o cassonetti della monnezza intorno, cadaveri di alberi morti per capitozzatura, avevano querce e radure e romiglie monumentali e primule violette del pensiero e platani  e platani e comignoli che fumavano profumo di legna e di polenta, non bottigliette di plastica e sportine di rifiuti lanciati dal finestrino né  copertoni di camion squarciati.
C'era il bello e aspro qui prima della modernità. Forse anche per questo c'era un senso del verticale, della bellezza che se vivi in un ambiente di merda, artificiale, degradato, alienante e squallido cosa diventerai?

Scorrevano i pioppi, le querce, i salici a destra, là in fondo, il filare più in alto del primo argine del grande fiume. Si scostava le cuffie, mi guardava, in silenzio solo una pacca sulla mia coscia destra.


11 commenti:

  1. Il tempo che scorre e non si perde.
    Resta la pacca sulla coscia, viva più di mille parole.
    FG

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  2. Il tempo è scorso e si è perso.
    Bello molto quel tempo col mio bipede.
    Poi è finita alla grande la serata che il suo München Bayern ha dato due scapassoni alla Juve ed era contento come 'na pasqua.
    Mi guardava ed era insoddisfatto che non tifassi con lui, rimasto da solo con tre juvenini. Diceva che ero cazzuto a non tifare, a non guardare la partita, che col furbofono stavo leggendo e commentando qui e là.

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  3. Credevo di essere l'unica a notare gli alberi capitozzati, lo sai.
    Io capitozzerei i capitozzatori d'alberi!

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  4. x Sara:
    Quando faccio presente la barbarie di certe pseudo potature e che in nord Europa o anche solo in Alto Adige o certi parchi italiani nei quali lavora ancora un mastro giardiniere non esistono ridicoli e orrendi moncherini capitozzati mi rispondono in due modi.
    1 - Qui si è sempre fatto così
    2 - Se non ti va bene puoi trasferirti là.
    Non di rado sono le stesse persone che sbuffano "perché gli alberi sporcano.
    Capisci che con questo materiale umano non è che si possa fare un gran paese. I nordici faranno un culo così ai paesi mediterranei per mille mila cose piccole e grandi come queste. Dovrebbe tornare in vita Radetzky e imporci la tirannia asburgica del Buon Governo. Anche nei rapporti cogli alberi.

    x Francesco:
    Non mi pare(va) 'na roba poetica.

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  5. Bel post, UnUomo. La bellezza del territorio, il rispetto di tutti i ritmi naturali sono l'espressione della buona natura umana.
    L'Hono Economicus ha distrutto tutto, la logica del profitto è predatoria e la filosofia dell'avere ha prevalso su quella dell'essere....

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  6. John, penso che anche de Benoist abbia affrontato questo problema, questa regressione ad'Homo Consumens

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  7. UUIC: "Gli spazi allargano, espandono l'anima."

    Anche solo questa frase vale un libro intero.

    Mi spiace dirti che sei stato (più o meno) plagiato da una casa automobilistica che, per un po', ha avuto tra i suoi motti queste esatte parole: "E se il vero lusso fosse lo spazio?". Così, col punto interrogativo. Quel punto interrogativo è un'idiozia: oggi come oggi, il vero lusso è lo spazio, il che a ben pensarci è parecchio deprimente.

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  8. Il vero lusso sono lo spazio e il tempo.
    Ovvero gli antipodi dei non luoghi, dei non tempi ai quali homo detl tecnoteismo frenetico e accrescitivo si impegna orgoglionamente di reallizzare.

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