giovedì 10 agosto 2017

L'esperienza monsonica

Mio figlio non ne vuol sapere di trekking. Tento di portarlo in autentici paradisi alpini e ottengo ostilità, musi lunghi. Egli recalcitra ed è zavorrato, mentalmente zavorrato, mi trascina nella sua palude inerte, d'accidia. Mi crea una sottile sofferenza vedere che non riesco (più) ad appassionarlo alla bellezza fantasmagorica della montagna. Ogni tanto mi propone "cose a pagamento"/comode /tecnologiche  come rafting, salite in funivia, visite guidate, giri in auto / a città. E' artificializzato / tecnomane e, un po', in questo modello del tempo libero businessizzato.

Io cerco di comprendere l'età testosteronica e ho molto rallentato, allentato, diluito.
Cerco di metterla anche sull'allenamento aerobico - Vedila come un allenamento! - e così oggi abbiamo fatto una piccola uscita, salendo rapidamente su una cimetta da un'ora e mezza e scendendo quasi di corsa, andata e ritorno in un ora e un quarto. Muso lungo come il traforo del SanGottardo.
Siamo rientrati  poco prima delle quattordici, abbiamo preso qualche goccia, pioggia schivata per un soffio, arrivati in tempo all'auto sotto.

Il bosco era umido dopo la pioggia abbondante di ieri. Ha piovuto tutto il pomeriggio oggi, Verso le diciotto il cielo si è fatto più scuro. Abbiamo deciso di andarci a fare un giro in auto.
Dopo mesi e mesi, cinque stagioni di aridità, abbiamo vissuto questa esperienza entusiasmante, fantastica, unica delle torrenziali piogge monsoniche trentine.
Ci fermavamo, scendevamo dall'auto ed entravamo in un muro di pioggia, quella finta, eccessiva, esagerata di molti film così eccessiva  che sembra finta. Ecco, proprio quella, finta ma vera. Ai passaggi sopra forre, torrenti, gole con cascate, scendevamo e andavamo a curiosare. Mi chiedeva foto, lui eroe nel tempo da kani, culto della personalità, marketing personale attraverso la sua galleria Instagram e l'ho accontentato.
Su un ponte altissimo sopra un lago siamo scesi dal'auto e abbiamo vissuto l'esperienza del monsone.
Vento, secchiate, fulmini, saette, rii, rivoli, ruscelli, in pochi secondi ci siamo infradiciati anche se ben attrezzati e con ombrelli. Sospesi a un centinaio di metri sul lago, vento e saette, le auto che fendevano il torrente su asfalto, ruscelli e torrentelli dal cielo su di noi, su boschi e monti e dal viadotto e dalle pareti rocciose, verso il lago smeraldino, tutto precipitava acqua. Che figata!!
Abbiamo proseguito il giro per passi e piccole stradine, solcando torrenti su asfalto e mille migliaia di torrenti, cascatelle e ruscelli formatisi e rinati, ad ogni depressione a lato della strada.
Ecco, in questa rain experience ci siamo ritrovati, felici di vivere questa piccola avventura nella natura estrema, quella dei tropici italiani, trentini.

21 commenti:

  1. Già sai ciò che penso


    Siamo nel dovere di assecondarli in vacanza

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  2. Sto leggendo Cognetti e le sue otto montagne e mi convinco che il genitore che insiste non ottiene, e se vuole intrigare, deve addirittura nascondere. E gelosamente pure.

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    1. Condivido Franco...ma dipende dall'età. E da quanto si sono "allontanati".

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    2. Ieri ho ceduto e ho dovuto cedere ad una montagna un po' denaturata (impianti a fune e via ferrata) per vedere mio figlio felice.
      Scendendo (a piedi, anche io poi pongo delle condizioni) dicevo che gli dovrei vietare la montagna fino a che egli non ritorni da me "supplicando in ginocchio" di concedergli di ritornarcivi con gli amici o la frittellina.

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  3. Piove, finalmente piove. Bella, sospirata, fresca e salutare pioggia, quanto ti abbiamo desiderato!

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    1. La pioggia (abbondante) dopo mesi e mesi di siccità è un'esperienza quasi... mistica.

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  4. Qui proprio niente. Giusto temperatura crollata (15° questa mattina alle 6, in luogo dei 26° di tre giorni fa alla stessa ora) e nuvoloni che gironzolano lampeggiando in continuazione in quota. In queste condizioni tutto quel che ci si può aspettare è qualche temporale ultrarapido, modello spacco tutto e scappo via, che devo da spaccare tutto anche più in la.

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    1. Per il versante "settentrionale" dell'Appennino settentrionale, quello che scende verso la pianura Padana, se non c'è l'Atlantico e una buona depressione nel Golfo di Genova, al più solo qualche pioggia sporadica.
      E' ciò che sta avvenendo da, vado a naso, circa 15 o 16 mesi.

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  5. Ma i temporali in montagna... non sono pericolosi a prenderseli?
    Lo so, lo so, sembro un po' il grillo parlante, ma se mi ci fossi trovata io avrei pensato (di me) che sono incosciente a esporre me stessa e i pargoli al pericolo... certo, una volta che il pericolo è passato è una figata raccontarlo, ma, a monte, mi sentirei un po' male per l'esposizione ad un rischio inutile.

    Ma perché adesso non ha voglia di andare in montagna? Cos'era che prima lo invogliava e adesso no?

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    1. Quando abbiamo vissuto l'esperienza alluvional-monsonica sul viadotto sopra il lago eravamo al confine tra collina e montagna, forse di qualche metro sopra i 600 m sldm.
      Ho anch'io avuto gli stessi pensieri, in quota c'erano scariche elettriche, tirava vento e noi eravamo infradiciati e con un ombrello ciascuno.
      Io ho camminato sul viadotto resistendo una decina di minuti, mio figlio molto di meno, tre o quattro minuti.
      Poi siamo risaliti in auto, un po' per i miei pensieri, un po' perché ormai in parte fradici.
      I temporali in montagna sono (più) pericolosi quando sei esposto, crinali, creste, in vetta o sua prossimità, alte conifere isolate. Una volta vissi una esperienza terrificante nel gruppo dell'Adamello, un'alpinista collega statunitense dello Utah andò in ipotermia. Poi finì tutto bene, egli si riprese. Scendevano saette e grandine come Dio le mandava.

      Ora è testosteronico, adrenalinico, estroverso, infatuato no ma amante sì della tecnologia. Quindi no montagna selvatica, integrale, deserta, meditativa e sì alla montagna tecnicizzata, sportiva, energizzata, estroversizzzante, socializzante.

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    2. Dovessi scegliere tra camminare su un crinale appenninico in pieno temporale o passare per certe vie (per fare un esempio) di Genova non avrei un attimo di tentennamento.

      I pericoli intimoriscono più o meno a seconda di quanto si insiste nel sottolinearli. Altro esempio? Quando, quelle rarissime volte che entro in autostrada, mi imbatto in certi bisonti della strada che viaggiano stracarichi a velocità da cardiopalma (anche solo 80 all'ora sono una velocità da cardiopalma in certe condizioni) e si "ammucchiano" in interminabili colonne e sorpassi a una spanna uno dall'altro... be', mi vengono un bel po' di patemi. Ancora una volta, assai più di quelli che mi prendono su un crinale appenninico durante un temporale (che poi perché dovrei stare sul crinale? preferisco starmene lungo ruscelli e torrenti, ben incuneato trai crinali, e questo indipendentemente dai temporali).

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    3. Non mi ricordo se sia la zanzara o gli uomini i primi uccisori di uomini.
      Le vie delle città e di certe zone, ora arricchite da "doni, risorse, pagatori di pensioni, gioiosi fratelli dell'islam religione di pace blablablablabla" sono ancor più sicure ;) della montagna e di altri posti di natura.

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  6. bisogerebbe fare un po' e un po'.
    la natura è vita, la tecnologia è comodità,

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    1. Già, ma la tecnologia è anche mezzo di suasione e asservimento. Un po' come quando per pescare si usano quelle esche fasulle fatte con un pezzetto di lamierino luccicante.

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  7. Io mi reco nel paesello remoto dove nacque mia madre proprio per il fatto che è un posto a turismo molto scarso (anche il Trentino è via via sempre più riminizzato, turistico e gli angoli che sfuggono a questa brutta, orribile tendenza sono sempre meno). Un posto dove fare vita semplice: lavori domestici, dormire, lavarsi, camminare, arrampicarsi.
    Quest'anno una sola uscita col tango, con _civa, perché poi abbiamo preferito la montagna (ed orari consoni) al tango.
    L'uscita in solitaria di ieri viene dopo molti mesi, esattamente da questa uscita, giovedì 31 dicembre 2015.
    La tecnologia è, dal punto di vista cognitivo, un estrattore/dissipatore di conoscenze; dal punto di vista corporale e spirituale porta all'impigrimento, alla perdita di tonicità ed agilità. Insomma, è ancora la necessità che aguzza l'ingegno e non l'agio tecnologico.
    Induce un sacco di sottili e meno sottili dipendenze ed è molto difficile usarla con criterio: la mia impressione è che le persone che dominano la tecnologia e la utilizzano con discernimento e intelligenza siano poche.
    Di fatto, come sottolinea messer Pigiatasti, è un mezzo di suasione e asservimento, di piramidazzazione e concentrazione del potere e quindi di sfruttamento.

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  8. Trent'anni fa un mio amico è morto folgorato da un fulmine temporalesco in montagna.
    Non era un alpinista, stava facendo una escursione tranquilla con moglie e amici.
    Il fulmine ha scelto lui perché aveva la catenina al collo.

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    1. Uno dei lue ombrelli aveva l'asta in metallo, la solita lega leggera o alluminio.
      Non mi piaceva per nulla.
      Anche se l'altro era in legno, così fradici, sul viadotto, non mi piaceva granché.
      Infatti dopo una decina di minuti fine dell'esperienza.

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  9. Sono stata qualche giorno sulle Dolomiti : che bolgia!!

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    1. Io sono allergico al turismo di massa.
      Sono allergico in modo grave al turismo di massa in montagna.
      Manco se mi pagassero.
      Una volta avevo un caro amico ladino in Val di Fassa e andai più volte dalle sue parti con lui.
      In certi orari era sconsigliato/impossibile raggiungere alcune frazioni per il traffico, code o bloccato. Mai più. Manco se mi dovessero pagare.

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