martedì 2 luglio 2024

Un po'

Caro diario
Sono in un periodo di fiacca o  più precisamente, di disinteresse nei tuoi confronti.
Un po' i carichi di lavoro, un po' la vita quieta, senza grandi emozioni.
Il tango è ripreso bene: le lezioni  impegnative, portano discreti risultati.
Voglio tanto bene a Rosa Canina, siamo felici. Ma... saranno due mesi che non si tromba più, come se fossimo diventati cari amici: fortunatamente ci abbracciamo, carezziamo tanto, pure tanti sono i baci teneri e le risate.
Osservo i vari teatrini, le ipocrisie ovunque, società, lavoro, potere, politica, cultura: la mia reazione è di disinteressarmi via via più: veramente, non mi interessano queste farse.
I carichi di lavoro sono eccessivi: scelte che permisero di essere veloci, nel passato, ora diventano problemi sempre più gravi, resi peggio dal fatto che alcuni creatori di trucchi e furberie ora sono in pensione. Il solito "fretta e bene non vanno insieme": noi del privato siamo sotto la pioggia di fuoco della concorrenza mondiale, non puoi fermarti perché perdi il treno, molte persone non pensano neppure a fare le cose bene perché significa tempi impossibile se non portandoti a casa del lavoro, c9me ho fatto l'ultimo mese, sacrifici, ore senza conto.
Anche la stanchezza toglie energie, non ultimo distrae anche da questo diario.

4 commenti:

  1. Sembri preso nel mezzo tra il traguardo personale della mezza età (forse anche un poco oltre) e le meraviglie della modernità. Già, perché rovinare, rovinarsi la vita è una meraviglia, secondo gli imbonitori che ci vendono il "progresso". Pare che invecchiare stia diventando un reato.

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  2. Non sono i ritmi, Coso, è il costo di un'ora lavorata.
    Molti anni fa avrei dovuto andare a dirigere una filiale in Bulgaria e l'unica ragione per mettere in piedi tutta la baracca era che lo stipendio medio bulgaro dell'epoca era circa 200 euro.

    Il "lavoro", quando si postula la "globalizzazione", cioè la rimozione di qualsiasi barriera, limite, vincolo, tra sistemi che si trovano ad un potenziale differente, si sposta nei luoghi dove l'ora lavorata costa meno oppure, per dire la stessa cosa in un altro modo, dove la vita umana vale meno.

    In questo momento ci sono signori pakistani che stanno fondendo metalli o operando macchinari in ciabatte dentro delle botteghe col pavimento in terra battuta. Attorno ci sono i ragazzini di bottega che fanno i lavori ripetitivi e le pulizie. Ogni tanto qualcuno perde una mano o un occhio, pazienza. Poi a cinquant'anni sono vecchi e a sessanta muoiono, come mio nonno e questo rende conto, tornando ai commenti precedenti, del sistema pensionistico pensato per i tempi di mio nonno, quando il Pakistan eravamo noi.

    La bottega pakistana non compete sulla qualità del lavoro e nemmeno sulla quantità del lavoro, i pezzi meccanici hanno tolleranze ridicole e tutto si muove coi ritmi rurali. Invece compete sul fatto che si possono buttare persone dentro il forno e nessuno dice beh. Con lo stipendio di Coso si paga una intera fabbrica pakistana.

    "Osservo i vari teatrini, le ipocrisie ovunque, società, lavoro, potere, politica, cultura: la mia reazione è di disinteressarmi via via più: veramente, non mi interessano queste farse."

    Leggevo degli esami di maturità. Somma ironia. Cito il Corriere.

    "«C’è un infantilismo generalizzato che colpisce genitori e figli» - spiega il professor Carlo Braga, per anni preside del Salvemini di Casalecchio e ora impegnato negli esami al Minghetti come presidente di commissione. «Mai, ai miei tempi, ci saremmo sognati di sostenere la maturità in compagnia di mamma e papà – continua – anzi l’avremmo vista come una diminuzione della nostra autonomia. È il modello educativo in uso ora che porta i genitori a essere molto presenti, partecipi in tempo reale delle valutazioni scolastiche che in caso siano negative fanno scattare la chiamata istantanea all’insegnante. Diciamo che in parte i ragazzi vogliono questa presenza dei genitori perché ci sono abituati, e in parte i ragazzi subiscono questa presenza. Sicuramente non è un meccanismo che porta ad una serena maturazione degli studenti. Ed è un fenomeno che ha una connotazione anche “classista” se vogliamo: non ho visto molti genitori ad assistere agli esami negli istituti tecnici o nei professionali a dire il vero»."

    Torno a dire, mentre da noi i ragazzi fanno gli esami coi genitori, i ragazzi pakistani sono li in ciabatte e a mani nude a rimestare nell'acciaio fuso. Poi gli stessi ragazzi vivono nella convinzione "di sinistra".


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  3. ... per un pò l'ho fatto anch'io di "portarmi a casa il lavoro", poi ho smesso e ora mi porto a casa i pensieri di ciò che lascio incompiuto...

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  4. Capisco ogni stralcio di quello che hai scritto.
    Le difficoltà, la tenerezza, i problemi, la burocrazia, le corse continue, il bisogno di distacco pure dal diario.
    Un abbraccio.

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