mercoledì 24 luglio 2024

Greve

Quant'è greve lavorare a questi enormi castelli di carte.

6 commenti:

  1. Il lavoro è spesso greve.
    Non so se davvero nobilita, tuttavia meglio averne uno.
    Un abbraccio.

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    1. A volte penso al termine, travaglio, col quale è espresso in alcune lingue e dialetti.
      Dal travaglio fisico si è passati a quello piscologico, sofferenza, disagio, dolore non sono spariti, sono cambiati.
      Sì, abbiamo il dovere di mantenerci senza gravare sulle spalle di altri. Purtroppo su quelli che lavorano, gravano, molto, i molti, moltissimi, che cercano di lavorare il meno possibile. Anche per questo diventa greve, più greve.
      il mio senso del dovere, rifletto, a volte mi ammazza.

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  2. I castelli di carte sono la barriera corallina dove vivono milioni di vermi dirigente e impiegato. Attorno poi ci sono milioni di pesci di tutte le fogge. Quello che per te è greve è la vita di qualcun altro. Anzi, di molti altri. Direi di quasi tutti gli altri.

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    1. Un colega mi faceva qualcosa di un'azienda concorrente, diceva "Ah, su 'sta cosa ci stanno facendo il culo!"
      Il fatto è che alcune persone se ne sono andate in pensione e, su cose difficili che fecero ("parte complessa" è documentato ufficialmente) ci sono i come, che subirono la storia, le modifiche, con cicatrici, pezze, grovigli, ma non ci sono i perché.
      C'è il tempo, come ho scritto in una delle pagine odierne, che se ne va.
      E' una guerra, solo che è economica, competitiva non bellica in senso proprio. Un gioco a somma zero, una battaglia enorme, nella quale non c'è il tempo, quest'arma si è inceppata, l'altra non è pronta, Tizio è rimasto ferito, Caio se n'è andato, corri che se no non arriviamo in tempo su quell'altura prima dei "nemici".
      Io invecchio e non riesco a tenere più certi ritmi. E il castello di carte bisogna metterci le mani là in mezzo, in quel punto, perché e percome.
      E' la vita. Non si mangia gratis, se non corri il leone ti mangia, se non corre, il leone non mangia.

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    2. Più che la vita è la meccanica dell'universo. Se una cosa non funziona, non funziona. Credo sia capitato a tutti, almeno chi lavora nel "privato" e peggio ancora chi lavora "in proprio", di fare l'alba al lavoro o di lavorare nelle feste comandate. Epperò io ho sempre detto che un conto è l'eccezione, che va gestita come eccezione e un conto è la regola. E' abbastanza inutile e velleitario pensare che un lavoro si possa sostenere indefinitamente con le eccezioni, quando si capisce che andrà cosi conviene pensare ad un altro lavoro.

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    3. Tra parentesi, gravissimo errore quello di innamorarsi del lavoro o di buttarci dentro tutto te stesso. Ho imparato dai cosiddetti "manager" che il lavoro è un modo per succhiare la vita agli altri e che mentre stai succhiando vita in un posto devi prepararti ad andare a succhiarla altrove, a prescindere da successi e fallimenti. Quelli che invece la vita se la fanno succhiare finiscono macinati, in un modo o nell'altro.

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