Primo fuoco dell'anno acceso, questo fine settimana. C'era brina domenica mattina. E con una splendida alleanza col mio bipedino ci è scappato una cenetta (sabato sera) e un pranzo autunnali come si deve.
La cosa più semplice, sabato, ovvero un brodo fresco, quasi tre ore e mezzo di pentola con una scelta di carni del mio macellaio di fiducia dei monti e poi marroni arrosto. Ieri il pranzetto: patate al forno, bollito con rafano e balsamico, misticanza saltata in fondo ristretto di brodo.
Ieri pomeriggio abbiamo fatto legna insieme. E questo tempo della casa del focolare, soave ed accogliente ci ha proprio fatti stare bene. Compiti insieme (quasi fino a mezzanotte ieri, zio peto!), scherzare tra maschi (compresa piccola esibizione di scoregge e rutti), parlare di cose piccole e grandi (qualche domanda su Gheddafi, sulle sue simpatie, su come era questo e quello con A-Woman) la sua passione per le carte dei pokemon, qualcosa sulle ricette preferite, cosa piace a _nni, il nuovo marito della madre.
Ma è il fuoco e l'accenderlo insieme e preparare il caminetto e mangiare, in silenzio, solo il parlarci del cibo buono che avevo o avevamo preparato, lo scoppiettare del castagno, il profumo di qualche pezzo di tuia e di ciliegio. In silenzio. Mi ha detto che gli piace un sacco stare a casa del papà (piaceva anche alle donne che erano passate - pure molto, anche se non è stato sufficiente per altre cose - prima del limbo sessuale attuale).
Il fuoco che riscalda l'anima e porta lontano, come il profumo del bollito che borbottava, placido, in pentola mentre il piccolo faceva i compiti in silenzio.