lunedì 10 settembre 2012

Nun m'importa 'na fav...








  • Vince chi si vince
    Detto latino

C'è in corso una polemica su dinamiche interne al Movimento 5 Stelle.
  • Ho vissuto in prima persona la gazzarra e le risse all'interno di una lista civica. E' necessario che ci siano alcuni "paletti" che vengano fatti rispettare rigorosamente, in modo totalitario, direi anche dispostico se necessario. In ambito sportivo c'è la figura dei direttori di gara che sono super partes. Il ruolo di Grillo e Casaleggio può essere tale purché essi non decidano di partecipare alla gestione del potere. Questo è il punto fondamentale che li contraddistingue(rebbe) dai partiti e loro degenerazioni. Se essi NON metteranno le mani nel potere ovvero non assumeranno alcun ruolo istituzionale di potere, non faranno parte di correnti, vortici, mulinelli e flussi, potranno essere arbitri - anche feroci se necessario - per mantenere il movimento lontano dalle logiche partitiche.

  • Le dinamiche partitiche di gestione delle correnti, di ruoli di potere all'interno di un  partito, di coalizioni etc. sono del tutto incompatibili con le prospettive di democrazia diretta. Questi meccanismi sono autoreferenziali internamente ai partiti e non hanno senso quando gli eletti assumono il ruolo di portavoce o poco più di paeani e cittadini.
    Bene hanno fatto Grillo e Casaleggio a stroncare il convegno di parte delle liste tentato in Romagna qualche tempo addietro. 
    Non ha senso diventare segretario 5 stelle della Ciociarìa o della Romagna perché non è all'interno del partito che è necessario rispondere.
  • Uno dei punti fondamentali del movimento è il tentativo di combattere la tendenza alla delega che è uno delle cause principali di corruzione e degrado del sistema di gestione del potere (questo è un problema filosofico prima che sociologico o di gestione del potere). Uno delle caratterizzazioni del sistema attuale è la professione del potere ovvero il fatto che gran parte degli eletti tendono a ripetere un numero elevato (e patologico!) di mandati. Queste persone introducono un conflitto elevato tra gli interessi personali indirizzati al rinnovo del mandato e attività a ciò necessarie e gli interessi di paesani e cittadini che li hanno delegati alla gestione amministrativa e politica. L'effetto di "professare" per molti mandati con i privilegi in vigore comporta inoltre quasi sempre uno scollamento completo rispetto alle condizioni iniziali (alla parte di società civili dalla quale quella persona proviene e che spesso ne comporta l'elezione come rappresentante o come persona esperta di essa) ed al patto etico, al contratto per i quali essi ricevono la delega.
    Il limite dei due mandati - qui ed ora - deve essere fatto rispettare draconianamente e senza eccezione alcuna. Le eccezioni sono la sabbia che fa(rebbe) bloccare il sistema.
  • Dato  il collasso dei partiti e la proverbiale tendenza italiota di essere prostrati al potere e al salto di carro da quello che sta andando a quello che sta vincendo, Grillo e Casaleggio si troveranno di fronte al problema enorme di evitare che arraffoni, politicastri, faccendieri, rimestanti, smanettoni, furbastri, rampanti entrino nel movimento. L'insindacabile gestione del logo può essere uno strumento per cercare di evitare l'assalto al carro e di espellere coloro che siano a rischio.
    In fin dei conti si può vivere bene anche senza essere attivi direttamente nella gestione del potere. Insomma, non te l'ha ordinato il medico di diventare consigliere o parlamentare del movimento e la politica si fa soprattutto nella società civile, giorno per giorno.

  • Rispetto alle lotte intestine dei partiti queste scaramucce fanno sorridere. Esse fanno notizia proprio perché sono le prime macchioline di scuro sull'abito chiaro del movimento, ancora ben stirato. Se si pensa ai massacri intrapartitici l'immagine più significativa che mi viene è quella della tuta per lo spurgo fogne e il lerciume relativo; queste sono zuffe di bambini per la marmellata. Ottime tutte le azioni di spazzalatura robusta a secco o con sapone di marsiglia per mantenere pulito l'abito. 
  • Il potere da alla testa e l'unico antidoto deve essere strutturale. Da questo punto di vista non c'è alcunché di politico. La democrazia NON è una questione di politica ma di gestione della politica. Insomma, non si puà confondere il treno o la motocicletta con la vacanza da fare con essi. Poi, quale democrazia? in quale scala? Quel movimento potrà dover essere non democratico all'interno per esserlo all'esterno.
    Puoi immaginare un organismo, il tuo organismo, nel quale la tua cistifelia inizia una trattativa col pancreas o con l'ipofisi e altrimenti si mette in sciopero? Una squadra di basket in cui l'ala, in corso di azione di ferma e apre una vertenza con il pivot o si mette e a discutere la regola dei tre secondi? Le regole hanno un senso e la democrazia (quale?) ha dei limiti.

2 commenti:

  1. Dirigere da fuori, mmm è una possibilità che non avevo considerato, ma è piena di interrogativi. Vedo però che concordi sul fatto che una testa pensante e dirigente ci vuole, magari persino un'oligarchia (intelligente) :))

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  2. Oligarchia

    La questione della base della democrazia è sempre attuale e mai risolta.
    Con quale materiale umano abbiamo a che fare?
    In quale scala avviene l'agire politico ed esso è compatibile con le capacità, le cognizioni, gli strumenti, la partecipazione, il controllo degli elettori?

    Sottolineavo che se Casaleggio e Grillo si asterranno completamente da ogni ruolo politico istituzionale e/o interno al movimento, essi potranno essere arbitri feroci non sulla politica ma sulle regole con le quali essa si realizza.

    E' proprio lo stare fuori che è la chiave di volta di una possibile architettura democratica (il sistema attuale è partitocratico, la xxx rappresentativa NON è nelle condizioni attuali una democrazia).

    Una testa arbitrante più che pensante e dirigente.
    In fin dei conti nella pedata i quattro direttori di gara sono... un'oligarchia.
    In democrazia diretta poi il pensare lo dovrebbero fare paesani e cittadini e i parlamentari dovrebbero avere il compito di coordinarne la politica, di renderla atti non di farla/deciderla.

    Casaleggio e Grillo devono essere feroci nel far rispettare le regole. Con quelle regole (antipartitocratiche) e con la partecipazione (utopia?) di paesani e cittadini si realizza poi una qualche forma di democrazia più compiuta.

    AB, l'intelligenza sta nello stabilire regole nuove, poi il gioco lo farà il demos (e qui si aprirebbero mille mila considerazioni, francamente mi aspetto dei disastri, ma almeno togliamo il meccanismo nefasto della delega e anche la macchineria psicologica di deresponsabilizzazione da una parte e di sfruttamento dall'altra che essa alimenta).

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