sabato 4 febbraio 2017

Bianco, nero



Avevamo trovato, dopo ottanta minutidalcartelloautostradale, un posto per l'auto davanti al convento delle Suore Domenicane, via della Cittadella 28. Penso che avrò incubi nei prossimi giorni, con quel cerchio blu circondato e barrato di rosso del divieto di sosta, ovunque, ossessivo, con il carrottrezzichetiportavialatuaauto. Stavamo camminando verso la milonga, nell'aria di aprile, dodici gradi e mezzo alle undici. Qualche goccia e i lampi e poi i tuoni. Cazz di meteo... Verso quella piccola sala liberty dentro un miusic oll, dentro un caffè decò dentro una pizzeria dentro una piazza dentro una città dentro la notte.
Poi gli abbracci e, come commentavo, il tentare di comporre melodia, ritmica, una piccola sinfonia per due corpi.
Per arrivare al casello avevo passato i boschi e i monti, incontrando un istrice (mi ha aspettato anche al ritorno, era là ancora poco prima delle quattro), cinghiale, una lepre, un topolino. Poi, con _ica, mia compagna di studi, ella e io, ci troviamo, nn così di rado, a volerci bene e abbracciarci, perché scopriamo di amare il tango follemente, più dell'amore e il nostro amato poi ci ricompensa di gioia. Succede qualcosa, abbiamo uno sprazzo in cui la suonata per i nostri due corpi avviene, ci manifesta una grazia. E allora siamo felici, al termine, a volte anche dentro 'sto tango, passiamo dall'esultare ad un errore su un qualcosa di nuovo che ci sorprende o qualcosa di noto e sfuggevole che scappa, che rimane indomito e ci ricorda i limiti, che esistono sempre, sono mutevole e sfuggevoli. E allora, quando siamo felici, anche durnte un vals, ci abbracciamo proprio forte e le faccio uin salto insieme o la stringo come se fosse la mia amata.
Mancava l'aria. Tango è vivere, amare, bruciare. Senza aria la candela langue, poi si spegne. Così alla fne, altri quarantaminutiapiedinellacittàmiteegoccedipioggia ma almeno abbiamo respirato.
_ica viveva, mentre guidavo, ciò che le avevo anticipato. La "Panoramica" era il nostro film nel film, la storia nella storia della serata. I tratti bianchi e neri, lampeggianti, ipnotici, della segnaletica orrizzontale tra le due corsie e il nero. Il nero solo, nero pece, e i catarifrangenti ambrati a lato. In una cinquantina di chilometri, due TIR e noi. Sembra di essere caduti in una finzione psichedelica, in un frattale fatto di catrame nero e lampeggiare bianco e nero per entrare nel fratte di catrame nero e strisce bianche su nero.
Entravamo nell'infinito, con il frusciare del vento, dentro nel nero, nero notte dei boschi intorno, il lampeggiare bianco e nero sul catrame, sul tango, a metà.

9 commenti:

  1. Ho imparato ad apprezzare il bianco e il nero attraverso una sorta di artista delle immagini fino che l'incanto fu poco a dirsi.

    >Tango è vivere, amare, bruciare.

    Si credo tu abbia fatto la descrizione perfetta, questo è un ballo per me -mazza di scopa- di assoluta passione.

    >Suore Domenica, via della Cittadella 28.
    te che trovi parcheggio davanti a un convento ...io lo prenderei come un segnale :)))

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    1. Suore Domenicane. Ho corretto il refuso.

      Vendoliano!? No, un'offesa così, no!

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  2. Io questo post non l'ho capito. E l'ho letto due volte.

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    1. L'istrice era ancora vivo e vegeto, tornando su quella scarpata a destra, che era a sinistra andando. Non vanno in letargo, le "morbide" bestiole ed era ancora lì a vagolare.

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    2. Francesco, prendila, molto praticamente così.
      C'è stato un viaggio a Firenze, un perdersi in città, la serata di tango, cosa è successo un quella serata, il ritorno surreale in un'autostrada vuota (letteralmente vuota, due veicoli in una cinquantina di chilometri) che ci ha impressionato perché sembrava che fossimo in un sogno.
      Meglio così?

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  3. In breve, sei andato a ballare con un'amica. ;)

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    1. Beh. sì.
      Se il meteo lo consentirà, sabato o domenica salirò su un monte e poi tornerò giù. Si può essere essenziali. ;)

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  4. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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