martedì 13 febbraio 2018

Un cammino a ritroso

Sabato siamo riusciti nell'intento di andare a farci una ciaspolata in una delle zone remote zone un po' meno antropizzate dei monti di questo angolo d'Italia. Eravamo in cinque, gruppo piccolo e un giro facile, visto che tutti non eravamo con scarso allenamento. Temevo una giornata di primavera e... invece... Questa volta non saranno il bianco e il blu, l'energia e la bellezza radiosa dell'inverno i temi di questa meditazione camminata ma un suo aspetto più introspettivo che io adoro. Mille toni di grigio in cui si perdevano i merletti del bianco. E uno sfumare dell'inverno nel tempo, nell'anima. Casali e vecchi edifici rustici, abbandonati, tracce di cinghiali, lepri e a altri animali in ciò che è diventato deserto, inquietante deserto umano, monumento non voluto alla caducità della vita umana, un deserto traboccante di vita animale e vegetale.
Camminare, per ore, nel manto bianco, vergine, permette di assaporare, anche solo un poco, ciò che provarono persone, esploratori, che, nei secoli passati, quanto il mondo aveva ancora spazi selvatici, vuoti di umani e pieni di natura, provarono. Qui è una specie di cammino simmetrico, a ritroso, nel silenzio, rotto solo dal sibilare delle folate di vento nelle chiome degli abeti bianchi e rossi, dei pini neri e silvestri, nei rami scarni dei faggi e di quelli ancora con qualche foglia gialla delle querce. Un cammino nella vita di uomini che non c'è più, un piccolo, anche un involontario e sottile esercizio spirituale.






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