martedì 11 settembre 2018

Integrare i francesi

In Argentina, i migranti italiani, imparavano il castigliano, definivano il tango, si facevano spagnolizzare nomi e cognomi, pur di integrarsi più in fretta e meglio possibile nella città portegna e nel resto dell'Argentina, dell'Uruguay.
I magrebini dei califfati francesi, del Belgistan, etc. alla terza generazione si chiamano Abdul Jussef,  Kadija, Ismail e vedono i tg in arabo, vanno alle moschee salafite, nuocciono il più possibile agli infedeli e alle loro troie, li fanno fuori in grande stragi organizzate.

Così, Macron, il funzionario capo maneggiato dalle varie Open Gangstitution sorosiane,si accorge che essi non si integrano. Beh, non male, meglio tardi che mai. Geniale la soluzione:, basta integrare i francesi nel nuovo Magrebrance. Semplice, no!?

Prego notare il rozzo, sconcertante e orribile paradosso, anche solo nella presentazione dei massmigrazionisti del CdS.
Questi cialtroni, razzisti anti francesi insultano le intelligenze.



18 commenti:

  1. "...Meno comprensibile è la fede cieca e incondizionata, la obbedienza pronta e assoluta dei cosiddetti "progressisti" o "sinistra" o "liberal". Direi del tutto incomprensibile! E' masochismo collettivo allo stato puro! Ma forse è un segno che oramai alla massa quello che interessa è solo la vil moneta, obnubilata com'è, la società moderna, dal dio profitto, senza che null'altro possa svegliare le singole coscienze.

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  2. è in corso una petizione per non far aprire una moschea a bologna

    http://www.galeazzobignami.it/notizie/agenzie-di-stampa/regione-emilia-romagna/firma-per-dire-no-alla-moschea.html

    stampate il documento , scrivetelo a penna , scansionatelo e mandatelo all'indirizzo email presente nel documento

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    1. Stampa domani al lavoro (a casa NON ho la stampante) e poi invio della scansione della copia firmata.
      Grazie.
      Lo farò girare.

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    2. ho scritto quanto segue:

      La Natura non è affatto la finzione politicamente corretta, romantica, benevola, paciosa, ugualista, arcobalenica girotondista etc. di molti stereotipi di questa stramba combinazione di primitivismo romantico trasognante.

      Prendo una delle frasi paradossali:

      > Il "male" che colpisce indistintamente natura e umanità (nella sua componente più debole),

      Chi ha letto Nietzsche e "Genealogia della Morale" sa che il male è un'astrazione morale dei monoteisti (già siamo alla distruzione dell'ecosistema politeistico da parte di questi rozzi del deserto), un concetto artificiale, non è etica, siamo nell'innaturale, non nel naturale.
      Il male non esiste in natura, esiste un'evoluzione basata anche sul Mors tua vita mea, sulla predazione, sui parassiti, sulla selezione naturale, etc. .

      Il veganesimo (che qui, come moda di massa del momento, salta fuori) è una degenerazione dovuta allo sradicamento dalla terra dell'urbanismo, una forzatura contro natura, tanto quanto gli eccessi carnivoristi. Solo deli antropocentristi sfegatati inconsapevoli potrebbero ragionare in termini innaturali di ugualismo antispecista, ugualizzare, omologare, appiattire a tutti frateli buoni contenti, agnello e lupo, capretta e iena che prendono l'ape vegan al funky bar insieme.

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    3. > dichiarare che tutto quello che ci viene dagli avi è merda e cosi facendo definisci una Anti-Morale

      Sono in una fase cosi' tenacemente restauratrice che faccio a fatica a riconoscere le cazzate che gli avi, spesso, fecero.

      Quella della sostituzione dell'etica / morale pagana, aristocratica degli avi europei con quella ugualista, basata sull'appecoronamento di massa del gregge, dei monoteismi, fu proprio la critica piu' feroce di Nietzsche .
      Hai preso un granchio, direi.

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  3. Siamo alle pulsioni autorazziste.
    La Francia è partita assai presto con il tumore illuminista che, decennio dopo decennio, si è allargato in metastasi fino all'ugualismo, al veganesimo, al ciarpame LGBT, ora al razzismo anti e all'autorazzismo.

    Considera che Macron a capo di quel paese è una persona che fa parte di questa incultura patologica, distruttiva.
    Stanno progredendo orgoglionamente verso, direbbe Jared Diamond, il collasso o, Michel Houellebecq, verso la sottomissione.
    L'alzhaimer progressista.

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  4. "[...] la stessa identica propaganda viene usata nella direzione opposta, per esempio dagli Anti-Abortisti. Infatti la premessa dello 'aborto legalizzato' è dichiarare che per legge un feto NON è una persona fino ad una certa settimana di gestazione, quindi è un oggetto, quindi merce e quindi cibo."

    Gli avi praticavano non tanto l'aborto, probabilmente per ragioni di difficoltà "tecniche", quanto l'infanticidio. Il diritto di vita e di morte del pater familias su coloro che erano assoggettati alla sua potestà fa parte della nostra tradizione più antica (compare a chiare lettere fin dalla Bibbia). La possibilità di "esporre" i figli è stata concretamente riconosciuta e praticata fino a tempi anche piuttosto recenti, con una serie di conseguenze "gustose" delle quali non amiamo conservare ricordo. Non risalgono alla notte dei tempi i giorni nei quali la dottrina religiosa anche cattolica riteneva che l'anima non fosse presente non già nel feto, ma neppure nel neonato per alcuni mesi dalla nascita.

    L'antropofagia stessa ha toccato l'italico suolo in più di un'occasione, il più delle volte in occasione di carestie, epidemie, guerre (anche recenti -- mia nonna era solita ricordare con espressioni ambigue la scomparsa di alcuni bambini avvenuta in paese durante la II Guerra Mondiale, lasciando intendere che in molti ipotizzavano potessero essere serviti per placare lo stomaco di qualcuno, del luogo o di passaggio). Dalle pratiche antropofagiche dettate dalla necessità, Umberto Eco ha ricavato un significativo capitolo del suo romanzo "Il nome della rosa" -- un'opera di fantasia, certo, ma basata sullo studio di documenti reali. Pratiche antropofagiche sono riportate, in quella che sarebbe divenuta Italia, anche per finalità propiziatorie, clandestine e non.

    Oggi stesso la nuova forma di religione chiamata "scienza medica" prescrive che la persona non sia più tale in determinate condizioni, fino ad arrivare a consentire lo smembramento di corpi pulsanti per farne pezzi di ricambio (i maligni potrebbero affermare che sia per trarre un profitto dal processo). In ambito legislativo, è già stata adombrata la possibilità di predisporre leggi che rendano sempre possibile tale pratica, indipendentemente dalla volontà del diretto interessato o dei suoi familiari. Sulla stessa linea, ma ancora più drastico, l'atteggiamento di coloro che (ritengo sempre per fini di lucro, mai umanitari) propongono le loro ricette sul "fine vita" e sulla "buona morte". Si noti la scelta terminologica, piuttosto "orwelliana".

    La censura su questi argomenti è ferrea, il controllo di quel che si deve dire e di quel che non si può dire arriva a casi come quello, buffo e privo di reali conseguenze ma comunque eclatante, dell'allontanamento immediato di tal Beppe Bigazzi da una nota trasmissione nazionalpopolare sulla cucina, Rai 1, per aver fatto presente quanto fosse comune mangiare i gatti e per aver illustrato la preparazione loro riservata. Lui stesso rimase allibito dall'esito della sua narrazione, non avendo ben capito quali meccanismi, quali equilibri stava "stuzzicando".

    Coraggioso (incosciente?), dunque, colui che ha curato questo studio "scomodo", diviso in tre parti: 1, e .

    Gli avi sono e devono restare un modello, ma non attribuiamo loro un valore che vada oltre la loro natura di esseri umani, fallibili e talora (spesso?) pure un po' stronzi. Come i loro discendenti, né più, né meno.

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    1. Scusate, mi son mangiato i collegamenti (giusto per stare in tema). Rimedio subito.

      "Coraggioso (incosciente?), dunque, colui che ha curato questo studio "scomodo", diviso in tre parti: 1, 2 e 3."

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  5. Loracolo: "Non serve fare tanta accademia."

    Be', son d'accordo, ma detto da te è il tipico caso del bue che dà del cornuto all'asino...

    Loracolo: "Di Einstein si "valutano" le opere e le conseguenze"

    Omettendo (occultando) quelle scomode, come da tradizione. Creando un mito dove alla verità si sovrappone la fantasia per portarla nella direzione voluta da chi ha in mano la possibilità di indirizzare la narrazione. Sottolineo che quel che si fa per valorizzare i personaggi che si decide di ritenere positivi lo si fa, con segno opposto, per denigrare quelli che si decide di ritenere negativi. Garibaldi viene ricordato come "l'eroe dei due mondi", tassello pregevole dell'Unità d'Italia, guardandosi bene dal ricordare con altrettanto vigore ed altrettanta dovizia i suoi pensieri, le sue parole (anche scritte) e il suo desiderio di azioni violente contro il clero -- hai visto mai che qualcuno ne possa trarre "ispirazione"? mica sarebbero contenti, dalle parti di Roma! dunque, vai con la trasformazione del vero Garibaldi storico nel falso Garibaldi mitologico.

    [...]

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    1. [...]

      Quel che vale per i "grandi" personaggi individuali, vale per i personaggi "collettivi". L'eroismo nelle trincee è in gran parte mitologia, stante che chi si fosse opposto sarebbe finito fucilato, magari alla schiena in segno di disprezzo, o "freddato" sul posto da qualche ufficiale o da qualche sgherro adeguatamente intimorito con metodi assai poco onorevoli. L'eroismo partigiano è il frutto di un trattamento analogo dei fatti avvenuti in tempi successivi. Quanto sarebbero "narrati" nella loro forma eroica i partigiani, se il fascismo avesse prevalso e l'Italia non fosse stata sconfitta in guerra? Ma... no, il mito narra che l'Italia non è stata sconfitta, è stata invece liberata. Il Bene ha prevalso (mitologicamente) sul Male. Nel mito, il Bene avrebbe prevalso sul Male anche se fosse accaduto il contrario -- sarebbe stato sufficiente cambiare la narrazione, e sarebbe stato senz'altro fatto.

      Con tutto ciò non è che hai torto, è che spesso spingi un po' troppo sull'acceleratore trasformando a tua volta un principio ragionevolmente accettabile/condivisibile, se considerato con realismo, in qualcosa di simbolico (e quindi astratto) che punta all'Assoluto più di quanto sarebbe il caso. Il mito ha senz'altro un suo valore, l'errore è mescolarlo alla storia spacciandolo per fatto. E' piuttosto un simbolo, un po' come le favole che si raccontano ai bimbi per indurre in loro più volentieri l'accettazione di certi princìpi. Nel mondo del mito, Bene e Male sono nettamente distini, bianco e nero con un tratto netto nel mezzo; nel mondo reale, Bene e Male hanno la brutta abitudine di sfumare l'uno nell'altro, di presentarsi senza la maiuscola e di convivere in proporzioni variabili nei virtuosi quanto nei bacati.

      Tempo fa mi facesti dei predicozzi infiniti per la questione della concimazione fai-da-te dell'orto, laddove i miei avi facevano la stessa cosa a un livello assai più "intenso". Capirai che dare un valore assoluto ai comportamenti degli avi significa prendere a modello l'intero pacchetto, inclusi la "concimazione creativa", i neonati senz'anima per x mesi al fine di poterne prendere la scomparsa prematura più alla leggera, le torture inflitte a chi non abiurava l'adesione al "politicamente corretto" (oggi, dire che Mattarella è un pessimo presidente; ai tempi, eresia e lesa maestà -- oggi, ban da Facebook per incompatibilità coi princìpi della piattaforma; ai tempi, qualche tratto di corda, che ai sedentari fa sempre bene "sciogliersi" un po', e poi qualche giorno di mordacchia così, per svagarsi dopo la fisioterapia gratuitamente concessa). Eccetera.

      Ora basta, che se no diventa un romanzo.

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    2. Dimenticavo: ogni mito porta con sè una congrua dose di ideologia. E' un'ovvietà, ma è bene esplicitarla.

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    3. Allora perché dai l'avvio a discussioni a base di stronzate se poi non vuoi portarle avanti? Torniamo allo stesso concetto col quale hai criticato altri (Sergio, ricordi?) per la pagliuzza nel loro occhio, rifiutandoti però di vedere il trave nel tuo? Un po' come quando, di fronte alle argomentazioni altrui te ne esci con "non serve fare tanta accademia", salvo inondare regolarmente le aree commenti di mezz'Italia con debordanti alluvioni di ancor più accademia? (tra l'altro, talora pure interessante) Suvvia!

      Ancora, in altre occasioni criticavi i tuoi interlocutori per la loro poca disponibilità ad argomentare, salvo scansarti con "sono troppo vecchio per queste stronzate" quando quel che ti viene proposto sono proprio argomentazioni (quelle altrui sono, invariabilmente e ovviamente, "stronzate"). Mmm... Va be'.

      P.S. Gli avi che svuotavano il pozzo nero nell'orto (forse non hai letto bene, o hai dimenticato la precedente conversazione) non sono quelli del Medioevo -- sono quelli dell'ultimo dopoguerra, grossomodo fin sul finire degli anni '50. Anzi, i miei zii hanno proseguito ancora per almeno un altro decennio con quella pratica. Allora si era già consapevoli della maggior parte delle cose che si sanno oggi in merito alle cariche batteriologiche. Alle mie osservazioni "migliorative" ancor oggi son soliti rispondere "allora facevano tutti così". Avi, dunque, ma non lontani da quella ancor attualissima pratica che tu sei solito definire "avere la testa nel culo". Perché oggi, gli stessi, sono scandalizzati da chi fa il 10% di quel che facevano allora? Perché "oggi fan tutti cosà". Ottimo. Argomentazione ineccepibile. Gli avi. Tanto affetto, sicuramente fonti di esempio e di ispirazione, comunque persone e non esseri mitologici.

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    4. Il contenuto del tuo kranio ha evidentemente una forte componente acida. Comunque, al di là delle turbe emotive che ti tormentano l'esistenza (avrai senz'altro le tue ragioni) e volendo restare sul tema, la costante che vorresti semplificare non è propriamente irrilevante -- essere quel che si è condiziona quel che si fa, perché permette di fare quel che si può fare e impedisce di fare quel che non si può fare.

      Tu vedi le cose secondo un'ottica che non è l'unica ammissibile e non definisce quello che credi essere il Bene.

      Un esempio: data la costante per la quale l'animale umano è violento, non è progresso l'azione di quei "geniacci" che hanno reso disponibili i mezzi per vaporizzare due intere città nell'arco di meno di mezz'ora (anche se "rateizzata" in due giorni diversi, ché evidentemente la prima volta non avevano capito bene cosa stava succedendo, come raccontano le balle storiche che leggiamo sui libri di scuola). Quei "geniacci" erano certo intelligenti più di me e di te messi insieme, ma hanno finto di non sapere cosa avrebbero portato i loro studi, così come chi ha poi impiegato il mezzo ha finto (e tutt'ora, collettivamente, finge di non aver finto) di non sapere quale bastardata stava compiendo. Nello stesso tempo, senza di loro non avremmo la TAC e tante altre cosette ben più utili di una bomba che genera una succursale del sole in terra, ma non avremmo avuto neppure Chernobil e Fukushima, incidenti possibili solo perché si è praticato l'uso di quella scienza con tecnologie "a fin di bene".

      Il Bene e il Male coesistono, si fondono, sempre. La saggezza degli avi (sempre loro) recita: "chi non si muove non fa danno" e anche "del senno di poi son piene le fosse", altrove hanno "what goes up, must come down". Nello stesso tempo, visto che gli avi sono saggi, si son premurati di dirci anche che "chi non risica non rosica", "il mondo è degli audaci" e, sempre in quell'altrove, "we are the champions of the world" (ha, ha, questa è una battuta... in parte; ce lo senti quell'altro là cantare "they are the champions of the world", magari riferito... che so... ai Balinesi o a chi vive a Vladivostok?). C'è di tutto e il contrario di tutto, in quella "saggezza", basta soffermarcisi un momento e sai quante ce ne vengono in mente?

      [...]

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    5. [...]

      A un certo punto, altri "geniacci" hanno scoperto le potenzialità degli antibiotici. Fantastico, cosa si può dire contro gli antibiotici? In sè e per sè nulla, parrebbero un'espressione del Bene. Dunque, mettiamoli a disposizione di "quelli che contano", del meglio del meglio che la specie umana può esprimere (secondo quale criterio di valutazione?) -- loro che hanno conoscenza e sapienza ci indirizzeranno per il meglio. 70-80 anni dopo scopriamo che proprio i migliori hanno selezionato (sì, come conseguenza delle loro scelte nel campo dell'uso degli antibiotici) batteri resistenti per uccidere i quali devi intossicare anche il malato a un livello intollerabile, talora letale e comunque con conseguenze deleterie. Scopriamo che quegli antibiotici sono presenti ovunque in tracce o in proporzioni sensibili, con effetti non tanto secondari in merito ai quali si sta cominciando ora a capire qualcosa (almeno, questo è quel che ci raccontano "i migliori" -- dobbiamo crederci?). Ecco di nuovo il Male che si mescola al Bene.

      Pesticidi. Concimazione chimica. Irrigazione massiccia. Produzione agricola in crescita impetuosa. Bene. Passano gli anni. Falde acquifere (anche profonde) contaminate. Tumori. Terreni salinizzati. Falde precipitate a livelli di guardia. Esplosione demografica. Il tutto in una catena di "rinforzo positivo" verso il Male. Chi ha avviato tutto questo sono, ormai, i nostri avi, e credevano (?) di fare il Bene.

      Hai ragione quando dici che il discorso è ovvio e lungo, è inutile continuare con gli esempi. Dov'è il succo? Il succo è che non bisogna idealizzare il passato, né il presente, né pensare che il futuro sarà meglio o peggio. Si migliora una cosa, ne consegue che ne peggiora un'altra, in un'oscillazione continua intorno a un punto di equilibrio, non perfetto ma ottimale nei limiti del possibile, che periodicamente viene sfiorato e subito superato verso uno squilibrio nella direzione opposta. Un "pendolo" tra il Bene e il Male che, al crescere dell'ampiezza della sua oscillazione, quanto più pruduce del Bene quando si muove in una delle sue fasi, altrettanto produce del Male quando passa alla fase opposta.

      Un obiettivo che ritengo saggio (sicuramente irraggiungibile, ma almeno tentare d'avvicinarcisi...) dovrebbe essere ridurre l'ampiezza dell'oscillazione, puntare a uno stato il più possibile prossimo alla stasi. "Chi non si muove non fa danno". Ma nella testa dei migliori "we are the champions of the world", perché loro sanno sempre come "cavalcare la tigre" e sono sempre tanto abili da essere immuni dal suo morso. "Spostati, che arrivo io! Vedrai che spettacolo! Il progresso non si ferma.". Sì, lo sto già vedendo, grazie. A quei "migliori" mi verrebbe da rispondere "vai avanti tu, che mi vien da ridere", ma non c'è niente da ridere, e comunque quelli hanno i mezzi per costringere i riottosi a compiere la loro volontà. Glieli hanno forniti altri "migliori", ma loro credevano di fare del Bene (sì, dai, facciamo finta di crederci). Mi sa che a tenere quel pendolo non è uno spago, è una catena.

      I migliori. Superlativo assoluto. Bello.

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    6. Loracolo: "Alla base dell'Etica c'è l'UTILE. Ovvero, una cosa è 'buona' e 'morale' quando è utile per la comunità e/o per l'individuo in quanto essere gregario."

      Tu sei utile per la comunità? Dall'inquietudine che emana dalla maggior parte di quel che scrivi dubiterei addirittura che tu possa essere utile per te stesso. Cosa ti è successo? Quale sequenza di eventi traumatici ha versato così tanto acido muriatico nella tua testa, alla quale se sicuramente non manca l'acume pare mancare l'equilibrio?

      Loracolo: "Tornando al discorso di prima, sull'utile, lo scopo ultimo della specie umana è scagliare una nuova generazione più lontano di quella precedente."

      Non è uno scopo, è una condizione, uno stato di cose. L'idea di scopo implica quella di pianificazione a monte, di progettazione. Siccome ritengo che sia una bufala qualsiasi ipotesi che preveda un "primo motore", non scorgo alcuno scopo nell'esistenza delle specie, anche perché il concetto di specie è frutto della necessità del cervello umano di catalogare ogni cosa nello sforzo di comprenderla, le specie esistono solo su quel piano.

      Anche il concetto di "perfezione", che citi più avanti, è un frutto della mente umana, non della realtà; una pietra di paragone ideale e parecchio indefinita (non per niente quel che è "perfetto" per uno è una porcheria per un altro) usata a più riprese nel tentativo di "misurare" la realtà e ricondurla ai nostri modelli di rappresentazione. Senza contare il desiderio cogente di eternità, figlio del timore della morte anche a costo di nascontere sotto al tappeto la sofferenza (a proposito di cose immobili: cosa è più necessariamente immobile e dunque inanimato di quel che è perfetto ed eterno?). Un meccanismo non certo colpevole, ma sicuramente inefficace e meno "alto" di quanto vorremmo raccontarci.

      Ma so già che mi riserverai altri insulti ("bella cazzata", "altra bella cazzata", "sei su un ramo collaterale della specie umana perché tra i tuoi avi non annoveri nessuno che abbia contribuito al proverbiale 'scibile'", "a me pare evidente che tu sei condizionato a pensare storto e a parlare storto, usando lo strumento storto che ti hanno messo in mano e della cui 'stortezza' non ti accorgi", "mi sembra di avere a che fare con un bimbo", "del 'passato' o non conosci il contenuto oppure NON LO CAPISCI e questo capita perché SEI STATO CONDIZIONATO, anche se sei convinto di esprimere un pensiero originale" [il bue che dà del cornuto all'asino], "ciccio"). Perfino quando ti si fa un complimento non riesci a trattenerti dal voler passare per l'unico dotato di cervello contraddicendo e puntualizzando ben oltre il limite ordinario (lettura utile). Agita la bottiglia ed esce un altro schizzo d'acido. Citerò anch'io, ma da una fonte non certo d'alto profilo: "e adesso scendi dal piedistallo / perché sei vetro non sei cristallo / e adesso basta col tuo veleno / perché sei niente forse di meno". E, bada bene, ti dico così solo perché aggredisci; in caso contrario non mi passerebbe neppure per l'anticamera del cervello. Ma tu esordirai con "di quel che pensi non mi interessa nulla"... a proposito di idee fisse...

      E qui, il bue che dà del cornuto all'asino sono un po' anche io. Con la differenza che me ne rendo conto e l'ammetto.

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    7. > Ah, a proposito di concimare l'orto. Gli avi non sapevano che cacapisciare sulle cose che bevi e mangi è una pessima idea

      Il letame e', nototiamente, di gran lunga il miglior concime esistente.
      Pero', come tutte le "tecnologie" non e' affatto privo di gravi effetti collaterali.
      Quello umano, nel 99% dei casi, NON deve essere usato per colture che siano destinate agli umani, proprio per i problemi di propagazione di varie patologie.
      Si deve trattare di letame, non di feci e/o urine, perche' il letame, il burro nero, e' frutto di un processo biochimico piuttosto violento che lo rende meno aggressivo rispetto alle piante.

      Devo dire che non ho letto tutto il vostro scambio.
      Ma non vorrei che Lorenzo, nella sua foga tecnoprogressista, finisse per buttar via il bambino con l'acqua sporca.

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    8. MKS, io non penso che gli avi fossero piu' stronzi o meno stronzi.
      Solamente vivevano con ristrettezze marcate, la nostra abbondanza di ogni cosa, diciamo, e' decisamente ottundente.
      Ottunde l'ingegno ma anche la stronzaggine, le reazioni diremmo oggi "cattive".

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  6. La cretinaggine che avanza.
    Da una parte.
    Dall'altra il fatto che questo oltre che essere invasore esercita abusivamente.
    Solo che nel pressapochismo cialtrone italico la feccia delinquente alloctona (oltre a quella nostrana) sguazza e prospera.
    Da castrare chirurgicamente e rimpatriare domattina.
    A meno di qualche giudice razzista anti che intervenga con le solite sentenze razziste antiitaliane per le quali agli xeno superiori e' concesso delinquere per mille motivazioni "buoniste", privilegio ovviamente negato agli inferiori italiani.

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