Quant'è greve lavorare a questi enormi castelli di carte.
Tachipirina & attesa del vigile.
3 ore fa
Non servono miglia e porti lontani. Gli odori forti di spezie, di vita sono qui, dietro di te. In cammino verso l'oltre, terre così vicine e inesplorate. Passo dopo passo.
Il lavoro è spesso greve.
RispondiEliminaNon so se davvero nobilita, tuttavia meglio averne uno.
Un abbraccio.
A volte penso al termine, travaglio, col quale è espresso in alcune lingue e dialetti.
EliminaDal travaglio fisico si è passati a quello piscologico, sofferenza, disagio, dolore non sono spariti, sono cambiati.
Sì, abbiamo il dovere di mantenerci senza gravare sulle spalle di altri. Purtroppo su quelli che lavorano, gravano, molto, i molti, moltissimi, che cercano di lavorare il meno possibile. Anche per questo diventa greve, più greve.
il mio senso del dovere, rifletto, a volte mi ammazza.
I castelli di carte sono la barriera corallina dove vivono milioni di vermi dirigente e impiegato. Attorno poi ci sono milioni di pesci di tutte le fogge. Quello che per te è greve è la vita di qualcun altro. Anzi, di molti altri. Direi di quasi tutti gli altri.
RispondiEliminaUn colega mi faceva qualcosa di un'azienda concorrente, diceva "Ah, su 'sta cosa ci stanno facendo il culo!"
EliminaIl fatto è che alcune persone se ne sono andate in pensione e, su cose difficili che fecero ("parte complessa" è documentato ufficialmente) ci sono i come, che subirono la storia, le modifiche, con cicatrici, pezze, grovigli, ma non ci sono i perché.
C'è il tempo, come ho scritto in una delle pagine odierne, che se ne va.
E' una guerra, solo che è economica, competitiva non bellica in senso proprio. Un gioco a somma zero, una battaglia enorme, nella quale non c'è il tempo, quest'arma si è inceppata, l'altra non è pronta, Tizio è rimasto ferito, Caio se n'è andato, corri che se no non arriviamo in tempo su quell'altura prima dei "nemici".
Io invecchio e non riesco a tenere più certi ritmi. E il castello di carte bisogna metterci le mani là in mezzo, in quel punto, perché e percome.
E' la vita. Non si mangia gratis, se non corri il leone ti mangia, se non corre, il leone non mangia.
Più che la vita è la meccanica dell'universo. Se una cosa non funziona, non funziona. Credo sia capitato a tutti, almeno chi lavora nel "privato" e peggio ancora chi lavora "in proprio", di fare l'alba al lavoro o di lavorare nelle feste comandate. Epperò io ho sempre detto che un conto è l'eccezione, che va gestita come eccezione e un conto è la regola. E' abbastanza inutile e velleitario pensare che un lavoro si possa sostenere indefinitamente con le eccezioni, quando si capisce che andrà cosi conviene pensare ad un altro lavoro.
EliminaTra parentesi, gravissimo errore quello di innamorarsi del lavoro o di buttarci dentro tutto te stesso. Ho imparato dai cosiddetti "manager" che il lavoro è un modo per succhiare la vita agli altri e che mentre stai succhiando vita in un posto devi prepararti ad andare a succhiarla altrove, a prescindere da successi e fallimenti. Quelli che invece la vita se la fanno succhiare finiscono macinati, in un modo o nell'altro.
Elimina