Ascoltavo alla radio, ieri mattina, l'incredulità arrabbiata per i dazi programmati da Donaldo Trump. "Nessun dazio per le auto fabbricate negli SUA". Ritengo una decisione razionale, anche se in un contesto messo male (prodotti dell'industria manifatturiera statunitense sono, generalmente, di qualità scarsa). Finalmente un qualche passo in direzione di una qualche minore interdipendenza.
Sempre il signor Donaldo Trump ha ripetuto, con enfasi, che si prenderanno la Groenlandia. Non si tratta affatto di indipendenza ma di impero che si prende quel che vuole nelle colonie, più o meno ciò che fanno o faranno la Russia, la Cina con le loro colonie attuali o future.
Tutto ciò che ha pro ha dei contro. Più passa il tempo e più questa realtà emerge come assioma granitico del vivere.
tra il dire ed il fare purtroppo in mezzo ci sta il mare
RispondiEliminaanche lì stanno andando di moda i cazzari, i cialtroni, piano piano si stanno latinizzando????
boh, staremo a vedere, certo l'è dura convincere la gente a tornare a lavorare la terra e diminuire le natalità anche quelle importate
Beh, se noi riducessimo ulteriormente la natalità, spariremmo ancora prima.
EliminaIl problema sono l'Africa e l'Asia islamica che fan figli come conigli.
Il panorama geopolitico contemporaneo, più che mai, sembra un grande teatro dell'assurdo dove le trame si intrecciano con una leggerezza che rasenta la comedia dell'arte. Se osserviamo con attenzione, potremmo quasi scorgere dietro ogni gesto politico la finzione di un gioco di potere che non ha nulla a che fare con la realtà, ma solo con l’apparenza di una stabilità che ormai non esiste più. Non c'è più spazio per le illusioni. Il mondo è ormai un mosaico di ambizioni sbagliate, frustrazioni mal gestite e conflitti di interesse mascherati da dichiarazioni altisonanti. E tutto si svolge sotto lo sguardo distratto di chi dovrebbe capire, ma non riesce a farlo. La geopolitica, quel campo tanto serio dove si giocano le sorti di nazioni e popoli, si è trasformata in una farsa, un circo in cui la logica è stata bandita e ogni mossa sembra essere il frutto di una mente disordinata e delirante. Come se non bastassero le dichiarazioni dei leader, sempre più inclini a mascherare l’imperialismo con il linguaggio dell’autodeterminazione, oggi ci troviamo di fronte a un assalto all'arte della diplomazia, dove si fa un gran parlare di "indipendenza" e "sovranità" per giustificare i peggiori tentativi di dominazione. Eppure, se si scava sotto la superficie, la realtà è ben altra: si tratta di un’arte perfetta, quella dell’inganno, che gioca con le parole e sfrutta l’ignoranza per ottenere risultati che sarebbero impensabili in un mondo razionale. Eppure, la risata, quella sardonica, quella che sfiora l’indignazione, ci viene da chi scrive, dal giornalista che, con un sarcasmo ben calibrato, non ha paura di chiamare le cose con il loro nome. In questo mondo di apparenti vittorie e sconfitte, non c'è traccia della tanto agognata "democrazia" che dovrebbe essere il faro guida. Ma dove si trova, in effetti, questa democrazia se i potenti la piegano a loro piacimento? Dove si nasconde quando chi la rappresenta si fa schiacciare da interessi economici, strategici, imperialistici? Non è forse vero che la geopolitica moderna si è trasformata in un’arena in cui l’apparenza, l'immagine, la manipolazione dell'opinione pubblica sono gli unici mezzi per governare? Ogni tanto, qualcuno alza il dito e accusa la crescente polarizzazione politica, ma il vero problema non è la polarizzazione. Il vero problema è che il sistema stesso ha perso la sua capacità di autogovernarsi, di proteggere gli interessi della gente comune. Si parla tanto di "imperialismo", come se fosse qualcosa di nuovo, come se le potenze globali non avessero sempre esercitato il loro controllo con modalità più o meno nascoste. Eppure, la realtà è che oggi tutto è più trasparente, più cinico, e forse più disturbante, con i leader mondiali che si affrettano a dichiarare il loro dominio su terre che nemmeno hanno mai visto, ma che considerano come uno spazio vitale da annettere. È questo il "nuovo ordine mondiale" di cui parlano? O è solo l’ennesima manifestazione di un egoismo senza limiti, che usa la geopolitica come uno strumento per consolidare il proprio potere? Tra un tweet di Trump e una dichiarazione sfrontata di un leader europeo, la geopolitica è diventata un gioco di prestigio dove i popoli sono solo spettatori impotenti. E tutto questo è condito da un sarcasmo che non può fare a meno di sorridere amaramente. Perché, alla fine, non è la geopolitica che è in crisi, ma la nostra capacità di guardarla senza una profonda, quasi dolorosa, disillusione.
RispondiEliminaSiamo davvero pronti ad accettare questo stato delle cose? La geopolitica dell’oggi non ha più nulla della nobiltà che forse un tempo le apparteneva. È una commedia con attori sbagliati, un copione scritto da chi non sa più distinguere il vero dal falso, ma sa perfettamente come mascherare la realtà per mantenere il proprio dominio. E noi, spettatori di questa tragicommedia globale, possiamo solo ridere nervosamente, consapevoli che, alla fine, il gioco andrà avanti fino a quando qualcuno non deciderà di cambiare le regole. Se mai accadrà.
"Come se non bastassero le dichiarazioni dei leader, sempre più inclini a mascherare l’imperialismo con il linguaggio dell’autodeterminazione, oggi ci troviamo di fronte a un assalto all'arte della diplomazia, dove si fa un gran parlare di "indipendenza" e "sovranità" per giustificare i peggiori tentativi di dominazione"
EliminaFossi in te scriverei meno e mi preoccuperei del fatto che non capisco quello che scrivo.
Non c'è nessun tentativo di mascherare l'imperialismo. Il tuo amico Putin propone ai "Russi" un mito fondativo della "Russia" come "erede di Roma" (nella versione orientale-bizantina) e poi propone per i "Russi" il destino di egemonia sulla "Eurasia". Questa fantasia dell'ennesimo "reich" come abbiamo visto piace agli scemi nostalgici del Novecento, cioè quelli che vengono dalla egemonia sovietica e quelli che avrebbero voluto l'altro "reich".
Lo stesso fa Trump, che non a caso è amichetto di Putin, in maniera meno coreografica e meno esplicita, da sempre gli Americani si identificano con l'Impero Romano, che non è una idea nuova, il neoclassicismo risale nientepopodimeno che a Napoleone, come dimostra l'arco di trionfo farlocco che è stato costruito a Milano sul viale che punta verso Parigi. L'unico limite di Trump è che, come Forrest Gump, quando arriva all'oceano deve tornare indietro, quindi per il momento il suo "reich" è continentale.
Il "linguaggio dell'autodeterminazione" è esattamente l'opposto dell'imperialismo. Ovviamente a meno di non essere ignoranti, scemi o pazzi. La ragione è che chi vuole autodeterminarsi non può pensare di togliere la autodeterminazione ad altri. Viceversa, quelli a cui piace l'idea del "reich" NON VOGLIONO autodeterminarsi, vogliono essere inquadrati e comandati da un "cesare", vogliono la divisa e gli stivali e vogliono qualcuno da mettere sotto. La parte dell'essere inquadrati è quella che rassicura e da a ognuno un posto nel mondo, la parte in cui si infierisce su altri è quella che da soddisfazione.
In questo blog è palese l'arietta "alla Vannacci" ed è una arietta che da una parte è commisurata alle qualità umane dei presenti, dall'altra, come detto e ridetto, dipende dal fatto che nessuno qui ha fatto il militare.
Guarda, è molto semplice.
RispondiEliminaPiù passa il tempo più tu ti avviti nella mediocrità amorale e servile che è il carattere nazionale da più di cinquecento anni.
I dazi sono una tassa al consumo come l'IVA e vengono semplicemente aggiunti al prezzo di vendita della merce.
Qui c'è la prima menzogna dei MAGA e cioè che i dazi siano un pagamento che gli USA impongono agli altri Paesi per poi incassare il denaro e impinguare le casse statali. I soldi sono prelevati dalle tasche degli Americani che pagano l'imposta oppure non acquistano il bene. Una cosa che magari è fattibile per il prosecco ma è un tantino improponibile per la corrente elettrica.
La seconda menzogna MAGA riguarda la elite degli imbecilli, quelli che arrivano a immaginare che i dazi impongano ai fabbricanti di spostare le manifatture negli USA. Qui ci sono due ovvi problemi, il primo è che aprire uno stabilimento costa e qualcuno deve pagare, come è sempre stato il caso FIAT finanziata all'infinito dallo Stato con le imposte degli Italiani. Il secondo problema è che una volta impiantato lo stabilimento di bulloni negli USA, il costo di produzione è quello degli USA e non quello del Messico (o di altro Paese), quindi i bulloni saranno "made in USA" ma costeranno il triplo, anche senza i dazi.
La faccenda del Canada e della Groenlandia significano banalmente che gli USA tradiscono tutti gli accordi e i trattati con una inversione che da "alleati" o "partner" o "amici" li colloca nel campo degli "avversari". Ovvero un Paese che quando va bene è ostile a livello di "guerra fredda" e quando va male è nemico in guerra. Il riarmo europeo non è certo diretto verso la Cina o che ne so, l'Iran. E' diretto verso il nuovo "asse" formato dagli USA e dalla Russia. L'alternativa del Canada è la stessa che si propone all'Europa e dell'Ucraina, cessare di esistere.
Nessuno, non avete capito una fava o fingete di fare lo stupido.
EliminaSe io chiedo se ci vedremo in piazza Bra oppure in piazza delle Erbe e mi rispondete che la borragine deve essere consumata con moderazione, io capisco che non avete capito una fava o che siete cretino.
Ancora con 'sta solfa dei MAGA.
In questa pagina osservo l'ovvio ovvero che i dazi vanno timidamente in direzione contrario al globalismo e alla interdipendenza che la globalizzazione comporta. Siamo più o meno al dire che l'acqua è bagnata e voi iniziate a sbraitare coi maga e la mediocrità morale. Quindi, a seguire la vs. strampalata tesi, i globalisti ovvero no-maga, sarebbero superiormente morali.
Forse meglio rileggere le cose prima di scrivere tali assurdità.
Infine, è del tutto ovvio che i beni prodotti localmente abbiano costi coerenti con i costi della vita, dei servizi, col carico fiscale, i sistemi previdenziali locali.
In questi anni di demenziale globalismo, abbiamo importato pure i pelati e le suocere che al commercio hanno gli stessi prezzi di come se fossero stati fatti in Italia, senza che siano stati fatti in Italia, colla speculazione nei passaggi di filiera a danno di produttori e consumatori (senza lavoro) e che ha ingrassato i furbastri sì-global.
Amnesia o siete diventato un pidiota?
Certamente i contrari senza se e senza ma al rinforzo e creazione di una difesa europea ora sbraitano perché credono che voglia essere usata contro la Russia, non vedendo in alcun modo il pericolo statunitense. Del resto siamo invasi dagli SUA da ottant'anni, stiamo parlando del nulla. Le cose possono solo peggiorare.
Elimina"In questa pagina osservo l'ovvio ovvero che i dazi vanno timidamente in direzione contrario al globalismo"
EliminaASSOLUTAMENTE FALSO.
Il "globalismo" è una impostazione che è stata creata dalle multinazionali americane e segnatamente quelle dell'elettronica e poi a seguire tutte le altre. Puoi facilmente notare che i dazi non sono mirati ai Paesi dell'Asia dove si trovano le manifatture dei marchi americani (qui si dovrebbe accennare al fatto che questi marchi sono scatole vuote) ma sono mirati al Canada per l'idea assurda della annessione, al Messico, probabilmente per avere una leva di ricatto economica e controllare la politica di quel Paese e soprattutto verso la UE. Non c'è nessuna "Globalizzazione" tra USA e UE, anche la UE ha delocalizzato, prevalentemente in Asia e in parte in Sud America. La differenza è che la UE ha avuto anche il "buffer" dell'Est Europa, per esempio la citata FIAT ha aperto stabilimenti in Polonia o in Romania, come le aziende delle lavatrici eccetera.
Ancora dimostri di essere un povero MAGA, non solo sottoposto al lavaggio del cervello ma senza quel minimo di nozioni e di strumenti per riuscire ad avere una autonomia di pensiero. Te sei uno che crede alle puttanate di Trump anche contro la semplice evidenza.
Che tu mi dica che sono stupido è abbastanza patetico ma sopratutto è irrilevante. Come si è sempre detto, contano i fatti e i fatti sono che le cose che scrivi sono FALSE. Ovvero, non sai le cose o non capisci le cose.
Uff, che pazienza.
EliminaLo sanno pure i sassi della strada che, nel primario e secondario gli SUA hanno un disavanzo enorme nei confronti della CEE. Sono ciò su cui Trump mette dazi, non di certo sull'informatica.
Codesti squittii su maga e altre stupidaggini finiscono nel vuoto.
Continuate a ripeterli come un disco rotto.
No, Trump non metti i dazi sul "disavanzo".
EliminaTrump mette i dazi su CERTE merci che vengono IMPORTATE da CERTI Paesi. I dazi vengono pagati dall'importatore americano che poi li scarica sul consumatore americano.
L'effetto sul "disavanzo", ammesso che si abbia, si misurerà in termini di anni o di decenni quando le imposte al consumo che aumentano i prezzi delle merci dovessero cambiare le abitudini degli Americani che invece di comprare una Mercedes o il vino italiano compreranno una Ford e il vino californiano, oppure quando la Mercedes e i viticoltori italiani dovessero ricreare tutta la propria filiera negli USA.
I dazi non possono cambiare le abitudini al consumo degli Europei che di certo non comprano merce americana perché Trump aumenta il prezzo delle merci europee negli USA, ovvero i dazi NON AUMENTANO LE ESPORTAZIONI USA.
Come ho detto, in tutti i casi i costi si scaricheranno sui consumatori e quindi sui contribuenti americani che è ESATTAMENTE IL CONTRARIO di quello che dichiara Trump.
A parte il delirio sul "disavanzo", farei presente che invece di mettere i dazi Trump potrebbe più facilmente ed efficacemente vietare l'importazione di certe merci o anche di qualsiasi cosa non sia fabbricata negli USA. Questo non causerebbe nessun aumento di prezzo delle merci, semplicemente gli Americani avrebbero accesso solo a prodotti americani e, se è vero quello che dice Trump, che gli USA non hanno bisogno di nessuno, non ci sarebbe problema. Non di deve nemmeno preoccupare del Senato o del fatto che i suoi atti siano illegali per il solito discorso della "crisi costituzionale", tanto che ha affermato una cosa tipo "la Francia sono io" del Re Sole, dicendo che è lui, il Presidente, a decidere cosa è legale e cosa no.
Si, finiscono nel vuoto gli "squittii".
Qui dovresti farti vedere da "uno bravo", come si dice, per indagare la associazione tra il concetto e l'atto dello squittire.
Semplicemente uno che ripete le cavolate di Trump è ipso facto un MAGA. Questa constatazione è "squittire"? Secondo me è icoesaedro.
Poi quando sei li per la faccenda di "squittire" prova anche ad indagare sulla ragione per cui in italiano sostiene un demente americano che lo vuole inchiappettare come se invece gli stesse facendo un favore. Qui siamo nel delirio psichedelico trumpiano secondo cui i Canadesi non vorrebbero altro che diventare il fantomatico "cherished 51th state". Si vede che anche tu come i Canadesi vorresti tanto diventare ammericano, con risibile effetto tragicomico rispetto a tutti i discorsi che hai sempre fatto sullo "Stato canaglia dei SUA".
Aumentando i prezzj di certi beni una parte di acquirenti cessano di esserlo.
EliminaMisura meno drastica del divieto, avrà qualche effetto. Se ricordo bene i vertici statunitensi abbiano già detto che potrebbero aumentare i dazi ovvero la parte di popolazione che cesserà di acquistare quei prodotti diventati troppo cari.
Ho capito che non vi piace ma è così lo stesso.
Che questo sia un ostacolo ai commerci e vada in direzione contraria alla interdipendenza è un fatto.
Potete essere un deficiente che lo nega, resta un vostro problema.
I deliri nel disavanzo nell'industria e agricoltura:.
Eliminahttps://www.consilium.europa.eu/it/infographics/eu-us-trade/
https://www.ilsole24ore.com/art/dazi-usa-perche-l-italia-e-germania-sarebbero-due-paesi-ue-piu-esposti-AGO7tGCB?refresh_ce
Vediamo se con i grafici ne prendete atto.
Solo un demente può sbraitare "i dazi NON AUMENTANO LE ESPORTAZIONI USA." o pensare che i dazi possano in qualche modo aumentare l'export degli SUA verso l'Europa
Mah.
Gli SUA sono lo stato più canaglia a prescindere dal fatto che io o voi lo scriviamo o meno.
EliminaNon solo, noi li subiamo come invasori da ottant'anni.
Il fatto che non capite e che non volete capire è che è estremamente pericoloso un sistema economico drogato per cui se negli SUA non comprano più Ducati o se non bevono più Prosecco la Ducati chiude o finisce sul lastrico Toni Zanon in Valdobbiadene.
Uscire da questo rapporto economico drogato comporta delle crisi di astinenza.
Voi siete talmente infuriato con MAGA che vi dimenticate degli effetti tragici in termini di resilienza e di sicurezza strategica.
Scoppia la guerra in Ucraina e non ci sono pi bevande gasate perché il gas acido carbonio lo... i portiamo dalla Ucraina.
Sigh!
Vi piace questa cacca sì-global ?
Ve la lascio pure.
Ah, l'eterna litania dell'America che "viene truffata" dal resto del mondo! Un altro giorno, un'altra critica facile alla complessità delle politiche commerciali e geopolitiche globali. Mi scuso se non mi entusiasmo per queste narrazioni da "soap opera" del XXI secolo, dove ogni partita a scacchi internazionale sembra essere unicamente un tentativo di ingannare l'ignaro popolo americano. E per favore, non fatemi iniziare sullo stereotipo della "mediocrità amorale e servile" che aleggia tra gli americani, come se il destino delle nazioni fosse determinato dal carattere delle masse, piuttosto che dalle complesse trame di potere economico e diplomatico che le governano. Prendiamo i dazi, per esempio. Ah, i dazi! Il "miracolo" commerciale che ci salverà tutti dal male oscuro della globalizzazione. Certo, è proprio così che funziona: i dazi sono un regalo che gli Stati Uniti fanno ai loro cittadini, per carità, non una tassa imposta al consumo che finisce nelle tasche dei consumatori americani. Chi se ne importa se il produttore messicano di bulloni subisce un piccolo contraccolpo? Il prezzo finale, infatti, va solo ad aumentare quella meravigliosa "bolla di protezione" che ci permette di vivere come nel dorato passato, senza considerare le repercussioni globali e senza esaminare i costi collaterali di una strategia economica che porta più danni che benefici. Ma certo, non c'è nulla che un buon dazio non possa risolvere, soprattutto quando l'economia globale è tanto più complessa e interconnessa di quanto possiamo immaginare. Eppure, c'è una visione che resiste: quella dell'America che, con la sua astuzia e il suo coraggio, fa cedere le multinazionali e riporta le fabbriche a casa. Ah, il sogno americano! Purtroppo, però, il "sogno" si infrange contro la realtà economica, quella in cui trasferire la produzione negli Stati Uniti significa innalzare i costi di produzione e lanciare il prezzo di un semplice bullone alle stelle. Ma, certo, non ci importa se quei bulloni "made in USA" costano tre volte tanto! A chi importa del "mercato globale" quando possiamo giocare al piccolo impero? Il fatto che la Fiat o qualsiasi altro gigante industriale debba fare i conti con il debito pubblico e le difficoltà finanziarie per sostenere la produzione nazionale sembra sfuggire dalla narrativa. La logica economica si piega sempre di fronte alla politica.
RispondiEliminaE veniamo alla questione geopolitica. L'idea che gli Stati Uniti tradiscano alleati come il Canada o la Groenlandia è, francamente, affascinante. Non è che l'America tradisca i suoi alleati, è che li sta semplicemente "riassicurando" nella grande partita internazionale. Le alleanze cambiano, si modellano, ma non per questo gli Stati Uniti diventano improvvisamente il cattivo della storia. La geopolitica non è una partita di scacchi in cui si può sempre vedere chi è il "bianco" e chi è il "nero". I trattati, le alleanze, le contese internazionali sono fatti di dinamiche assai più sottili. L'Europa, con i suoi sogni di indipendenza e autogestirsi, si trova a fare i conti con una realtà di potere che spesso è ben lontana dal romantico ideale di "alleanza perfetta". Così come l'Ucraina, con la sua tragica posizione di crocevia tra il martello russo e l'incudine occidentale. Questo non è un gioco da tavolo, è un gioco in cui la sopravvivenza è la posta in palio, e, talvolta, non c'è un'opzione indolore.
Se l'Europa si sta "riarmando", come qualcuno sostiene, non è per combattere la Cina (sarebbe troppo semplice, no?) o l'Iran, ma per rispondere a una nuova configurazione internazionale che ci vede sempre più in bilico. Gli Stati Uniti e la Russia non sono più avversari in un conflitto ideologico, ma potenze in competizione in un sistema globale che sfida ogni logica di alleanza semplice. A qualcuno sembra che l'Europa stia semplicemente cercando di proteggere se stessa da un "asse" che non è più solo occidentale, ma che vede l'emergere di nuove dinamiche di potere.
il produttore messicano di bulloni è bene che produca i bulloni per il mercato messicano ed è pure bene che non chiusa se in Thailandia iniziano a prodursi i bulloni da soli.
EliminaIL PRODUTTORE DI BULLONI NON E' MESSICANO.
EliminaVediamo se riesco a farti capire il meccanismo. I Messicani non hanno i soldi per aprire fabbriche di bulloni, hanno le braccia. Arriva John Smith coi soldi e apre una fabbrica di bulloni che sarà intestata ad una società anonima con sede a Panama. La fabbrica impiega Messicani solo perché vengono pagati con un sacchetto di fagioli secchi alla settimana. I bulloni non possono rimanere in Messico a meno che un altro John Smith abbia aperto una fabbrica di carriole a fianco e quindi compri i bulloni per montare le carriole. A quel punto nemmeno le carriole rimarranno in Messico perché ci vogliono troppi fagioli per compare una carriola "Smith", le carriole verranno caricate sui treni o sulle navi (se costano tanto al pezzo anche sugli aerei) e postare in "Occidente".
Per capirci, il problema della Cina è che non ha domanda interna, ovvero le cose che producono NON le possono vendere a se stessi. Per vari motivi ma principalmente due, il costo che non è proporzionale alla capacità di spesa e la natura del prodotto che non è pensato per il mercato cinese ma per quello "occidentale". E' come se qualcuno impiantasse una fabbrica di salame in Arabia Saudita (al netto dei divieti), dove alla gente è vietato mangiare il porco. Il salame dell'Arabia lo puoi vendere solo dove ci sono degli "infedeli".
Se vuoi una fabbrica di datteri in Arabia non sarà finanziata da "John Smith", dovrà essere un Mohammed locale che produca e venda prodotti che hanno un prezzo e una natura adeguati al mercato locale.
Lo so, non hai capito una fava nemmeno qui. Amen.
Corretto.
EliminaEro ancora in Lombardia trent'anni fa quando dei clienti della madre di mio figlio facevano la stessa cosa coi ciaini.
parte 2
RispondiEliminaMa certo, è più comodo pensare che l'Europa sia solo una pedina, piuttosto che una forza in cerca di autonomia. In sintesi, non è che il mondo sia facile da capire, è solo che preferiamo avere risposte semplici, che si adattano alla nostra narrazione di vittima. E se ciò significa ignorare le reali dinamiche economiche, geopolitiche e sociali, tanto meglio. La realtà, d'altronde, è un po' troppo complessa per essere raccontata in un tweet. E, come ogni bravo narratore di complotti globali, è più comodo continuare a credere che il mondo sia diviso in "noi" e "loro". Ma, come ci insegna la storia, non sempre il confine è così netto.
G
Caro Anonimo, 29 marzo ore 12:45
RispondiEliminaapprezzo la tua opinione, ma credo che ci siano alcuni aspetti della tua risposta che meritano una riflessione più approfondita. Permettimi di rispondere con alcune osservazioni.
1. Autodeterminazione vs Imperialismo:
Capisco il tuo punto di vista sul linguaggio dell’autodeterminazione come “l’opposto dell’imperialismo”, ma credo che tu stia semplificando troppo la questione. Certo, l’autodeterminazione in senso stretto implica il diritto dei popoli a decidere il proprio destino senza imposizioni esterne. Tuttavia, quando i leader usano questo linguaggio per giustificare le proprie azioni geopolitiche (sia nel caso di Putin che di Trump), ciò non sempre corrisponde a un impegno autentico verso la libertà dei popoli, ma piuttosto a una strategia per mascherare le vere intenzioni imperialiste. Esemplificando, l’"autodeterminazione" può essere utilizzata come un alibi per conquistare, inglobare o esercitare il controllo su territori o gruppi che non sono realmente liberi di decidere il proprio futuro.
2. L’Impero Romano e la nostalgia degli imperi:
È interessante che tu faccia riferimento al mito di Roma e agli "imperi" storici, ma non posso fare a meno di notare che questi paralleli storici, pur affascinanti, rischiano di offuscare la realtà contemporanea. Sì, le potenze globali come gli Stati Uniti o la Russia potrebbero attingere a queste narrazioni storiche per giustificare una supremazia geopolitica, ma il punto che sollevavo è che queste giustificazioni non si fermano alla "storia", ma spesso si traducono in azioni concrete che pongono in discussione il diritto dei popoli a determinarsi liberamente. I conflitti moderni, in questo senso, non sono semplicemente nostalgici o simbolici, ma veri e propri scontri per il dominio e la supremazia economica e politica.
3. Manipolazione del linguaggio:
Trovo che il linguaggio dell'autodeterminazione, pur essendo un principio nobile, venga spesso distorto quando i potenti lo utilizzano per legittimare l'imposizione di poteri centrali. Prendi ad esempio le dichiarazioni di Putin sulla "Russia come erede di Roma" o l'idea di un nuovo "reich". Sono frasi che non solo evocano nostalgie imperialistiche, ma che servono anche a giustificare aggressioni politiche ed economiche mascherate da "necessità storiche". Mi sembra che queste siano proprio le forme moderne di imperialismo che ho cercato di criticare: l’apparenza di un’ideologia nobile che, sotto la superficie, nasconde un interesse egoistico e predatorio.
4. Il "linguaggio della dominazione":
In merito alla tua affermazione che “chi vuole autodeterminarsi non può togliere l’autodeterminazione ad altri”, sono d'accordo, ma il punto è che le attuali politiche imperialiste, che vediamo applicarsi in vari angoli del mondo, operano proprio nell’ombra di questo linguaggio, distorcendolo per giustificare la sottrazione di sovranità a interi popoli. Il linguaggio della sovranità e dell’indipendenza viene utilizzato per legittimare azioni che, in realtà, limitano la libertà e l'autodeterminazione di altri popoli.
Sempre importante guardare alla storia prima maestra di vita.
EliminaNella fattispecie, nella storia, abbiamo avuto sia invasioni in Europa da oriente e meridione e, in Russia, invasioni da parte di europei, finite malissimo per Napoleone e per Mussolini e Hitler.
Predazioni e conquista dei territori e di ciò in esso esiste.
Più o meno ciò che faranno gli SUA con l'Ucraina o la Verdelandia danese.
Interesse predatorio.
O strategico per non essere predati (Mosca non vuole basi ostili a pochi minuti di missile, gli SUA vogliono controllare l'artico non solo dall'Alaska, peraltro ex russa).
"sul linguaggio dell’autodeterminazione"
EliminaNon mi sembra di avere scritto "linguaggio".
Il "linguaggio" non è l'argomento in oggetto.
"Mosca non vuole basi ostili a pochi minuti di missile"
Uffa che noia.
Cadono le palle a leggere una frase del genere che è completamente sbagliata e ancora denuncia la totale ignoranza e incomprensione della materia.
I "missili" non stanno dentro le "basi", sono dispersi in tutti i modi possibili, quindi stanno su veicoli, su vagoni ferroviari, stanno sugli aerei, stanno sulle navi e sui sottomarini.
Quello che Mosca non vuole è un "regime ostile", nel caso nostro un Parlamento, Governo e Magistratura ostili. Vuole invece un "regime amichevole", il classico "puppet government" che viene installato a seguito delle ugualmente classiche "proxy war".
Fino a poco tempo fa Svezia e Finlandia erano formalmente neutrali e non c'erano "basi ostili" coi fantomatici "missili". Se non che in entrambi i casi le rispettive forze armate non si preparavano per l'arrivo dei Marziani, si preparavano per esattamente lo scenario contemporaneo, cioè l'invasione "russa".
Quindi, diciamola in un altro modo: se i tuoi vicini di casa vedono che sei uno straccione e un pazzo pericoloso e che spendi i pochi soldi che hai comprando armi, direi che hai poco da lamentarti se i vicini di casa sono "ostili".
Che poi, fa ridere, adesso gli stessi pagliacci delle "basi ostili" si oppongono al "riarmo" che risulta necessario proprio perché non esistono "basi ostili" imbottite di missili.
Gli stessi pagliacci che si lamentano delle "armi" date all'Ucraina si lamentano perché tocca spendere soldi per mettere in piedi fabbriche di armi che non esistono.
Vabè solito discorso.
parte 2 risposta al caro anonimo😆
RispondiElimina5. La geopolitica e la visione "militarista":
Quanto al tuo riferimento al "militarismo" e alla critica al tono del blog, credo che non si tratti di un’affermazione esclusivamente militare, ma di un’osservazione sulla realtà geopolitica odierna, dove spesso la politica estera dei grandi attori è determinata dalla necessità di mantenere il dominio attraverso forze economiche, mediatiche e, sì, anche militari. La geopolitica moderna non è solo un campo di battaglia per territori fisici, ma un’arena in cui si combatte per l'influenza, per il controllo delle risorse e per il potere sul palcoscenico internazionale. Non è un caso che la manipolazione delle informazioni e la creazione di narrative geopolitiche siano diventati strumenti decisivi per il controllo della percezione pubblica.
In conclusione, credo che il problema non sia tanto la polarizzazione in sé, ma la perdita di una visione comune di giustizia e di autodeterminazione, che sembra oggi ridursi a una lotta per il potere mascherata da “diritti” e “libertà”. Mi pare che oggi si giochi a fare il "grande gioco" della geopolitica, e noi siamo solo spettatori di questa commedia tragicomica, dove ogni attore sembra avere le sue ragioni, ma il risultato finale è sempre lo stesso: la centralizzazione del potere e il dominio mascherato.
Diluvio di parole vuote di significato.
EliminaSe uno non sa niente di "militare" non ne dovrebbe parlare. Io non mi metto a scrivere libri di fisica quantistica visto che non ne so nulla.
Uno dei millemila esempi che possiamo fare è la ripetizione continua che andava di moda fino a poco fa della espressione "missile ipersonico" a volere significare l'onnipotenza militare della "Russia" a cui sarebbe vano opporsi (che poi non si capisce bene perché sarebbe anche "sbagliato").
Ipersonico significa solo che viaggia a tot volte la velocità del suono. I missili "ipersonici" esistono dagli Anni Sessanta, tutti i missili "balistici" sono "ipersonici", tutti i missili aria-aria portati dagli aerei sono "ipersonici", tutti i veicoli spaziali sono "ipersonici", eccetera.
Il fatto che un missile sia molto veloce ha un vantaggio e uno svantaggio, a prescindere dalla distanza che può percorrere. Il vantaggio è che più va veloce e meno tempo consente alla reazione del bersaglio. Lo svantaggio è che più va veloce e meno è capace di cambiare direzione, quindi da una parte il bersaglio può schivare, dall'altra la traiettoria è prevedibile.
Questi sono tecnicismi, che pure hanno una loro importanza. Un altro aspetto conseguenza di quanto detto sopra è che la gente non è capace di distinguere la "attendibilità" della famosa "fonte", facciamo il caso di quei fenomeni da baraccone della propaganda pro-russa che appestano tutti i "media". A parte quelli stranieri, consideriamo per esempio Orsini che ci dice che non possiamo dire o fare niente contro la "Russia" perché ha millemila "testate nucleari". Ce le aveva la "Russia" quando ha invaso l'Afganistan e ce le ha adesso che ha invaso l'Ucraina, cosi come ce le avevano gli USA che hanno invaso il Vietnam o che hanno invaso l'Iraq. Non mi risulta che i vietcong si siano mai preoccupati delle testate nucleari americane, cosi come non se ne preoccupano gli Ucraini. Mi risulta invece che il problema fastidioso di questi giorni siano i "droni FPV" onnipresenti che non solo martellano le trincee della prima linea ma vanno a caccia dei civili per le strade a qualche decina di chilometri nelle retrovie. Nel caso della Ucraina è anche il problema delle bombe plananti che i "Russi" sganciano da oltre il raggio dei sistemi anti-aerei.