il tango si trasforma, liberandosi dai codici tradizionali.Sarebbe come prendere la pizza, buttare via il pomodoro, la pasta lievitata e il formaggio, poi ci metti il tofu, degli smarties e la fai su gallette di riso. Certo puoi sempre chiamarla pizza e io sono pure libero di lasciarti mangiare la roba.
Se c'è una cosa meravigliosa del tango sono i codici, i ruoli, il giocare con essi. Sarebbe come mettere 22 palloni in un campo di calcio, per "togliere i codici", viene fuori una roba che fa cagare e piace solo a dei dementi.
Quando non sai fare la pizza, arrivi a fatica ad un orrore e la chiami pizza.
Lessi, in passato, il manifesto ideologico patetico di una milonga meneghina. Poveri, sono ancora lì.
Sabato scorso, 22 marzo, son tornato alla milonga del mio cuore, per una lunga. In quelle ore (ne avrò ballate quattro su sei) ecco, di nuovo, l'incanto che viene dai codici, dalla disciplina coreutica da cui viene la grazia del corpo, del maschile e femminile che si fondono in un'opera estetica inutile, nella poesia cinestesica cinematica corporea.
Abbracciami, Sabina, col tuo profumo, i tuoi occhi, e andiamo, oltre a tutto.
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