Nella neolingua degli ipocriti, i vocaboli vengono usati con accezioni del tutto fasulle, molto spesso al contrario.
Prendiamo l'Italia, che ha raggiunto una prima unità il 17 marzo del 1861, poi compiutasi con l'estensione della sovranità ai territori in precedenza sotto l'Austria Ungheria, come Trentino, Friuli, Venezia Giulia (la questione dell'Istria è più articolata), diciamo il 4 novembre 1918.
Scampato l'incubo del comunismo del quale si avevano avuti alcuni assaggi nel biennio rosso, mediante l'antidoto fascismo, diciamo che essa ha mantenuto sovranità fino al'8 settembre 1943.
Dopo di ché abbiamo avuto l'occupazione statunitense che dura tutt'ora, ottantun anni e mezzo ca. . Ne consegue il fatto che sulle questioni importanti, come colonia, non abbiamo né avremmo alcun potere decisionale. Non solo gli occupanti SUA hanno basi piene di armi micidiali anche solo da mostrarci nel caso di qualche nostra velleità, ma che si sono impossessati, ohps, scusate, è politicamente scorretto, che custodiscono e ci difendono vari tipi di bottino, come il 44,86% delle nostre riserve auree (avevo già scritto su questo).
Come magra consolazione possiamo constatare che gli invasori statunitensi sono stati benevoli, rispetto a quanto imposto dai comunisti/russi alle nazioni dell'Europa Orientale.
_vzoli, qualche giorno fa, sarcasticamente parlava di festa dell'occcupazione.
Difficile dargli torto.
i mortidifame ignorano la loro posizione nel mondo ed i caporioni fan di tutto per continuare a predicare che semo tutti uguali ed è per questo che i nostri son i mejo pagati ar monno, quello che più mi inalbera è il fatto della assistenza sanitaria gratuita a tutti, e i contribuenti non sanno nemmeno che una volta esistevano le casse mutue e che se uno stava male ti mandavano il medico a casa anche la domenica per darti un minimo di conforto.
RispondiEliminaMa perché i sindacati non si battono per ripristinarle?
Ah dimenticavo, anche i sindacati se si ammalano vanno in clinica, magari in elicottero
Testo del Vangelo (Mc 16,9-15):
RispondiEliminaRisorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
G
Riguardo alla tua visione della realtà, mi viene in mente un passo del Vangelo, quello in cui Gesù appare ai suoi discepoli dopo la Resurrezione (Mc 16,9-15). Lì, nonostante le testimonianze di chi lo aveva visto risorto, molti dei suoi discepoli non credettero subito. Gesù, però, non si arrende alla loro incredulità, ma li rimprovera per la durezza di cuore e li manda a proclamare la buona novella a tutto il mondo.
RispondiEliminaQuesto episodio mi sembra molto vicino al nostro contesto, dove spesso ci rifiutiamo di accogliere ciò che ci viene detto, purtroppo preferendo aggrapparci alle convinzioni già radicate. Come i discepoli, anche noi siamo talvolta scettici di fronte a chi cerca di portarci un messaggio di speranza o di cambiamento.
Mi viene da pensare che il punto non sia solo constatare le difficoltà del sistema attuale, ma anche avere la capacità di vedere con occhi nuovi, di credere che il cambiamento sia possibile e che, anche se difficile, ci siano ancora strade da percorrere per costruire una società più giusta. Come i discepoli, dobbiamo accogliere con cuore aperto anche le verità più scomode.
Senza i discepoli giusti, la luce del messaggio di cambiamento rimarrà nascosta, ma quando la verità viene ricevuta, essa può davvero trasformare.
G
Signor G.
EliminaIl cambiamento esiste, fa parte della realtà. Altrettanto reale è il fatto che il cambiamento può essere in peggio e pure in peggio.
Più un sistema è vicino all'ottimo, più le probabilità che il cambiamento sia in peggio tendono ad uno.
È il motivo per cui società, comunità con alta qualità di vita diventano conservatrici.
Elimina"Più un sistema è vicino all'ottimo, più le probabilità che il
Eliminacambiamento sia in peggio tendono ad uno." = l'entropia della società!
Ovvero lo stato della società che richiede meno energia è quello dove niente funziona (e a cui quindi si tende per entropia)!
PS: sto leggendo Boltzmann, quello della "morte termica" dell'universo... ;-)
L'entropia altrimenti nota come disordine.
EliminaNon è un caso il fatto che l'ordine, che è molto più "difficile" del disordine sia un tabù e che il "disordine" sia uno dei vanti dei progressisti.
In effetti va a braccetto collo ugualismo: è impossibile ugualizzare al meglio, allora essi ugualizzano al peggior comune minimo denominatore.
Puoi mettere un neurochirurgo a pulire i cessi dell'ospedale, ma non puoi mettere la o lo inserviente ad operare su un trauma cranico o un ictus. È il disordine che si concretizza in miseria economica, culturale e spirituale, funzionale, sistemi caotici in perenne conflitto, frantumazione in cui non funziona un cazzo.
Vecchio problema, Antoine-Laurent de Lavoisier fu ghigliottinato da un qualche cialltrone, fanatico, forse poco più demente.
Degrado, sciatteria, sporcizia, (ieri poco lontano dalla stazione di una città veneta, una risorsa, pagatore di pensioni pisciava lì sul marciapiede, tra un burka semovente con passeggini e vari fannulloni). È quello che si vede nei pseudo suk, nelle banlieue che piaccono tanto ai sinistranti e, dalle quali, la quasi totalità di essi fugge più lontano e più velocemente possibile.
Il disordine è per tutti, l'ordine per pochi.
Questi spiega perché le società occidentali stanno velocemente degradandosi, corrompendosi.
Messer Fracatz, buona parte dei sindacati è di formazione marxistica/comunistica, nella quale vige il problema del dogma delle uguaglianze che più è assurdo, più è ripetuto, martellato.
RispondiEliminaCome noto dalla storia, più sei moralista, più l'ipocrisia è grande.
A questa regola non sfugge certo la sinistra nella quale ai più puri e più uguali degli altri, la nomenclatura, venivano concessi alcuni privilegi manco pensabili dal resto degli ugualizzati alla povertà se non miseria.
Ci sono, sul voitubo, vari documentari sulla distopia vigente in Polonia, in Romania, Bulgaria, etc. durante il periodo della Servitù di Varsavia, nei quali si può comprendere la ferocia del sistema.
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali"
RispondiEliminaScusate ma l'articolo 3 della Costituzione Italiana da chi è stato violato, dai caporioni italiani,dai mortidifame italiani o dagli invasori statunitensi?
Una raccomandazione in questo periodo e contesto dice:
"Non tosate quando il prato è bagnato per la pioggia o l'irrigazione, perché dai tagli fogliari possono svilupparsi le malattie fungine, e perché lo sfalcio s'impasta sulle lame del tosaerba"
Ad esempio ci sono cittadini e non-cittadini.
EliminaQuindi l'articolo 3 viene regolamente violato dalla massa di traditori, di razzisti anti-italiani che cercano di importare il maggior numero di stranieri (non-cittadini, nel senso senza cittadinanza italiana ma clandestini artificiosamente senza documenti) nel minor tempo possibile.
Al disastro della guerra migratoria imposta alla maggioranza segue la catastrofe del falso idelogico, il tentativo di ugualizzare gli stranieri agli indigeni italiani.
In un mondo finito, con poche e scarse risorse (3000 miliardi di euro di debito, solo a livello finanziario) e' ovvio che la ugualizzazione dei diritti (i doveri sono scamparsi dal sessantotto) significa letteralmente sottrarre servizi, risorse, tempo agli indigeni.
Buona pratiche giardinistiche, agrononomica, direi.
Una volta si aspettava tempo stabile e sereno per segare i prati e renderli fieno per l'inverno.
Le chiedo se ha mai avuto un discendente migrante,se uno dei suoi cari non abbia mai sentito la necessità di spostarsi per dare un futuro migliore alla sua famiglia?Lei si immagina quando fummo noi ad emigrare in Germania sottraendo risorse e beni agli indigeni tedeschi?
EliminaNon possiamo mai stare bene con nessuno , perché di fondo è con noi stessi che ci tocca fare i conti,ma ormai i conti sono solo quelli che manifestiamo contro gli altri e viceversa ,mentre i terzi godono nel profitto e nell'approfittare dai litiganti .
Alla prossima,saluti cordiali
Da parte di mia madre sì.
EliminaUnozio acquisito che, come lavoratore ospite, lavorò bene e con dedizione in un cementificio svizzero, tornò al paesino per godersi la pensione.
Una sorella di mia madre in Canada, emigrata quando il marito venne assunto in un azienda canadese, tutto in ordine, secondo quanto deciso dai Canadesi. Persone oneste, rispettose delle leggi locali, che si fecero apprezzare e benvolere per il loro civismo, laboriosità e ingegno. Genti alpine!
Nulla a che fare col merdame penetrato illegalmente, a forza, in Italia, che vive delinquendo perché è del tutto ovvio che se non hai un lavoro non puoi vivere di aria.
La 1a cosa è eliminare anche qui lo ugualismo e discriminare, distinguere: immigrati che danno il loro contributo (e che forse ci salveranno dalla corruzione progressistica) e immigrati che nuociono, delinquono, parassitano. Con i secondi bisogna usare metodi draconiani fino alla risoluzione del problema.