domenica 2 novembre 2025

Landi dei Bardi

Quando mi inoltro per l'Appennino, ri-scopro quanto essa sia bello. La luce d'autunno, di traverso, è il miglior binocolo per osservarne la bellezza. Il primo e medio Appennino, con la loro geologia fragile, sono proprio colline con pendenze miti e le strade che non hanno un decametro uno che sia dritto. Inoltrandosi verso sud-sud-ovest, si arriva quasi prossimi al crinale, al macigno che deborda, per qualche chilometro, dal confine fisico (spesso, ma non sempre) anche politico con la Toscana, anche se domenica scorsa, 26 ottobre, non ci siamo spinti così a sud.
Con Rosa Canina, in lunghi tratti, eravamo da soli nella meraviglia.
Con  Federico I dei Landi la casata ebbe rango elevato a marchesi, era contea di confine anche allora. Mi ha sempre affascinato il rango di marchese.
Alla fine eravamo saturi di bellezza, date, nomi, abbiamo chiusa la Guida Rossa, quella stampata, quelle in rete, e siamo rimasti nel vento, lassù, la Bellezza, gli spazie, la storia e noi due.

Così bello il basso Appennino qui che ci siamo fermati per ammirarlo.

Qui si possono notare le pendenze sfasciate ovvero quelle che le argille del pliocene si possono permettere. A naso, direi, siamo inferiori ai 30 gradi. Qualche isola rocciosa, sulle sommità, galleggia sopra di esse.

Entro le mura del castello la piazza d'Arme.

Il mastio, la parte originaria, XIII - XIV secolo.

Cortile de pozzo, con l'accesso (?) al mastio, con uno splendido cespuglio di rosmarino.

Si fa sera, con l'accesso al Cortile d'Onore, la parte tardo rinascimentale (XV - XVI secolo)

(unuomoincamino)

Nessun commento:

Posta un commento

Rumore, robaccia fuori posto, pettegolame, petulanze, fesserie continuate e ciarpame vario trollico saranno cancellati a seconda di come gira all'orsone.