Felicità diffusa.
Se dovessi condensare in due parole lo
stato d'animo al quale ti conduce una serata piacevole in milonga,
queste due rendono l'idea meglio di altre. E' come lo stato d'animo dell'innamoramento, direi.
Ho fatto le quattro stamani. E solo
adesso quella postgioia tende a calmarsi.
C'era ieri sera la milonga al TPO, in
genere la domenica “tarde”. E' una milonga “nazionale” perché
quegli orari permettono a persone dell'Italia settentrionale e
centrale di venire a Bologna e godersi un ambiente unico, con
programmazione musicale eccellente (l'organizzare i brani in una
serata di tango è un'arte che richiede maestria, esperienza,
creatività, osservazione della “sala”), un contrasto molto
piacevole tra la struttura post-industriale e l'estetica molto
raffinata del tango, un livello medio alto dei tangheri e la presenza
cospicua di tangheri giovani (diciamo dai 25 in su). Insomma,
programmazione al venerdì sera invece che la domenica tardo
pomeriggio ma lo stesso gran successo. Esiste un'euforia, una
risonanza di stati d'animo, un'anima collettivi come tutti voi
saprete, frequentando luoghi sociali, specie quelli di ballo.
Ho già scritto che rispetto ad altri
ambienti di ballo (boogie, danze popolari, disco commerciale - a parte
alcuni locali di punta -, boogie, rock, balli latini) io noto una
presenza di donne eccezionalmente belle, in milonga, sulle ragioni
della quale dovrei ragionare.
E così è stato anche ieri, donne
molto belle, curate, ben vestite, con grazia e arte nei movimenti. Un
uomo potrebbe essere felice anche solo per quello, solo per amarle e
mangiarsele con gli occhi. Figurati quando una di queste donne si
cala addosso a te, come un vestito di seta su misura, creando il tuo
movimento d'anime a due in uno, ti abbraccia come innamorati dopo due
settimane di separazione, si concede a te e ti suggerisce, con il suo
respiro, il suo batticuore, le sue braccia di portarla, di andare con
lei in olimpo.
Alcune considerazioni:
RispondiElimina1) La foto trova la mia approvazione
2) Come sai non amo il ballo, ma mi hanno portato diverse volte mio malgrado. Ebbene, mi e' parso che nel latinoamericano ci fosse più' figa oppure a me piace quel tipo di figa.
3). Chiavare e' meglio che ballare. Te lo dico per esperienza diretta, poi pensala come vuoi
1)
RispondiEliminaSabrina Dacos ha il dono di riprendere, di rappresentare, con la sua fotografia, la propria arte dell'osceno, nella migliore delle accezioni.
2)
Dipende molto dai gusti. Ho frequentato per molti anni (forse ci tornero' anche venerdì con gli amici della cena) cio' che e' comunemente noto come "locali di salsa" dove non mancavano le belle figliole ma... a mio modesto avviso non al livello della milonga (_ese la polacca e altra sono a tutti effetti delle modelle che in vari anni di frequentazia NON avevo incontrato nei "salsodromi").
C'e', come scrivi, anche una questione di gusti personali. Per me l'ambiente del latinoamericano è(ra) spesso troppo ... "ruspante' (da amore_immaginato che fu salsera per quasi dieci anni, c'era una descrizione sagace
di 'sta ruspanticita'). Insomma, dipende molto dai gusti anche. Come del resto succede sempre.
3)
Non ti posso dare... tutti i torti! :)
La foto mi ha fatto sovvenire, quello che mi racconta diciannovenne pargola, aspirante estetista con i controcazzi.
RispondiEliminaMi narra che cert'une, arrivano chiedendo la depilazione fuffica a forma di cuore.
La cosa divertente è che lei risponde se non preferiscano una freccia, nel caso in cui dimenticassero la strada.
Sulla questione ballo, già sai!
(ringrazioti assai per le citazioni!)
:)
> una freccia, nel caso in cui dimenticassero la strada
RispondiEliminaAhahah
Mi permetto di utilizzare le tue note pungenti su quel mondo. Io forse mi sento qualche senso di colpa, avendolo frequentato con una certa passione (limitata, c'era qualcosa che non mi tornava, c'erano aspetti che mi facevano sentire che quegli ambienti non erano ideali).
Così ti elevo a dissacratrice degli ambienti salseri. ;)