lunedì 19 maggio 2014

Ida

  • Le religioni stanno alla spiritualità come il matrimonio sta all'amore.
    UUiC

Sabato sera ho visto questa lavoro di Pawel Pawlikowski.
Avevo letto qualcosa della trama e mi interessava.
Ho _ele, amico caro italoisraeliano la cui madre ha vissuto lo sterminio della folta comunità ebraica in Polonia e in parte conosco per narrazione diretta (dalla madre ebrea di origini polacche del mio amico) il contesto, la storia.. Dove non arrivava l'antisemitismo tedesco c'era quello polacco.
Direi una buona riflessione articolata sulla religioni, socialista e comunista, cattolica, ebraica, sul conflitto tra il sentirsi e l'essere (ricordate Il Figlio dell'Altra? il ragazzo ebreo di cultura che segue tutta la dottrina, i riti, l'educazione ebraica e quando si dimostra di sangue palestinese deve rifare tutto? Va dal rabbino e gli chiede Perché? e questi, sconsolato, non sa dargli una risposta), sulla condanna della storia.
Come fa ad essere un sacrificio se non lo provate (, prima)?
Questa frase pronunciata dalla zia sulla questione della castità è interessante. La zia atea, comunista ebrea, libera, libertina, alla nipote nata ebrea e data, ancora piccolissima, in affidamento al monastero delle suore (penso un ordine di clausura) dopo l'uccisione dei genitori da parte di un contadino polacco provoca la fede della nipote che avrebbe dovuto dare, insieme a quello di povertà e di obbedienza, di lì a qualche giorno, alla fine del noviziato. Ma è solo una dei conflitti tra stati d'anima, tra concezioni diverse, tra razio (etica) e fede (morale).
Le regole che non hanno trasgressioni sono feticci, non hanno nulla di arbitrio e quindi di spirituale.
Discutevamo, qualche giorno fa, che le fedi tradizionali vincono sulle neoreligioni, come quella del socialismo e del comunismo, in quanto forniscono un sistema di credenze sul grande tema irrisolto e irrisolvibile della vita e quindi della morte. E questa è una storia sulla vita, sulla morte, come esse esercitano i sistemi, le persone.
Bello il bianco e nero, le ambientazione rurale, borghi e infiniti paesaggi piatti, le ricostruzioni delle scene, il disadorno del post-bellico comunista, il realismo con cui sono state rappresentate la vita rurale, quella monastica, gli anni dello swing, i personaggi.
Infine non si può non apprezzare il formidabile contributo ecologico di emancipazione delle donne e di disinquinamento dal ciarpame religioso da parte dei paesi e della cultura comunisti.
Quando ho visto che la programmazione era in un cinema parrocchiale ho intuito quale sarebbe stato il finale. Politicamente corretto o scorretto, dipende dai punti di vista.


13 commenti:

  1. le religioni non incrociano mai l'amore, comunque

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  2. Sono un tentativo di rispondere con procedure meccaniche a questioni metafisiche. Come pensare di far felice con un badile o un frullatore un muratore o un cuoco.

    Le religioni sono ostili al piacere, alla gioia.
    L'amore è la massima fonte di piacere e di gioia.
    Le religioni sono ostili all'amore, pensano all'allevamento della prole (per il patriarca). Con qualche contorno qui e là per dissimularlo.

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  3. •Le religioni stanno alla spiritualità come il matrimonio sta all'amore.
    UUiC

    In quetsi giorni leggevo delle riflessioni sul matrimonio e del significato letterale di "essere coniugati" che viene dal latino e significa "cum jugere", ovvero, condividere lo stesso "giogo" nella vita. Una definizione a dir poco...spaventosa. matrimonio = giogo.
    Non ci avevo mai pensato.
    L'amore per sua natura e' libero e non vuole gioghi o costrizioni. Forse e' meglio avere un compagno (cum panem: colui con il quale dividi il pane) che un "coniuge".
    Riguardo alle religioni, secondo me non sono loro in se' stesse ad uccidere l'amore ma i fondamentalismi. Cosi' come nella politica, i totalitarismi e le dittature. Due facce della stessa medaglia.

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  4. Le religioni hanno scopo sociologico più che teologico / spirituale (si pensi che l'ascetismo è sempre stato malvisto dalla classe dirigente dei cleri).
    E l'obiettivo erano pratici come l'assistenza reciproca e, soprattutto, l'allevamento dei figli, cose importanti ma che con l'amore erotico non c'entrano un tubo.
    Le religioni della mano destra sono tutte misogine. Cristo non lo era il cristianesimo lo è.
    Ora la misoginia dei cristiani è stato un po' diluita dalla secolarizzazione, ma non più di tanto (basta pensare alla polveriera che esplode ogni volta che si parla di contraccezione, di diritto di aborto, di arbitirio femminile nell'aborto) misoginia nel diritto ostetrico cattolico, etc.
    La cacca islamica è peggio. La condizione delle donne nell'ebraismo ortodosso indegna.
    Il problema è alla radice, Spirita Libera.

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  5. Se ai religiosi di tutte le religioni si potesse certificare, non che il loro dio non esista, ma che la vita donata finisce qui, con l'ultimo respiro. Ci sarebbe un emorragia di fede che manco ad immaginarla...

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  6. La vita fisica finisce qui.
    Del resto non si può dire un tubo. Né affermare né negare.
    Da agnostico penso che possa essere come un sonno. Ti addormenti, perdi cognizione del vivere tutte le notti nelle quali non (ricordi de)i sogni. Però poi la mattina rinasci. Viviamo già delle piccole morti, ogni notte.

    Le fedi partono proprio da quello. Le religioni poi si sono estese (troppo) a tutto il resto.

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  7. E' inopportuno che il matrimonio si fondi sull'amore, o meglio non sull'amore erotico, ma sull'àgape, l'amore caritatevole, solidale e fraterno. Le ragioni mi paiono ovvie. La lunga storia di castrazione cattolica ha avuto parecchi effetti, tra cui la diffusione della trasgressione un tanto al chilo che dell'eros conoscono la forma, la disinibizione, e non la sostanza, non ciò che circola quando oltre ai vestiti ci si strappano anche i veli dell'anima.
    Il matrimonio è un contratto, anzi forse una malattia, tant'è vero che si 'contrae' :)

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    1. Perdona i refusi. Probabilmente si capisce anche scritto così ma ho omesso il soggetto che conosce solo la forma dell'eros, ovvero i forzati della trasgressione.

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  8. Oh che bell'intervento, eSSe.
    Amore erotico e "altro" (perché il matrimonio è sociologia, economia, diritto, previdenza, assistenza, zootecnia umana etc.) sono indipendenti.
    Veronesi ha ragione quando dice che l'amore omosessuale è pure perché libero da altre dimensioni, nonostante le tensioni assai borghesi del politicamente corretto che vuole imborghesire, omologare la relazione anche nel mondo non eterosessuale.
    Sebbene sia in parte logico così non funziona.
    Una mezza verità (solo quella comoda) che naufraga sempre più spesso per la dimensione inerentemente caotica dell'eros.
    Insomma, il matrimonio è un contratto civile che poi pone ferocissimi dictat sull'eros fino a farlo naufragare.
    Proprio una malattia che si... contrae.
    :)

    Io la chiamo trasgressione antagonista, è la metà scema della trasgressione.

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    1. Riguardo alle coppie omosessuali, devo dire che mi dispiace vedere come esse perseguano tenacemente il matrimonio. Erano forse l'ultimo esempio di amore autentico e non sporcato da opportunismo e consenso sociale che tanto incide sulla scelta di ritualizzare l'unione etero. Comprendo l'ansia di accettazione, il percorso identitario deve essere estremamente difficile e doloroso per cui, a un certo punto, è naturale che ci si voglia affrancare dagli ostacoli di natura sociale, epperò a me un po' dispiace vederli davanti all'ufficiale di stato civile. Non esiste un registro anagrafico dei sentimenti.

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  9. Parole sacrosantissimerrime!
    Non esiste un registro anagrafico dei sentimenti.
    La questione, come espresso altre volte, è che il nostro diritto è assai storto perché morale. Nella morale così profondamente influenzata dalla religione la coppia ha scopo di riproduzione, non erotico. La riproduzione e l'allevamento hanno dimensioni molto rilevanti e molteplici aspetti civilistici. Dunque per la morale la coppia non è erotica ma riproduttiva e il diritto ne consegue diventando storto, grottesco, anacronistico.
    Infatti ci vorrebbero dei patti civili tra libere persone. Ma anche questo è indigesto alla filosofia del diritto, alla morale (religiosa) per cui tu non sei di te stesso, lo Stato stabilisce se e come certe persone possano fare certi tipi di contratti ma non altri.
    Si diventa così indegnamente borghesi da voler scimmiottare il matrimonio anche... nell'allevamento dei figli, sul quale ho già scritto (provocatoriamente).
    Il politicamente corretto borghesotto che avanza...
    Stiamo freschi.

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    1. Ho letto il post, ha dato spunto a molte riflessioni molte delle quali interessantissime. Ti frequentano buoni commentatori.
      La generazione attuale si troverà ad affrontare scenari altamente mutati rispetto a quelli passati in cui vigevano regole desunte in modo automatico dalla morale. Ci vorrà ancora tempo prima che le unioni omosessuali vedano riconosciuto anche il diritto alla genitorialità, ma non lo escludo affatto. Non sono neppure troppo critica verso tale possibilità mentre sorrido alla buffonaggine del matrimonio, un evidente riscatto sociale che niente aggiunge al valore di un'unione indiscutibilmente autentica sul piano affettivo.
      A un'analisi rapida non sfugge che le differenze nelle situazioni genitoriali, coppia ricomposte, monogenitoriali, ecc..., sono già così numerose che una coppia monogenere non mi provoca particolare scalpore. Tu vedi come problema la presenza di un unico genere come modello, ma ti rammento che nel percorso di vita di un individuo entrano anche altre figure di riferimento, insegnanti, educatori, amici, nonni, ecc. L'educazione affettiva-emotiva non è appannaggio della coppia di genitori. Potrà sembrare un tantino ipocrita, mi rendo conto, ma se si dovessero stabilire dei criteri per ottenere l'abilitazione alla genitorialità sarebbero così numerose le caratteristiche e le garanzie richieste che probabilmente quella del genere sarebbe un dettaglio trascurabile. Basta guardarsi intorno per capire che i veri guasti sono da ricercare ben più profondamente che non nella zona pubica.

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