Gli stati centralisti non mi piacciono, sia quelli dei socialisti fascisti che quelli dei socialisti marxisti. Da una parte, ci sarebbe l'ideale di una coesione che dia forza (nella storia si sa che le città stato soccombono agli stati nazione, imperiali), dall'altra sfruttamento e prevaricazione in varie forme. Io guardo ad un'Europa confederazione (forma più leggera della federazione) delle piccole patrie.
C'è un etica che possa aiutare? Se delle persone di un gruppi intendono uscirne non c'è alcun motivo per cui non debbano farlo. Separazione e divorzio sono conquiste civili che hanno consentito a milioni di persone di porre fine a relazioni a volte (diventate) prive di senso a volte degli incubi che arrivavano a violenze di vario tipo.
Perché alcune persone o gruppi non vogliono che altre se ne vadano?
Da una parte per ragioni economiche ovvero perché non intendono perdere il tornaconto dovuto allo sfruttamento di quelle persone, dall'altra (i marxisti sbagliano a ridurre tutto solo all'economia) per ragioni militari, strategiche, per questioni ideali (unità delle nazioni, della famiglia), storiche, come marcatura del territorio (qui comando io) e altro ancora.
Pensando alla nota menata statunitense del "non ti concedo il divorzio" butto lì un'altra questione: se per stipulare un patto c'è necessità della volontà delle due parti (spesso ciò NON avviene nelle nazioni nelle quali una parte conquista militarmente un'altra e l'annette) c'è necessità della volontà di entrambe le parti anche per romperlo? La simmetria è un criterio strutturale, anche ecologico, estetico importante.
Aggiungo che l'indipendenza statuale diventa ridicola se non c'è una quasi autarchia. Si arriva ai paradossi grotteschi di una parte che fa i soldi vendendo beni e servizi ad un'altra e avendo poi a recriminare su debiti e cicalismo/cicalità di questa (in economia avviene spesso tra aree economicamente forti e quelle deboli, vedi, ad esempio il fenomeno/ciclo di Frenkel / Minsky). Ma anche questo teatrino ha il suo duale: aree che si indebitano, sperperano, e si danno a consumismo e servizismo insostenibili tanto... passate le feste gabbato lo santo.
Anche se da quanto leggo da Max (a partire da questo commento) i catalani sono sulla via dell'impazzimento autodistruttivo, che essi si autodeterminino. Se i "castigliani" e le altre regioni spagnole mal sopportano l'irredentismo catalano, come prima cosa smettano di acquistarne beni e servizi. Ma ciò può essere scomodo e impegnativo. La in-dipendenza è preziosa, un valore assoluto e quindi costa, Molto.
(afp via repubblica.it)
Non è una critica, però mi preme farti notare che è "irredentismo", da "redimere", non "irridentismo", da "irridere".
RispondiEliminaAl di là di questo, penso che la questione si riduca sempre e soltanto a una questione di possesso e di uso per i propri porci comodi, con gli usuali patti, ricatti, minacce e così via. Tanto che si parli di "unire" quanto che si parli di "dividere"; tanto che si finga di consultare i sottoposti (perché sottoposti siamo, alla faccia di tante belle paroline tronfie), quanto che li si ignori bellamente.
Anche in questo caso l'etologia va oltre la storia e ne detta le linee profonde.
> Non è una critica, però mi preme farti notare che è "irredentismo", da "redimere", non "irridentismo", da "irridere".
EliminaOhps.
Grazie per la correzione dello svarione.
L'ho appena corretto.
Emozionalmente, seguo la faccenda come un entomologo impegnato nella dissezione degli insetti.
RispondiEliminaNon dimentichiamo, infatti, la [ grande intelligenza sociale dei catalani ].
[ Bis ].
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Manfatti.
EliminaQuesti vorranno l'autonomia per fondare uno staterello islamico..
Società opulente diventate arteriosclerotiche, autoimmuni, autodistruttive. Un alzheimer culturale.
Elimina1. Io ho lasciato BCN giovedì passato. Con me le mie moto, i miei soldi, la mia impresa, la mia compagna. Sono in un paradiso nel mediterraneo ora, e spererei rimanerci qualche anno senza rotture, perdio!
RispondiElimina2. Da lì si capisce la mia posizione rispetto alla indipendenza. Prima di tutto, spiego la mia posizione, come sempre.
RispondiElimina3. I fattori ce han portato a quel che vedete (che è una sceneggiata coniugale nel pratico ma ha seri risvolti simbolici) hanno radici nel passato remoto e in avvenimenti recenti/recentissimi.
4. Fattori remoti: guerra di successione spagnola. 1714. Annessione della cataluña che fino ad allora non importava (era un latifondo poco produttivo e non strategico, data la colonia americana/pacifica e un impero spagnolo troppo grande e troppo ricco). Alla annessione Cataluña soffre: non solo e non tanto perde indipendenza e adesso deve pagare fino all ultimo centesimo, ma veramente gli riorganizzano territorio e titoli (se ne occupa un funzionario inglese che labora per Madrid). Cataluña a quel punto diventa un mondo di piccoli proprietari, e a tutti tocca pagare le tasse. Si fa di necessitá virtù: il catalano sfrutta meglio le terre del resto di Spagna che è un latifondo antico e mal sfruttato. Aguzza l ingegno e comincia a gettarsi fuori dalle proprie terre. Con i commerci (oro nero, ossia schiavismo) con Capo Verde e Cuba, il tessile catalano fa denaro a palate. Schiavi per stracci, canna da zucchero, distillerie. (Il signor Bacardì è di Sitges).così la renacencia catalana, BCN si ricostruisce guardando al passato e al futuro, Gaudì, scienza, pinyor Fortuny, etc. Poi la Repubblica, con una Spagna spaccata in due e arretrata (una parte lenta e una avanzata, tale e quale era Germania o Italia a suo tempo). Da lì cimincia la Guerra Civile e c e il tradimento infame (a mia.maniera di vedere ma sono ignorante su questo tema): Lluis Company dichiara la repubblica catalana mentre Madrid capitola davanti a Franco. Quando Franco entra a BCN, entra su un tappeto rosso: la borghesia catalana per salvare i denari da il benvenuto al Generale. Si comincia a parlare catalano solo in casa. Franco manda mezza Andalucia in Cataluña, il sangue si mescola nei ceti medi e bassi. Si tira avanti, bene e male, fino al '92.
RispondiElimina5. Nel '92, grazie alla nobiltá (ruolo mai riconosciuto) spagnola e a una buona gestione locale BCN riceve fondi e impulso dalla EU. Madrid aiuta ed è presente, Cataluña fa bene e gli si lascia la gestione. Evabè la classe politica locale adesso gestisce fondi grossi. Cominciano a prendere il 3% fisso sulle opere pubbliche. Costruiscono tunnel colla sabbia di fiume. Cadono. Vengono processati. La scampano. Ma nessun problema dice Madrid: lo facciamo anche noi, no pasa nada. Viene la crisi, i soldi scarseggiano. Madrid reclama i soldi per se. I politici locali cominciano a incazzarsi e spingono (da dieci anni) su una comunicazione continua:- Madrid ci ruba, Madrid non ci vuole. Abbiamo una generazione di gente che non è andata a Madrid e che è convinta che ci sia il babau. Come i leghisti di Roma Ladrona. Ma un pò di più. E siccome i capoccia della politica locale ora sono tutti sotto processo e tra poco vanno in galera, hanno organizzato un referendum. La indipendenza, sappiatelo, prevede una amnistia completa per le cariche in questo momento sotto processo. E succosi posti ministeriali. (C e anche Pep Guardiola in mezzo, sì!). Un esempio della mala fede catalana è la seguente: nello statuto della nuova repubblica deingiusti catalani il sistema giudiziale non ha un ordine della magistratura: i giudici sono designati dal potere politico, direttamente. Diocane, come in Turkmenistan!
RispondiEliminaConcludo ricordando che l indipendenza, quella sofferta e orgogliosa, a quella i catalani manco ci pensano: la risposta ufficiale del governo stesso è. Ma se noi facciamo lo stato catalano, noi mica perdiamo la nazionalitá spagnola. Continueremo ad avere il passaporto spagnolo, avremo libera circolazione e potremo comunque commerciare con Spagna, che loro vogliano o meno. Risultato: le imprese del Cava vendevano per cifre superiori all 80% la loro produzione in Spagna. Oggi vendono il 15%. Eh, che cazzo, dice il resto di Spagna, ma allora proprio ci avete preso per pirla?
RispondiEliminaMax, ho riletto anche queste tue osservazioni.
RispondiEliminapunto 5: direi che il resto del mondo e della Spagna non è esente da corruzione, dissipazioni di denaro pubblico, etc. .
A meno che il resto della Spagna sia estremamente virtuoso, creando con ciò un differenziale etico, morale notevole con la Catalogna - e io lo ritengo improbabile - su questo punto si finirà in pareggio.
Provocatoriamente direi: a ciascuno i propri problemi!
La sindaca familista che Max (Emilio) descrisse bene qui si è astenuta sulla questione dell'indipendenza.
I panmixisti, i meticciatori, gli ugualisti non concepiscono un mondo di differenze, di identità e quindi di indipendenze. La loro mente sguazza in una brodaglia in cui tutto cuoce e viene bollito, mischiato, frullato, omogeneizzato, ugualizzato, indifferenziato.
Il mondo ha bisogno di più locale e di meno mischioni.
E' apparso lo zampino di Soros.
RispondiEliminaMmh.
Ci son tanti soldini da fare in default spagnolo, ragazzuoli...
EliminaSoros aveva già mandato in rovina l'Italia.
EliminaPer lui potrebbe essere un gioco mandare in rovina la Spagna e/o la Catalogna.
E' criminale, un moralista invasato.
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RispondiEliminaMa, la cosa interessante per la veritá non è il tema dell'accoglienza. In Spagna non c e questo problema fino a che rimangono al govrrno i partiti tradizionali.
RispondiEliminaQuel che c e di interessante e che la Spagna e un passo piu avanti dell Italia (per quanto leggo dell Italia). Mi spiego.
C e un partito molto interessante, in questo momento al governo in Catalunya, composto da figli di ricchi/professori universitari. Ci sono prove che sono sovvenzionati da Venezuela/Russia. Non sono Podemos/M5S. Questo partito si chiama CUP. È gente sovvenzionata, organizzata, muove masse violente e ha mani in pasta.
Un esempio: l'imam di Ripollet, ovvero l'ideatore dell'attentato su Canaletes/Rambla de las Flores, era stato difeso da due avvocati di ufficio. Jaume Asens e Benet Salellas. Sono due ex okupas, ora avvocati. Queste due persone hanno forzato un primo verdetto/foglio di via dell'imam, che è rimasto e ha fatto quel che ha fatto. Questi due politici citati sono rispettivamente il terzo resp. di Barcellona e uno tra i primi resp. del governo catalano, entrambi aghi della bilancia in senso politico. Con pochi voti, hanno monopolizzato il tema rifugiati e il messaggio è rimasto.
Questo partito, la CUP, parla con ETA. Ha parlato col terrorismo Corso. Ci sono prove che nel passato (anni 90) parlavano con le Brigate Rosse e chiedevano training per creare bombe e organizzare rapimenti di un certo calibro.
Questo partito è attivo in Spahna, ma anche in Francia, e parla con l'Italia. Hanno il respiro e la folle interlocuzione (discorsi complessi con quel linguaggio astruso da "lotta comunista") dei terroristi anni '70, ma sono evoluti in termini tecnologici.
Il giorno che si creino cloni di questo partito (che cerca internazionalismo, ovviamente), sará interessante vedere lo scenario italiano, considerato il censo numerico e qualitativo italiano.
È una considerazione. Mi ritiro, adeu