_polfi mi risponde, dopo qualche ora, che... ha sfornato una pargola.
Sul momento le ho risposto con un frizzo - sei_tornata_una_bella_milfa! - poi sono rimasto sorpreso se non di stucco: la neo milfa in questione è sui cinquanta o pochissimo meno.
Per fare un figlio a quell'età ci vuole un (bel) po' di pazzia.
Penso che le cose con _civa fluiscano anche perché non c'è il rischio di arrivi indesiderati.
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RispondiEliminaIl mio capo ha fatto il primo figlio a 48, lei 50.
RispondiEliminaPenso che si sia più consapevoli a quell'età
In genere dovrebbe essere così, essere più consapevoli.
EliminaPerò fare un figlio all'età in cui si potrebbe essere già nonni non mi sembra così consapevole.
Insomma, quando 'sto figlio avrà quindici anni sua madre ne avrà sessantatre.
Ohperepepeeè!
I figli si fanno a trent'anni, non cinquanta..
RispondiEliminaHa un senso.
EliminaIo il primo l'ho avuto a trenta... e penso che, se ne avessi avuti 25 col primo e 29 col secondo sarebbe stato meglio... tra 25 e 35 cambia il mondo (per non parlare delle statistiche riguardo l'incidenza di anomalie genetiche etc).
RispondiEliminaUn figlio a quasi 50 non lo farei mai, o, se lo facessi, dovrebbe essere amore vero (dico: vero) con il padre del bambino, e anche un pacco di soldi per pagare un aiuto consistente in casa...
Scusate la franchezza! :)
L'amore vero non so bene cosa sia. Se intendi duraturo e fedele è un'eccezione e non la regola.
EliminaLa franchezza è una delle doti migliori di una persona. Nulla da scusare.
Così quando sua figli avrà 20 anni, lei ne avrà 70, auguri!
RispondiEliminaNonna di sua figlia. Mah.
EliminaSono sempre di più le donne che hanno figli alle soglie dei 50 anni. O comunque ho l'impressione che sempre meno persone fanno figli tra i 20/30 anni, penso soprattutto per questioni economiche e lavorative.
RispondiEliminaPensa che entrambe le mie nonne hanno avuto figli tra i 40 e i 45 anni e questo è avvenuto negli anni 50.
Il fatto che sia possibile non significa che sia giusto/ottimale/auspicabile.
EliminaCredo che anche a livello riproduttivo, con l'avanzare dell'età aumenta sensibilmente il rischio di malformazioni.
Se è voluto, non mi sembra una scelta saggia.
RispondiEliminaMah, io osservo 'sta cosa e rimango perplesso.
EliminaSai cosa leggevo da qualche parte? Che vogliono estendere la durata del periodo considerato "adolescenza", credo dal punto di vista medico (o simili). La ragione dovrebbe stare nel fatto che processi di crescita continuano fino ai 20-25 anni...
RispondiEliminaA parte questo, c'è da dire che l'avere a disposizione farmaci e medicine attuali (intendo, nell'Occidente) e lo stile di vita odierno fa' sì che, in teoria, un trentenne di adesso sia molto tenuto meglio di un ventenne che ha cominciato a lavorare nei campi all'età di 15 anni, per dire. Quindi, statisticamente i 30enni occidentali sono meno usurati, nel fisico, dei 15-20enni di paesi meno sviluppati (paesi asiatici, etc). Allo stesso tempo, i 30enni sono in media mentalmente meno maturi dei loro corrispettivi di 50, 100 anni fa.
È vero che è la struttura stessa delle cose che fa in modo di tenere le persone immature, però le eccezioni, seppur rare, ci sono. È brutto che siano eccezioni e non la norma, questo è vero.
Come affermazione con valore generico, mi sento di dire che occorre non prestare troppa attenzione alle stupidaggini che vorrebbero farci ingoiare come fossero vere. Ad esempio, con una mia collega ebbi una conversazione che finì sul concetto di terza età. Ognuno può farsi un'idea osservando le persone che ha attorno (non solo i familiari!) ma lei, manco a dirlo, volle consultare la sua protesi per la comunicazione a distanza e ne ricavò una risposta esilarante nella sua falsità così tragicamente strumentale: la terza età, secondo gli indirizzi forniti da Google, inizierebbe a 75 anni o oltre. Devo aggiungere altro?
RispondiEliminaMa no, la terza età inizia a 75 anni, se no non sarebbe possibile far lavorare la gente fino a quell'età, ti pare? E poi, chi sa di essere vecchio (ops, ho scritto quella brutta parola) finisce per consumare meno, perde fiducia nel motto secondo il quale l'ottimismo è il profumo della vita. Suvvia, anche per i tuoi acciacchi passeggeri il Mercato offre sicuramente qualche soluzione a prezzo equo: sii ottimista!
RispondiElimina(il sarcasmo non è rivolto a te, ma alle boiate che vogliono metterci nella testa con l'imbottigliatrice)
Dal punto di vista medico, se non erro, l'invecchiamento inizia appena passato l'apice del testosterone. Vado a (blanda) memoria, l'apice si raggiunge tra i venti e i trenta.
RispondiElimina> Quando afferma che il "tango" è cosmopolita.
RispondiElimina> Che tipo di "cosmopolitismo" viene rappresentato dall'umanità che incontri nel "tango".
Intuisco che manchi un punto di domanda finale.
Domenica, in quel di Firenze, c'erano degli anglofoni, due altri nord europei, almeno tre coreani, un'altra asiatica.
Il fatto che il tango sia una forma culturale che permette di comunicare senza condividere una stessa lingua lo rende "cosmopolita".
Nelle sue origini il tango contiene
o - influenze musicali africane (e in particolari yoruba)
o - influenze musicali italiane, ispaniche, tedesche, ungheresi, etc. .
E' sufficiente per definirlo cosmopolita?
Considera che io non do alcuna accezione positiva a priori, come nella moda del pensiero unico ortodosso mondialista, a "cosmpopolita".
Il fatto che i sinistranti cosmopoliti si sdilinquiscano per i "fascioislamici" e li importino qui a milioni fa parte delle innumerevoli cazzate e pulsioni patologiche che c'hanno nella testa.
In realtà la Bonino, la Boldrini, le Barbara Lerner è il risultato di un miscuglione tossico di hybris moralisticheggiante e di scaltro disegno di questi funzionari politicanti che sono strumentali agli interessi di vertici ultracapitalistici transnazionali che hanno molto chiaro un disegno di "società a scoppio", per dirla alla Tiziano Terzani, da sfruttare in modo fine e industriale, massificato, globalizzato.
> Il tango applica il filtro consueto delle "elite", per cui ci trovi una selezione estremamente ridotta del "mondo"
RispondiEliminaSì, corretto.
> se prendi l'umanità che incontri alla "milonga", non solo sarebbe completamente fuori posto negli angiporti del Sudamerica del primo Novecento, sarebbe ancora più fuori posto negli angiporti africani o asiatici.
Anche questa osservazione è corretta.
Il tango è difficile, elitario.
Dopo il battesimo di Parigi (qui , qui), passò, al di fuori di Montevideo e Buenos Aires, da ballo postribolare, comunque difficile per i virtuosismi via via più ricercati dalla gentaccia_poco_raccomandabile :) che li frequentava, a ballo per il quale impazzì la nobiltà e l'alta borghesia.
Comunque il cosmopolitismo non è solo per il tango né riguarda solo gruppi ristretti e/o elitari.
Lo sport più popolare, in Europa, la pedata nota come calcio è cosmopolita da tempo. La musica pop (più o meno anglofona) pure.
Lorenzo, è la globalizzazione e "il progresso" con i loro lati orribili e pure quelli di eccellenza.
Prego osservare che in Italia siamo esterofili e poco nazionalisti: le mode adorano ciò che viene dall'estero.
Lorenzo, io non ti posso dare torto sulle finzioni.
RispondiEliminaNon solo viviamo nell'epoca delle società liquide (o, come tu sottolinei, appositamente liquefatte) ma tali società sono via e via più virtuali.
Che problema c'è a volere un gamberone in un rifugio? Si userà la tecnologiao meravigliao e con un drone potrai avere il pescato fresco da Livorno alla Paganella, no!?
Io dico che le persone sono artificializzate e sradicate dai cicli e dai limiti della natura. Lo sradicamento tra le età biologiche e quelle riproduttive (o della maturità, pure, come sottolinei - cosa significa essere uomini?) è comune, diffuso e preso per normale.
Io ritengo che le cose "buone" vadano, vengano, stiano insieme. E che per quelle "cattive" succeda lo stesso.
RispondiEliminaIl godimento è dovuto alla "bontà": nessuna persona sana godrà nel mangiare carne in parte putrefatta o a stare in una latrina lercia. Una persona avraà piacere a mangiare la carne buona di una bovino sano, cresciuto e vissuto in un ambiente sano, si rilasserà in un ambiente gradevole.
ndare in montagna è piacevole, è sano, è bello, è un esercizio fisico, di volontà e quindi spirituale e tu sottolinei, un esercizio della memoria, delle radici.
Il piacere e il dolore non solo sono elaborati da aree contigue del cervello, ma sono duali. Il piacere della montagna arriva con la sua fatica, come il piacere e l'estasi del tantra arrivano con l'impegno della ritenzione dall'orgasmo/ejaculazione e con la generosità e attenzione verso la partner.
Vince chi si vince, ha piacere chi sa affrontare il dolore, libertà chi onora il proprio dovere e responsabilità.
Sì, Lorenzo.