mercoledì 20 novembre 2013

Embeh!? - 2

(Embeh!?)

Ho quasi menato uno che pisciava su una scalinata in stazione.
Ottima iniezione di adrenalina ed energia.
Io lo trovo anche divertente, adoro diventare un khmer verde e il senso che mi da.
Vedo 'sto qui con giaccavento e grosso zaino (abbigliamento tecnico di buon livello,) che piscia, rivolto alla discesa. Di pieno giorno, anche se di fretta, passavo nel tunnel a cui sale la scalinata... rimango stupito. Cazzo non ci posso credere!!
Mi fermo subito, indietreggio qualche passo e  silenziosamente mi avvicino di spalle, lo affianco e ancora in perfetto silenzio lo guardo con un modo tipo Embeh!?
Il piscione (diciamo sui trentanni ca.) rimane sorpreso; inizia a bofonchiare e il diverbio. Afferro cose tipo "Duove dovrei pisciare?", "Ma io suono straniero" (*), il giovinastro ha forte accento slavo. Inizio ad aprostrofarlo a muso duro. Urla "struonzo cazzuo vuoi'" e fa per girarsi per pisciarmi addosso, lo spingo giù per le scale(mi è andata bene che non è caduto rovinosamente, perché se poi 'sti stronzi si fanno male ci smeni tu, anche se di questo non me ne fotte un cazzo quando sono sotto incazzamento). Torna su e fa per attaccarmi, mi metto in posizione di combattimento e gli do un calcetto di avvertimeno sulle cosce, tengo le chiavi della bici tra le dita serrate , in vista nel pugno destro. Capisce che non sarà facile, impreca sempre più forte, scatarra cercandomi di arrivare a me con lo sputo, poi si  gira di nuovo e va via si gira e se ne va, dopo qualche metro sento che mi urla di nuovo "vaffancuolo struonzo". Lo sento e torno indietro scendendo a ritroso le scale mobili in salita e lo rincorro, ma scappa velocemente imprecando ancor più. Mi commiato con  "tu sei uno stronzo pezzo di merda. Va a pisciare altrove".
All'uscita ho avvisato una squadra di pulitori delle Grandi Stazioni del fatto chiedendo loro se potessero intervenire per pulire.

Visto da destra
Dopo l'educazione correttiva (spero che il tipo ci pensi su prima di ripetere il fine ed elegante gesto) penso che certo tipo di umanità è, egalitariamente (il sottoproletario fa danni in piccolo, il capitalista o il potente politico fanno danni in grande, proporzionalmente al livello nella piramide sociale) una jattura ecologica in senso lato e, fosse per me, mi piacerebbe venisse fisicamente eliminata. Capisco che non è politicamente corretto e forse neppure intelligentemente egoistico (non avrei avuto 'sta buona botta mattutina corroborante).

Visto da sinistra
Il mio babbo citava un detto latino (che non ricordo) che in soldoni diceva qualcosa come il civismo di un paese si misura dai bagni (pubblici) che ha.
Nelle grandi stazioni ora i bagni sono a tariffa cara. In qualche modo c'è una spiegazione, i bilanci sono tirati e manutenzione  e pulizia costano. Ma un paese che dilapida 10G € per una nuova devastazione inutile e perniciosa tra Orte e Mestre e che non ha gli spiccioli per tenere in maniera decorosa (ho scritto decorosa, non lussuosa)  dei bagni pubblici gratuiti, in che condizioni è?

(*)
Notare quanto sia diffusa la pessima mentalità (anti)razzista: come se uno per la sua provenienza fosse autorizzato o meno a (non) comportarsi in un certo modo.



61 commenti:

  1. anche io ieri ho fatto l'onesto cittadino, e l'ho scritto

    cazzo, ma te sei peggio del giustiziere della notte !

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  2. Francesco.
    Ho letto da te
    , e ho commentato.
    Ritengo che uno dei motivi per cui i paesi del mediterraneo (e l'Italia) soccombono nella competizione globale è proprio la mancanza di un senso civico dei beni comuni, il controllo e la repressione sociale diffusi.
    Insomma, al nord hanno l'ecologia della delazione sociale, noi abbiamo la corruzione dell'omertà e del disinteresse.

    Anche oggi ho fatto la mia piccola parte perché credo che queste azioni siano estremamente importanti.
    E in un certo senso, così, ho concesso qualche soddisfazione alla mia parte asburgica, tirolese che qui in Italia è quasi sempre in sofferenza.

    Guarda, dopo stai troppo bene.
    Comunque io sarei pericoloso. Come scrivevo da amore_immaginato, se io avessi delle armi farei dei macelli.

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  3. secondo me sono quelle situazioni in cui non sai come reagirai fino a quando non ci sei dentro.
    Destra o sinistra? Io le terrei in considerazione entrambe

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    1. mai fare il frocio col culo degli altri

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    2. che è facile fare gli spacconi, poi quando ti trovi nella necessità di menare le mani magari te la fai addosso. è stata una esasperazione della famosa frase di Ricucci

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  4. L'artificio destra - sinistra ha il vizio strutturale di ingessarti in un falso dilemma noto in retorica e in PNL applicata come "falsa scelta", che potremmo provocatoriamente esprimere come "preferisci la peste o il vajolo?". Escludere altre parti , altre opzioni per obbligarti a scegliere tra te e gli altri (che possono poi diventare tuoi sodali).
    La realtà complessa NON può essere ridotta scioccamente ad un asse lineare sx <-- centro --> dx sul quale si pensa stupidamente di mapparla.

    I problemi complessi richiedono di intervenire su più fronti, non su uno solo, quello apologizzato come unico_e_giuso dalla quella faziosa "parrocchia".

    Quelle situazioni hanno un certo grado di rischio. Ma tutto ciò che ha un qualche valore ha un certo grado di rischio.

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    1. Occupandomene per professione, ho non poche riserve sulla validità scientifica della PNL.
      Epperò bisogna pur scegliere. Sei dalla parte dei più deboli o no?

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    2. PNL ha dei limiti e non è un risolutore universale di problemi. Un po' come la frutta con vitamina C, non è l'unico ingrediente per una vita sana e con buona energia.
      Essere debole non è una caratterizzazione etica né positiva né negativa.
      Perché pensi che la debolezza sia un valore, una caratterizzazione positiva in sé?
      Se ti rispondessi: Sei dalla parte dei più sensibili? oppure Sei dalla parte dei più irrequieti?
      Io trovo che sia praticamente impossibile trarre alcunché da queste caratterizzazioni.

      Sarò relativista ma non riesco a trovare alcuna caratterizzazione umana assolutamente e a-contestualmente positiva o negativa.
      Tu affideresti un gruppo di persone (e tua figlia che sai che è debole in quel periodo) che devono attraversare una situazione difficile o di emergenza (mi viene in mente un contesto relazionalmente estremamente difficile, a rischio di violenze reciproche o incrociate) ad un debole?

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  5. x La Rossa:
    Sì sì.
    Forti su alcune cose e deboli su altre. Come umanamente è.

    x MrKeySmasher:
    Sì, penso che siano azioni molto ecologiche.
    Senti: maaa
    ...
    sulla questione dell'alta voracitù non ho avuto alcuna tua opinione. Mi chiedevo perché.

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    1. Gli elementi han già espresso la loro opinione al posto mio. In Sardegna.

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    2. A beneficio di lettura, quando sarà passato del tempo, ecco a cosa ti riferisci.

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  6. Mi dispiace, sinceramente, la tua evoluzione tendente alla violenza. Non mi sembrava da te.

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    1. Occorrerebbe chiarire se la violenza di reazione è o non è lecita e perché. Occorrerebbe altresì chiarire se reagire in modo remissivo è pertinente con la nostra linea evolutiva o no, e cosa induce in chi avvia intenzionalmente la catena delle violenze (che non necessariamente sono immediatamente fisiche). Altro punto da chiarire sarebbe dove conduce l'accettazione di violenze in crescendo, che spesso vengono interpretate da chi esercita la violenza come una autorizzazione (addirittura un'incitamento) ad "alzare il tiro". Non dimentichiamo cosa abbiamo, ben nascosto, nelle nostre cellule. Non rinneghiamolo. Piuttosto, cerchiamo di comprenderlo e dominarlo per trarne il massimo anche in termini di bene comune.

      Sono troppo criptico?

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    2. MI accorgo, procedendo nella lettura, che UUIC aveva già risposto con qualcosa di simile. Scusa il doppione.

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    3. Hai espresso molto bene un pensiero che mi pare condividiamo.
      Prima di arrivare ad un livello superiore, bisogna porre in essere una adeguata ed efficace re-azione sul piano di partenza.

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    4. Si tratta di vedere "quale" reazione. Non è che Ghandhi non reagisse. Per dire.

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    5. Roberto, ho un bel racconto di fantastoria nel quale si ipotizza un diverso sviluppo per le vicende legate a Gandhi. Vedo di reperirlo, poi segnalerò qui un collegamento temporaneo per chi volesse leggerlo.

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    6. Grazie, la fantastoria è un gradevole divertissement. Ma la Storia non si fa né coi "se" né coi "ma".

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    7. Sicuramente no, ma si evita di pensare che quel che è successo una volta in determinate situazioni potrebbe ripetersi in situazioni anche solo parzialmente diverse. Gandhi ha fatto quel che ha fatto in quel tempo, in quel luogo e in quel contesto. Le sue tecniche, in tempi, luoghi e contesti diversi possono tranquillamente dar luogo a fallimenti epici. Questa è la morale della fantastoria, e non ha niente di fantasioso, perché è un concetto alquanto realistico.

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    8. Ecco il collegamento al racconto di fantastoria al quale facevo riferimento. Se t'interessa, sbrigati a scaricare il file perché entro domani, dopodomani al massimo lo cancellerò rendendolo indisponibile.

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    9. Scrivo dal furbofono al calduccio sotto il piumone. Mi sono "affrettato" a leggere, data la "minaccia" di chiudere tutto e ho potuto solo ora.
      Su "Il terrore e la fede" di Harry Turtledove scriverò poi dal piccio che con questa terribile tastiera "virtuale" è da masochista. Se lo lasciassi ancora per qualche tempo accessibile per eventuali citazioni faresti cosa gradita.

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    10. La verità? Temo problemi col diritto d'autore.

      P.S. Questa volta il termine "furbofono" credo d'averlo capito al volo! Traduzione più o meno letterale di quell'altra locuzione nell'odioso inglese: smart phone? Se è così è una gallata e te la copierò alla grande per uso quotidiano!

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    11. furbofono non è male vero? così perculeggiatorio mi garba! :)
      Non è farina del mio sacco ma del sacco di AntiBolscevico.

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    12. Onore all'AntiBolscevico, allora, chiunque egli sia. Anzi, sai che ti dico? Ora mi documento, che male non fa.

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  7. Ho avuto la fortuna di incontrare alcuni istruttori di arti marziali (e di vita) e il tantra nella mia vita che con mia grande fortuna mi hanno educato e formato a non demonizzare nulla e a com-prendere anche l'aggressività, a governarla e a usarla anche per le giuste cause, non solo per vezzi dell'ego o di altri capricci.
    Grazie per il tuo commento. Apprezzo la sincerità.

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    1. Quindi non demonizzi nemmeno il nazismo o lo stalinismo? Nemmeno il razzismo? E cosa vuol dire per te demonizzare?

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    2. Potrei rispondere con un calembour.

      Demonizzare e lotta per il bene sono tra le più efficaci armi a disposizione del demonio.

      che è una versione scritta al volo de
      "Le vie dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni".

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    3. Non te la prendi, se ti dico che mi sembra una risposta un tantino farisaica? :-)

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    4. Ho cercato di rispondere giocando un po'.
      Io vorrei non demonizzare nulla.
      Anche se mi permetto di tanto in tanto di portare all'attenzione ciò che ha di "demoniaco" assai più degli altri e che sfugge ai più.
      Non è un caso se tu non hai infatti citato questi qui.

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    5. Quindi tu metti sullo stesso piano gli USA e Hitler. La democrazia e la dittatura, per te, sono uguali. E' così?

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    6. Poi cosa vuol dire, non demonizzare nulla? Cosa vuol dire demonizzare? Se dico che uno è un delinquente, lo demonizzo?

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    7. Se dico che uno ha fatto fuori qualche milione di ebrei, lo demonizzo?

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    8. Demonizzare
      "Far apparire qlcu. o qlco. moralmente riprovevole; attribuire a qlcu. o a qlco. volontà o qualità perverse"

      Ma io vorrei sottolineare una semantica più marcata.
      Demonizzare significa giudicare in modo manicheistico e acritico, non considerando i contesti, culture ì, spazio e tempi diversi, quasi sempre con intenti morali e moralizzatori e con una notevole malafede ideologica.

      Se tu dici delinquente sottolinei che la persona ha commesso fatri delittuosi.
      Quando si dice che Saddam, la magistratura, Gheddafi, Israele, Stalin, Mao, Hitler, Tito, Khomeini, Assad, Mussolini, Priebke, Ataturk, il comunismo ... sono "il male" li si sta demonizzando.
      Sono giudizi quasi sempre faziosi.
      Un agnostico, una persona non (neo)religiosa, non può demonizzare alcunché. Non ha (ehm, non dovrebbe in teoria avere) la visione bene-male del mondo e la follia di volere eliminare una di queste due metà.

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    9. Ho una colonna"USA stato canaglia” (qui l'ultima pagina, la n° 8, seguendo i collegamenti si può risalire agli interventi precedenti) in cui ho dimostrato e continuerò a dimostrare che la nazione che ha commesso e continua a commettere il numero più altro di crimini contro l'umanità, la cultura e l'ambiente. Anche adottando un punto di vista antropocentrico quella nazione ha creato più vittime nella storia dell'umanità di ogni altra cultura, paese, nazione, ideologia, prassi.

      Quindi: sì, gli USA sono stati peggio del Terzo Reich e continuano ad essere il paese/cultura/sistema più violento, sfruttatore e distruttore.
      Ovviamente questo giudizio etico, basato sull'osservazione e sulla misurazione della realtà è del tutto irritante per molte persone le cui credenze morale continuano a ritenere dogmaticamente, aprioristicamente il Terzo Reich peggiore degli USA.
      Ma ciò non ha alcuna oggettivazione né razionale né misurabile.

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    10. Aggiungo: il mio non è un giudizio morale contro gli USA.
      In maniera del tutto laica, profana, essi sono stati peggio di qualsiasi altra “organizzazione umana” solo perché sono lo stato egemone in un tempo in cui la disponibilità di tecnologia e di energia e conoscenze ha permesso loro di implementare i più efficaci sistemi di distruzione, di predominio e di farlo su scala planetaria.
      Sono i peggiori perché sono i più forti e ci sono riusciti meglio di altri.
      Non è che i gas al nervino degli italiani nel Corno d'Africa, la pulizia etnica di Israele in Palestina, l'assassinio sistematico dei contadini da parte di Pol Pot, la Shoah dei nazisti, i genocidi degli arabi e degli europei in varie parti del mondo, i crimini dei giapponesi nel sud-est asiatico nel 2° conflitto mondiale, l'invasione cruenta cinese del tibet, il delicato trattamento degli armeni da parte dei turchi, … siano meglio.
      Solo che non sono stati così rilevanti dal punto di vista numerico, così prottratti nel tempo, così globali come i crimini commessi dagli statunitensi.

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  8. UUIC, non so se è o non è in tema. Probabilmente sì. Forse no.

    Tanti anni fa, poco più che ventenne, ebbi la fortuna di leggere Tutti a Zanzibar!, un libro di cosiddetta fantascienza del 1968. Ti prego di fare attenzione alla data, quindi di leggere l'estratto che ti propongo tenendola bene a mente. Domanda: era fantascienza o era previsione? Altra domanda, che deriva dalla prima: quanto di quello che immaginano i catastrofisti d'oggi è fantasia e quanto è previsione?

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    1. Gran libro. Fa parte di quel filone di narrativa dell'epoca, che profetizzava un futuro allarmante.
      Decisamente eccessivo, comunque.

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    2. Eccessivo? Io invece lo trovo molto realistico, profeta di una quantità impressionante di fenomeni che possiamo vedere oggi sotto i nostri occhi. A cominciare, per dirne una tra le tante, dalla figura dell'amoccatore.

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    3. Questioni di punti di vista immagino.
      Io non vedo il mondo nero come lo vedete voi... Quanto agli ammoccatori, io non credo affatto che si possa perdere il controllo di sè in quel modo, se non in casi veramente rari.
      Tra le altre, è per questo che, pur amandolo molto, trovo Brunner eccessivo riguardo al pessimismo. Stessi presupposti anche nel "Il Gregge alza la testa" e pure in "Codice GH4", che pure vira verso una fantascienza più comune (passami l'espressione) scostandosi dal filone distopico.

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    4. L'estratto e' corposo, mi prendero' del tempo per leggerlo.
      Per il resto, leggo il vostro edotto contraddittorio dell'oggetto del quale ignoro tutto.

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    5. Lo sto rileggendo per la seconda volta.
      Chiunque abbia nozioni base di etologia può scrivere quelle semplici e precise osservazioni.
      "Quando l’affollamento nel recinto supererà un certo grado, le lotte non saranno più simboliche. Ci saranno cadaveri. E le madri cominceranno a divorare i figli."

      Questo è noto in biologia.
      Subito dopo:
      "Il fatto è ancora più vistoso nel caso di animali solitari. Metti una femmina matura per l’accoppiamento in una gabbia troppo piccola, già occupata da un maschio sano, e vedrai che questi la caccerà invece di dare sfogo all’istinto della riproduzione. Può persino ucciderla."

      Proprio ieri il Corriere ha pubblicato un servizio che riporta notizie su una sorta di femminicidio felino, un giovane leone maschio che ha ucciso una leonessa.

      Purtroppo queste evidenze scientifiche delle biologia vengono ignorate in malafede da seguaci della morale delle religioni tradizionali e di quelle nuove.
      I moralisti (in genere assai ferocemente contrari alle leggi di Natura) considerano sbagliate e da "correggere" molti aspetti della realtà che non sono correggibili se non con distorsioni terribili che generano violenze peggiori, immani.

      Ancora
      "«Se caschi, ciò che ti faranno è, all’incirca, questo: ti toglieranno all’ambiente al quale sei abituato (non ti piace, ma almeno non è del tutto estraneo) e ti metteranno da qualche altra parte, dove non sei mai stato prima. La tua sofferenza chiave consisteva nella privazione della territorialità; ebbene, ti schiafferanno in una cella, nella quale assolutamente nulla ti aiuterà a riconoscerti come individuo. A livello secondario, soffrivi per la mancanza equivalenti astratti della territorialità; ebbene, ti toglieranno gli abiti che tu stesso avevi scelto e ti daranno capi di vestiario malconci di seconda o di ventesima mano, e non avrai nessunissima privacy perché, in base a un programma orario reso apposta casuale e irregolare, così che tu non ti possa nemmeno preparare all’urto basandoti sull’orologio della fame che ti porti dentro lo stomaco, essi spalancheranno la porta e ti fisseranno per vedere che cosa fai."

      Sono tutti meccanismi e processi di alienazione noti, diffusi e, purtroppo, ai quale aderiscono in buona parte masse umane consistenti. Se pensi all'abberrazione dell'urbanesimo in costipazioni (metropoli, megalopoli...) e all'omologazione negli usi di vita, negli abiti voluta dalle mode del consumismo...

      Grazie per la segnalazione.
      Ho avuto fortuna a vederti apparire qui, MrKeySmahser! :)

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    6. Ah sì, tutto perfetto. Peccato che si prenda in esame quello che è, sostanzialmente, un trattato di etologia e si dimentichi completamente che l'uomo, a differenza dell'animale, non è guidato dai suoi soli istinti.
      Tra l'altro è abbastanza futile prendere un pezzo di un'opera sicuramente complessa e toglierla dal suo contesto, evitando per altro di menzionare che il periodo nel quale è stata composta pullula di esempi di letteratura del genere. A partire dai primi anni '50 in poi ci sono molteplici esempi a riguardo, alcuni più alcuni meno pregevoli.
      Esercizi di stile del genere distopico appunto, che poco hanno a che fare con la reale sensiblità dell'autore riguardo ad un presunto futuro nero. Evitiamo di citare Orwell a riguardo, che fa caso a se stante.

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    7. Alahambra, apprezzo sempre i tuoi interventi, o per la qualità o per lo spirito antagonista che anima la discussione.
      Osservi giustamente che l'uomo, a differenza dell'animale, non ha solo istinto.
      Però...
      La metafora più precisa del rapporto tra pensiero ed istinto è il rapporto nel corpo tra le membra tutte e il capo.
      In alcuni momenti è il capo che decide. In (molti) altri sono le varie parti, gli organi, il sistema endocrino che decidono con la mente che si illude, che crede di avere il controllo. Ovviamente le due parti del corpo non possono che collaborare anche se, non di rado, hanno strategie differenti. Quando succede questo, nella stragrande maggioranza dei casi (ciò ha pro ma anche notevoli contro) sono le membra (istinto) a imporsi.
      Questo rapporto difficoltoso tra cultura e biologia, tra pensiero ed istinto, tra collettivo e individuale, tra morale ed etica attraversa tutta l'umanità e le sue espressioni.
      Ancora una volta il paradosso è su un metalivello: non è possibile vivere solo con l'istinto, non è possibile vivere solo con il pensiero, allora passiamo al metalivello in cui il pensiero riconosce la presenza forte e a volte egemonica dell'istinto e cerca razionalmente di collaborarci e di prevenire quelle situazioni nelle quali è l'istinto a prevalere con conseguenze disastrose.

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  9. Uomo, hai rischiato di prenderti na carrellata di mazzate.
    Ma hai fatto bene, si.

    Ti saluto

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    1. Fino a prova contraria le mazzate le prendo e le do pure. Chissà.
      Se ciascuno di non non fa un cazzo per paura, la società non può che peggiorare.

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    2. Storia di vita vissuta: pochi anni fa un gruppo di teppistelli occupava l'intera carreggiata coi motorini. Blocco del traffico. Mi avvicino e li invito a sgomberare, civilmente. Mi ritrovo circondato di sciocchini sui vent'anni, palestrati e assai più in forma di me, che mi sventolano sotto il naso catene e mazze.
      Non mi scompongo e reitero il principio.
      Incredibilmente, mi lasciano andare incolume. A distanza di pochi metri, mi vedono chiamare la polizia al cellulare.
      Si dileguano. Non sempre c'è bisogno di menarsi.

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    3. Scelta saggia, Roberto.
      Hai ponderato e valutato.
      No, non è necessario menare.
      E' invece opportuno "educare" quando
      1 - non sei in soverchiante inferiorità
      2 - l'educando risponde aggressivamente

      In tal caso un contenimento dell'ego ha ulteriori effetti ecologici.

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  10. Altra storia di vita vissuta: in metro, a Milano, un fascistello apostrofa una signora anziana che chiede l'elemosina, solo perché extracomunitaria. "Sei libero di non darle niente", gli dico, "ma devi rispettarla come persona e come anziana, non hai il diritto di mancarle di rispetto."
    Sulle prime mi minaccia, me ne dice di tutti i colori, è molto più alto e più forte di me e alcuni idioti sul metrò prendono (verbalmente) le sue parti. Mi segue sino a destinazione, minacciandomi.
    Ma poi, usciti dal treno, ognuno per la sua strada. Ancora, incolume. Non ho alzato un dito.
    Si può fare.

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    1. Io intervengi sempre in maniera pacata, prima.
      In genere utilizzo anche delle modalità "soft" di indicare un problema.
      Signor*, ha perso quella carta.
      (v qui, ad esempio).
      Se noto buonafede e si rimedia la cosa si risolve lì, penso che le due parti abbiano trovato un'uscita positiva, ecologica.
      Uno si impegna per stimolare, uno capisce l'errore e lo rimedia.
      Benissimo.

      Qui vicino al lavoro c'è un migrante (quasi certamente) clandestino che due giorni su tre mi chiede insistentemente l'elemosina.
      Io sto zitto.
      Io sono pacifico.
      Tiro dritto, lo ignoro.

      Ma ciò nonostante reputo aggressivo le sue richieste petulanti e insistenti. E' un atteggiamento invadente, quindi aggressivo.
      Forse un giorno gli dirò che il suo atteggiamento può essere irritante se così ripetuto.
      Hai visto "Un giorno di ordinaria follia"? Magari un giorno il tizio andrà a importunare un tipo che ha appena scoperto di essere truffato, ha subito discriminazioni, avrà scoperto che la moglie gli ha fatto questo e quello, esce dall'ufficio in cui è stato cazziato ingiustamente dal capo, arriva da quello che per la seta volta in alcuni giorni gli chiede petulante l'elemosina.
      Cosa può succedere qui?
      Quale è stato l'atteggiamento invadente, aggressivo? Quale la re-azione?
      Io non conosco la storia del fascistello.
      Io so per certo che in società in crisi e in modo proporzionale alla gravità della crisi, la_gente scarica le proprie tensioni su alcune minoranze.
      Giusto? sbagliato?
      Qui ci vuole un moralista per deciderlo.
      Io so che vorrei che alla luce di scienza e conoscenza, di sociologia, psicologia, etologia, biologia, prevenissimo queste situazioni.
      Rimando al preciso, angosciante e distopico estratto di Tutti a Zanzibar segnalato sopra da MrKeySmaher sulla capacità di generazione di violenza delle costipazioni umane.

      Peraltro, qui dentro, jho scritto che le migrazioni di massa in paesi sovrapopolati è un'espressione violenta del fenomeno piùv iolento in assoluto che è l'esplosione demografica.
      Cosa possiamo fare, data la biologia degli homo, per diminuire lo scoppio dei conflitti?
      Quella anziana extracomunitaria è giusto che fosse in quel posto ad elemosinare? Perché?

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    2. Posso intromettermi? Poco sopra Roberto ha minimizzato la significatività della letteratura di fantasia e gli ho risposto che la letteratura di fantasia può dare indicazioni preziose proprio perché astratte e quindi riconducibili a una miriade di situazioni concrete. L'esempio dell'estratto che ti (vi) ho proposto è eclatante, ma non è il solo. Ne ho una caterva, e ognuno ha lasciato il suo piccolo segnetto nella mia formazione. Non dandomi soluzioni preconfigurate, ma inducendomi a mia volta a dare la stura all'immaginazione, all'accostamento inizialmente destrutturato di fatti e avvenimenti concreti che il modo di procedere esclusivamente "razionale" tente a cristallizzare nella loro separatezza.

      A questo proposito, sempre in Tutti a Zanzibar Brunner tratteggia la figura del sintesista (o sintetista, non ricordo bene). Nel contesto della società delle iperspecializzazioni settoriali immaginata (?) da Brunner, il sintesista è una persona dall'istruzione mediocre ma ad ampio spettro, un curioso dalla fantasia ipertrofica il cui unico ruolo è leggere, leggere, leggere. Immaginare. E comunicare agli specialisti connessioni da investigare. Lascio la comprensione delle implicazioni alla vostra capacità di comprendonio. Sono certo che UUIC, sotto sotto, è un sintesista come quelli previsti da Brunner, solo che nella nostra società il loro ruolo non vale nulla.

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    3. Sintesista... öllapepa!
      :)
      Ieri ho scritto di fretta e veramente male.
      diminuire lo scoppio dei conflitti.
      Cazz d'italiano è!?
      In qualche modo la mia debolezza e la mia forza è quella di non (iper)specializzarmi. Una sorta di strategia di Pareto, cercare di carpire l'essenza dell'80% cose con il 20% dell'investimento.
      Visione d'insieme e particolare sintesi e analisi, essere eclettici ed essere specialisti.
      'nzomma, non penso che riuscirò ad evitare queste dicotomie

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  11. UUIC: Cosa possiamo fare, data la biologia degli homo, per diminuire lo scoppio dei conflitti?

    Brunner, nel suo romanzo, indica soluzioni (di fantasia?)... che non voglio dirvi per non guastarvi il gusto della sorpresa qualora decideste di leggere il romanzo! Sono un sadico. :)

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    1. Cosa possiamo fare per prevenire lo scoppio dei conflitti (ancor prima che mitigarne gli effetti)?
      Abbiamo ormai molta conoscenza su dinamiche, processi, sulle leggi che caratterizzano i sistemi naturali, umani, fisici e pure sul fatto che la morale (anacronistica e autoreferenziale, dogmatica, che tende ad un'egemonia universalista che proprio per culto di ciò che fu ignora i contesti originari così degradandosi) è spesso ostile a scienza e conoscenza.
      Soluzione? Adottare un approccio etico ed una dimensione spirituale (dimensione del tempo nel vivere) per cui i problemi si devono affrontare radicalmente per evitare che essi peggiorino e che ciò porta a grandi sciagure (le morali sono i primi e migliori ingredienti per le più infauste sciagure che esse affermano di voler combattere, v. Roberto sopra e mia obiezione).
      Tutto questo però cozza:
      o - con una dinamica mentale che per ragioni evolutive tende a trascurare i rischi che non siano immediati;
      o - con la psicologia della delega/transfer;
      o - non può ignorare il conflitto mai risolto tra bene comune e interessi individuali (Francesco lo sottolinea sempre).
      Insomma, la maggior parte degli homo quando ha un'infezione o un malanno doloroso tende ad intervenire con dei buoni analgesici. Il male intanto peggiora.
      In questa discussione è emerso il caso studio del “fascistello” e della migrante questuante.
      I sintomi sono l'attacco del tizio alla mendicante ma le cause sono altrove: perché la mendicante è in quel posto e mendica? perché c'è quella reazione? la storia delle società e delle comunità umane e dei loro conflitti cosa ci dice? come agiamo per questo problema? su quale scala temporale?

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  12. Scusa, UnUomo, il punto è un altro. Non ha senso chiedersi se quella signora anziana è giusto che fosse lì a domandare l'elemosina, perché in teoria sarebbe ingiusto che CHIUNQUE fosse costretto a farlo. Il punto è che il fascistello si arrogava il diritto, non solo di giudicarla, senza nulla sapere di lei, ma anche di mancare di rispetto a un altro essere umano che non stava facendo niente di male e che, en passant, avrebbe potuto, per età, essere sua madre. Aggiungo, e finisco, che se vedo uno forte pigliarsela col più debole, d'istinto mi schiero con quest'ultimo...

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    1. Rimando a quanto tri avevo risposto sopra.
      Vorrei stimolare un'osservazione che non si limiti ai sintomi, per quanto deprecabili (supposto che possiamo giudicarli tali ovvero che abbiamo cognizione per farlo).

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    2. RImandi? Cioè ripeti pedissequamente quanto hai già detto? E usi un italiano - scusa, eh - criptico? Abbi pazienza, ma ho la sensazione che tu non voglia rispondere nel merito. E non sai quanto i dispiace, perché ho stima di te e mi sei pure simpatico.

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    3. Qui noi non ci capiamo, Roberto.
      Abbiamo probabilmente una certa impedenza valoriale e filosofica.

      Poiché io sono fortemente contrariato e dalla crescita demografica e dalle migrazioni di massa che ne sono una delle conseguenze, io ritengo positivo ogni mezzo di contrasto a questi due fenomeni.
      Ad esempio ritengo che sia positivo rendere la vita ai clandestini il più difficile possibile. Anzi, sarei per modalità di reimpatrio coercitivo basato su controlli sistematici in ogni contesto (sanità, ospedali, retate improvvise, controlli stradali, controlli nei pressi dei luoghi dei trasporti pubblici etc.) e non solo le ridicole pantomime assurde e contraddittorie che recitiamo ai confini.

      Io mi rendo conto che non è una cosa buona, ma anche che è assurdo e suicida continaure a non affrontare la sciagura delle migrazioni di massa verso paesi consumisti sovrappopolati e poi andare radicalmente alle cause (in primis una vis riproduttiva molto violenta).
      I sistemi "politicamente corretti" (e piuttosto cervellotici, noi italiani abbiamo questa spiccata caratterizzazione) non hanno alcuna efficacia e quindi contribuiscono ad aggravare il problema.

      Dal punto di vista etico il mio sillogismo è:
      la migrazione di massa è un atto violento;
      questa migrante ovviamente non ha né parte né arte visto che mendica;
      è nel posto sbagliato e fa una cosa che molte persone considerano irritante, invadente, inopportuna, fastidiosa;
      il fascistello compie un attacco verbale alla migrante ovvero in qualche modo "lotta a suo modo contro il problema migratorio".
      Eticamente lottare contro un problema non può essere considerato un atto negativo, è un atto ecologico e quindi non può essere condannato a priori.

      Questa è solamente una parte del ragionamento.
      Poi potremmo analizzare gli stili di vita, le incongruenze, il consumismo del fascistello, il fatto che forse giustifica il colonialismo italiano, che trova corretto che le truppe italiane siano in casa di altri popoli anche se da essi invisi, etc.
      Ma su questo io non ho dati.

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