lunedì 3 febbraio 2014
Emilianità - 1
Queste notizie mi fanno sorridere. Da ex lombardo ho sempre amato e finanche idealizzato questa terra. Un po' come gli stranieri che venivano in Gran Tour a innamorarsi del Bel Paese. Quando venni qui a fine '97 prima che diventasse Edilizia Romagna lombardizzandosi, ero stupito dalla bellezza che qui c'era ancora.
Io tendo a questa operazione di ricerca filologica, a cercare di capire le radici e le origini. Il regresso che restaura l'eccellenza perduta. Una cultura dove la necessità spinse alla cooperazione, all'ingegno, al civismo estremi e poi all'eccellenza del bene comune - il mio pensiero va alla famiglia Cervi - esperienza culturale (nel senso migliore del termine) direi ineguagliata in Italia, solo qualche territorio rimasto sotto gli Asburgo è confrontabile. Per questo ho un disprezzo così elevato per il progressismo modernista, tecnoteista massificante, degradante e suscito, con esso, reazioni iraconde.
Di recente ho fatto il guastafeste, in un forum/quotidiano in linea locale. Ad un convivio di commemorazione degli anni 60, un orribile e invadente intrusione di plastica, l'apoteosi dell'USA&getta: acqua marcia a km 400, posate di plastica, bicchieri di plastica, bottiglie di plastica (non a caso svoltasi nei locali del Partito Diforzaitalia).
Ecco, allora io ho ricordato loro che i loro nonni, i loro genitori, erano più poveri. Ed erano degni, le loro tavole erano belle, linde, con oggetti così belli anche per la dignità, per il loro Valore.
Andavano in bici, in giro per le città, non si erano imborghesito-rincoglioniti con il SUV e la Mercedes, non avevano una vita di plastica che poi si respiravano pure via inceneritori. Se inviti loro a chiedere ai loro nonni, ai loro genitori, semplicemente se li inviti a riscoprire come vivevano in eccellenza, si incazzano come talebani. Stai mettendo in crisi la loro credenza nel feticcio del progresso. Cita l'eccellenza dei Cervi e il loro vivere, i loro modi, la cultura, gli usi ed esploderanno di rabbia, Emilia Paranoica.
Ecco, il tortellino, quel capolavoro della cultura, lì a Castelfranco a metà tra Modena e Bologna, in brodo! Può consolare.
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