domenica 5 febbraio 2017

L'ombra del bastone

Avevo in mente solo il bastone di Raggio sul muro dell'osteria, e Raggio e sua moglie che aveva cagliato il mio bambino appena nato, e Maddalena Mora che si era fatto tirar fuori il bambino con un ferro da calza da una vecchia, e mio padre copato, e mia mamma morta sputando sangue, e la zia che beveva morta con le formiche in bocca, e  sua sorella col figlio a Milano, e mio fratello in prigione a Udine, e tutto quello che era andato male nella mia vita,come va male il formaggio coi vermi. Ce n'era abbastanza per andar via da questo mondo e non ridere più nianche dopo morti.
Il maggio peso che faceva inclinare il ramo verso la mia morte era che avevo copato il mio amico dopo avergli rovinato la vita e la famiglia. Ma lui era tornato per farmela pagare, e con ragione, perché i debiti si paga uno su l'altro con ragione.
p. 251

Venerdì ho finto la seconda lettura di questo romanzo di Mauro Corona. L'avevo divorato, una pagina dopo l'altra con quella foga che ti rendi conto che è troppo veloce che ci vorrà un secondo passaggio, per potersi fermare, a cogliere i particolari, a immaginare i paesaggi, gli interni, a immedesimarsi, un po', nei personaggi.
Mauro Corona utilizza lo stratagemma? narra la verità? dell'aver ricevuto da un signore che lo raggiunse a Erto il 27 novembre 2003, un diario scritto prima del suicidio, dal protagonista, Severino Corona detto Zino.
E' una storia commovente, toccante, di ambienti aspri, di vita grama e di emozioni vivissime, di passioni che travolgono, esplodono quando la severa morale che tenta di controllarle e reprimerle viene sconfitta dalla loro intensità. E' storia di povertà e di generosità grandissime, impensabili, oggi., storia di isolamento, di non riuscire a trovare 'na donna, di alcolismo, di morte presente tutti i mesi, di morte sul lavoro, di un tessuto sociale robusto e fitto, di solidarietà, di case tirate sul col lavoro comunitario di tutto un paese, di uccisioni per un senso di giustizia violata - e non giudicate, nella vostra vita agiata, quando una persona subisce, in precarietà così labile, un'ingiustizia, che rischia la vita, ecco allora che l'istinto di farsi giustizia proropompe. Pietà e ingenuità, come l'idea di uccidere il proprio figlio illegittimo, appena nato, e di conservarlo, come reliquia, in una forma di formaggio che poi verrà consegnata al prete. L'aborto e le mammane sono una presenza ricorrente per figli non voluto di tresche clandestine, bandite.
Sento l'anima della vita nelle nostre Alpi, ricordi e memorie vive di quando ero piccolo, osservavo le ultime retroguardie di una vita austera, contadina, alpina, aspra.

Allora tra di me veniva in mente quanto era povero e salvatico il mio paese, dove tutto era ripido e magro, compreso vacche, capre e persone. Lassù a Erto, era tutto magro di fatiche e di miseria, ma a me mi piaceva tanto in quella terra dove ero nato, anche se era poco e le vacche era scheletri e dava sì e no otto litri di latte a mungitura.
p. 224 - 225

La vita quotidiana è cornice di estremismi inconsapevoli. L'eros e la sua potenza sovversiva irrompe nella vita morigerata, porta a vita  e morte, a pulsioni catalizzate e rese parossistiche dalla severa morale. La religiosità che sconfina nel paganesimo animista, cerca una consolazione, un sollievo alla durezza della vita. C'è una sacralità della montagna, forse, come osserva l'autore, una fede di terrore, di sopravvivenza.  Una valanga irrompe su una processione (in un inverno rigido che aveva portato alla morte un paesano, un freddo che portava al suicidio per rogo della propria casa) mietendo altre due vittime. E' subito un movimento per costruire una piccola edicola dedicata alla Madonna, della Neve, appunto, a chiederLe un viatico attraverso le asperità della vita grama.
Ciò che m ha impressionato è l'intensità del vivere, oggi del tutto impensabile, nella nostra vita di agio e sicurezza. Il protagonista ha un senso morale spiccato che gli permette di donare un'intera latteria (caseificio) ad un giovane vedovo con tre figli. Vive il senso di rimorso per i crimini (avvelenamento dell'amico e socio con la belladonna), il senso di colpa per le relazioni amorose clandestine con le mogli di persone che gli erano state care. In finale, i momenti di tenerezza e intimità con la moglie del contadino, la lievità e la soavità di una carezza, di un volersi bene e di un voler bene, ad un'anima oltre che ad una femmina, di sentirsi voluti, sono toccanti.

Mauro Corona ha raccontato la sua anima, il suo sangue, l'humus della sua terra madre, ripida, erta, la fatica, i prati con l'erba buona, le foibe infernali,  i boschi e i monti di ciò che è vita e morte di lui, della sua gente.
Questo romanzo ha un alto valore anche dal punto di vista etnografico, perché fornisce uno spaccato assai preciso e ricco della vita rurale alpina alla fine del XIX secolo e per i primi due decenni del secolo scorso, su usi, pratiche, abitudini e cultura delle nostre genti.


L'ombra del bastone
Mauro Corona
Mondadori
Storie di uomini e montagne
Edizione speciale per RCS Media Group SpA


33 commenti:

  1. anche a sto giro Lorenzo ha ragione al 101%. Corona insopportabile ed anche inutile

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    1. Condivido anche io. Inutile, saccente, prosopopaico e in definitiva odioso.

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    2. ti girano le palle che io e Ala la si pensi come te?

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  2. Non lo so.. bisognerebbe dedicarsi.. e, come Uomo, essere già predisposti mentalmente ad una lettura simile... nonjapossofa..

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    1. Io ho ancora qualche ricordo diretto e indiretto di quella vita. Quando saranno morti i nostri genitori, l'ultima generazione che visse la fine di quell'epica rurale, tutto finirà nell'oblio.

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    2. Nervoso, stamani, Lorenzo.
      No, il problema della scomparsa di quella generazione, l'ultima capace di affrontare dei sacri-fici, è un problema generale.

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  3. Direi che lo jato tra cultura rurale e quella alpina in questo caso e i nostri tempi è del tutto evidente anche in questi commenti e il fatto che una persona che narra quei tempi non viene gradita.
    Perché la povertà se non la miseria che racconta fa paura ed, è, ciò verso cui stiamo andando con la frantumazione sociale a cui si sta lavorando, con l'innesto a forza di decine di milioni di xeno ostili che competeranno anche su un pezzo di pane secco.

    Narrare la miseria , non scrivo economica, forse ... ecco la miseria di consumismo qui, non certo la miseria spirituale e morale attuale perché il livello medio morale e dei saperi e delle conoscenze era straordinariamente più alto allora che ora, narrare la miseria può rendere odiosi.
    Certamente c'è una parte di similitudini o avversità personali ma io percepisco la stessa distanza che incontro tra le masse urbane e le genti (non si può più dire masse perché sono ridotte diciamo tra il 2% e l'8%, a naso, di media (ci sarebbe anche la pesca, a dire il vero) contadine è più ampio che mai.
    Corona, quindi sfancula i cretinismi della modernità liquida, si attira un sacco di antipatie.

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    1. Francamente non capisco cosa intenda per perversione.
      Io ascoltavo i racconti di mia nonna ostetrica e poi anche di mia madre (ostetrica fino a che non ebbe noi figli) e c'erano una storia che non è certo la waltdisneyzzazione della realtà, termine molto efficace che prendo da te in prestito: esse entravano nelle case contadine, oltre a vivere una comunità contadina. E in quelle realtà c'era tutto, come ora, il buono e il cattivo, il bene e il male.
      Come dicono i buddisti, osservare la realtà, è straordinariamente importante.
      Altrimenti vuoi il kitsch, ovvero la negazione assoluta della merda che diventa una metamerda.

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    2. Lorenzo, io non capisco. Stamani hai le palle girare e vuoi attaccare briga. Le puttanate sono nella tua testa, se le pensi e le scrivi.

      Modera i termini e circcostanzia altrimenti diventa cagnara, il "tu non vali un cazzo perché lo dico io" non va bene. Grazie.

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    3. Se il metodo della tradizione orale e della memoria degli avi, come dici tu, non va bene, puoi proporne uno di migliore.
      Qui non ho citato nel dettaglio i racconti di mia nonna (e poi di mia madre) e la loro posizione di osservatrici in qualche modo "privilegiate" in quanto, per il loro ruolo di co-ma(d)ri entravano nelle case contadine, ma non come ospiti nella stube (il soggiorno, nelle case contadine trentine e tirolesi) ma nella stanza matrimoniale, lavorando con il corpo (e anima e mente) delle donne contadine partorienti.
      Non va bene? Certamente puoi pensare che mi abbiano raccontato falsità, cose inverosimili o congetture o ...
      Prego, allora porta testimonianze e un metodo migliore che le smentisca.

      Tu hai letto il romanzo di Corona?
      Perché se sì, allora mi dici cosa c'è di inverosimile, di esagerato o di perverso.
      Se no stai facendo cagnara ideologica.

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    4. > ci metti sopra anche il carico che chi la contesta è "intellettualmente inferiore"

      Dove avrei scritto questo?
      Io ho scritto che esiste uno jato che si sta ampliando tra la cultura rurale e le messe urbane che sono fuori da quel mondo da tempo.
      Questo fatto di cronaca rappresenta meglio di mille mie parole quanto sto descrivendo. Gli sciatori della domenica che vanno a sciare senza avere... delle catene in auto o non sapendole montare o contando che... ci sia il diritto (?) ad avere le strade spazzate e poi salate etc. etc.

      Certamente sono intellettualmente inadatti ad un ambiente, quello alpino, che NON è quello cittadino e questo lo dimostra. Del resto i sipiarietti e letteratura sulla goffaggine di alcuni "villani" in città da parte dei cittadini non mancano.

      Quindi, se non hai la coda di paglia, inutile inalberarsi sull'intellettualmente inferiore al quale, peraltro, non pensavo.
      Certo rimango dell'idea che Corona non incontri grandi simpatie quando martella sulla insipienza di certi usi di artificializzati, quando martella sul mondo storto.

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    5. Aggiungo un pensiero: in un romanzo vengono concentrati i fatti di oltre vent'anni di vita. Quindi non c'è da meravigliarsi se risulti poco realistico ma questo è un limite strutturale di ogni diario. Raramente, se per una scelta di osservazione e di memoria, in un diario riporti l'ordinario. Non ci sono pagine e pagine sulla mungitura o su come veniva falciato il prato. Piuttosto alcuni fatti extra-ordinari sul quanto attinente la latteria (caseificio nel lessico delle Alpi Orientali) oppure la falciatura.
      Tu però osservi alcuni di questi fatti come "perversioni". Un po' come se uno leggesse un qualsiasi quotidiano locale e assumesse che la cronaca nera sia l'ordinarietà. Ma l'ordinarietà come il mio viaggio odierno per venire al lavoro, non viene riportata in questo diario e neppure nel quotidiano locale.

      Non hai risposto alla domanda: hai letto o leggesti "L'ombra del bastone"?

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    6. La cretinate di buddisti.
      Ahaha
      Lorenzo, quando ti fai prendere dalla vis polemica perdi la testa.
      Tu osserva i tuoi antagonismi che non mancano. Tui fai menare dallo sventolio di un drappo rosso infuriandoti come un toro.
      Leggi buddista e non capisci più nulla inizi a scrivere di cretinate e puttanate (poi ciascuno, con un po' di pressione emotiva, esprime ciò che ha dentro, eh!?).

      Faccio notare, ancora, la tua fissazione contraria: non hai speso una parola su alcune parti del romanzo, che ho citato, come la costruzione comunitaria di una casa o l'episodio del dono del caseificio al vedovo con tre figli. Sei partito in resta con 'sta idea della "perversione".
      Beh, ognuno legge e pone l'attenzione su ciò che lo attira.

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    7. UUIC: "Certamente [le 'masse' urbanizzate] sono intellettualmente inadatti ad un ambiente, quello alpino, che NON è quello cittadino e questo lo dimostra."

      Per onore di realismo occorre anche puntualizzare che il montanaro dei tempi che furono non durerebbe un quarto d'ora nella stazione centrale della Milano dei nostri tempi. Anzi, mi spingo più in là: io stesso faticherei a superare l'ora.

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    8. Le città sono già degli inferni di etnie nemiche nelle quali, se sbagli luogo e ora, rischi l'incolumità. Non siamo ancora alle banlieue dei gioiosi fratelli islamici, ma zona Termnini a Roma o viale Padova sono già luoghi estremamente pericolosi in ampi intervalli della giornata.
      Si realizza così il "progresso" verso la distopia di Jena Plissken e la sua NYC e l'implosione sociale.

      Ah, ma è tutto così bello, l'accoglienza senza se e senza ma, gli arcobaleni, la crescita, ci pagano le pensioni, portatori di cultura, il progresso...
      Essi credono siamo tutti idioti.

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  4. Per la memoria ci sono pur sempre gli archivi.
    Per contro tra un po'torniamo alle mammane.
    Uno degli ultimi libri che ho regalato a mio padre era di Corona, sono contenta di averlo fatto, mi pare che qua nessuno è il Sapegno.

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    1. Gli archivi... ci sono fatti minuti, di vita quotidiana che sfuggono agli archivi. Negli archivi sarà stata registrato il battesimo di Zino Corona o di Raggio Martinelli ma non le volte in cui diventarono soci oppure quando il primo sfuggì all'attacco mortale del secondo che, nella foga di volerlo colpire col bastone, finì per cadere nella foiba.
      Nel racconto è scritto come la gran parte dei contratti avvenivano per stretta di mano e, se con una certa importanza, pestando una certa pietra (la faccio breve) in presenza di testimoni.

      Beh, purtroppo temo di sì. L'aborto finirà male per due motivi:
      o - il primo, pratico, per il collasso del sistema sanitario
      o - il secondo, ideologico, perché l'invasione e la frantumazione sociale spingeranno sempre più elettori (io sono tra quelli) a votare partiti identitari, sovranisti costi quel che costi, che, in genere (a mio avviso illogicamente) contrappongono all'islam la cattolicità. In ogni caso si tenderà ad una teocrazia e al fatto che le donne verranno ricacciate a far figli (e quindi, in questa prospettiva, certamente l'aborto verrà visto come In questa pagina avevo già accennato a questa assurdità (vedere qui).

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    2. Più studio e mi documento e più scopro le nefandezze della resistenza comunista al confronto del quale i crimini politici dei fascisti sono... bagatelle.
      L'altro giorno, dentro l'ANPI è successo qualcosa, hanno ammesso che successe qualcosa a Porzus.
      Solo una purga delle decine, delle centinaia.
      Da qualche anno, il dieci febbraio è una giornata che ricorda altri crimini commessi dai "liberatori".
      Poi, sempre a oriente, in Carnia, potremmo ricordare il dramma dei cosacchi, gli stermini commessi dai kompagni stalinisti.
      Tutta roba accuratamente nascosta, omessa dall'ortodossia antifa per cretini.
      La morale dei rossi. Già.

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  5. Non ho mai letto nulla di Corona Mauro, però mi sono sempre chiesta:"Ma come cazzo fa a stare in montagna, con la neve, il gelo, il ghiaccio... in canottiera? A me per questa cosa sta simpatico, ogni tanto lo nomino pure, lo introduco nei discorsi. Non lo so Uomo, adesso non mi viene in mente un caso preciso in cui lo nomino, ma dico cose tipo:"Neanche Mauro Corona in canottiera sulla neve", in riferimento a cose, cose così, cose mie, cose. Basta, ciao! Ed anche oggi ho dato.

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  6. Scriverò una pagina sulla pellicola che ho visto sabato.
    Ora non riesco a vedere il brano e, tanto meno, la pellicola intera.

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  7. Cerco di usare l'italiano, Lorenzo.
    Film vuol dire pellicola...
    Preferisci sequenza o flusso?

    > la saggezza nel guru orientale non sa niente di casa sua

    Qui abbiamo il problema che la nostra cultura politeistica, ellenistica o del nord, è stata rimpiazzata dal cristianesimo assai più rozzo, anche se non così rozzo come la merda che sta arrivando ora a milioni.
    Purtroppo questa riduzione al dio unico è stata un problema anche culturale, di riduzione all'ortodossia (cosa che peraltro di ripete ora, la grande deculturazione nelle parole di Renaud Camus, funzionale alla frantumazione, alla distruzione sociale utile alla sostituzione che garantisca la supremazia e lo sfruttamento dai neosoviet mondialisti, progressisti, ultracapitalisti).

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  8. Questa cosa è incommentabile, ma per davvero.

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  9. Nota cruscantica.

    > Il termine più appropriato per un film che vedi sul computer, sulla tavoletta o sul furbofono è "videoclip" (più preciso)
    > o "video" (per estensione, il video è in realtà l'aggeggio che genera l'immagine, il display).
    > Anche il termine "fotografia" è appropriato per le stampe o i negativi ma quelle che guardi su un display sono "immagini".

    Noto, Lorenzo, un interesse per la precisione che va, questa volta, contro la "tradizione" nella quale, in italiano corretto (e, come osservi, anacronistico) si usa pellicola.
    Noto che quando sottolineavo che utilizzare il genere per declinare alcuni sostantivi (ingegnera, avvocata, sindaca, sia pur in forma corretta, invaditrice e non invasora, etc., ministra) tu ti inalberavi.

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  10. Sì, ci sono osservazioni che affermano che il cristianesimo sia... un po' politeista (o, perfino, tantrico nella divinizzazione mariana del femminile).
    Tra le altre cose la cacca wahabita e salafita che dilaga imputa, le stesse accuse al cristianesimo (ma anche alla confessione sciita dell'islam).
    Poi ci sono vaNota cruscantica.

    > Il termine più appropriato per un film che vedi sul computer, sulla tavoletta o sul furbofono è "videoclip" (più preciso)
    > o "video" (per estensione, il video è in realtà l'aggeggio che genera l'immagine, il display).
    > Anche il termine "fotografia" è appropriato per le stampe o i negativi ma quelle che guardi su un display sono "immagini".

    Noto, Lorenzo, un interesse per la precisione che va, questa volta, contro la "tradizione" nella quale, in italiano corretto (e, come osservi, anacronistico) si usa pellicola.
    Noto che quando sottolineavo che utilizzare il genere per declinare alcuni sostantivi (ingegnera, avvocata, sindaca, sia pur in forma corretta, invaditrice e non invasora, etc., ministra) tu ti inalberavi.

    Nel cristianesimo ci sono poi vari paradossi e illogicità che caratterizzano ogni religione, come il paradosso dell'unita/trinità di Dio.

    Ci sono anche dispute sulla qualificazione di religione "della mano destra", eccetera.

    I santi sono santi e non sono Dio, penso che sia insegnato anche nel catechismo base e così per angeli e arcangeli.

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  11. A proposito di "note cruscantiche"...

    Visti i pruriti di certe cosiddette "alte cariche" dello Stato, perché non si rispolvera seriamente un po' della nostra tradizione più antica nella forma del vecchio genere neutro? Sindaco? Sindaca? E perché non sindacum e non se ne parla più?

    P.S. Ovviamente non è una proposta seria, vuole semplicemente fare il verso alle idiozie che ci vengono imposte quotidianamente dopo le stupide esternazioni antilinguistiche del Presidentum Boldrine. Eh, sì, Boldrine perché il maschile plurale Boldrini, nella versione transgenere femminile deve restare plurale, quindi Boldrine, non certo Boldrina.

    Nasce però un problema. Fassina non potrà più essere chiamato così perché evoca il genere femminile, epperò Fassino è un cognome già assegnato per un suo collega, per cui si rischia la confusione. La soluzione è a portata di mano: basta sottoporre Fassina a intervento di inversione sessuale cosicché, divenuto donna, possa conservare il suo nome attuale. Tutti felici, tutti contenti, anche perché Fassina essendo membro (ha, ha) attivo del PD sarà sicuramente entusiasta di poter usufruire in pieno diritto della sua nuova condizione.

    P.S. dimmi te se si deve andar dietro a certe stupidaggini, per di più pelosamente tendenziose, sparando stupidaggini ancor più idiote...

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    1. Sei i ruoli, ora, vengono ricoperti da femmine è bene che esista una loro declinazione di genere.
      Nessuno si scandalizza per ostetrico, ad esempio.
      La questione è di farlo bene.
      Non invasora ma invaditrice, ad esempio.
      Tra i due criteri
      o - rispetto della tradizione
      o - precisione
      in caso di conflitto opto per la seconda.
      Si tratta. comunque, di una pseudo scelta, perché la maggior parte delle volte si può declinare secondo genere.

      Sul neutro, direi che abbiamo un limite linguistico, non esistendo in italiano.
      I concetti che prescindono dal genere (ad esempio i sostantivi collettivi, come potrebbe essere sibling per "fratelli (e sorelle)" dovrebbero essere neutri, ad esempio.
      La lingua non è così rigorosa come dovrebbe.

      Per il resto, sorrido. :)

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    2. La lingua è più che rigorosa, è la gente ad essere cretina.

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  13. > non ha senso usare traduzioni italiane di termini originati altrove,
    > SOPRATTUTTO se la traduzione introduce un errore tecnico o una incomprensibilità.
    > Tipo "file = raccoglitore" o "folder = "faldone"

    Mmh.
    Gli anglofoni inventano talvolta dei neologismi per indicare dei nuovi concetti o recuperano termini esistenti estendendone l'accezione, il significato.
    Perché non lo dovremmo fare noi, in italiano?

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