Ero seduto accanto ai miei che stavano vedendo un film su Rai Movie.
Qualcosa su degrado, alienazione, alcolismo, violenza domestica e intergenerazionale nella comunità dei Maori. Alla scena del suicidio della figlia maggiore per impiccagione, figlia che non ha resistito al crescendo di soprusi e violenze e del dolore sovraumano della madre che la scopre, non ho resistito, sono venuto qui a letto e ora scrivo a te, diario.
Io vivo una vita serena, dorata, felice per la bellezza, la Natura, i giorni con mio figlio, per le mie passioni, l'amore passato e quello che verrà. La rappresentazione, per quanto cinematografica, degli abissi della vita, della capacità di distruzione e di generazione della biologia, non trova una gran pellaccia a resisterle.
Domande molte, risposte balbettanti, incerte, soverchiate dalla dimensione esistenziale, duale, della vitamorte.
Starei per aggiungere "e dall'impotenza".
Ma, anima mia, fermati e respira bene. È il tuo esempio così piccolo e così grande del vivere giorno per giorno, nell'ecologia che cambia il mondo in silenzio. Come una foglia verde della quercia o del grande acero.
Buonanotte serena anima mia, proprio come quella di una foglia di quercia, là sul ramo grande e robusto.
sabato 2 novembre 2013
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io alle volte temo che per difendermi dalla sofferenza altrui, possa diventare indifferente, il che significherebbe cambiare la mia natura e in ogni caso non mi piacerebbe.
RispondiEliminaonce weew warriors, credo sia quello il titolo del film
RispondiEliminaonce were warriors
Eliminax Sara:
RispondiEliminaNo, diventare indifferenti no. Anche se una sovraesposizione al dolore ti anestetizza col tempo. Ma neppure soccombere ad esso. Il transfer può annullarti. Allora tenere presente il contributo che tu, Sara, puoi dare. Anche tu come una foglia.
La mia riflessione ulteriore è quella di rifuggire da tendenze missionarie che, nella maggior parte dei casi sono una sorta di bislacca terapia per i "salvatori" con pessimi effetti sui "salvati" e che aggrava ulteriormente le loro condizioni personali e ambientali (abbiamo un intero continente che ha subito le angherie e i disastri delle salvifiche ingerenze cristiane e mussulmane fino a renderlo il vaso di Pandora che è).
x Francesco:
Sì sì, proprio quella pellicola! A casa poi inserirò il collegamento che da furbofono non è possibile editare le pagine una volta pubblicate.
Ma grazie! :)
Uomo sospendo per un po'l'attività del blog, però continuerò a seguirti, buona domenica!
RispondiEliminaSpesso ci rendiamo conto delle nostre fortune solo dopo aver visto (o provato) la vera sofferenza.
RispondiEliminax Sara:
RispondiEliminaOh :-o
Intuisco sia successo qualcosa.
x Spirita Libera:
Non è la sofferenza in sé che può portare all'anestesia se continua.
È il contrasto tra piacere e dolore, la differenza tra il ben-essere e il mal-essere. Questa "alternanza" e l'esercizio dell'estetica che apre verso l'esterno (osservazione) e verso l'interno (introspezione).
Buongiorno.
Tutto bene, ma in questo momento era giusto così. Non facile, ma giusto.
RispondiEliminaPrendo atto.
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