Per il figlio di Stalin la vita non era
stata facile. Il padre l'aveva avuto da una donna che tutto lascia
supporre abbia poi fucilato. Il giovane Stalin era quindi allo stesso
tempo figlio di Dio (perché suo padre era venerato come un Dio) e
dannato da lui. […]
Subito dopo la guerra fu fatto
prigioniero dai tedeschi, e altri prigionieri […] l'avevano
accusato di essere sporco. Lui che porta sulle spalle il dramma più
sublime che si possa immaginare (era allo stesso tempo figlio di Dio
e angelo caduto) deve forse adesso essere giudicato non per cose
elevate (che abbiano a che fare con Dio e gli angeli) ma per della
merda? Sono dunque così vicini il dramma più eccelso e quello più
infimo?
p. 250-251
Da ciò deriva che l'ideale estetico
dell'accordo categorico con l'essere è un mondo dove la merda è
negata e dove tutti si comportano come se non esistesse. Questo
ideale estetico si chiama Kitsch. […] Il Kitsch è la negazione
assoluta della merda, in senso tanto letterario quanto figurato: il
Kitsch elimina dal proprio campo visivo tutto ciò che nell'esistenza
umana è essenzialmente inaccettabile.
p. 254
Dieci anni più tardi (viveva già in
America) un amico di amici, un senatore americano, la portò a fare
un giro nella sua enorme macchina personale. Sul sedile posteriore si
stringevano quattro bambini. Il senatore si fermò; i bambini scesero
e corsero sull'ampio spazio erboso verso l'edificio dello stadio dove
c'era una pista di pattinaggio artificiale. Il senatore vedeva al
volante e guardava con aria sognante le quattro figurine che
correvano,poi si risolve a Sabina :- Li guardi – disse, e con la
mano descrisse un cerchio che doveva contenere lo stadio, il prato e
i bambini :- Questo è
ciò che io chiamo felicità.
Dietro quelle parole non c'era
soltanto la gioia perché i bambini correvano e l'erba cresceva, ma
anche una manifestazione di comprensione nei confronti di una donna
che veniva da un paese comunista dove, il senatore ne era convinto,
l'erba non cresceva e i bambini non correvano.
Ma proprio in quel momento Sabina si
immaginò il senatore su una tribuna in qualche piazza di Praga. Sul
suo viso c'era lo stesso identico sorriso che gli uomini di stato
comunisti rivolgevano dall'alto della loro tribuna ai cittadini che
sorridevano nello stesso identico modo giù nel corteo.
p. 255-256
Sulla prima pagina c'è ancora la
dedica della madre di mio figlio.
Natale 1990.
Felicità è amore, nient'altro. Chi
può amare è felice. (Hesse)
… come noi.
Sono dovuti passare ventiquattro anni
prima che leggessi quel libro. Ora lo riapro, rileggo la
dedica, sorrido. Eravamo nel pieno del nostro innamoramento.
L'innamoramento è quello stato di grazia che ti mette su
nell'olimpo, un po' lontano dalle imperfezioni umane. Se non fosse per la sua
caratterizzazione divina e divinatoria l'innamoramento sarebbe...
kitsch.
La trattazione del kitsch di Kundera è
una delle pagine più belle della letteratura che ho letto.
Venticinque anni passati dall'avvio del
collasso in grande del kitsch sovietico-comunista permettono di
osservare il contesto di Kundera con un po' di distacco. Lo scrittore
cieco si accorse che la sua tensione intellettuale, morale, andava a
trattare la dimensione convenzionale della rimozione
dell'inaccettabile che travalica le culture, i sistemi di potere, i
sistemi acritici (religiosi), il tempo.
Kundera lavora sul piano della
struttura e delle persone. Le storie di amore, di vita, di morte,
Franz e Sabina, Tomas e Tereza, il loro intrecciarsi, istantanee in
fuga in avanti e indietro nel tempo e le strutture, i contenitori
geopolitici che contengono queste persone e le loro vite.
E queste vite sono, nella loro umanità
descritta realisticamente, paure, fobie, convenzioni, le coazioni a
ripetere della formazione (imprinting) biologico, opposti al kitsch. Il travagliato amore tra Tereza e Tomas supera le difficoltà e diventa un viaggio a due nella vita, nel mondo. Sabina (il personaggio che più mi assomiglia) lo compie da sola, insofferente alle convenzioni fino al punto di tradire, di violare tutti i sistemi di accordi che incontra. Franz è il borghese con i strumenti ma... fragile, sostanzialmente inetto: per l'autore Kundera la metafora inversa della necessità che aguzza l'ingegno, vivifica, tempra, l'agio che ottunde, che appiattisce, che ti rende "eroe" di slogan in cortei, in marce ridicole di egoici radical-chic (nella parte finale del romanzo, la Grande Marcia degli intellettuali occidentali dalla Tailandia verso il confine con la Cambogia, nell'ecologia della dissacrazione degli ego fatui e del kitsch politicamente corretti, è un altro capolavoro nel romanzo e della letteratura).
L'autore ceco non aveva ancora
assistito però al duale del kitsch, ovvero la rappresentazione a
scopi commerciali, di ciò che nell'esistenza umana è essenzialmente
inaccettabile.
In effetti il trash caratterizzò il
duale del blocco comunista, ovvero i paesi socialconsumisti
capitalisti proprio a partire da quegli anni. In Italia
l'inquinamento sociale e la devastazione culturale da parte del
sistema commercial-berlusconiano, il fintoplasticato patinato,
divenne un ventennio che suggellò lo sfascio del paese promuovendolo
in tutte le forme possibili.
Perché i sistemi di potere moralisti
come l'utopia-distopia comunista soccombettero? Perché essi furono
battuti nell'eccellenza del peggio.
Il loro kitsch moralista fu superato
dal kitsch and trash della liquidità capitalisticosocialconsumista.
L’idea dell’eterno ritorno è
misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi
nell’imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così
come l’abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba
ripetersi all’infinito! Che significato ha questo folle mito?
p. 1
L'incipit del romanzo si compie ancora
una volta, l'eterno ritorno della rimozione dell'inaccettabile si
sposa con la rappresentazione ossessiva dell'inaccettabile. La realtà ciclica, la condanna
esistenziale circolare dell'evoluzione umana si compie. Il trash si compie usando il kitsch, la
lacrimetta per l'emozione e i sentimenti e la seconda lacrimetta che
si compiace dell'essere buoni e di avere avuto una prima lacrimetta.
C'è sempre un momento kitsch nel trash, un tentativo di redenzione.
Alcune pecche linguistiche in italiano
da parte dei traduttori, Giuseppe Dierna e Antonio Barbato.
Adelphi