Dopo due settimane di assenza, sono tornato in milonga, ieri. Non c'è il pathos, i fiotti di emozione dei primi dimenamenti. Nell'inoltrarsi nell'arte, nella clessidra del tango, la curiosità, le emozioni, il trasporto dovuti alla curiosità che sono nella parte superiore, scendono e si trasformano in attenzione, in cura, in ascolto, in tecnica passando alla parte inferiore. Le milonghe ordinarie diventano meno attraenti, iniziano a soffrire di inferiorità rispetto ad eventi extra-ordinari, maratone, lunghe, festival, più o meno sporadici o periodici che si tengono qui e là (come quelli che ci saranno sabato e domenica, qui e in Toscana). Il destino diventa quello di far più chilometri, talvolta molti chilometri, per incontrate altri corpi-menti-anime con le quali trovare un'unione creativa, emozionante, danzata, con la quale creare, abbracciati, inutili artefatti estetici, radiosi e intriganti proprio per la loro creatività inutile, gratuita.
E, come nella vita, bisogna fermarsi, talvolta, e riaprire gli occhi, tornare ad ascoltare, a percepire il batticuore della ballerina che hai tra le braccia e ritornare a vedere i panorami fantasmagorici che sono lì, sono sempre lì, basta vederli, non assuefarsi.
Penso, che a differenza di quanto avvenuto con le donne, col tango sto riuscendo nella metamorfosi, quella del passaggio dall'innamoramento all'amore.
Il pathos dei primi dimenamenti passa sempre, come hai giustamente detto l'innamoramento non è amore
RispondiEliminaBeh, può tornare, ad un altro livello. :)
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