domenica 14 giugno 2020

A due terzi - 1

A due terzi della camminata mi si è bloccato il ginocchio sinistro. Sono riuscito ad arrivare ad un ameno borghetto raggiunto da nastro di asfalto: mi verranno a raccattare in auto.
Semisdraiato al sole sul bordo di una fontana, mi godo il silenzio rotto dal suono dei grilli, il tocco regolare di una zappa sulle zolle, dal fruscio del fogliame mosso dalla brezza.
Mi sono già tolto oltre due dozzine di zecche.
Eravamo in un angolo di Toscana montana abbandonata, sentiero spesso a tracce affogate di gramigna, ginestraccio, biancospino. In oltre cinque ore di cammino non abbiamo incrociato camminatore alcuno
Sì, proprio selvatico direi, anche dal numero di piccole, insolenti aracnidi.
Qui, però, è un piccolo paradiso.


18 commenti:

  1. Qualcuno poi mi dovrà spiegare per quale arcana ragione, dalle mie parti, trent'anni fa era impossibile beccarsi anche una sola zecca dopo giorni a ravanare tra prati, boschi e arbusteti, ivi compreso dormire sotto agli alberi, laddove oggi appena lasci l'asfalto viene letteralmente aggredito e divorato da questi mostriciattoli assatanati. C'è qualcosa che non mi torna.

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    1. Eh già, sicuramente c'entra con 5G.
      O forse son nanoidi che si attivano con i vaccini!

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    2. x Messer Pigiatasti:
      Da queste parti i locali incolpano gli "ungulati", termine col quale indicano caprioli, daini, cervi e cinghiali.
      In effetti era fauna praticamente sul punto di estinguersi fino ad un paio di decenni fa.

      x Alahambra:
      Buondi'. Ancora arrabbiata con messer Pigiatasti!?
      Avete una qualche spiegazione? Ho letto che anche in Friuli Venezia Giulia la presenza delle zecche è diventata pesante (problemi di diffusione della borelliosi). Avete qualche idea, a proposito?

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    3. Ma dai, è che siete ridicoli nel vostro volere sempre la moglie ubriaca e la botte piena.
      Rivolete la foreste, il bosco, le bestie, la "natura" ma poi quando un minimo tornano con le conseguenze del caso non vi capacitate dei disagi.

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    4. Alahambra, non penso che le motivazioni che adduci abbiano una qualche rilevanza. Quando leggi di certi accostamenti, assumi un atteggiamento selettivo.

      Tra l'altro, cosa sono i nanoidi, che non ho mai sentito nominare? Dove ti sei documentata in merito?

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    5. Non si puo' dire, ma la causa delle zecche sono principalmente gli ungulati erbivori, i quali si moltiplicano in modo abnorme in assenza di predatori, che siano naturali o umani cacciatori: anche dalle mie parti sui rilievi, un po' dopo l'arrivo dei camosci, sono arrivate le zecche, che tutt'ora, nelle zone che frequento, sono presenti in quantita' solo dove ci sono molti camosci, ragione per cui tali zone le frequento meno (cosi' come frequenterei meno una palude piena di zanzare malariche, non cambia poi molto, altro che aria sana della montagna). Prima, in decenni, mai visto ne' un camoscio, che ora viaggiano in branchi che nemmeno si spostano quando li incroci sui sentieri, ne' una zecca. MAI. Ora, basta passare nei posti dove i camosci si raccolgono, per trovarsi zecche sulle scarpe anche in presenza di erba bassissima. Leggevo che e' pieno di zecche anche nei rari parchi protetti di pianura dove si sono reinstallati i grandi ungulati selvatici, in grande quantita', come sempre fanno gli erbivori, a causa della mancanza di predazione.

      Comunque Alahambra non ha torto, il mondo della natura "naturale" e' ostile all'uomo, ed e' ben per questo che l'uomo quando ci riesce lo trasforma e lo addomestica per i suoi bisogni, in primo luogo eliminandone le avversita' per se stesso. E' solo chi le avversita' non le ha mai sperimentate, cioe' praticamente tutti i civilizzati di oggi, che non lo capisce. Non per niente noi, e gli ecologisti moderni in genere, ragioniamo in un modo che sarebbe stato considerato da ricovero d'urgenza in psichiatria da parte di uno qualsiasi dei nostri antenati di solo un secolo fa, quando bastava la puntura di una zanzara per crepare.
      Comunque per gli uomini vale lo stesso che vale per gli ungulati: in assenza di predatori naturali (fra i quali valgono anche le zecche e perche' no l'inquinamento, la vecchia "malaria" prima che si scoprisse il plasmodio), ci siamo moltiplicati a dismisura.
      firmato winston

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    6. Salve, messer Winston.
      Grazie per i commenti di pregio.
      Io distinguo tra ambientalisti, spesso sinistroidi urbani artificalizzati, quelli che si baloccano con il falso della "ecologia sociale, delle uguaglianze, walatdisneyana, vegana e altre puttanate del genere) e gli ecologisti che hanno cognizione della logica della "casa".
      La natura, la nostra casa, è prodiga e feroce, ha paesaggi di bellezza sconfinata nella quale c'è la lotta feroce della biologia, nella quale vige anche il "Mors tua vita mea" abolito dalla tronfia stupidità progressista degli esseri umani appecoronati nelle loro ideologie per cretini.
      Insomma, la natura è tutto, anche metafora della vita ovvero di se stessa e la vita è pure sofferenza, lotta, etc. .
      Penso anche io che zanzare, zecche, tenia e altri parassiti abbiano l'unica funzione stabilita in natura ovvero che una specie non possa prevalere a scapito di tutte le altre.
      Se non ci fossero gli antagonisti degli esseri umani sarebbe una disgrazia, il tumore antropico attuale sarebbe enne volte più grave.

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  2. Cambiamento climatico.
    Feci una ricerca nel 2016, quando mia figlia si prese la malattia di lyme , o Borrellia.

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    1. http://www.scienzenaturalivco.org/Download/Zecche_Vigano.pdf

      "Fattori che determinano un aumento del numero delle
      zecche e la loro dispersione
      • Modificazioni climatiche favorevoli alle zecche
      • Aumento di parchi e aree incolte
      • Aumento delle popolazioni di alcune specie di animali selvatici e dei
      loro areali di distribuzione"

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    2. L'ordine dei fattori lo puoi tranquillamente invertire.
      Che io sappia, il cambiamento climatico favorisce le zecche solo se fa aumentare la piovosita' e l'umidita': le zecche fanno un solo pasto annuale di sangue fra una muta e l'altra, e rischiano di disidratarsi e morire nei climi secchi se non trovano l'ospite in tempo (a parte che piu' pioggia = piu' erba = piu' grandi erbivori selvatici).
      Comunque, contrariamente al pregiudizio comune, il riscaldamento climatico fa aumentare la piovosita': piu' caldo c'e' piu' l'acqua evapora, e l'acqua che evapora prima o poi piove da qualche parte.
      I periodi piu' aridi della storia climatica della terra sono senza alcun dubbio quelli piu' freddi.
      Semmai, all'aumentare della temperatura media succede che migra verso nord (o verso sud nell'altro emisfero) la zona dei deserti che cinge tutto il globo terrestre come si puo' facilmente vedere da google maps o earth, e comprendere teoreticamente cercando "circolazione atmosferica" sul web, sperando di non capitare su qualche sito (ormai la maggioranza) che censura la banalita' climatica per cui, globalmente parlando, piu' caldo = piu' pioggia. La zona piu' arida del mondo e' l'antartide, dove ci sono posti nei quali non cade acqua in nessuna forma, se non ricordo male, da addirittura milioni di anni...... (vedere dry valleys, o qualcosa del genere). Uno dei pericoli dell'antartide, per gli esploratori di un tempo, era che la secchezza dell'aria gli faceva credere di essere vicini a una montagna quando magari erano a svariate centinaia di chilometri ma la vedevano perfettamente come fosse vicinissima.
      firmato winston

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    3. Sapevo che le primavere secche vedono una presenza minore di quegli acari. Comunque, riuscii a prenderne alcune anche durante le piccole escursioni sopra casa, durante il blocco da virus Corona, anche in periodo di piena nefasta siccità, con dei cretti così lungo i campi.
      Io detesto i climi aridi, piuttosto... W zecche! W zanze!

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  3. Mio figlio, ieri sera, a casa, "sul retro" me ne ha tolte un'altra decina.

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  4. Caspita… so per certo che le zecche sono specifiche… cioè ogni specie ha le sue, quindi le zecche dei cani non si attaccano all'uomo e così via… le zecche degli ungulati difficilmente quindi si installano nel corpo umano. Certamente infastidiscono, ed è probabile che la depauperazione degli ucelli insettivori, da parte dei cacciatori, ne aumenti la diffusione.

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    1. "Il parassitismo delle Zecche non è forse mai rigorosamente specifico, benché in natura qualche zecca si riscontri soltanto sopra un determinato ospite. In casi eccezionali il maschio è parassita della propria femmina.
      [...]
      Nemici naturali trovano le Zecche in diversi animali che se ne cibano (Formiche, Uccelli, ecc.) e in alcuni Imenotteri entomofagi, che ne distruggono le ninfe."

      Anche la Treccani non elenca esplicitamente gli antagonisti/predatori di questi acari.

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    2. "so per certo che le zecche sono specifiche"

      Assolutamente no, non dire queste cose, la zecca si attacca dappertutto, persino sui rettili che sono a sangue freddo. Semmai possiamo dire che mentre sui grandi ungulati erbivori sono parassiti abituali e presenti in grandi quantita' (non danno nessun fastidio, sono inavvertibili, e sono difficilissime da staccare una volta incistate, inamovibili per un erbivoro), per l'uomo sono parassiti occasionali, che attaccano l'uomo solo quando egli va fuori del suo ambiente naturale ;).

      E' un animale semplicissimo, che ha mollato tutto cio' che non gli serve, cioe' quasi tutto, che si muove con movimenti lentissimi, si attacca ad un'ospite solo se esso gli si pone accanto, e che fa un solo pasto all'anno, fra una muta e l'altra, per alla fine produrre centinaia o migliaia di uova di cui solo pochissime arriveranno a completare le mute e riprodursi (il famoso R con zero...)

      Ad essere specifiche sono le pulci (e/o i pidocchi?), che nell'uomo sono addirittura specifiche per zona del corpo: nell'uomo sono specie diverse se del capo, del pube e dei vestiti.

      Controllare per sicurezza, il web e' una miniera di informazioni, basta aver voglia di cercarle e non soffermarsi su quelle, sbagliate, che confermano i propri pregiudizi, che pero' di solito sono facilmente identificabili...

      Dubito che le zecche abbiano seri antagonisti oltre a qualche malattia microbica o virale che colpira' pure anche loro, visto che ci sono per tutti gli animali grandi e piccoli. Diciamo che e' un animaletto che in condizioni normali di affollamento animale (cioe' basso per singola specie) probabilmente ha un tasso di riproduzione a sua volta basso.

      Ma se in italia erano completamente sparite, e' perche' fino a qualche decennio fa quasi tutta la popolazione maschile era cacciatrice, e non era rimasto quasi piu' nulla di vita animale selvatica macroscopica.
      Per dire, 40 anni fa dalle mie parti di uccelli c'erano solo passeri e colombi, adesso c'e' di tutto. E ci sono persino scoiattoli, che non avevo mai visto prima in vita mia.

      I contadini uccidevano TUTTO, sia per mangiarselo sia per evitare che facesse danni alle colture e competesse con loro per le risorse alimentari. E fino a un secolo fa eravamo quasi tutti contadini. La caccia inoltre era una specie di malattia mentale: si uccideva qualsiasi cosa e non solo per mangiarla, ma anche per farne un trofeo, e quanto piu' l'animale era nobile e raro tanto piu' valeva da morto.

      Oggi invece le grandi aziende agricole, perlomeno in campo ortofrutticolo, proteggono le colture che di solito sono intensive e spesso in serra o sotto reti antiuccelli-antigrandine, per cui non temono i predadori. In campo ceralicolo, trattandosi di grandi estensioni su pianure per il resto inurbate, il problema degli animali, piu' che altro uccelli, e' relativo, almeno per il momento.

      Tenere un piccolo orto amatoriale se si hanno anche animali selvatici che gironzolano e magari un boschetto, e' semi-impossibile senza ricorrere a mezzi spietati di lotta che rischiano di mettere a repentaglio la salute psichica dell'ortolano dilettante, per cui personalmente ho rinunciato (praticamente dopo un po' ci si trasforma in una specie di wiley coyote contro beep-beep...).

      Vale anche per le api a quel che ho visto, da quando sono diventate di moda sono anche afflitte da una quantita' impressionante di malattie che le falcidiano, gli alveari che non passano l'inverno, a meno che non si faccia uso di varie medicine, sono molti.

      firmato winston

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    3. Winston, con delle semplici tagliole per ratti (ratti, non topolini di campagna) prendi qualsiasi cosa, dai gatti ai colombi, passando per qualsiasi altra specie di macrofauna osi mettere zampa o becco in quell'orto che tiri faticosamente su. Basta cambiare esca e collocazione, scegliendo quelle più opportune.

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    4. Messer PIgiatasti, così vi esponete agli attacchi di Alahmabra.
      Spero che ella non passi dall'accusarvi di essere un fricchettone che si balocca con miti soavi inesistenti nature ad essere uno spietato odiatore e assassino di animali.

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  5. > Tenere un piccolo orto amatoriale se si hanno anche animali selvatici che gironzolano e magari un boschetto, e' semi-impossibile

    Conosco questo travaglio che alcuni amici biocontadini di queste parti mi raccontano spesso.
    Come prima cosa io riformerei il diritto venatorio comunistoide rendendo la fauna di proprietà di coloro che posseggono i terreni nei quali essa si trova / viene abbattuta.
    I piccoli contadini devono poter usare gli animali che pascolano sui loro campi come fonte di reddito e non solo pagarne le gravi conseguenze come avviene ora.

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