lunedì 27 maggio 2024

Verde (e non solo)

Domenica siamo andati a camminare, qualcosa di semplice, questa volta non su, ma giù, in basso, dove l'acqua di questi giorni  splendidi di clima atlantico (mi sembra di essere tornato al meteo di quando ero piccolo) si riunisce in ruscelli e poi torrenti. Sì, anche il suono di ruscelli e cascatelle, sparito da lustri, ad accompagnarci. Fino ad un punto e un mulino con le prime cronache a citarli del XII secolo.
E' la bellezza profonda, selvaggia, dell'Appenino, verde come da molti anni (siccitosi) non si vedeva. Mi fa piacere che Rosa Canina, piano, riprende a camminare. Ancora cose semplici senza dislivelli importanti.
Tornando a casa per splendide, tortuose, lente vie minori, siamo incappati in un piccolo borgo che ci ha colpito per un suo cantone fiorito.





21 commenti:

  1. Una domanda per UUIC: anche dalle tue parti si verifica una diffusa morìa di alberi? Chiedo, perché qui da me la cosa sta diventando particolarmente palese e da qualche tempo mi faccio delle domande in merito alle possibili cause. La siccità degli anni passati potrebbe essere una di quelle, ma non è detto che sia la sola, per cui mi sarebbe utile sapere cosa vedono i tuoi occhi, lì da te.

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    1. In media Appennino ci sono interi versanti nei quali i castagni sono morti rimangono in piedi i loro "scheletri" ormai imbianchiti. Troppo caldo, troppo secco, poi varie patologie: mal d'inchiostro poi la impropriamente detta "vespa cinese".
      Questa diffusa moria è evidente.
      Poi ci sono alcune essenze, ontano, cipresso, che hanno problemi noti da tempo, ce ne sono secchi qui e là.
      Le falde, dopo lustri di siccità / piogge mal distribuite, sono scese ovunque: a fine agosto, si vedevano essenze robuste come la roverella, seccatesi.
      Nelle Alpi ci sono diffuse morie di pecci dovute al bostrico: troppo caldo, troppo secco: i versantiba sud hanno ampie macchie grigio-brunastre di pecci seccatisi.
      UUiC

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    2. Dunque propendi per la siccità e le patologie naturali (benché d'importazione) come unica causa?

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  2. qui a Roma si stanno seccando tutti i pini finalmente, perchè erano piantati sui bordi strada per fare ombra quando 100 anni orsono si usavano i cavalli

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    1. Ci sono numerose città nelle quali per fobie diffuse, i grandi alberi sono stati abbattuti. So che i pini domestici soffrono di processionaria del pino domestico. Gli ambienti urbani NON sono certo l'ideale per la vita, anche quella vegetale.
      I più ora circolano nelle loro autine coll'aria condizionata a manetta, se ne fottono di alberi ombra fresco.
      UUiC

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    2. Coso, l'estate scorsa dalle mie parti si sono succeduti due o tre fortunali che hanno abbattuto decine di migliaia di alberi, molti secolari.
      Passeggiando per i parchi, mentre gli addetti erano al lavoro per rimuovere il rimuovibile, osservavo due fatti ovvi.
      1. le piante come tutte le cose nascono e muoiono. Noi siamo condizionati a questa idea folle che le cose siano eterne o che si possano mantenere per l'eternità.
      2. siccome le piante nascono e muoiono, ci sono due variabili da considerare. La prima è che parchi popolati cent'anni fa oggi hanno cent'anni. La seconda è che una volta si dava per scontato di avere i soldi per pagare i giardinieri che curassero o trapiantassero gli alberi, oggi non si potano le aiole per risparmiare. Nel mio Comune quando ero bambino tutti i viali erano alberati, la maggior parte con ciliegi, oggi sono stati tutti abbattuti dopo potature criminali, perché il Comune non vuole o non può mantenerli. Poi alberi come i platani crescono a dismisura, sollevano i marciapiedi e le strade, si cerca di contenerli scavando attorno, l'albero cade facendo un botto tremendo e poi si copre il buco col cemento e amen.
      Non è tanto una questione di fobia e nemmeno di malattie, è una più banale questione di soldi, come per le case, i ponti, tutto. Chiudo con un'altra osservazione, il fallimento di qualsiasi idea di gestione distribuita delle città, tipo "comitato di quartiere". Le città diventano ghetti mano a mano che la popolazione invecchia, le case invecchiano, gli alberi muoiono. Arrivano i nuovi italiani che non hanno alberi a casa loro oppure sono altri e poi ci sono diverse priorità e senso estetico. Il comitato di quartiere, se esiste, vuole solo il parcheggio delle auto.

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    3. I soldi sono effettivamente un problema, nella misura in cui li si spende per qualcos'altro (molte volte spendendoli male o inutilmente - dal mio punto di vista). Hai comunque colto un punto importante quando hai scritto che gli alberi muoiono, anche se richiedono tempi piuttosto lunghi, se lasciati in pace. Il rovescio della medaglia non è quindi solo l'abbattimento dei vecchi alberi, ma la mancata piantumazione di quelli giovani. Corollario: ci si straccia le vesti per salvare gli "alberi monumentali", ma non ci si preoccupa mai di pensare che quegli "alberi monumentali" sono stati un tempo piccoli alberelli come quelli che oggi in troppi considerano insignificanti e senza valore. Se vuoi anche un solo "albero monumentale" dopodomani, considerando la mortalità incombente, devi lasciar crescere oggi almeno mille piccoli alberi insignificanti.

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    4. Il mio Comune ha appena perso una causa ventennale contro una azienda fornitrice di vari servizi tipo gas, luce, eccetera e deve rimborsare 20 milioni a questa azienda. Non farò la cronistoria ma il fatto è che la colpa è dei compagni che vogliono il "sociale" senza pagare le fatture. Anche se il pagamento sarà rateizzato ci sarà da una parte il drastico aumento dell'IMU o tassa locale analoga e dall'altra non ci saranno soldi per fare niente, ne i trattamenti per i ratti, le zanzare eccetera ne ovviamente piantumare. Anche perchè, torniamo a bomba, la gente vuole parcheggi non alberi.
      E' tutto un mondo che cade a pezzi nell'indifferenza a nella inconsapevolezza generale. Tra l'altro io vado a piedi, in bici e in moto, le strade sono devastate e quasi impercorribili. Non si fa più manutenzione nemmeno di quelle.

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    5. Nota di colore: nelle vie ancora piantumate, a seconda delle specie arboree, ci sono quegli anelli bianchi appiccicati ai rami. Pensavo fosse tipo un fungo e invece sono gli involucri in cui la femmina di un acaro asiatico ripone le uova. Mettendole al riparo da predatori e anche dagli insetticidi. Pare che l'acaro in se stesso non danneggi la pianta più di tanto ma essendo una specie che è stara rilevata in Italia meno di 10 anni fa, ancora non si sa.

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    6. Aggiunta: cerco casa.
      Non si costruisce più niente perché non c'è spazio, quel poco che si fa ha dei costi astronomici, tipo 300 mila per 50 metri quadri. Non parlo del centro Milano, un posto qualsiasi in periferia.
      Ci sono tutte le case del boom economico, anni sessanta e settanta, che si liberano mano a mano che ci muore dentro un vecchio. Sono tutte da rifare dentro e fuori, non solo gli appartamenti, l'intero fabbricato.

      Ora, direttiva comunitaria sulla "certificazione energetica" per cui in teoria bisognerebbe cambiare serramenti, mettere l'isolante sui muri, magari i pannelli solari sul tetto, cambiare la caldaia, eccetera.

      Però il fatto è che le case sono come gli alberi, nascono e muoiono e adesso siamo nel momento in cui bisognerebbe abbattere tutte le città per ricostruirle.
      Solo che non riusciamo ad immaginare come fare, prima di tutto sempre per via dei soldi.
      Famiglie e aziende hanno a bilancio degli immobili con un valore fasullo e dire che sono da demolire significherebbe azzerare il patrimonio per un valore incalcolabile.
      Poi ci sarebbe da tirare fuori il necessario per demolire, smaltire le macerie (si potrebbe fare un'isola in mezzo al mare o un arcipelago, nell'adriatico che c'è solo la sabbia, arricchirebbe l'ecosistema).
      Poi bisognerebbe pagare la costruzione del nuovo al posto del vecchio e a quel punto toccherebbe ridistribuire la popolazione perché la densità abitativa dei palazzoni di una volta oggi non sarebbe ammissibile. Questo forse si potrebbe compensare colla decrescita demografica che ha svuotato tante case.

      Infine, ci sono interi paesi ex-turistici, passati di moda, fatti tutti di seconde case praticamente abbandonate. Non avrebbe senso ricostruire, quindi cosa fare?

      Siccome nessuno ci vuole pensare, si fa il gioco delle tre scimmiette, come per le piante come per tutto.

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  3. Insisto per l'ennesima volta: se aumenta il caldo aumentano le precipitazioni.

    Ovviamente possono cambiare le correnti dell'aria e dell'acqua e quindi può cambiare la disposizione delle aree fertili e di quelle desertiche, della foresta pluviale, eccetera.

    Riguardo la vegetazione e la fauna, l'ambiente italiano è del tutto artificiale da millenni. Chiaro che l'equilibrio è precario e richiede continua manutenzione.

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    1. La distribuzione delle piogge, Nessuno.
      Vedi caso lampante della Romagna, siccità 8n inverno, siccità in primavera, due alluvioni in maggio (2023), poi siccità in estate e autunno.
      Probabilmente sarà piovuto più della media, in assoluto.
      UUiC

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    2. Se piove di più bisogna investire nelle opere idrauliche che gestiscono le piene, non in invasi per gestire le siccità. Bisognerebbe anche vedere se si riesce a prevedere quali aree vanno verso la desertificazione e quali diventano fertili. Se l'Italia si desertifica e la Svezia diventa coltivabile è abbastanza inutile la cagnara, non possiamo farci niente a parte mettere piante per i climi desertici e/o fare le culture idroponiche come nei kibbutz.
      Sopra tutto, dicevi dei castagni, una volta il contadino li piantava perché con le castagne campava lui e la famiglia, adesso non c'è nessuno e quindi va tutto a ramengo, ci verranno altre piante meno utili ma alla "natura" non importa.

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    3. Quando dico "cagnara" è come quando mi guardo allo specchio e assomiglio sempre di più a mio nonno quando lo guardavo da bambino. Non posso farci niente, panta rei, quello che posso fare è fare i conti con la realtà delle cose. Se l'Italia cambia perché il mondo cambia, dobbiamo gestire il cambiamento non dobbiamo fantasticare il ritorno all'età dell'oro.

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  4. A proposito delle montagne, il panorama odierno consegue all'abbandono da parte dei contadini perché cent'anni fa erano tutte terrazzate e spoglie, cioè non c'erano alberi meno che meno il bosco. Tutta la terra che si poteva coltivare, anche a costo di portarla coi secchi, era utilizzata.
    Un po' come la foresta di conifere abbattuta anni fa da un fortunale in Veneto, se ricordo bene, erano alberi piantati dopo la Grande Guerra a scopo di farne legna, non sono "naturali" e non sono nemmeno "antichi".

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    1. Sì, Appennino e Alpi avevano (forse) il 20% dei boschi attuali.
      Alcune foto della 2a guerra mondiale sono impressionanti.
      Ora importiamo tutto, a partire dal 75% di legna da ardere.
      UUiC

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    2. La grave crescita demografica della 2a metà del XIX secolo portò a coltivare a seminativo ciò che sarebbe stato opportuno lasciare a bosco.
      A primavera e in autunno ci furono disastri idrogeologici sempre più gravi: la prima legge quadro in Italia, sulla geologia, fu degli anni venti del XX secolo - uno dei governi Giolitti? vado a memoria - che cercò di mettere dei limiti precisi ad arature, tagli boschivi, etc. .
      Parte considerevole dei calanchi che ora si stanno rimboschendo, si originarono in quel periodo.
      UUiC

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    3. Coso, la gente moriva di fame.
      Il tuo concetto di "opportuno" ti viene dall'essere satollo.
      Riguardo la demografia, torno sempre sugli stessi tasti, è un meccanismo evolutivo per cui gli affamati, gli straccioni, i miserabili, figliano come conigli.
      E' come per i batteri che sopravvivono agli antibiotici riproducendosi in maniera forsennata e cosi qualche modificazione genetica favorevole per la resistenza appare e viene trasmessa ai discendenti.
      Il modo per controllare la demografia è diminuire la pressione selettiva, a quel punto la gente smette di figliare.

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  5. Esso ha questa bellezza modesta e grande, Filippo. Ad esempio, nella 1a foto dall'alto, ci sono boschi per chilometri, a me piace tanto quella continuità di verde rigoglioso.
    UUiC

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  6. per legami familiari, da pochi anni ho iniziato a girare per l'Appennino reggino e modenese: basta togliersi dalla bassa, tutta capannoni e traffico caotico, risalire la sponda destra del Secchia o salire alla pietra bismantova per trovare verdi paesaggi molto rilassanti.
    massimolegnani

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