- Hanno trascorso il resto del viaggio a prendere in giro tutti gli altri passeggeri. Dicevano: visto? Non ci possono fare niente.
(lastampa.it)
Cosa dicevo? Come già successo in Francia, gli assalti ai treni sarebbe diventata nocenza usuale. Dunque è successo di nuovo in treno, tra Liguria e Torino.
L'altro giorno ho detto a mio figlio che prima o poi mi troverà ridotto a brandelli in uno dei sottopassi della stazione centrale, per l'intervento di un gioioso fratello, dono, pagatore di pensione, risorsa, opportunità, blablablabla.
Ovviamente una persona ragionevole non ha alcuna ragione per non volere una politica del pugno di ferro e, se necessario, d'acciaio (del tutto possibile, vedere gli stati dell'Europa Orientale) contro l'invasione in corso.
Ottomilacinquecento doni nel solo fine settimana. La guerra cresce, la teppa magrebina criminale importata arriva anche a te.
Una gita sotto le rotaie per le giovani marmotte, no?
RispondiEliminaProbabilmente in futuro i "doni" ci getteranno sulle rotaie, gli schifosi, razzisti, infedeli italiani inferiori.
EliminaE' saltata la cosa pubblica, lo Stato è sbragato.
RispondiEliminaDa un lato, porte aperte alla mass-immigrazione indiscriminata.
Dall'altro, l'incapacità sfacciata di gestire le situazioni che si vengono a creare.
Il caso dei regionali che ogni giorno collegano Torino a Cuneo era già scoppiato due anni fa, quando erano stati i sindacati a inserire la tratta nell’elenco delle quindici più pericolose d’Italia.
E dopo, nessuno ha provveduto.
La struttura è fatiscente e soggetta a crolli frequenti, e, sotto, ci siamo noi.
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Si, questo è un punto che mi colpisce da tempo: sta saltando o, come dici tu, è saltata la cosa pubblica.
EliminaCerto: non che prima fossimo l'Austria o la Svizzera, per fare un esempio di rispetto del bene comune, istituzioni, ecc. Però...
La struttura pubblica non è una cosa inerte e immutabile, per cui o le fai la giusta manutenzione e periodicamente la rinsaldi, oppure si sfascia.
EliminaSi sta palesemente sfasciando.
Ad ulteriore esempio : trascorsi già 3 anni del sestennio di finanziamento UE, gli amministratori pubblici ''italiani'' hanno speso solo [ l'1,2% ] dei fondi assegnati a 0039.
Inetti.
E' il minimo che si possa dire, in un momento nel quale il lavoro manca a tanti autoctoni.
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Prendetevi una sera e ascoltatevi Alessandro Barbero, "Dalle migrazioni all'invasione: Adrianopoli 378 d.C.".
EliminaA differenza di allora, ora alcuni si accorgono che si sta ripetendo lo stesso processo.
Il resto è obnubilato dalla martellante, asfissiante catechesi panmixista, sostituzionista, filo massmigrazionista.
Ho già fruito le ottime conferenze di Alessandro Barbero su YouTube, e le voglio riproporre sul mio blog.
EliminaE' incredibile la somiglianza tra quanto avvenne allora e quanto accade oggi : siamo sulla soglia del nuovo crollo dell'Impero d'Occidente.
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Ribadisco l'orrore del serial killer serbo-ungherese Norbert Feher a piede libero e con licenza di uccidere.
RispondiEliminaAndate in fondo a [ questo mio post ] e leggete lo stralcio dell'articolo da la Nuova Ferrara, 12 aprile.
Norbert Feher è il colpevole.
Lo Stato ''italiano'' è il super-colpevole, al di sopra del serial killer.
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Ti ho risposto di là.
Eliminahttp://images2.corriereobjects.it/methode_image/2015/09/25/Spettacoli/Foto%20Gallery/war2_MGZOOM.JPG
RispondiEliminaApprezzo il tentativo di sdrammatizzare.
EliminaPreferisco, comunque, che non si ponga neanche la necessità di farlo.
Come quel prefetto di Ferrara che, ai paesani che resistevano all'innesto forzato di "doni", aveva detto chiaramente che se non li gradivano, avrebbero fatto meglio ad andare via dall'Italia ("in Ungheria. Noi staremo meglio senza di loro”.)
RispondiEliminaLa grande sostituzione prosegue.
I cattolici sono un problema grave quanto i sinistri, in termini di distruzione, di frantumazione sociale e di guerra migratoria.
RispondiEliminaIn altri tempi le ginocchia di quel prefetto avrebbero vissuto una vita breve ma intensa.
RispondiEliminaio sono per una bella dittatura
RispondiEliminaMeglio pagare pochi, che mantenerne troppi
E mi riferisco prima agli Italiani che agli stranieri
Precisazione corretta, ma che non cambia la sostanza.
RispondiEliminaAbbiamo ancora luoghi in Italia dove i prefetti (minuscolo) si guardano bene dal lasciarsi andare a certe libertà, fossero anche solo verbali. Si chiama "bilanciamento dei poteri", e non è detta che quello che funziona davvero segua vie esclusivamente istituzionali.
Certo è che quei luoghi d'Italia dove ancora sopravvivono sprazzi di orgogliosa scorrettezza sono quelli ove la "diluizione identitaria" è solo agli inizi. Non stiamo parlano del Nord padano, devastato da almeno 60/70 anni di invasioni provenienti da più o meno lontano, tutte regolarmente implementate dalle dirigenze per i propri comodi, ai danni di popolazioni già allora troppo docili e oggi completamente domate dagli effetti castranti di una multietnicità prima "interna", poi internazionale.
Se qualche rigurgito d'orgoglio identitario riuscirà ancora a dar segno di vita, non arriverà certo dal minestrone nel quale è stato ridotto il Nord, sarà invece più probabilmente da zone ancora (relativamente) integre -- Sardegna, Calabria, forse parti della Campania. Non sarà a vantaggio di chi è già stato "ibridato" e legato alla macina.
Anche io penso che dal Sud potrebbe arrivare un principio di lotta all'invasione.
RispondiEliminaEsistono nuclei piliticamente scorretti, criminali che non cedettero potere allo stato. Probabile che questi neofeudatari contrastino ls teppa straniera per mantenere il loro potere.
Al Sud vissero fino a tempi relativamente recenti le incursioni violente di ottomani e delle loro ciurme magrebine.Sono abituati a metodi efficaci quei capi di feudi locali.
Chissà.
Ho scritto "potrebbe arrivare un principio di lotta all'invasione".
RispondiEliminaQuando i problemi si aggravano così rapidamente non bisogna trascurare ogni via.
Sì, potrebbe essere un'illusione.
Dunque, riassumendo, le popolazioni del Nord non hanno capacità di resistenza perché, di fatto, non esistono più come entità etniche essendo state sottoposte a invasione e ibridate a forza, sia in termini culturali e relazionali sia in termini genetici, con iniezioni forzate di alterità protratte per decenni in base a precisi progetti dirigenziali (mica crederete ancora alla spontaneità di certi fenomeni?). Le popolazioni del Sud, invece, a sentir Lorenzo non avrebbero capacità di resistenza per loro caratteristiche connaturate.
RispondiEliminaMentre sono propenso a credere senza riserve alla prima parte della descrizione, rilevo che le popolazioni del Sud (che sono state e sono invasive, non invase -- chiedere ai pochi torinesi superstiti, quindi provare a recarsi a Catania o a Benevento in cerca di torinesi emigrati) conservano piena coscienza della loro identità e la rivendicano apertamente (e giustamente) senza farsi troppi scrupoli e senza troppi timori di apparire rassisti. In questo vedo una (flebile) speranza -- non sono paralizzati da sensi di colpa impropri ed indotti ad arte (sono, in compenso, perfettamente capaci di giocare il gioco d'indurre altri a provare sensi di colpa; il buon vecchio chiagn'e ffotti, insomma, che è sicuramente un elemento di forza).
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