venerdì 20 luglio 2018

Un sogno chiamato Florida

La fase di progettazione è quasi terminata e anche il recupero di maggior parte dei manufatti è già s buon punto, inizio ad avere qualche tempo.
Ieri sono andato a vedere "Un sogno chiamato Florida".
Bambini che vivono a prescindere dei genitori, ragazze madri, precarietà, consumismo, un mondo di finzione tanto colorata quanto fasulla. A me è piaciuta la figura un po' burbera ma con cuore, una persona con qualche valore che lo sorregge nella sua vita e nel lavoro - è Bobby (William Dafoe) direttore del motel presso cui è svolge la maggior parte della storia. E'il faro nella liquidità, il faro nelle burrasche, la luce di un po' di saggezza e saper trovare una via del cuore, con testa!
Ma porca puttana, ma come fanno a desiderare 'sta Florida se è così brutta e orrendamente kitsch, plasticata? Io non ho mai capito il 90% di 'sto sogno mmerigano. Mah. E questo è uno stato celebre della nazione "in testa"... come sarà il resto?
In tutto 'sto plasticame liquido, degrado, una qualche miseria certamente, a volte economica ma, soprattutto, esistenziale, culturale, di valori la vita va avanti e i tre marmocchi sembrano superare tutte le difficoltà che segnerebbero anche un elefante e, probabilmente, li segneranno.
Eppure 'sta madre ragazza (Halley - Bria Vinaite), un po' puttaneggiante prima e un po' o puttana poi, in qualche modo, ha un legame con la figlia, come ragazza riesce a farla giocare a dimostrarle il suo affetto, nonostante tutto.
Ecco, una storia e una pellicola che narra lucidamente, senza proclami morali, nessuna elegia della trasgressione, del vivere ai margini, della provocazione, nulla, zero! Solo un'osservazione della realtà, ad altezza di bimbi. Realta virtualizzata, colori rosa, fucsia, ciano, finti, come i sapori, il cibo pattume, le ipocrisie. Sotto, però, pulsa la vita e qualcuno che la affronta con cuore, testa e un senso del dovere, del fare la cosa giusta.


2 commenti:

  1. > Gli Europei che in patria erano senza-terra, perché spossessati per varie ragioni

    La prima ragione era la SOVRAPPOPOLAZIONE rispetto a terre, risorse e capacità sostenibili.
    Si pensi solo all'emigrazione di massa degli irlandesi in seguito e alla crescita demografica e alla terribile carestia dovuta a patogeni della (monocoltura della) patata.
    E' quello che sta succedendo col tumore demografico africano e asiatico che vorrebbe riversarsi in Europa, con il giubilo e il sostegno dei vari sostituzionisti, mondialisti, masosadici alla Open Society Foundation.
    Si veda, ad esempio, il caso paradigmatico della razzista anti Cecile Kienge e dell'allevamento zootecnico intensivo umano della quale la sua invasione d'Italia è il risultato.

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  2. Lorenzo, come sottolinei giustamente, la prima distruzione di una cultura, di una nazione, è la distruzione culturale e la prima distruzione culturale è quella della terra e del cibo.

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