Occhi umidi e struggimento che non mi spiego. Da qualche tempo penso più spesso alla morte e sento, ora, in ogni parola, la sofferenza di quegli uomini e il fare sacro, il sacrificio, che compirono, quelli che "sono andati avanti" per noi, nelle braccia del Signore delle Cime.
Il capitan de la compagnia
E l'è ferito sta per morir
E manda a dire ai suoi alpini
Perché lo vengano a ritrovar
I suoi alpini ghe manda a dire
Che non han scarpe per camminar
"O con le scarpe, o senza scarpe
I miei alpini li voglio qua"
Cosa comanda siòr Capitano
Che noi adesso semo arriva'.
"Ed io comando che il mio corpo
In cinque pezzi sia taglia'"
Il primo pezzo alla mia patria
Secondo pezzo al battaglion
Il terzo pezzo alla mia mamma
Che si ricordi del suo figliol
Il quarto pezzo alla mia bella
Che si ricordi del suo primo amor
L'ultimo pezzo alle montagne
Ché lo fioriscano di rose e fior
L'ultimo pezzo alle montagne
Ché lo fioriscano di rose e fior
Vado un un po' tra i monti, che mi mancano, ho l'anca che è peggiorata molto in questi ultimi tempi; mi mancano le vette. Vado lassù con i veci che non ci sono più, un mondo che non c'è più. Mi commuovo.
La caciara sfascista, conformista, di mediocri e livorosi, bamboccioni sinistranti, dirittisti spocchiosi, cialtroni e razzisti anti italiani, artificializzati urbani, mi fa sempre più schifo.
Questa versione de "Il testamento del Capitano" del Coro Grigna mi sembra la migliore di quelle che ho trovato.
Ecco, se tornassi ragazzo, ora, vorrei fare l'Alpino.
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