giovedì 9 gennaio 2014

QSHDP ILIQSHDP

  • Il fra' che lavorava come capocantiere nell'edilizia è passato da 60 ore alla settimana a 0, è disoccupato da mesi. Tutto il lavoro possibile è stato divorato prima possibile. Hanno costruito pure nel vaso di gerani della zia Emma e ora sono fermi.

Lasciate spazio a chi arriva, diceva Neruda!
Questo sistema ha dei problemi. Il lavoro, in questo sistema, ha dei problemi. Avevo scritto che avrei parlato di lavoro.
Sono alcuni anni che mi sto gravemente disinnamorando del mio lavoro. Stamani ho partecipato ad un intervento di assistenza su un problema da parte di una società che ci fornisce uno strumento che utilizziamo. Ho visto, con i miei occhi, di nuovo l'arte del fare, cogli occhi così, di bambino curioso. E' il fare insieme che crea relazioni, amicizie.
Nei processi economici c'è un antica questione, Buy or make! Essa si limita al puro tornaconto di breve - medio termine, ignora il resto e il tutto nel tempo.
Prima in un azienda competitrice mondiale in cui era il Make! a vincere. La mia parte ingegneristica e creativa trovava massimo godimento e passione e ulteriore propulsione. Non sono mancate nottate tirate fino all'alba e oltre nella passione. Lavoravo un 30-40% di più, con il 700& della passione attuale. Da tempo lavoro in un'azienda in cui è il Buy! oppure il Assemble it! che dominano. La delocalizzazione, il comprare invece che fare è un pattern piuttosto invasivo.
Perdi conoscenze, perdi autonomia, perdi saperi. Ad esempio. Io ho perso passione. La mia forma mentis è quella della conoscenza profonda che richiede tempo (Fretta e bene non vanno insieme!) e semplicemente detesto, disprezzo le soluzioni di getto, superficiali, spannometriche che creano più problemi di quanti ne risolvano.
Dopo alcuni lustri in cui ho visto  Yet Another New Smart Technology! che tenta di risolvere i problemi introdotti e dalle tecnologie precedenti e dal fatto che sono usate male e sempre peggio per i tempi di obsolescenza sempre più rapidi io sono cinico, Yet Another New Shoddy Technology for Geeks Nerds!
Non ho più voglia di studiare a casa, in treno, per la nuova Super Smart Tech che tra alcuni mesi avrà mostrato tutti i suoi limiti, roba vecchia da buttare. Applico la legge di Pareto: utilizzare il 20% degli sforzi per poterne usare l'80%. Ovviamente questa legge ti mantiene... nella mediocrità a minimo sforzo ed è una cosa che detesto. E il processo vizioso si acuisce.

Dopo ventitquattroanni di lavoro mi sono rotto i koglioni di lavorare 40 ore alla settimana. Che cazzomerda è servita tutta questa tecnologia se, da cinquanta? sessanta? anni lavoriamo sempre quaranta ore alla settimana? Servitaauncazz.
Questo sistema ha dei problemi. Il lavoro, in questo sistema, ha dei problemi.

Poi ci sarebbe la questione di cosa a cui si lavora. E' utile? E' sensato? Risolve dei problemi? Migliora il mondo? In una parola: é ecologico?
Avevo scritto del vendere problemi. Forse sarò pessimista ma ritengo che gran parte dei lavori e del lavoro siano sostanzialmente non inutili ma nocivi. In particolare, la redditività del lavoro è, spesso, sempre più spesso, proporzionale alla dannosità. La questione tanto allucinante della filiera del packaging, del TAV Val Susa  o del Brennero, dei calciatori, dei venture capitalist, dell'edilizia, dei dirigenti (manager) sfascia economie, dell'IT che produce cazzate che rincoglioniscono le masse, del marketing, del... sono chiama dimostrazione dell'alta nocività di lavori e professioni ad alto profitto.

Parlavo con il fra', è preparato, ottimi curriculum, laborioso ed ingegnoso: ma è "vecchio". Trentacinqueanni e sei vecchi*, capito?! Anche peggio di quell'articolo sul corriere che stimava in quarantacinque l'età passata la quali sei obsoleto, da gettare, in questo mondo.
L'USA&getta nelle professionalità. Utilizzi per 10/15 anni e poi butti via tutto. Il tutto sono persone e anni di competenze.
Questo sistema ha dei problemi. Il lavoro, in questo sistema, ha dei problemi.

Ora, in testa ai miei desideri ho di riappassionarmi al mio lavoro. E' irrealistico. Osservo la realtà, ho qualche strumento e un minimo di filosofia. Ma a che cazzo stiamo lavorando? come stiamo lavorando? Beato te che non capisci un cazzo! Ci faceva sbellicare _rea quando, in escursione, goliardicamente, ci apostrofava così. Spegnere la testa e raccontarsela? rimanere 'gnoranti?


13 commenti:

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  2. In questo momento della vita non ho un lavoro e l'unico che sono riusicta a fare in modo piu' o meno continuativo negli ultimi 4 anni e' stato la prostituta. Prima ho lavorato sempre a tempo determinato, nel precariato piu' assoluto e senza alcuna garanzia. Quasi sempre in regime di sfruttamento. Sono felice di aver smesso di prostituirmi ma devo dire che e' stata l'unica occasione in cui sono riuscita a guadagnare decentemente e a gestire, almeno agli inizi, il tempo come volevo. Ovviamente si pagano grossi prezzi per una vita del genere, e non si puo' fare all'infinito. Si ha un gran dire che la dignita' dell'uomo passa dal lavoro, a mio parere la dignita' passa dall'equilibrio tra lavoro, vita privata e sociale, interessi e affetti, ma questo è quasi impossibile al giorno d'oggi. Chi ha la fortuna di avere un lavoro fisso spesso vive solo per lavorare e i guadagni se ne vanno non per migliorare la qualita' della vita ma per spese e balzelli vari, per te stesso resta ben poco. Se poi hai figli, non ne parliamo. Il montanaro lavora 7 giorni su 7, per cinque giorni alla settimana lavora 15 ore al giorno. Non riusciamo nemmeno a vederci decentemente, figuriamoci vivere insieme. E' vita questa? No. Spero solo che questa crisi porti una riflessione profonda su tutto il sistema, che deve cambiare. Deve essere piu' "a misura d'uomo". La vedo dura pero', ci sara' ancora da combattere, e molto.

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  3. passerò stasera a leggere meglio, mò non posso, lavoro....

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  4. letto a spizzichi;
    il "lavorare meno lavorare tutti" era un gran bello slogan, mai realizzato (agevolazioni per il part-time? dove? quando?) anche se sempre meno attuale, dato che si sta tramutando in lavorare meno e basta.
    E poi mi viene in mente mio papà.
    Martedì, su una barella, nel corridoio dell'ospedale, dopo aver fatto una rx al torace, che urla: è ora, è ora, potere a chi lavora!

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  5. mah, che dire.... il lavoro - come tanti aspetti della nostra società - si presta a molteplici interpretazioni. da un lato so anche io che c'è "qualcosa" che non va nel nostro modello socio-economico. dall'altro lato so benissimo che al 99% della gente (99%, sia chiaro) interessa possedere e consumare sempre di più. guarda ai nostri armadi. sono stracolmi di roba, ma se non compri abiti per 1 anno ti senti una merda. e se non compri per 1 anno, se tutti non comprano per 1 anno, il settore tessile muore. e non parlo di Armani o Cicinelli, parlo anche dei cinesi di Prato o della Benetton che produce in Vietnam. i soldi devono girare, questo è il must del nostro sistema economico. occorre produrre per poter vendere e quindi per crescere. si applicasse la decrescita felice saremmo tutti molto ma molto più infelici.

    sì, ma il nostro lavoro ? il nostro lavoro è una merda, perchè siamo in tempi di crisi. io lavoro il 500% in più rispetto a 15 anni fa. ed è chiaro che 15 anni fa la qualità del mio lavoro era migliore. potevo fare in due ore ciò che oggi devo fare in 20 minuti. secondo te stavo meglio allora oppure sto meglio oggi ?

    ma non è detto che abbia meno passione oggi rispetto ad ieri. fatico di più. anzi, soffro di più. sputo sangue, e gli anni passano. per fortuna, nel mio campo, più che all'età si guarda ai risultati. e non è detto che chi ha 15 anni in meno di me faccia meglio di me, anzi.

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  6. tra due anni divento obsoleta? nella p.a. sono una giovane e anche questo è un dato patologico del sistema.

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  7. Sai.
    Spesso mi sono chiesta che lavoro facessi.
    Non so perchè, non mi capita mai.

    Saluti

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  8. x Spirito Libero:
    Io ritengo che oltre che essere etico e morale è anche positivo avere, curare il dovere di lavorare per mantenersi.
    Il primo sfruttamento, la prima immoralità, è quello della fatica degli altri. Questo in principio.
    il lavoro poi ha tutte le luci e le oscurità di homo.
    In particolare l'hybris di predominio, a partire da quello su Natura e ambiente. Se deve essere a misura d'uomo è anche vero che molti homo devono ridimensionarsi per evitare i danni colossali che fanno al mondo che hanno ricevuto in prestito dal futuro.
    Ti avevo scritto che la prostituzione può essere uno dei lavori più ecologici. Ma so che non sei emotivamente d'accordo.

    x Silvia:
    Ma certo, lavorare meno per lavorare tutti.
    Solo che manca un dettaglio null'affatto trascurabile.
    Meno lavoro retribuito per tutti per sostituirlo con lavoro per sè non retribuito.
    Qui casca la maggioranza delle persone: lavorare meno a parità di reddito.
    Invece il reddito non può che diminuire ed essere compensato dalle autoproduzioni, dalle autoriparazioni, dal fatto che esci dal ciclo infernale del consumismo che ti schiavizza.
    ritengo che tutti debbano lavorare per mantenersi, a partire dai lavori quoitidiani, come occuparsi delle proprie incombenze, pulirsi il cesso, lavarrsi i capi, cucinare, etc. Da questo punto di vista sono molto gandhiano.
    Tra l'altro, come edonista, noto che le cose che faccio io sono quasi sempre molto meglio di quelle fatte (ovviamente con molto meno cura e attenzione) da altri.
    Ecci la quadratura del cerchio.
    Non è mica vero che si lavora meno e basta.
    La testimonianza di Francesco qui, ieri la mia amica che lavora a Milano al'Accenture, lavora fino alle 20 in ufficio e pure con l'infu come di 'sti giorni,
    Chi ha lavoro in genere ha carichi maggiori.
    Ma che senso ha tutto questo? E' un sistema impazzito.
    Poi ci sarebbe la questione dell'equità e della ridistribuzione. Il mondo non potrà che andare male se un pedatore di palla guadagna 10^6 volte quello che guadagna un contadino, se un notaio guadagna 30 o 60 volte quello che guadagna un spurgafogne o uno sguattero. Senza i primi si vive, senza i secondi no!

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  9. x Francesco:
    Aspettavo un tuo intervento... autorevole. :)
    Il settore tessile è rotella del produci consuma krepa come lo sono gli shopalcoholici del tessile.
    Le tue parole mi sembrano piuttosto dure come fotografia dell'esistente.
    In un certo senso, ritornando al mio registro, è come se molte persone diventassero schiave del lavoro per essere schiave del consumismo. Mio fratello era così. Reddito molto più alto del mio, a volte lavorava anche la domenica mattina. Io gli dicevo :- fra', goditi un po' la vita perché i tuoi anni di giovinezza corrono via come una folata di brezza sul mare. Aveva preso la ruzzola del consumismo (gli voglio molto bene ma non sono certo d'accordo quando consuma per il iacere di consumare, ora si è un bel po' ridimensionato ;)

    Io lavoro di meno perché non ho più la passione della creatività, tu lavori molto di più. Molto spesso le persone che lavorano (ancora) lavorano molto di più.
    'sta tecnologia che piace tanto a tutti non è servita ad un emerito cazzo. In realtà è servita a qualcosa, ad aumentare la liquidità e volume della piramide capitalistico-consumista.

    Sai che non sono d'accordo sulla tue credenze sulla decrescita felice. Io rimango agnostico.
    In questo sistema la decrescita felice è praticata dallo 0.001% delle persone. Ed è un sistema che non solo sta andando male ma sta andando peggio.
    Dunque la decrescita felice non c'entra una cippa e con i se e i ma non si fa né la storia e il mondo.
    Questo sistema 5 è arrivato ai limiti ed è in crisi strutturale.
    Io non so se la decrescita serena sarà un'utopia, mi limito ai problemi di QUESTA distopia.

    Peraltro io credo del tutto erroneamente ancora che homo abbia strumenti e raziocinio per vivere eccellentemente (anche un po' consumisticamente, esiste!) in modo sostenibile e lavorando bene e il giusto. Questa direi è un'altra utopia.

    x Sara:
    Una è giovane se è giovane di spirito, una è vecchio se è vecchia di spirito.
    Il patologico prima è stato che per mantenere giovani al lavoro hanno lasciato che persone perfettamente "lavorativamente funzionanti" andassero a casa in baby pensione che, diocane, sono io, spremuto come un limone, servo del fiscogleba, a pagare loro.
    Che io li vedo quei cinquantacinquenni ora sessantenni a far la vita bella tutti i cazzo di giorno in giro per i monti a piedi e in bici e io qui in un cazzoso ufficio in un merdoso quartiere urbano fintoartificiale a sgobbare per pagare loro la pensione. Fosse per me possono crepare tutti, visto che non ho alcuna pietà per chi sfrutta la mia fatica.
    A volte vorrei che le pensioni fossero abolite: hai fatto la formica? campi bene, Hai fatto la cicala? Krepi! Cazzi tua.
    Scusa lo sfogo, a volte non trattengo la rabbia.

    x Astrolabia:
    Una teoria di alcune linguacce cattive dice che chi fa lavori di "prendersi cura" del dolore/problemia altrui in realtà lo fa per sistemare i propri.
    Non è che possa proprio smentirla del tutto,
    Diciamo che le osservazioni, per quanto impertinenti, sono statistiche.

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  10. Arrivo in ritardo. Ma mantengo le "promesse" ;)
    La mentalità del vendere tutto ed ad ogni costo non è nostra, la stiamo assimilnado dai paesi anglosassoni ed ora asiatici.
    Noi italiani (e lo dico con fierezza), eravamo quelli che creano che hanno ingegno e che si svegliano ed addormentano con l'arte dentro.
    Siamo (eravamo) un paese che eccelle nell'artigianto nella piccola/media impresa famigliare, dove non sforniamo prodotti in catena di montaggio, ma poche opere d'arte, fatte in tempo lunghi, studiate e create con passione e amore per ciò che si fà. Siamo stati grandi nel nostro esser piccoli.
    Ora no. Ora seguiamo le masse, ora puntiamo a vendere anche nostra madre, basta che vendiamo. Dici bene te, non si crea più per crescere ma per vendere.
    Lo vedo nel mio piccolo.... prima lavoravo sempre o meglio portavo le mie passioni anche al lavoro, magari passavo la nottata a casa a studiar nuovi sistemi e poi vedevo se erano applicabili nel mio mondo lavorativo. Ora no (prima eravamo una piccola societò italiana.... ora siamo parte di una multinazionale americana)... ora faccio il mio, quando proprio devo. Ma non per stanchezza ma semplicemente perchè ora deve esser tutto solo vendibile e subito.

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    1. ops.... scusa.... dimeticavo.... una volta la mia passione era diventata il mio lavoro, ora son riusciti a farlo divenire solo lavoro.

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  11. Sto leggendo l'ultima opera letteraria di Giovanni Lindo Ferretti e trovo assai precise (potrei dire profetiche ma si tratta di distopia reale, attuale, non certo di timore di peggioramenti futuri) e acuminate le sue osservazioni ciniche, critiche, antimoderniste sul peggio indotto sempre più dal progresso che avanza.

    Nel senso che un senso razionale di progresso, di uso accorto della tecnologia si è tramutato in oncologia della crescita sviluppista, in tecnoteismo, in industrializzazione del mediocre, in distruzione delle ecellenze, in ecocidio, in economicidio, in sradicamento dalla Terra, in regressione culturale, cognitiva di massa.
    Ciò non può non riguardare il lavoro.
    Il capitalismo anglosassone (che peraltro ha tentato di puntare sulla deindustrializzazione e quindi sulla finanziarizzazione e altre forme di economia del nulla se non parassitaria) è sempre più rancoroso e livoroso nei confronti di quello teutonico che, oltre ad avere una connotazione sociale assai più marcata, ha puntato sul coltivare eccellenza, la conoscenza, i saperi, risultando assai più vincente.

    Dunque sempre più persone ora llavorano di più, peggio, per fare cose sempre più scadenti. Se i redditi sono alti, con alta probabilità si tratta di lavoro nocivo o inquinante in senso lato.

    L'Asia avrebbe potuto mantenere un proprio approccio.
    Ma l'entropia riguarda anche l'economia.
    Insomma è la mela marcia del BAU, del capitalismo anglosassioni che ha guastato le altre.
    Visto che non succede e non può succedere che alcune mele sane possano far guarire quelle marce.

    Pensa che a livello linguistico sempre più persone scimmiottano come idioti l'inglese, usandolo malissimo, in modo orripilante (basta stare qualche minuto in metrò a Milano, ad esempio, per ascoltare questo italiacano mischiato a josa con l'inglecano). In principio era il verbo...

    Grazie per il commento.

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    1. Pensa che ho una discreta conoscenza dell'inglese, acquisita con costanza e determinazione nei tempi (una decina d'anni fa) in cui pensavo di poter emigrare verso la Nuova Zelanda, eppure da qualche tempo evito intenzionalmente come la peste di usare parole inglesi (come pure quelle di alcune aree colonizzatrici d'Italia, tipo il romanesco) in qualsivoglia occasione. Ho rimosso dal mio vocabolario ogni anglismo, e non faccio che correggere (rendendomi odioso) coloro che gli anglismi li usano ad ogni pie' sospinto. E' ora di finirla, ma non finirà certo per le mie inani prese di posizione.

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