domenica 31 dicembre 2017

Ora o mai più

Ieri sono state u paio di ore abbondanti molto eccitanti.
Girato per la città, visitato un paio di botteghe per il sesso. Le ho regalato questo (qui una recensione del fratello maggiore, ho scoperto ieri questa Scandarella e le sue recensioni assai birbanti) un paio di altri oggetti li ho già acquistati giovedì.
Abbiamo alimentato le nostre menti che erano pronte. Curiosare, scegliere, pensare a come potremmo usare questo e a come usare quello. Si è lasciata andare. Eravamo eccitati. Poi, usciti, per le vie della città, ancora. Io scherzavo. Poi ella si è lasciata andare ancora. Mi ha accennato a cosa le piacerebbe fare in questo paio di giorni. Mi ha detto che dovremo vedere Belle du Jour, che la aveva eccitata al limite. C'è un grande potenziale e una mente curiosa. Sì, ella si è detta curiosa, che è attratta e intimorita da ciò che non conosce dell'eros.
Le ho detto che abbiamo  non molti anni di freschezza, ancora. Ora o mai più.
Ho acceso riscaldamento,preparato la legna nel caminetto, le candele. Sarà accogliente e calda la mia tana, per lei.


E' ancora poco

Al giornale radio ascoltavo di piazze contingentate, di ventimila agenti mobilitati. A Torino, dopo i gravi fatto di panico da attacco terroristico (islamico, per chi non si ricordi la realtà) hanno semplicemente abolito la festa in piazza (quelle orribili cataste di masse abrutite, nelle quali ai problemi locali si sono innestati quello esterno dei doni e risorse). Ecco il progresso verso l'inferno multietnico, multi (in)culturale, quello nei quali i gioiosi fratelli dell'islam religione di pace manifestano il loro affetto.
L'orribile miscuglione di ciò che storicamente, millenariamente esplode a contatto è diventato la norma propugnata dai razzisti anti. La guerra civile è già nelle strade. Sinistranti invasati e idioti gongolano.
Il peggior anno possibile a tutti loro con male e sofferenza dei peggiori. E' ancora poco per la catastrofe della quale siete moralmente e fisicamente responsabili.

mercoledì 27 dicembre 2017

Ora tornano



Sono a casa degli _zzz ora, con mio figlio. Dopo questi mesi di lavoro vorticoso mi si stanno ricaricando le batterie. Tempo ed energie. Eravamo a fare un po' di spesa, in quel supermercato osservavo che esistono molte belle milfe. Gli occhi nuovi...
Parlavo con lui... quelli che hanno due o tre amanti in parallelo. Devi avere una mente, ricordarti che hai detto a Franca che saresti andato a  Procida e di non raccontarle come era sulla Sass Long e dell'adrenalina di quella rossa come avevi anticipato a Natalia. Mamma  mia che casino. Troppo difficile. Per le donne di vuole tempo, denaro, risorse, energie.
Ora tornano i pensieri sessuali, il vulcano là sotto trema un poco. Iniziano i pensieri. Ora non posso pensare che sia successo veramente questo. Mi sarei ammazzato di seghe, anche solo all'idea, a sedici o diciotto anni. Semplicemente, quando sei in fondo alla riserva, l'eros cessa di esistere.
Poi fai il pieno di carburante e le lancette, sul cruscotto, tornano a puntare i pensieri lussuriosi. Tutto inizia a tramare, si alimenta... Curiosavo e leggevo questo (qui il papero originale di Molly Boswell, molto più interessante e schietto). Riuscirò a dedicarmi alla lussuria di _civa, per un paio di giorni, San Silvestro e Capodanno? Mi ha detto, di recente, dopo che abbiamo "chiuso", che ci eravamo detti che non eravamo innamorati, che io ero stato majeuta del suo piacere. Beh, non avevo avuto tempo, poca energia, ero stanco, abbiamo negletto le nostre menti erotiche. Avevo trascurato quella dimensione... majeuta. Direi così poco, quasi nulla o nulla. Assorbito dal tango, piallato dal lavoro la dimensione dell'eros non esisteva. Ora vorrei essere un istigatore, un cattivo maestro, io per lei, ella per me. Vediamo se il 30 riusciremo a fare qualche spesa insieme.

Molto severo

Ho visto anziani in riparazione, corpi consumati, funzioni che scemano e con esse la vita. Un ospedale è un luogo che può colpire, un reparto per anziani è un "Memento mori!" molto severo. Ora ci sono possibilità mai esistite prima, ci sono tecnica e strumenti. Ma questi corpi che non funzionano più inquietano, spaventano.
Domenica 24 sono uscito pensieroso, incupito. Una cosa che mi ha fatto pensare è che, poi, ci si abitua a tutto, anche a quello. Nei giorni successivi è andata meglio.

domenica 24 dicembre 2017

Aculei e pelo morbido

Le riunioni famigliari per Natale sono riunioni di porcospini: molti aculei e zone ridotte di pancini morbidi e delicati. Io nella mia amata solitudine non sono granché allenato a certi scontri, in un certo senso sono fragile e con pochi strumenti per gestire 'sti cozzi.
Ieri ho avuto uno scazzo con mio figlio perché gli avevo comunicato che saremmo partiti prima, ero intenzionato ad andare a trovare mia madre nella casa di riabilitazione. Passano un paio di ore e
arriva telefonata da mia madre, particolarmente ispida anche questa volta, che vieta, per la sera, la visita (troppo stanca per una serie di notti insonni dovute alle intemperanze della sua vicina di stanza affetta da demenza senile, capisco). Il bipede l'aveva presa malissimo poi è andato tutto in fumo... A casa mio papà che è ancora (a tratti in modo eccessivo, su alcune cose specifiche) legato al galateo e alle buone maniere si è messo a cazziare mio fratello per come aveva servito una portat(onaon)a dei suoi leggendari fagioli al mio bipede.
Affetti e coltellate, aculei freddi e pelo morbido tiepido.

Tutto sommato la vita è proprio così.
Buon Natale!

venerdì 22 dicembre 2017

Le ore oscure - 3

(Le ore oscure - 2)

Io cerco di resistere come posso, ad esempio declinando tutti gli inviti (meno uno) alla ridda di cene, a questa anticipazione frenetica del Natale. Si arriva alla festa solstiziale stufi di bagordi, dolci, mangiate. Quella dovrebbe essere l'inizio di un periodo, della rinascita del sole. A volte mi guardano un po' strani quando non accetto una fetta di pandoro e ascoltano la mia risposta :- “Ideologicamente lo mangio da Natale in poi!”.
La cosa buffa è l'ennesima sovversione, il fatto che invece di considerarsi fuori tempo, considerano me un po' strambo.
Anche da questo punto di vista questo è un  mondo sempre più lontano dall'essere calato nel tempo, nel qui e ora degli orientali, un mondo storto che anela a festeggiare Natale in Avvento, la Pasqua passati i giorni della merla, il carnevale a maggio (come delle ridicole e patetiche feste da queste parti), la sagra del crostolo/sfrappola/lattuga/chiacchera/... ad agosto e quella del tartufo a marzo. Anche l'antipatia per il pieno - vuoto, ordinario – straordinario, festivo – feriale, luce – oscurità, silenzio – rumore, etc. , fa parte di questo orribile appiattimento che non mi può che far inorridire, filosoficamente, edonisticamente, esteticamente.
Sento cittadini (artificializzati è pleonastico) che gnolano per freddo e oscurità: stamattina, osservavo i mille cristalli della brina e gli arabeschi nel principio di sottile permafrost, i riccioli impazziti del terreno cretoso congelato. La bellezza dell'inverno, delle ore oscure è evidente e mi fa felice ogni mattina che posso camminare e scendere lungo quel pezzetto di sentiero. Una bellezza così grande che annulla le luminarie pacchiane effetto discoteca pseudo psichedelica. Noi italiani custodi di tanta grande bellezza, proprio non ce la facciamo sulla luce, non so se sono peggio queste orribili luminarie discotecare tamarre o le candele mangiafumo a colori improbabili coi loro puzzoprofumi artificiali.
La bellezza dell'inverno, di milioni di miliardi di cristalli... solo gli occhi spenti e lamentosi non la vogliono vedere o non la vedono, nelle città coll'olezzo di piscio di magrebini molesti e ubriachi sui marciapiedi e la puzza di merde canine punkabbestiche. Posso anche capire ma anche questo degrado è e segno e concausa della grande bruttezza ugualista, della barbarie, dell'abrutimento.
Per questo non posso che appoggiare con decisione la proposta dei pentastellati di chiudere gli esercizi commerciali nei festivi. Negozio - ozio è un altro dipolo osteggiato da questa orribile liquidità ugualista, omogeneizzante, entropica. Un piccolo segno di restaurazione contro questo progresso regressivo, peggiorativo.
Un arabesco di brina, dono delle lunghe ore oscure, mi fa felice.


martedì 19 dicembre 2017

Antipolitica delle decisioni assurde - 10

(Antipolitica delle decisioni assurde - 9)
  • Non c’è una visione di prospettiva nel far opere pagate con soldi pubblici che consegniamo a privati (caso Maersk appunto) per loro business per far arrivare commesse di merci a basso costo dalla Cina (Cosco) e frutta dai paesi del Nord Africa e non solo . Nel migliore dei casi distruggeranno commercio e produzioni autoctone, al di là del senso delle grandi opere spacciate per utili , mentre quelle davvero di difesa del Made in Italy, del dissesto idrogeologico non trovano un cent di impegno concreto.
    Gianni Gatti via Effetto Cassandra

Se il 19 dicembre del 1973 qualcuno avesse affermato che  sarebbe stato necessario investire un intero mese di reddito (anche di più, ora, per redditi più bassi) per avere a disposizione un telefono e, che tale telefono sarebbe diventato inutilizzabile, per deterioramento fisico o "posizionale" nell'arco di un paio d'anni, lo avrebbero preso per mentecatto.
Camminando stamattina verso la stazione pensavo a quante decine di milioni di salari,  stipendi e incassi sono svaniti nel nulla. Questo solo considerando gli acquisti compulsivi per i furbofoni. Poi ci sono altre migliaia di inutili e costosi oggetti "posizionali", dalle calzature col nome americanizzato alle auto tedesche, alle casse audio mmerigane, gli abbonamenti al cinepattume via rete, etc. .
L'impoverimento del Paese e i suoi debiti non possono che aumentare. In questa realtà esistono i miti, i falsi: come osservava Alberto bagnai in Il tramonto dell'euro l'idiozia propugnatrice degli "investimenti esteri" (notoriamente da parte di associazioni di beneficenza filantropiche, vero!?). Poi la fissazione psicopatica delle infrastrutture viarie. Della follia Sì TAx "senza se e senza ma" ne ho già discusso.
In incipit le riflessioni di Gianni Gatti sull'assurdità del polo Maersk nel Savonese e una sfilza lunga così di pazzie nel furore sì global.
Masse e politicanti da esse espresse e da queste ben manipolate hanno perso il raziocinio in politica. Più infrastrutture per distruggere competenze ed economia locale, per aumentare deficit e dipendenza dall'altrove,  per impoverirsi di più e più velocemente. Ma non sarò nel coro pecoreccio e demagogico pentastellato per cui la colpa è sempre e solo dei vertici. Nella breve esperienza della "nostra" lista civica, la fissazione di politici locali e paesani e cittadini su più strade, più collegamenti, più parcheggi, più infrastrutture era oltre lo psicotico. Si noti che anche la distruzione dei paesaggi e il consumo aberrante di territorio vengono dal basso, da paesani e cittadini, da consiglieri e assessori comunali, non da ministri e parlamentari da Roma o Bruxelles.
In questa città cattocomunista vedo questi postsciocchi che non so se sono più comunisti o più consumisti.
Ora le strade sono dei colabrodo di buche indecenti, dal secondo mondo ci avviamo verso il terzo, i ponti sul Po crollano (qui, qui), i viadotti e cavalcavia si sgretolano, le micro e mini opere di difesa idrogeologica non si fanno. Se i keynesiani del "facciamo più opere per dare lavoro [a manovalanza di invasori, a deficit]" si contorcono dalle sofferenze, potrebbero pensare almeno a opere utili e alla manutenzione (qui l'utile è pleonastico) negletta.

E' tutto così straordinariamente assurdo.



domenica 17 dicembre 2017

Brodi di gioia

Così, stretti in un abbraccio, sulle curve di una tanda di vals, galleggiavo in una sorta di brido tiepido di gioia primordiale.
Ero arrivato un po' più tardi, dopo molte ore di sonno ristoratore. Entrare alla Milonga Sì, che continuo a chiamare la mia milonga del cuore, è entrare in un laboratorio emotivo. Tutto congiura perché tu sia destabilizzato. I chiaro scuri quasi che il Merisi fosse stato uno degli artefici complici del rito , il parquet di "velluto nero e morbido", femmine con l'arte in corpo che Flora, tessitrice di arti relazionali, come ella dice, porta alla sua officina emotiva dall'Italia e dall'Europa. Poi la dolce vita glamour, baci e abbracci del rivedersi dopo tempo, noi templari T. giunti da ogni dove.
Gli ultimi giri con i tango e le milonga di Carcano aprivano per l'intensità, io appena arrivato una delle vittime. Oh persancrisostomo, ho ancora le mani fredde da fuori e il flusso emozionante di T. mi travolge già?!  Così, appena arrivato?! Signori, questa è la magia di T. .
Tento, ancora una volta, di trascrivere ciò che non è scrivibile.
Poi ho colto il tuo sguardo. Ci siamo detti, cogli occhi "Sì, ci proviamo ancora una volta". Una donna e un uomo. Sì, è un ritrovarsi e un ritrovare ciò che è così difficile, aspro, ostico qui fuori, tra donne e uomini. Ero commosso, quasi mi veniva da piangere. Abbiamo trovato questa unione creativa quasi perfetta per la nostra opera estetica inutile. Amori tre minuti, a galleggiare volteggiando abbracciati, nella gioia tiepida. Le ho detto, alla fine, del nostro amore pazesko, fugace, l'ho ringraziata. Eravamo felici entrambi.
Scrivo l'intrascivibile di una genealogia estetica, emozionale.
C'è brina fuori e suonano a festa le campane. Già, brodi tiepidi di gioia primordiale.





Prive di permesso di soggiorno di lungo periodo


Poi davano del matto a B. quando parlava di toghe rosse (ancora B. non ero conscio che il peggio non  ha limiti, e, aggiunge la realtà, associazioni di razzisti anti filomassmigrazioniste - e.g ASGI e Fondazione Piccini).
Il tutto esprimibile nelle parole "mamme straniere prive di permesso di soggiorno di lungo periodo".
Ecco i rossi, razzisti anti italiani: tu, meschino piccolo borghese inferiore italiano, servo del fiscoglebainpsedegliscafistidistato, lavori, esse hanno i diritti a spese tue. E stai zitto, piccolo nazifascioleghista!
Il disegno sostitutivo, di sfascio sociale e guerra migratoria alle genti europee, ai territori, all'etica e al senso di giustizia è fatta anche di minuscolo e diaboliche sentenze cattocomunistoidi contro le genti italiane, a loro spese e dileggio.



mercoledì 13 dicembre 2017

La clessidra

Ho studiato bene con  _civa, lunedì. Abbiamo due maestri in gamba che ci seguono bene. Continuiamo a lavorare sulla tecnica, sul solfeggio dei nostri corpi. Fernando Sanchez ricordava che il tango è fatto di movimenti innaturali che diventano naturali solo con la ripetizione, lo studio. Beh, non diverso da dieci dita agili e fini che scorrono freneticamente, con grazia, sui tasti bianchi e neri di un pianoforte, o di un organo. Sono movimenti naturali, quelli? Lo sono perché il nostro corpo - mente li racchiude, come quel blocco di marmo racchiudeva, celava la Pietà di Michelangelo Buonarroti. Non lo sono perché senza disciplina, impegno, non si riesce ad essere majeuti di quei contenuti.

Dopo due settimane di assenza, sono tornato in milonga, ieri. Non c'è il pathos, i fiotti di emozione dei primi dimenamenti. Nell'inoltrarsi nell'arte, nella clessidra del tango, la curiosità, le emozioni, il trasporto dovuti alla curiosità che sono nella parte superiore, scendono e si trasformano in attenzione, in cura, in ascolto, in tecnica passando alla parte inferiore. Le milonghe ordinarie diventano meno attraenti, iniziano a soffrire di inferiorità rispetto ad eventi extra-ordinari, maratone, lunghe, festival, più o meno sporadici o periodici che si tengono qui e là (come quelli che ci saranno sabato e domenica, qui e in Toscana). Il destino diventa quello di far più chilometri, talvolta molti chilometri, per incontrate altri corpi-menti-anime con le quali trovare un'unione creativa, emozionante, danzata, con la quale creare, abbracciati, inutili artefatti estetici, radiosi e intriganti proprio per la loro creatività inutile, gratuita.
E, come nella vita, bisogna fermarsi, talvolta, e riaprire gli occhi, tornare ad ascoltare, a percepire il batticuore della ballerina che hai tra le braccia e ritornare a vedere i panorami fantasmagorici che sono lì, sono sempre lì, basta vederli, non assuefarsi.
Penso, che a differenza di quanto avvenuto con le donne, col  tango sto riuscendo nella metamorfosi, quella del passaggio dall'innamoramento all'amore.


lunedì 11 dicembre 2017

Liberi e uguali

  • Liberi e Uguali
Che ipocriti per scemi.
Sì sì.
Liberi e noi (soviet) più uguali di tutti voi altri.

Tanti ugualizzati, liberi come può esserlo una pedina anonima, stampata a milioni, in una casella, manovrata dall'esterno, sostituibili con altri ugualizzati, all'occorrenza, in caso di disallineamento agli uguali voleri dell'alto.
L'ugualismo per cretini emerge sempre di più.

domenica 10 dicembre 2017

Rallentamenti e focolai

Qualche giorno di rallentamento ha... effetti molto gradevoli. Sono tornato a dedicare un po' di tempo alla diariosfera e al diario.
Sono (ero, ora sto cercando di pubblicare dal treno) qui dai miei veci. E proprio godendomi qualche attimo di lentezza, non sono neppure uscito in città, se non due passi ieri con il mio fratellinoone a cui voglio un sacco di bene.
Ero tornato a leggere John Barish e del suo fugace incontro (di ritorno) con Venere. Mi appassionai molto alle loro esplorazioni, audaci, superlative. Nel diario della ex-coppia, io usai la metafora "un diamante è per sempre"; vedo che, in qualche modo il loro legame d'anime conferma questo mio sentire.

_civa è andata qualche giorno a Genova, per un evento di tango. Mi aveva scritto che aveva ballato con un mio alter ego. La notte l'ho sognata che scopava voluttuosamente con lui davanti a me. Poi io mi univo e la onoravamo in due. Le ho scritto tutto e mi ha dato del birbone. In qualche modo cova ancora qualcosa, in quella direzione, sotto. Abbiamo scherzato un po' con qualche messaggio su 'sta roba.

Sono quasi due settimane che non vado in milonga. Ho un po' di nostalgia pure per il tango.Forse con Esso riuscirò a passare dall'innamoramento all'amore. Sarei dovuto andare al ritorno, oggi, a Reggio Emilia, con un'incognita, ma il "ferro", ha avuto un problema, venerdì mattina, sono arrivato qui in Lombardia in treno e al ritorno, andrò direttamente a casa. Il fine settimane prossimo, saranno scintille. Mi godo l'attesa,

Capricci e mestizia

Mamma sta meglio e ha fatto già alcuni primi passi.
Vedo mio fratello (vive in casa coi miei) che affronta le bizze di mio papà che a volte ha proprio dei capricci, dell'impuntarsi su cose assurde. Ecco, capricci è abbastanza preciso, come termine.
Gli ho accennato allo scazzo avuto con mamma; gli dicevo, parlando dei capricci - a volte pesanti - di papà, che sono persone che sono state abituate, sono cresciute e sopravvissute, in tempo di guerra quando erano bimbi, ad asprezze per noi impensabili.
Sono stati temprati.
Sono di granito, non di sbobba mollacciona, come succede ora nella liquidità.
Questo ha pro ma anche contro; anche i capricci diventano... di granito.
Ho le polveri bagnate con mia madre. Sono gentile e cerco di essere caro ma non ho trasporto.
Sì, col granito si sono fatte cattedrali e ponti millenari.
Però, ritrovarsi, un giorno, un guanciale in granito sul letto...
Anche mestizia, ora, è preciso.


giovedì 7 dicembre 2017

Lupi senza pelo

  • La cosa più incredibile è dichiarare guerra alle idee.
    Marco Minniti

Ohh, in Italia cova il rancore.
Ohh, che strano...
Come è possibile che quelli siano in ballo di queste disdicevoli emozioni!?!?

I soviet al caviale, una volta informati di cosa avviene fuori dalla castalia, nel mondo, sono stati colti dallo stupore. Anche come teatranti, sono squallidi. Il teatrino ipocrita trombonato da mane a sera esce male anche in questa occasione.
Già, il rancore.
Dopo aver progettato, supportato, apologizzato e realizzato la distruzione, il caos e la più brutale competizione  nella società a scoppio, per dirla alla Terzani, mediante innesto forzato di milioni di alloctoni, in parte rilevante ostili e nemici plurimillenari, col disegno sinergico del lievismo, la nocenza quotidiana, per dirla alla Renaud Camus, ora scoprono l'acqua calda.

Ma il teatrino per scemi non è finito.
Il signor Minniti, lupo col vizio e senza pelo degli interni, trombona la sua incredulità per "la guerra alle idee".
Già, detto da quella parte politica che ha fatto del falso ideologico sistematico, dello squadrismo ideologico, della censura fondamentalista di tutto ciò che non fosse marxista, progressista, ugualista, blablabla più brutale, della deculturazione sistematica e del plagio gramsciano delle nuove generazioni, rincoglionite e inebetite dalla monocultura del politicamente corretto progressistoide (omologati per essere sfruttati e, all'occorrenza, in caso di disallineamento ai piani neosovietici, sostituiti) ci riconduce a questo squallido  e triviale teatrino rossastro della mediocrità.
Voi non potete dichiare e fare guerra alle idee. Quella è roba nostra.

Io non ho in gran simpatia i nazionalismi (ascolto, anche a La Zanzara, le rozzezze di Cruciani che in modo stupido e arrogante monta una tempesta in un bicchie d'acqua alla centralinista altoatesina che risponde "Ospedale Bolzano Krankenhaus", apostrofandola che deve rispondere prima in italiano). Ecco i nazionalismi beceri ai quali l'intossicazione dell'antinazionalismo suicida, masosadico, ugualista, sìglobal, razzista anti ci sta portando rapidamente.
_rio, amico anarchico, diceva "la repressione delle idee, delle parole crea violenza".
Più tenteranno di reprimere le reazioni del corpo offeso, umiliato, violentato, innestato, più la reazione sarà violenta.
Certo è che questo orribile sfascio del compagnesimo mi fa osservare con qualche simpatia  le reazioni immunitarie, di neoresistenza, dell'altra parte, i socialisti non marxisti, nazionalisti, più  o meno neofascisti.
Rispetto alla merda con cianuro anche un piatto di  riso sbollito diventa una leccornia.

Intanto, mio figlio, ha assistito, in treno, al ferimento, da parte di un'italiana senza biglietto a danno del controllore, con scene patetiche di carabinieri camomilleschi e le loro reprimende predicose e garbate alla delinquente. Poi i teatranti furbastri e i loro militanti cretini si chiedono perché a molti tornino simpatici i manganelli.


mercoledì 6 dicembre 2017

Risacca nel mio porto

Non è bello prendere della randellate (anche quando il randello è operato con i guanti) dalla mamma ovvero da una persona che non ti aspetti così dura, quasi feroce.
In questi giorni c'è stato un po' di dolore dolore, profondo e silenzioso. Posso convincermi, sul piano oggettivo, di quanti frutti e cose preziose hanno portato quelle durezze, convincermi di essere comprensivo, che bisogna andare oltre le intemperanze, specie quando sono di persone care. Ma il piano emotivo non segue i ragionamenti, i tentativi e gli esercizi di convinzione di magnanimità, l'osservare il mio ego e pure il suo e le dinamiche che determinano. Stavo per scrivere bizze ma sarebbe  moralisticheggiante, l'ego è così e ce lo teniamo, così come è ed è naturale che sia.
Così ho decisamente rarefatto i contatti per la poca voglia. Cosa andare, oltre il “come stai?”, “cosa hai mangiato?”, delle sue domande sul mio colesterolo?
In queste condizioni è facile creare dei sospesi, degli jati che si ampliano e si alimentano della propria ampiezza.
Stavo pensando, prima in bici e poi entrando al lavoro, stamani, che dopo giorni, anche ieri e pure stamattina non l'ho chiamata.

In tardo pomeriggio mio fratello e mia sorella mi hanno informato che mamma è caduta e si è fratturata la testa del femore. A quell'età è un incidente grave,  non di rado l'inizio della fine.
Così c'è una risacca nel mio porto di altre onde che si sommano a quelle inquiete, dolenti, di prima.

Inverno mon amour!

Blu, bianco brillanti, intensi e gelidi. I bavaresi affermano che le losanghe bianche e blu del loro stemma sono proprio il bianco e il blu dell'inverno. Beh, li capisco, sono così pazzescamente belli, fantastici... Sole, milion miliardi di cristalli, pizzi, merletti del vento che ha lavorato, minuziosamente, l'acqua solida, sole, freddo, aria tersa adamantina.
Domenica, con le ciaspole annoiate dalla polvere di oltre un anno e mezzo, siamo tornati lassù. Ah, che meraviglia, un piccolo assaggio di inverno.

C'è stato un tratto, in crinale, che nonostante la mia attitudine al freddo, per il vento rabbioso, ho dovuto cambiare i guanti leggeri, in pile, con quelli più pesanti, da “-20°”. Relativamente poca neve (due quinti dell'escursione, senza ciaspole) ma perfetta, asciutta, candida, croccante.
Al ritorno alle auto, alle sedici circa, cinquecento metri più sotto, il termometro segnava -7. Sugli alberi, c'era ancora tutti i merletti candidi che spiccavano contro il blu.
Inverno mon amour!






(_zzz)