giovedì 28 giugno 2018

Proprio questo!

Ieri sera serata di tango divina: mille stelle a guardarci da lassù, buon livello, gente da fuori, donne bellissime. E musica/TJ eccellenti.
Passa il tempo ma la caratteristica di montagne russe, sere mediocri se non sfigate e sere di dolce vita  inebriante, sere di cinghiali e sere di artisti del corpo, si alternano nel loro ciclo perpetuo. Meglio così, senza le serate scarse non ci sarebbero quelle superlative. E lo scrivo con cognizione di causa, vedo che molte persone si lessano, nel tango. Vuoi perché si saturano, esagerano e poi si nauseano, vuoi perché caricano il tango di troppe aspettative che non c'entrano granché con esso, vuoi perché non c'entrano granché con questa dimensione. Io invece proseguo con il mio innamoramento che ora è un amore pieno. Devo dire che così, con le donne, non mi è mai capitato una cosa così. Penso che feci bene i primi cinque anni a ignorarle, ero proprio innamorato del tango, era una sfida, una scoperta, una fantastica occasione di apprendimento e di evoluzione, di miglioramento personali,di dolce vita, di grande bellezza. Ah, scrivo e inizia di nuovo a battermi il cuore, a girare l'adrenalina.
Riesco ancora ad emozionarmi, a sentire il cuore in gola, a trovare una gioia straordinaria in queste creazioni estetiche inutili, come sottolinea Davide Sparti. Riesco a fondermi, con una donna, in un abbraccio e diventare due in uno, un'anima bicefala, bicardiaca che si getta in un'avventura ogni volta nuova, ogni volta con esiti incerti, a volte deludenti, a volte che ti proietta in spazi di gioia, metafisici. Fantastico, sublime, questo trovarsi di una donna e di un uomo. Può succedere, per una manciata di istanti, può succedere!
Leggeva la pagina del 28 giugno 2011, erano pochi giorni che avevo iniziato. Capii, quasi subito, che era ciò che nel ballo, nella danza, cercavo da sempre.

Le mie parole non possono molto rispetto all'indicibile. Così lascio a Roberto Herrera, a Tamara Bisceglie su musica di Hugo Diaz, rappresentare (con le loro citazioni di tango canyengue, il primo tango, postribolare, popolaresco, baciato con quello evoluto, coreutico, colto, post Parigi) con una milonga, la gioia del tango, in una fantastica, fantasmagorica, irripetibile e inutile creazione estetica amore-tre-minuti. Sono passati undici anni dalla loro esibizione a Genova e, ogni volta che rimango da loro stupito, mi dico :- Ecco, proprio questo!
Buon settimo compleanno, amore mio!


5 commenti:

  1. Che dire...leggo un certo romanticismo inaspettato in qs post!
    Se posso dirlo, ti invidio un po', perche' sono anni che vorrei imparare il tango, e sono anni che non trovo un partner disposto a tentare con me l'impresa (abito in una cittadina con disponibile un unico corso di tango, due insegnanti che a dire il vero non mi garbano granche', e la richiesta (da parte loro) di presentarsi gia' in coppia per la scarsità di elementi maschili).
    Quindi fino ad ora ho glissato. Peccato.

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    1. Quando frequentavo alcuni ambienti della pallacanestro una sorta di lagna ricorrente eta :- Non c'era figa!
      Io li guardavo perplesso.
      Ovviamente se rimani nei contesti della birra e rutti, calcetto o pesca non troverai granché "figa".

      Per fli uomini il tango è decisamente più difficile (grossolanamente dico il doppio) e quindi questo comporta che siano ulteriormente di meno.
      Uno dei crucci delle tanghere è di non avere partner di studio.

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  2. L'idea che mi son fatto è che il tango sia come il jazz: il jazz m'è sempre parso un tipo di musica fatto per piacere a chi lo suona, non a chi lo ascolta; analogamente, credo proprio che il tango sia fatto per piacere a chi lo balla, non a chi lo guarda.

    In nessuna delle due espressioni trovo ragioni di coinvolgimento da spettatore. Ammetto che è un punto di vista del tutto personale, né intendo attribuirgli alcun valore "assoluto". Chi ama il jazz lo ascolti e se lo goda; chi ama il tango lo guardi e se lo goda altrettanto. Io vado a legare i pomodori.

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  3. MKS e Lorenzo: anche io non riesco non dico ad appassionarmi ma a trovare interesse in alcune discipline che mi sono estranee.
    Si rimane algidi, estranei, appunto.
    Va bene così: non si può essere tuttologi.
    Mi basta vedere certi patetici figuri come Saviano, Toscani o, tempo addietro Veronesi, per notare che la tuttologia sia la summa cretinesca.

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