domenica 8 novembre 2020

Primo sul tango


Ieri ci eravamo divertiti ai fornelli, Rosa Canina ed io. Insomma, la cena è stata... impegnativa, un buon viatico per il... primo incubo sul tango.
Ero in un grande albergo di una città (Genova, ma non saprei dire il perché), nella affollata milonga in una delle sale. A causa della ressa non riuscivo a raggiungere il mio bagaglio e a cambiarmi la camicia. C'era sempre qualcosa che mi impediva di aprirlo e di prendere quanto mi serviva. Ecco, qualcosa come mezzora o quaranta minuti di penosi tentativi sempre ostacolati da qualcosa.
Una volta pronto col vestiario mi ero reso conto di non aver portato meco le scarpe: avevo ripiegato su degli stivaletti anni venti (secolo scorso!) con un sistema di lacci così complicato che avevo passato un tempo infinito a tentare di stringerli allacciandoli.
Alla fine, a milonga già inoltrata, avevo iniziato a mirare: un tale con i capelli grigi, belloccio e finocchio, si era messo in mezzo, continuava a fissarmi fastidiosamente. Non ero riuscito a ballare.

21 commenti:

  1. che peccato,
    sarà pa' prossima
    però m'ariccommanno er vestito
    si fossi femmina io:
    assolutamente da torero

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    1. Ahaha, in milonga vestito da torero...
      Kitschissimo!

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    2. Dato che il "tango" è una rievocazione storica, ti metti un costume da malavitoso sudamericano cosi come al Palio si mettono il costume da dama del Cinquecento. Visto da fuori, sembrerebbe molto più serio il Palio, se non altro perché le dame del Cinquecento erano tra i nostri Avi mentre i malavitosi sudamericani erano gli Avi dei Sudamericani. Certo, nel Cinquecento le dame erano pudiche mentre negli angiporti sudamericani erano zoccole e questo nella rievocazione presenta alcuni vantaggi per il rievocatore.

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    3. Il grosso del tango si sviluppo' sul Rio de la Plata nella prima meta' del XX secolo.
      Si tratta di immigrati italiani, tedeschi, spagnoli, portoghesi, etc. .
      Insomma, gente come questa o come
      questa.
      Certo, dalla fine del XIX secolo fino agli anni Sessanta del secolo scorso cambiarono molte cose, dla postribolo alla milonga per famiglie.
      Molte cose cambiarono a cavallo del 1920, con la sdoganatura parigina, per la societa' "per bene" di Montevideo e di Buenos Aires, del ballo.

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  2. Mi spiace ma la condizione attuale, per cui il "distanziamento sociale" e le altre misure di profilassi ci rendono impossibile VIVERE, nei piani delle "autorità" è destinata a protrarsi sine die, cioè per sempre. Dove con la dizione "per sempre" intendo per anni, non si sa quanti. A me resta una ventina d'anni da vivere, se tutto va bene, quindi probabilmente non vedrò più il mondo dove potevi incontrare una al tango e limonare. Il protrarsi delle misure di "distanziamento" è previsto anche nel caso ideale in cui si possa procedere con la vaccinazione di massa, perché il vaccino servirà solo a contenere la epidemia.

    Ripeto, perché nessuno ve lo dice: IL DISTANZIAMENTO E' PER SEMPRE.

    Come scrivevo a proposito della "virologa" dottoressa Capua, stiamo pure chiusi in casa senza toccare niente e nessuno. Abbiamo deciso di estinguerci.

    Se parliamo delle "rivolte" (fascisti, omofobi, razzisti, sovranisti, ecc.) torniamo alla vecchia parabola evangelica della baracca in mezzo alla tempesta di neve. L'umanità si divide in due, i "compagnucci" che vogliono tenere tutti dentro la baracca ad aspettare la morte, tutti uguali, nessuno escluso, nessuno lasciato indietro e gli altri, che non sopportano l'idea di stare li come pecore ad aspettare che si compia il loro destino e preferiscono mandare fuori i più forti a cercare aiuto. Rischiare, che qualcuno muoia e qualcuno si salvi.

    Farei presente che storicamente la risposta della nostra specie alle avversità naturali è quella di fare più figli possibile. I famosi "milioni di baionette" di ventenniana memoria. Questa è la ragione per cui i posti dove la gente muore di fame e di malattie sono anche i posti più sovrapopolati, gli "pseudo-ecologisti" questa cosa non riescono a capirla. Ergo, a parte le considerazioni solite sul "Meticciato", mi pare che la risposta alla Peste Cinese invece del "distanziamento" dovrebbero essere le orge. Lo so che è brutto dirlo ma di questi tempi non ci serve la donna emancipata, che gestisce la propria sessualità liberamente (tanto è distanziata, cosa gestisce?), ci servono delle fattrici. Non ci servono efebi sul monopattino (tanto non possono andare da nessuna parte senza permesso), ci servono padri di famiglia.

    Il tango lo sostituirei con le ammucchiate. Aboliamo la ipocrisia della danza che serve a favorire il corteggiamento, andiamo subito al sodo. Contestualmente però, bisogna abolire i contraccettivi. Ogni anno le donne fertili devono partorire un figlio. Sconfiggiamo il virus moltiplicando le nascite. Funziona, è sperimentato.

    Non scherzo, sono serio.

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    1. Manco farlo apposta, ecco cosa aggiunge la "virologa" Capua:

      "È come se fossimo in una glaciazione con meno 100 gradi e non si può uscire con il costume...". La metafora della virologa Ilaria Capua in collegamento dalla Florida a DiMartedì lascia tutti di sasso. Da Giovanni Floris si parla della seconda ondata di coronavirus che sta travolgendo l'Italia divisa a colori: "La pandemia corre - sottolinea il conduttore - se va avanti così cosa possiamo asperttarci per gennaio, febbraio?" domanda. "Pensiamo al presente - replica secca la Capua - Uso un'altra metafora: siamo arrivati al punto in cui non possiamo più permetterci distrazioni. Facciamo finta che ci troviamo in mezzo a un fenomeno epocale, una glaciazione, un freddo terribile, terribile. Scusate, voi uscireste con il costume da bagno? No, perché muori":

      I contagi crescono in maniera esponenziale, i ricoveri idem e gli ospedali sono a un passo dal collasso. "Adesso bisogna evitare ogni scivolone - sottolinea la Capua - Fa freddo, è meno 100 gradi fuori. Se esci scoperto, muori congelato. Le persone si devono proteggere e devono capire che ognuno è una parte di una catena e il contagio non si ferma se non si fermano le persone che portano questo virus".

      Poverina, riflessi condizionati.

      Le risponderei io, se potessi.
      Primo, se fossimo NEL MEZZO di una era glaciale avremmo davanti MIGLIAIA DI ANNI di ghiaccio eterno. Quindi l'idea di chiudersi da qualche parte significa quello che ho detto, l'estinzione.

      Secondo, per non morire nell'era glaciale bisogna fare l'esatto contrario di quello che pensa la "virologa", cioè bisogna uscire e andare in giro a cacciare le bestie per mangiare e per procurarsi le pelli con cui coprirsi. Se siamo fortunati e viviamo in un'area dove non fa cosi freddo da estinguere le piante, tipo gli Inuit, bisogna andare in giro a raccogliere la legna per il fuoco, per costruire i ripari, per gli attrezzi. Bisogna andare in giro a cercare altre comunità umane per scambiarsi le mogli, altrimenti ci si accoppia tra consanguinei e ancora si arriva all'estinzione. I vikinghi, per dire, vivevano al freddo e invece di stare a casa costruivano barche, traversavano il mare del nord e poi andavano a depredare i villaggi al dilà del mare.

      Poi la "virologa" mente sulla faccenda del "contagio". Il "contagio" non si ferma, punto, perché il suo pre-requisito è che continua finché ci sono persone da contagiare. Dato che il rimedio che ci propongono gli "Scienziati" è quello del Trecento, gli farei presente che con quel rimedio la Peste Nera ha continuato a contagiare la gente con la stessa modalità della Peste Cinese, cioè vai-e-vieni, per circa trecento anni, fino alla metà del Seicento. Noi abbiamo lo svantaggio che ci chiudiamo in casa, imponiamo la quarantena ma nello stesso momento sosteniamo il Mondo Nuovo dove non devono esistere ostacoli alla libera circolazione di cose e persone, quindi l'epidemia è una faccenda planetaria e qualcuno decide chi può circolare e chi no.

      Comunque, le carte sono sul tavolo. A me sembra che il tango sia l'ultimissimo dei problemi.

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    2. Signor Nessuno
      Sapete che qui siamo in disaccordo.
      Il fatto che i sinistranti e i cattolici abbiano deciso che è cosa buona e giusta cercare di trasferire più milionate possibile di africani e asiatici nella scatola di sardine europea non può che aggravarne la condizione di gravitaà estrema nel deficit di risorse alimentati, energetiche e di materie prime fondamentali.
      Copiare da paesi come l'Australia etc. che semplicemente difendono i propri confini e reagiscono agli attacchi bellici migratori. Selo fa un paese come l'Australia più esteso dell'Europa e con un 35-esimo della popolazione, lo potrebbe fare anche l'Europa.
      Qui però ci sono i piani nefasti di ingegnerizzazione sociale geopolitiche dovute ai progressisti e le loro pulsioni sadiche e il lavaggio del cervello con cui ammansiscono le pecore destinate al macello.
      Per il restro il tango è problema di relativa importanza, ci sono cose decisamente più gravi.
      Certamente anche io penso che non ho decine di anni di tango a disposizione, diciamo due o tre lustri. Questo aumenta la percezione che ogni milonga che va, persa, lo è per sempre.
      Certamente, rispetto ad altri problemi, sono bazzecole.

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    3. Non puoi essere in disaccordo con idee irrazionali.
      Continuo a dirtelo, le mie opinioni e le tue sono irrilevanti perché i nostri Padri hanno perso una guerra, sono stati invasi e da allora noi siamo sudditi coloniali di una potenza remota. Non abbiamo confini nostri e non abbiamo la facoltà di difenderli. Non abbiamo una Nazione e non abbiamo uno Stato. Non abbiamo nemmeno delle Leggi. Rimangono vestigia di un Popolo ma queste vengono rapidamente cancellate dalla "cultura" in alto e dalla sostituzione etnica in basso.
      Tra le tante cose a cui siamo stati condizionati, oltre che obbligati per forza, c'è la "demografia negativa" per cui ogni generazione è numericamente minore della precedente, una cosa che interrompe la continuità generazionale per la "cultura" e ovviamente facilita la "sostituzione etnica". Qual è la grande pensata per ripopolare i borghi abbandonati? Certo non figliare, li vendiamo allo straniero come attrazione turistica, sempre nell'ottica coloniale oppure ci mettiamo gli immigrati africani e asiatici.
      Intanto, i pochi figli italiani li mandiamo per il mondo, a bere l'acqua filtrata col carbone attivo nel pub di Londra, cosi salvano il pianeta dalle microplastiche.

      Non ci voglio pensare, mi viene il mal di testa.

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  3. Genova è una città che amo molto.

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    1. La vidi una volta, in visita con UnBipedinone, _zzz e _zzino, andammo all'acquario...
      Purtroppo la conosco ancora poco.
      Vidi scorci di centro storico assai belli.

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    2. Per conoscere una città ne devi conoscere la Storia. Se assumiamo la teoria anti-umanista della "fine della Storia" allora dobbiamo concludere la "fine delle città", nel senso che inevitabilmente andranno a convergere tutte verso la tipica situazione coloniale di quartieri fortificati con dentro i riccastri e attorno le bidonville del "meticciato". In una certa misura è la logica per cui le città Romane erano tutte uguali, l'Impero ripeteva ovunque un modello astratto di "romanità" a cui i Popoli si conformavano. Se penso alla Milano di Piazza Gae Aulenti e delle ultime "iniziative immobiliari", vedo in essere esattamente questo processo e vedo anche che la frattura tra il "centro" degli "illuminati" (portatori della Luce del Nuovo) e la "periferia" dei "deplorevoli" (scarti del Vecchio) viene glorificata e, ancora, imposta a modello.

      Poi nel nostro caso gran parte del "visibile" è conseguenza del "boom economico", che meriterebbe una trattazione a parte, sia per la sua ascesa che per l'apogeo e il declino. I vuoti e i pieni.

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    3. Si', in tutte le guide del TCI la prima sezione e' quella geografica e subito, a seguire, quella storica.

      Ogni anno che passa piu' mi rendo conto che il turismo è una volgare banalizzazione del viaggiare e del conoscere. Ad esempio, uno dovrebbe andare in Agentina e stare due anni a Buenos Aires, due anni in Patagonia, due anni sulle Ande... il minimo per iniziare a conoscere quelle realta'.]
      Del resto quante persone ci sono che non conoscono quasi nulla dei luoghi nei quali vivono, della loro (agri)cultura? della loro storia?

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    4. Io ti invito a riconsiderare.

      Ripeto, l'Italia pre-Ventennio non conosceva ne vacanze ne turismo, nessuno si muoveva dal villaggio. Il termine "turismo" viene dalla parola "tour" e in origine si riferiva all'uso dei giovani della aristocrazia e della alta borghesia di girare il mondo di allora PER ANNI. I giovanotti degli imperi coloniali andavano nelle colonie, quelli degli altri posti venivano in Italia a guardare le rovine e le miti pastorelle (o pastorelli, a seconda).

      Il "turismo" a cui ti riferisci tu, cioè prendere due settimane di ferie e andare in un resort alle Maldive o su un'isola greca, è una cosa contemporanea che fa parte dell'abitudine al consumo insensato e parossistico. La parola non ha più il significato originario di "girare il mondo per anni" ma il significato di "vacanza" che è un po' connesso a quello del "semel in anno licet insanire", cioè del carnevale. Il "turismo" contemporaneo è fondamentalmente un carnevale, come il carnevale di Rio o meglio come lo "sping break" degli studenti americani, fare casino, ubriacarsi, trombare e poi tornare a casa a timbrare il cartellino. Per fare casino e ubriacarti puoi andare in qualsiasi posto al mondo e non fa nessuna differenza, l'unica cosa che ti serve è che altri con il tuo stesso scopo convergano nello stesso posto.

      Tra parentesi, faccio presente che la lamentela consueta del "turista" comtemporaneo è che nel luogo dell vacanza non ci sono le stesse cose che aveva a casa sua. Un concetto che, una volta metabolizzato, illustra la natura del turista e del turismo.

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    5. Turismo come consomo frettoloso e superficiale.
      Si'.

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    6. > cioè prendere due settimane di ferie e andare
      Prendre il uichen e andare a fanculandia, a 2500km di distanza o forse piu'...

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    7. Una volta le persone erano mosse dalla necessità.
      Oggi, conformemente alla colonizzazione culturale USA, siamo mossi dall'idiozia del marketing, cioè da "necessità indotte"e dal consumo.

      Ironicamente, ci sono dei personaggi che sostengono la ideologia "neo-minimalista" come se fosse una grande invenzione. A me basta pensare a mio nonno che distillava illegalmente la grappa in cantina con un alambicco in rame che si era fatto fabbricare da un lattoniere. Tipo i distillatori di "moonshine" negli Appalachi. Che girava la Brianza in bicicletta per cercare le piante di sambuco con cui poi faceva la marmellata (o, appunto, la grappa). Il fatto è che la gente che prende l'aereo per andare a Praga per il "uichend" e poi magari piange per la tartaruga col cotton fioc nel naso, vive rincorrendo di continuo un qualcosa che non raggiunge mai e le tappe intermedie sono appunto quelle del consumo insensato, da cui ricava un godimento effimero e, cosa più importante, il "feedback positivo", cioè "se vai a Praga nel "uichend" sei un figo", da cui non solo il racconto ai colleghi alla proverbiale macchinetta del caffè ma la riproposizione dei gesti sui "social", per via dello scemofono, cose che sono amplificatore del tutto e quindi del nulla.

      Quel tutto-nulla che è la "cultura media" del "meticciato".
      Infatti, gli immigrati non vengono qui perché fuggono dalle guerre e altre corbellerie, vengono qui perché vogliono anche loro prendere l'aereo e andare a Praga per il "uichend", farsi i "selfie" e pubblicarli su "instagram" o quello che è. La cosa più assurda è che col tempo Praga sarà identica a Milano e a Lagos, quindi il "meticciato" dovrà prendere l'aereo per andare in qualche posto del tutto artificiale tipo Las Vegas, costruito apposta in mezzo al deserto per il sollazzo dei "fighi". Anche no, potrebbero chiederti il passaporto per andare a fare la spesa come in questi giorni. Potrebbero avere già deciso di sostituire il consumo insensato con quello che basta per sopravvivere e il fucile puntato. Lo scopriremo nei prossimi mesi. A quel punto dovranno riprogrammare i cervelli di tutta l'Umanità, perché mentre noi siamo chiusi in casa senza parlare e sopratutto toccare nessuno e ci viene concesso solo lo strettamente necessario, gli immigrati continuano a venire sognando il "uichend" a Praga.

      Stamattina nebbione. Una cosa che non vedevo da decenni. Conseguenza delle "regole". Tra un po' ci saranno gli orsi che girano per il centro.

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    8. La nebbia e' un fenomeno non dico scomparso ma fortemente ridottosi, in val Padana. A me piaceva. Sara' la ennesima conseguenza di questi maledetti anticloni caldi africani che ormai sono installati in Europa meridionale otto mesi all'anno.

      Sul fatto della necessita' o del superfluo io sono piu' cinico: il superfluo era per pochi, prima, che se lo potevano permettere (e continuano a farlo a livelli di consumismo superiore, beni posizionali piu' costosi).

      Certamente per molti invasori africani e asiatici, il solo fatto di poter avere, qui, un'auto, le vacanze e il uichen a Praga - appunto! -, ospedali gratuiti, etc. e' un attrattore molto forte.
      Essendo le risorse finite, quello che fanno loro non faranno piu' (alcuni de)gli altri ovvero quei miserabili, razzisti, inferiori, meschini, piccolo borghesi (italiani).
      Questi sinistranti pseudo verdognolastri sostituiscono i bolliti consumisti autoctoni con dei virulenti e prolifici consumisti alloctoni.
      Certamente poi si baloccano a fare gli ambientalisti.
      Come al solito ottengono il contrario di quello che predicano e che vorrebbero imporre con il loro fondamentalismo per dementi.

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  4. Di Genova ricordo i Caruggi, sono passati mille anni.

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    1. Le prima cose che associo a Genova e'.. porto, pesto e Fabrizio De Andre'.

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  5. Nel prossimo sogno balla a torso nudo e piedi scalzi. Non lasciare che questi dettagli ti impediscano di ballare.
    Anche per me è un periodo di sogni faticosi, che ricordo solo per alcuni secondi dopo ogni risveglio, ma che non ho voglia di trascrivere e che quindu dimentico.

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    1. Ah, beata ingenuità.
      La componente fondamentale del "tango" è guardare ed essere guardati, il contesto esibizionistico.
      Semplificando ancora, il "tango" è un rituale che precede l'accoppiamento, in una variante "orgiastica".
      Qualcuno prova a vendere l'idea che ci sia una "arte" dietro, cioè un "sapere fare", quando è palese che l'unico scopo di qualsiasi azione in quel contesto è esibirsi e attirare l'attenzione di potenziali partner sessuali. Magari, in subordine, definire una gerarchia del proprio genere che serve ancora a regolare gli accoppiamenti.

      Se una persona "balla" da sola o va in giro nuda, di norma ha un disturbo mentale, proprio perché l'azione fuori dal contesto appare evidentemente priva di senso, come, che ne so, pescare sul cemento. Anche la variante "etnica" per cui si scimmiotta un "buon selvaggio" di fantasia, è sintomo di disturbo mentale.

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