sabato 1 settembre 2012
Melercia
Scrivevo del fatto che gli italici di specie tridentina non sono esenti dal ciarpame che io cerco di riassumere in "artificializzazione modernista orgogliona dell'ambiente". Anche l'agrochimica (la chimica dei veleni per la produzione industriale di cibo plasticato e tossico, impropriamente definita come agricoltura convenzionale che invece, fino agli anni 60 è stata per almeno 20.000 anni assolutamente biologica) fa parte del ciarpame tossico ed orgoglione modernista. Nel centro di un paesino anaune (leggo sempre quando riesco i bollettini e gli annunci della comunità, forniscono un sacco di notizie inportanti) sulla parte superiore di una bacheca (o forse della bacheca) è presente una sfilza di annunci dell'associazione frutticoltori locali, uno accanto all'altro ciascuno ricoprente gran parte del precedente. Leggo l'ultimo:
Entro questa settimana trattamento della Renetta:
50g/hl di Megathion o in alternativa
50g/hl di Zeonix S Plus
...
Rispettare rigorosamente i tempi di carenza!!
(i nomi sono di fantasia, non me li sono annotati). Qualche giorno prima con UnBambino al rafting in val di Sole, quando il capogommone (?) ci mostrava i meleti a riva, alle mie osservazioni che eseguono da 20 a 26 trattamenti velenosi all'anno (v. qui ad esempio), mi aveva raccontato che un'indagine epidemiologica che era stata fatta velocemente sparire aveva evidenziato pesantissime anomalie in fatto di tumori. I meleti arrivano anche a uno o due metri dalle case: un'amica sudtirolese mi aveva raccontato che prima dei trattamenti chimici a base di veleni, vengono affissi dei manifesti che invitano i residenti a chiudere bene i serramenti e a non affacciarsi il giorno tal dei tali dalle alle. Del resto vederli scafandrati alla guida dei trattori con diffusore non mi è che faccia presagire granché di buono.
Marlene e Melinda dunque sono belle (? 'sti pomoni pompati di plastica per me sono orrendi ma per i più, plagiati dal marketing e dalla grande distr(ib)uzione organizzata, belle) mele avvelenate. Mela linda? no assai lercia! Si salvano alcuni coraggiosi che tentano la via biologica, segni di speranza, per quanto ancora assai sparuti, ma spesso che non tornano ancora alle eccellenti varietà autoctone che sono per selezione robuste e adatte alla coltivazione bio. La colossale truffa è che esse vengono spacciate come mela locale e alla sofisticazione agroalimentare e alla distruzione ambientale e paesistica si aggiunge la frode ideologica: le cultivar sempre più spinte su piante sempre più deboli - si arriva ad alberi che devono essere sostenuti perché hanno decine di chili di mele e poche radici, siamo alla perversione - sono spesso (il solito merdame) USA e non hanno nulla a che fare con le varietà locali tradizionali, "antiche", estremamente robuste e con caratteristiche nettamente superiori.
La mia amica sudtirolese mi ha confermato che in Alto Adige l'industria fruttochimica è anche peggio.
Ci sono tentativi di ridurre l'impatto peantissimo (cercando di diminuire la deriva) ma non si va alla radice del problema che è un modello di agricoltura per fare più bajocchi nel minor tempo possibile, producendo più tanta robba finta possiile, insulsa, tumorifica, cercando di artificializzare e industrializzare tutta la filiera..
Nulla che non sapessimo al gas, anche se giovedì abbiamo rifatto questa analisi osservando ancora una volta questa miscela nefasta di stupidità, ingordigia, arroganza, fideismo, tecnofilia, distruzione, sfruttamento.
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Mio padre è un perito agrario che nonostante l'età non verdissima (gravita sui settanta), ancora esercita. Ti potrei raccontare sul biologico cose da far accapponare la pelle, ma probabilmente già lo sai: dove ci sono interessi o mode, c'è spesso del marcio.
RispondiEliminaDove mio padre costrui la casa attuale, nel 1976, c'erano dei meli, la maggioranza dei quali furno lasciati in vita. Questi alberi continuarono a fare mele non bellissime ma senza necessità di trattamenti, per almeno vent'anni. Morti i meli, mio padre ha cercato di piantarne altri, ma i risultati sono stati drammatici. Le nuove piante necessitano trattamenti a go-go, altrimenti le mele sono scarsissime e spesso malate o marciscono sull'albero in tempo zero.
Esistono serre che conservano le vecchie varietà, ed ora ci siamo messi alla ricerca dei vecchi meli, speriamo di farcela, anche perchè le varietà di mele esistenti sono circa settemila :)
Grazie AB per la tua testimonianza.
RispondiEliminaInfatti avevo sottolineato l'importanta in bene o in male delle cultivar/specie.
E' assurdo pensare di fare biologico con cultivar che sono così spinte da essere fragili e che necessitano di veleni e chimica pesante per poter vivere.
Un contadino che vendeva sulla strada vicino a casa delle eccellenti Rosa Romana mi diceva in dialetto emiliano:
negli anni 70 arrivarono le golden e non vendemmo più niente.
Sradicammo quasi tutto a parte alcuni alberi: mio padre aveva detto che questi fanno roba buona ed alcuni li teniamo, non si sa mai.
Sebbene _oni non faccia biologico mi diceva che fa uno o al massimo due trattamenti e solo per l'estetica (ticchiolatura): quelle sono piante robuste.
Qualche anno fa iniziò a riproporle ai suoi clienti con grande successo: ora ha ripiantato alcuni polloni e gran parte dei i 70q.li all'anno vanno via prenotati prima di essere prodotti.
Sono mele medie, squisite, sono eccellenti da pasto o in pasticceria, proprio per una leggera aciditità e il profumo.
Ecco, fare biologico e meno chimicovelenoso è ANCHE questione di varietà.
Un po' come in zootecnia, le aziende veramente biologiche non usano le frisone che sono ultratirate, delle tette da latte con delle mucche attaccate ma delle razze più robuste (rendena, valdostana, grigio o bruna alpima, bianca modenese, rossa reggiana, etc.) che fanno meno latte ma molto meglio.
Pensa, settemila varietà di mele e la grande distr(ib)uzione organizzata copre il 50% del mercato con meno di 10 varietà:
annurca, fuji, red delicious, golden delicious, royal gala, renetta.
Che sciagura!
una provocazione interessante: http://www.nytimes.com/2012/09/04/science/earth/study-questions-advantages-of-organic-meat-and-produce.html?_r=1&src=me&ref=general
RispondiEliminaLessi alcuni studi simili "il cibo biologico non è migliore di quello chimicoindustriale" in passato.
RispondiEliminaOra potrei ribattere con la citazione di altre (contro)ricerche, ad esempio quelli sulla presenza dei micronutrienti ma non vogliono scendere al livello della specializzazione eccessiva, si perde il senso complessivo delle cose, il livello sistemico.
Il piano della qualità organoletticca o del salutismo è solo una delle faccette di un poliedro con moltissime facce. C'è l'economicità, la biodiversità, la dimensione energetica della produzione alimentare, dei suoi trasporti, del lavoro o della disoccupazione che essa produce, della fertilità dei suoli, dell'uso delle acque, dei paesaggi, della salute, l'equità sociale, il diritto alle autoproduzioni, la sovranità alimentari, il patrimonio genetico storico, la sostenibilità nel tempo.
Peraltro, _idi la mia amica newyorchese e anche l'altro ieri, _rio il mio amico carissimo che è stato in agosto per due settimane da Mary Thunder in Texas, mi hanno raccontato varie storie sul livello infimo, indegno del cibo "che va per la maggiore" (produzioni di grandi numeri? la scriviamo così?) negli USA; mi ricordo bene quando in viaggio di nozze a NYC cercai senza riuscirci del semplice latte intero fresco che non fosse aromificato, modificato purificato, colorato, enansed-ato, addizionato di mille mila "nutritivonutrienti".
Poi potremmo entrare nel merito.
Ad esempio la frase
Organic chicken and pork were less likely to be contaminated by antibiotic-resistant bacteria.
è non solo opinabile ma sostanzialmente falsa.
La pellicola Food Inc. racconta bene come si sono sviluppate le forme patogene e antibiotico resistenti dell'Escherichia Coli.
Occhio, non è molto gradevole quel documento, le aberrazioni (di fatto lo standard de facto nell'industria del cibo statunitense, come leggi non uso il termine di agricultura) è una scarica di pugni nei coglioni.
Le indagini tecniche estremamente specialistiche nelle analisi sono spesso parte del problema: una serie di piccoli passi fatti ciascuno nel migliore dei modi ti possono condurre nel baratro.
Max, sono sempre felice di notare la tua presenza. Quando torni da queste parti? Ti devo ancora scuotere le mani da quella volta che saltò.
Aggiungo poi che si potrebbe analizzare la questione del "marketing tool that gulls people into overpaying".
RispondiEliminaLa riduzione della quota di reddito dal 70% al 10-20% (varie da paese a a paese) è stata un passo preciso nella strategia del consumismo.
Pagare meno possibile i contadini ed il cibo per destinare il reddito altrove, specie su consumi indotti.
al momento sono in brasile, non vedo proprio quando tornero' in Italia. se sara', sara' per funerali. ;)
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminacmq ho lavorato anche nell'industria alimentare per questioni familiari, mentre mio padre ci e' stato 45 anni e contando. per questo son stato vegetariano anni (ho conosciuto tutti gli allevamenti grossi d'italia, e non esagero purtroppo, oltre ad aver passeggiato nei corridoi di compagnie di biotecnologia americane, e food inc, che ha una posizione ideologica anzitutto, mi fa una pippa rispetto agli esperimenti genetici che ho visto io) e ancora non mangio carne se non conosco la bestia prima o quasi...tuttavia sto con AB e la frase della ricerca e' vera in senso lato: l'organico non esiste, e' un branding tool. esiste semmai un piccolo produttore che fa a modo suo, ma tanto non sara' mai organico, perche' la terra non e' organica se a lato hai qualcuno che lavora coi concimi, e/o a maggior ragione l'organico non esiste se hai filari di mele allo zyklon b e due filari piu' là "coltivi organico". non c'é via di fuga. lo dico perche' alla radice e' tutto sbagliato. al bovino/suino cosa dai? soja? ok, adesso sfido te e i contadini del gas a cercare un seme non transgenico. in famiglia compriamo carne da savigni, il piu' organico che c'e' su da quelle parti li'. son andato a vedere come prendono i chianini (si', savigni castra e ingrassa il chianino...1 vagone di carne con fiorentine da 2,5 kg minimo) al lazo, sotto la neve perche' savigni oltretutto lo lascia brado nella fattorai, su per la collina a pochi km da casa tua...ma non so dirti cosa gli da da mangiare per ingrassarlo e so dirti che medicinali gli da...e savigni e' uno che vince premi slow food etc. e lavora bene davvero...so there is no way out!
RispondiEliminaposto che, se parliamo di allevamento naturale, se proprio vogliamo, ecco...parliamo di che fine facevano i bufali 50 anni fa, ma anche solo 20 anni fa, ovvero di come si faceva la selezione bufalo/bufala alla nascita. nessuno cui lo ho raccontato lo vuole sapere. quello era organico vero però ;)
x max:
RispondiEliminaIn Brasile? Temporaneamente per diletto o per tempi lunghi?
Mi ricordo di una tua predilezione per i paesi con cultura e temperamento nordico.
Ecco, hai scritto benissimo. Il bio (od organico) è stato fagocitato dal sistema lucrativo, per molti annacquato a qualche parvenza di meno peggità.
Non so se interessa cosa facciamo nel gas. Abbiamo un rapporto diretto con i produttori, continuo. Produttori o ex produttori alcuni dei quali hanno competenze agronomiche molto approfondite sul bio in tutti i suoi aspetti ci spiegano ogni settimana e ad ogni visita in azienda di questo e quello.
Nelle ns schede dei produttori eslcudiamo
produzioni zootecniche nei quali il mangime sia soja o mais
prpoduzioni zootecniche nei quali il mangime non sia prodotto in azienda (con rare eccezioni valutare di volta in volta)
qualità di vita degli animali e loro razza
I ns contadini si scambiano regolarmente semi e alcuni hanno il ciclo completo (raccolta seme, semenzaio e piantine)
provenienza delle acque di irrigazione
posizione dei campi
Lassù da S. vado a prendere la trippa grigia, unico posto che conosco dove la trovo ancora.
So che danno un poco di cereali, per diminuire un po' di tempi di accrescimento. A-Woman era andata a visitare la loro azienda un tempo e mi aveva detto che lavorano bene.
Max, grazie per le tue osservazioni. Penso che pochissime persone siano informate su alcune diluizioni talmente spinte dei criteri biologiche da trasformare il bio in una sorta di truffa legalizzata.
Potrei parlare ad esempio del ciclo chiuso aziendale, che è stato rimosso dalla normativa bio.
mah, chissa' per quanto, cmq sto Brasile fa cacare, é un paese ex coloniale alla radice. con l'aggiunta che é così grande e chiuso da essere completamente autoreferenziale.
RispondiEliminaNon han firmato nessun trattato economico o legislativo, non sanno nemmeno che cazzo e' un iban.
I brasiliani so bravi, cosa vuoi tu, ma mi sembrano stupidi: son lenti, pensano lentamente, attuano lentamente, mangiano tanto, lavorano malamente. e poi io sono razzista, sempre piu' razzista, e qui s'e' pien de negri diocan.
per contro, io sono un europeo del cazzo, non so ballare, non capisco un cazzo di ritmi, non sono simpatico, non so godermi la vita. we're square.
per far salire il livello del commento e far capire che mi sono informato prima di sproloquiare, faro' qualche osservazione socio-economica: il brasile ha un impianto legislativo rigidissimo che nemmeno la bulgaria anni '70. non producono una minchia e importano il 10% del loro fabbisogno (cuba importa il 13%, ed e' tutto dire, dati del 2010), il che fa sì che molte delle robe che noi diamo per scontato siano apannagio di ricchi e costose (elettrodomestici). la loro economia e' largamente basata sulle materie prime, ma caveat! quando avranno finito quelle? tra 25 anni ne riparleremo. nel frattempo la sinistra populista di lula e la sinistra militante di dilma stanno facendo scempi ecologici per il popolo (vedasi legge forestale nuova) interpretando una specie di corano sviluppista da cgil. qui lo possono ancora fare - e lo fanno col beneplacito di chi davvero ha terra e capitali, che per ora non vengono toccati - ma per quanto le risorse li sosterranno?
Ahaha
RispondiEliminaPerché non chiedi il trasferimento in Canada o in un Paese Baltico?
Max, molto interessante anche questo tuo commento. Io avevo una percezione di progeressiva e grave distruzione ambientale in Brasile proprio causata dal modello tumorale accrescitivo e capitalistico e relativa religione da corano sviluppista.
Però, ecco, una conferma così anche da parte tua non è che renda un quadro migliore, anzi...
Tra 25 anni si saranno distrutti ciò da loro risorse, con una popolazione ancora più pesante.
Mah.
In effetti Homo sta vivendo una gigantesa ennesima "esperimento piastra di Petri" con l'aspetto paradossale che in biologia conosciamo già i risultati, la fine drammatica dell'esperimento.
Come scriveva Sartori il 15 agosto nel suo editoriale del corriere, più sono i segnim gli scricchiolii che allertano sul prossimo collasso del pianeta (umano) più i tranquillisti della crescita aumentano l'intensita delle loro litanie e sulla scarsa importanza di moltissimi problemi invece drammatici.