martedì 25 febbraio 2014

Massimamente immondiziate

Nella fascia di città di confine (lì dove finisce Bologna ed iniziano i comuni limitrofi) proliferano le piccole baraccopoli. Fortunatamente dopo un po' c'è un intervento di smantellamento ma gli scenari che rimangono sono orribili, stomachevoli distese  di rifiuti di ogni tipo raccolti (forse più realisticamente ulteriormente sparsi) solo in parte grossolanamente con ruspe o altro.
Smantellare le baraccopoli senza intervenire sulle cause (ogni anno in Italia entrano 350k clandestini, una nuova città come Bologna, una città di balordi, di nullafacenti, di persone che non hanno alcuna prospettiva) è come spostare l'acqua che la scialuppa continua a imbarcare da una parte all'altra. E' così estremamente stupido questo pensare di risolvere il problema spostandolo.
La nostra cultura e morale è assolutamente impreparata alla guerra demografica e migratoria e questo lo sto dibattendo stamani con Gaia; come diceva Marco Pie stiamo vivendo il paradosso Maori.
Le guerre, tradizionalmente, sono periodi nei quali la distruzione ambientale e l'inquinamento raggiungono il livello di intensità massima. Pochi sanno, ad esempio, che durante la fine della seconda guerra mondiale, lungo la Linea Gotica, le truppe statunitensi usarono pesantemente il napalm che non è esattamente acquina di rose (fondamentalmente si tratta di diossine e furani), anche di fronte al monte che vedo dall'altra parte della valle, da casa mia.

Insomma, la sera sul treno, da due anni a questa parte, è sempre più pieno di balordi che viaggiano senza pagare biglietto, i controllori spariscono (probabilmente temono di essere menati) ed io devo controllarmi, altrimenti finirei allo scontro verbale se non fisico ogni volta.
Di giorno, quando torno in treno in città, dal finestrino vedo aree sempre più rilevanti in ampiezza che erano o sono baraccopoli e che sono massimamente immondiziate, discariche diffuse.
Il mio desiderio di forme di contrasto assolute, diciamo pure naziste, aumenta.

23 commenti:

  1. ci sta tutto il tema del post, davvero.
    una cosa non capisco: perché sei così propenso allo scontro verbale?
    non è una critica (detto da me poi..) ma una curiosità

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  2. già detto, il tuo è un proclama giusto e sbagliato. se tu fossi un morto di fame privo di prospettive faresti esattamente come loro

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    1. Vero, esattamente come chi sta per crepare di fame, se non è un suicida profondamente convinto, non si fa scrupoli d'afferrare il primo bimbetto incustodito e di farci un arrosto. Come è accaduto chissà quante volte in passato anche dalle nostre parti senza che della cosa si facesse a allora e ancor meno si faccia oggi tanta pubblicità.

      Mia nonna mi raccontava di bambini misteriosamente scomparsi anche dal paese dove abito, durante la II Guerra Mondiale. Ovviamente nessuno ha mai neppure lontanamente ipotizzato che potessero esserci dietro ragioni "culinarie", ma provvedo a farlo io per togliere il disturbo a tutti coloro che non se la sentono di accollarsi l'onere in prima persona.

      La stessa cosa fa Umberto Eco nel suo "Il nome della Rosa", dedicando una decina di pagine al tema in questione. Ovviamente ha il coraggio di farlo perché si parla del "turpe medioevo", epoca vilipesa in ogni modo possibile dalla storiografia ufficiale. Un po' come sparare sulla Croce Rossa. Non credo che scriverebbe mai le stesse cose per parlare di un momento storico più recente, perché il rischio di rendersi odiosamente impopolare (e quindi di dover rinunciare ai soldini che la popolarità garantisce) sarebbe troppo forte.

      Dunque, appurato (e sono convinto di quel che dico) che è [stata] pratica probabilmente diffusa il ricorso a rapimento, infanticidio e cannibalismo quando le condizioni erano tali da spingere in quella direzione, e che ciascuno di noi avrebbe forti probabilità di fare lo stesso in condizioni simili, che facciamo? Sdoganiamo l'infanticidio a fini alimentari secondo la parola d'ordine "eh, ma lo faresti anche tu, nelle stesse condizioni"?

      Sembra un paradosso, ma è solo un'iperbole - condurre una linea di ragionamento verso i suoi limiti asintotici e vedere che accade. La tecnica dell'iperbole aiuta a scoprire i percorsi fallaci e riconsiderare la catena premesse/conclusioni.

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    2. Ci sono infinite testimonianze di cosa succeda durante le carestie
      o - infanticidi
      o - cannibalismo
      o - omicidi
      o - soppressione di anziani

      e altri reati gravi contro la persona e il patrimonio.
      Purtroppo tutta la popolazione che è nata diciamo dal 1950 in poi non ha più memoria e tanto meno quella importante, quella emotiva, della miseria e, peggio delle carestie.
      Quindi non c'è presa d'atto del problema che stiamo... implementando.

      Dal punto di vista morale scatta dunque il blocco su azioni efficaci di contrasto (anche coercitive e quindi violente) perché, giustamente, si teme la violenza e le vittime che essa causa.
      D'altra parte non c'è il lo spauracchio di bilanciamento, quello di efferatezze molto peggiori in qualità e quantità che avverranno.

      Il fatto che ci siano le informazione, la tecnologia per reperirla e la conoscenza mi lascia esterrefatto: non servono assolutamente a nulla, a livello politico e di sistema è come se fossimo completamente ignoranti.

      Da questo punto di vista è come se energia e tecnologia e l'abbondanza del tutto estemporanea ci avessero proprio instupidito.

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    3. Ci hanno ridotto (ci siamo ridotti?) al livello di polli d'allevamento. E' colpa del pollo costretto alla stia dalla nascita se non riesce ad immaginare il mondo fuori di essa? Ovviamente no. Il fatto che la colpa sia o non sia la sua, cambia gli effetti della sua condizione? Ancora una volta, no.

      Eppure, credo che esistano mezzi per aggirare la nostra condizione, solo che sono mezzi che chi ci dirige non ha interesse a diffondere.

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    4. Ancora una volta, MrKeySmasher, si arriva a questioni molto importanti.
      Psicologia, biopsicologia e psicologia evolutiva, etologia, sociologia, filosofia.

      Marco Poli pone la questione del perché abbiamo letteralmente sprecato "quest'Età fortunata nella quale abbiamo davvero avuto la possibilità di fare TUTTO".

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  3. x meEJ simple:
    Perché quando io vedo gentaccia che si approfitta dei beni comuni (che pure io uso e pago con le tasse etc) mi incazzo di brutto. Se vuoi è anche una questione di sano e intelligente egoismo.

    x Francesco:
    Io non so se farei come loro.
    Già qui e ora NON faccio come "gli altri", forse non farei neppure là come loro. Sono quei discorsi ipotetici che non possono né essere smentiti né supportati.
    In ogni caso io non sono (così altruisticamente) masochista e nel Mors tua vita mea propendo decisamente per la seconda..
    Proclama?
    No, solo uno sfogo e un desiderio irrealizzabile. visto che non cambierà assolutamente nulla ovvero quando succederà sarà troppo tardi e avremo troppe serpi cresciute in seno.

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    1. Questo atteggiamento ha un nome. Si chiama realismo. Può essere molto scomodo, specie quando va contro le allucinazioni illusorie più o meno spontanee della collettività.

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  4. Argomento non facile questo.
    Baraccopoli.
    Ora bene o male un minimo di diglinità lo abbiamo tutti e quello che mi chiedo spesso (in alcuni casi la risposta l'ho vista e "vissuta" personalmente) è..... come mai si accontentano di "sopravviere" così alcune persone?
    E' vero il prblema non si risolve con gli sgomberi, il problema andrebbe risolto molto a monte.
    Ma è più facile esser semplicemnete ignoranti (nel senso più pulito del termine) o intolleranti o "nazisti" :)

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  5. Direi che quella delle migrazioni di massa è un problema talmente difficile, probabilmente tra i più difficili in assoluto.

    Vediamo gli scenari che indichi
    o - essere ignoranti (in buona fede, in senso letterale)
    Tenderei ad escluderlo.
    Forse solo alcuni pastori che vivono tra i monti o nelle poche zone desolate/selvatiche residuali e pochissime altre persone possono ignorare il problema.
    - essere ignoranti come struzzi con la testa sotto la sabbia
    Sai che hai un problema, in effetti è molto più facile non affrontarlo
    - ignorare in malafede ("alla Sartre")
    Ci sono persone che hanno cospicui interessi (ideologici, economici, relilgiosi, poteritici, etc.) nel sostenere le migrazioni di massa
    - essere intolleranti
    Essere intolleranti ma senza pensare a qualche forma di soluzione non è una soluzione ma fa parte del problema. Come se uno che ha una intolleranza alimentare se lo ripetesse e non cambiasse la sua dieta, accettasse dei cibi che contengono gli ingredienti "banditi".
    - essere nazisti
    Non è affatto facile arrivare al contrasto radicale e quindi violento e coercitivo della migrazioni di massa.
    Non abbiamo la cultura e lo stesso sistema giuridico e sociale lo impedirebbe.
    Io, che di tanto in tanto accenno al problema dell'esplosione demografica, con grande piacere subisco degli attacchi violentissimi da destra, dal centro, da sinistra, anche solo per accennare al fatto che esiste il problema. Figurati se andassi in giro a rastrellare i clandestini sui mezzi di trasporto pubblico, negli ospedali, all'uscita delle scuole etc.
    Non sarebbe affatto facile.

    La questione che questo è un problema così grave e rilevante che non ha soluzioni che non siano drammatiche.
    Non è che se hai un tumore al fegato puoi intervenire bevendo l'acqua oligominerale o cambiando il lato sul quale dormi.

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  6. ribadisco, se c'è solo un mezzo panino a tavola e non mangio da tre giorni faccio di tutto per arrivare prima degli altri.

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  7. Io non nego questo.
    Dico solamente che pure io che c'ho fame cechero' di prendermi quel panino e che in nessun caso tu potrai dirmi "Io si' perche' e mio diritto di migrante e tu no, perche' sei brutto egoista cattivo che non mi lasci prendere quel mezzo panino."
    Specie se quel panino e' sulla mia tavola e che tu sei il 38 figlio dei tuoi (sono contento che la Kyenge non e' piu' ministra e spero che venga un giorno rimpatriata in modo che possa chiedere al suo papi riproduttore perche' l'ha messa al mondo senza nessuna prospettiva che non venire ad allungare le mani sulla tavola dove c'ho il ,mio mezzo panino, facendomi pure la predica se io non sono d'accordo"
    Ovviamente se il rapporto diventa un rapporto di forza e quindi violento, la mia etica mi dice "va bene, c'e' da menare le mani per quel mezzo panino, meneremo le mani".
    Che non e' "tu hai il diritto di entrare a forza e menare le mani e io no".

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  8. Nazista.
    Hai detto bene.
    E non è un complimento, sia chiaro.

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  9. Considerato quanto si discuteva a casa tua sull'equilibrio precario tra sintesi ed analisi, tra essere concisi ed essere completi e dovendo, come emittente, cercare di mettermi nei tuoi panni di ricevente, ti risponderò altrettanto brevemente.

    Come loro.

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  10. da piccoli non ci avevano avvisato che sarebbe stato così diffcile da adulti vero?

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  11. La questione è che rimaniamo spesso bambini che fanno capricci e marachelle che, con la maturità e la potenza che c'è con la maturità le marachelle diventano disastri e con i numeri attuali di homo i disastri diventano catastrofi globali e planetarie.

    Per ricondurci alla metafora dell'elefante in una stanza, se hai una stanza, immaginati cosa succede quando dentro hai un numero elevato di elefanti che si divertono a fare le capriole.
    Invece di seguire virtù e conoscenza continuiamo a vivere come bruti, In sette miliardi, giulivamente in esplosione a 8, poi 9, poi ...

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  12. Ha, ha, ha! E così Euridice c'è arrivata. L'insulto totalizzante, tranciante, quello che non ammette (nella fantasia di chi lo pronuncia) repliche. Giusto per chiudere il discorso, non avendo argomenti sensati coi quali trarsi d'impaccio. Strano che non sia stato affiancato all'oggi più classico "razzista". Anni fa ti avrebbe detto "frocio", in un altro contesto d'avrebbe dato del "comunista" o magari del "milanista". Di base, è la stessa cosa - cambia il contesto, non la tecnica.

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    1. Nazista.
      Ho semplicemente recuperato la definizione che UUIC stesso si è attribuito.
      L'attinenza esiste ed è più che palese.

      La replica, se osservi bene, c'è stata. E mi aspettavo che arrivasse. Per il resto ti limiti a sparare pre-giudizi o a fare qualche dietrologia di scarsissimo valore.

      Ah... se ti va puoi replicare, s'intende.

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    2. Pregiudizi? Questa non l'ho capita.

      La tua replica l'ho cercata in tutti i 19 commenti che attualmente corredano la pagina di UUIC ma non l'ho trovata. Allo stesso modo fatico a riconoscere la mia "dietrologia". Il riferimento è al mio commento appena precedente?

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  13. Io ritengo che lo scontro basato sui tentativi di insulto (peraltro quella dell'insulto è un'arte e non di rado gli insulti sono sono inefficaci in quanto non offendono il destinatario e falliscono nel loro intento) è un'uscita di emergenza emotiva.

    Intuisco che non ci sia alcuna proposta "facile"/ordinaria su come risolvere il problema, a volte neppure la presa d'atto dell'esistenza del problema.
    Sia per mancanza di strumenti o conoscenze, altre volte, come in questo caso, perché il problema è così grave, grande e drammatico che, semplicemente, NON ha alcuna soluzione ordinaria.
    Penso che scatti un meccanismo psicologico del genere.

    Non so come risolvere il problema, tu me lo ricordi e comunque mi turbi emotivamente (violi la mia morale e le mie credenze) e allora cerco di reagire come posso e tento di insultarti.

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  14. Mmm... Come definire sinteticamente ciò? Ansia da prestazione? "Struzzismo"? Altro?

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  15. Fondamentalmente è disonestà intellettuale.

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