- Le cose con lo stesso odore devono stare assieme.
L'opera di Andrea Segre mi attirava come... il miele per un orso. E volevo rientrare nel dramma del rapporto tra homo e Natura. Conosco la realtà ancora in parte integra e lontana dal tumore turistico di alcuni cantoni di media montagna del Trentino, conosco la cadenza e un dialetto trentino e quei panorami, quella cultura. Mi ha sempre attirato quella dei Mocheni e quella, un po' più a sud, dei Cimbri, come quella dei Walser in Piemonte, comunità residuali che testimoniano un vivere di rispetto verso la Grande Madre.
La Madre aspra e alta che accoglie l'homo migrante, dal Togo metropolitano alle valle mochena rurale, di vita aspra quella, dove la modernità e la tradizione cercano di trovare un compromesso. E' nel loro abbraccio di modernità e tradizione, di cultura e natura, che le vicende della vita, della morte, delle relazioni, affetti, ricordi, lutti che cercano una risposta a domande che non l'anno. Vivere è il cammino, dentro nel bosco, nella selva oscura e fresca, erta e magica, la fatica aspra del vivere che avvicina e sublima, porta all'andare al di là delle dolorose vicende della vita (il cristoforo Dani porta attraverso il bosco sulle spalle il piccolo Michele). La fotografia e la filologia coronano questo lavoro di Segre. Per un attimo sono andato a "Il vento fa il suo giro", di Giorgio Diritti (galeramiseria, scopro ora che non scrissi nulla su una delle mie pellicole preferite). A questo ritratto della vita che ha la Montagna come luogo di celebrazione.
Il lavoro ha citazioi rigoni-sterniane: il nonno contadino e anche apicoltore mantiene saggezza e umanità e diventa lo sciamano del piccolo clan, in cui il dolore di Michele per la morte del padre porta ad esasperare la propria possessività nei confronti della madre. I bambini posson essere sadici e spietati da questo punto di vista (peraltro il rapporto di possesso nei confronti della donna, del tentativo di governarne la potenza, è certo elemento di queste culture patriarcali residuali e chiuse).
Forse è il caso che non aggiunga alcunché a questa storia minore e massima per lasciare a voi curiosità e a me rispetto per bellezza dei luoghi, della montagna, delle sue genti, rispetto per l'indicibile della vita.
Ho la nostalgia di quei monti. D'ottobre, di novembre, con le cime già imbiancate e il giallo carico dei larici interrotto dal verde scuro dei pecci non li ho mai vissuti.
Sì, mi hai proprio fatto venire in mente "Il vento fa il suo giro" di Diritti. Bel film, non c'è che dire.
RispondiEliminaE poi in Trentino vive il mio migliore amico.
Ho scioperto ora che... non ho una pagina su quella che è una delle mie pellicole preferite.
EliminaBel film... La prima neve? Il vento fa il suo giro? Entrambi?
Il Trentino e' grande e vario. Va dalle zone urbane (Trento e Rovereto) fino ai turismifici di massa, Riva e Torbole sul Garda, val di Sole, val di Fassa, val Rendena... Ma ci sono ancora dei luoghi residuali nei quali c'e' ancora qualche traccia del Trentino pre boom.
Grasie per il commento.
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EliminaOh, grasie a te!
EliminaSai, come hai scritto qualche giorno fa, mi piace apparire (un po' come Carmelo Bene alla Madonna...) e qui lo farò di frequente, temo.
Dicevo di Diritti perché "La prima neve" non l'ho visto e chissà se mi capiterà di vederlo (se non in maniera poco lecita).
Il mio amico va spesso a Pergine, in effetti. Anche con le ciaspole. Forse lui ne sa più di me. Andrò a farmi illuminare.
> poco lecita
EliminaSosteniamo questa cinematografia di pregio e minore!!
> poco lecita
EliminaSosteniamo questa cinematografia di pregio e minore!!
Avevo scritto questa commento come parte della pagina, poi ho deciso di lasciarlo al contorno.
RispondiEliminaRendere idea come io sia arrivato ieri a quella projezione.
Il contrasto e' stato molto forte.
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Ieri ho vissuto una delle mie giornate di contrasto. Prima con _zzz a pigliar un po' di attrezzatura per alpinismo invernale di buon livello (ciaspole, ramponi e thermos). Devo dire che abituato alla mia fresca casa con 11º gradi stare in negozi a 25º mi cuoce. Ad un certo punto non ce la facevo proprio più sono dovuto uscire e mi sono tolto il giaccone e ho aperto la maglia. La cosa si è ripetuta quando in centro città mi sono addentrato in un paio di negozi per i due regali per UnBipede (per Natale e per compleanno che cade di questi giorni). Avevo lo zaino con il materiale tecnico, bollivo e ribollivo, sudavo. Poi la città piuttosto stipata, siamo sempre di più con la stesse piazze, le stesse vie. Un buon motivo per starle ben lontano negli orari " di punta". La sera quando la città è mezza deserta, quando vado in qualche milonga, ha un suo fascino, la sua bellezza non è gravata da centinaia di tonnellate di homo e posso amarla ancora.
Questa crematoria e costipata premessa è stata il massimo del contrasto con quando accaduto dopo. A piedi me ne sono andato ad un cinematografo parrocchiale già ... sull'alluce dei colli. E' un cinema che, storicamente, fa una buona programmazione d'essai. Ieri mi sono imposto la mia disciplina No tango for the best tango! Un piccolo cinematografo nella Bologna bella, quella di vecchie palazzine nel verde, già su in pendenza. Beh, i preti hanno la fortuna, a volte, di animare angoli storici della città, assai più belli e lontani dal ciarpame modernista di schifosa edilizia tumorale che ora costituisce l'80 della massa urbana.
Tre parole: vojo l'estate.
RispondiEliminaDetto ciò: Torbole la amo.
Rappresenta il luogo di pace, dove sfiato i pensieri. Anni fa mi sfiorò l'idea di investirci immobiliarmente: poi ne feci più nulla di questo mio sogno.
Ma, mai dire mai.
Neve: mi "piace" solo quando sono io che la vado a cercare, in montagna. Per pochi giorni l'anno. I restanti giorni lei si deve dimenticare di me.
la neve mi riconcilia con l'incazzatura
RispondiEliminax En Joy:
RispondiEliminaPurtroppo investire immobiliarmente nei posti belli è im modo migliore per farne scempio. Questo luogo è un terrificante, pletorico elenco di casi del genere. Meglio così, hai rispettato ciò che ami. Tu e la tavola a vela pappa&ciccia? :)
x Francesco:
La neve accompagna la storia e la splendida fotografia solo da lontano per quasi tutta la storia. Solo alla fine...
So che non avete buoni rapporti essa e tu.
Non amo lo scempio.
RispondiEliminaIntendevo comprare vecchia casa già esistente.
Ma, anche fosse un progetto nuovo l'avrei fatto come gaia comanda.
...surf, focherello...era (ancora lo fa) il mio ex che lo praticava.
Fosse per me
Eliminao - da ieri non sarebbe più possibile costruire un solo metro quadrato di edilizia/strade,capannoni parcheggi su terreno verde
o - demolirei e rinaturallizzerei forse un quarto dell'orribile, schifosa edilizia realizzata dagli anni settanta
o - demolirei tutte le seconde case non storiche
La miglior nuova casa è quella che non esiste.
E se lo diceva un architetto, il presidente dell'associazione italiana della bioarchitettura significa che siamo messi malissimo.
Scusi la franchezza, En Joy.
EliminaPensiero che condivido, il tuo.
EliminaPassa sereno natale in quel di "tua" seconda casa in trentino ;-)
Scusa una curiosità, En Joy.
EliminaCome fai a condividere il mio pensiero diciamo "stop al consumo di territorio" e a pensare/desiderare, contemporaneamente, che avresti potuto investire a Torbole in edilizia eventualmente sul "nuovo" (ammettiamo anche di qualità)?
Le due cose sono incompatibili.
O ho capito male qualcosa?
Ferie da domani pomeriggio.
Che domande difficili che fai, UUIC! Così rischi di mandare in corto circuito qualche neurone. :)
EliminaSai qual è la migliore seconda casa? Una minuscola tenda, corredata da tanto, tanto rispetto. Figurati che quando pratic(av)o campeggio libero abusivo per ogni dove (preferibilmente in aree protette, perché volendo potrei aprire un intero capitolo sull'ipocrisia delle cosiddette "aree protette" all'italiana), anche quando rimanevo nello stesso posto per più giorni mi premuravo di spostare la tenda di qualche metro per non danneggiare la vegetazione e il terreno sottostante. Ma io sono un noto maniaco, deriso spesso e sovente proprio per la mia maniacalità.
Bella la supposizione della grappa alla ruta, erba che mi sono andato a rivedere, e quella sull ' artista austriaco ed il suo ( il nostro ? ) mondo decadente.
RispondiEliminaTi risposto in "Psico treno live" alla quale il tuo commento si riferisce.
EliminaLa montagna vera e' quella che tu descrivi, mille anni luce lontana dal turismo beota-idiota neo-arricchito...e' saltata la luce a Cortina per 48 ore e tutti i ricconi impellicciati che si lamentavano anziché godersi quella rara possibilita' di viversi il posto con la sua bellezza antica...io ci avrei messi la firma per essere li' con black-out, al lume di candela, a guardare il mistero della natura...mentalita' e stili di vita opposti....purtroppo i primi prevalgono a danno della montagna stessa, che pero', come in queste occasioni, si e' ripresa con prepotenza i suoi spazi. I giornali di ieri titolavano "fuga di massa da Cortina"...ma magari sparissero per sempre questi imbecilli che guardano solo alle comodita' senza emozionarsi nemmeno un po' di fronte alla bellezza immensa che hanno intorno.
RispondiEliminaTi lovo, Spirita.
RispondiEliminaCredo che esista anche il "mal di montagna" inteso come nostalgia di una vita fatta di tempi lunghi e rispetto della natura...per fortuna esistono ancora oasi incontaminate nel tuo Trentino e nel mio Altopiano. Spero solo che la merdaccia turistico-consumista non se ne impossessi mai....
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