venerdì 7 marzo 2014

Prima, dopo - 3

(Prima, dopo - 2)

Oggi sono di nuovo in una di quelle giornate in cui funziono come avessi gli ingranaggi invischiati in una sorta di appiccicosa morchia. Dormito cinque ore e mezza pure stanotte, avrei voluto riposarmi mezzora prima di andare a lezione ieri, ma soppressione di un treno, ... ritardo anche ieri sera, diocanelurido, che mi torna la furia solo a scriverlo, saltato il mio relax.

Il dopo, martedì.
Era ciò che venne dopo la Milonga Sì. Una sorta di tuffo in una piscina energetica, rigenerante.
Eppure, uno pensa: via in quel posto, devi impegnarti forse non molto fisicamente - il tango non è così fisico, non è il boogie o la rumba o la tammurriata, la pizzica - ma certamente con la tecnica, con la testa.  Uscirai  stanco, più stanco di quando  ci entrasti in quel sottouniverso.
No, non funziona così.
In quel mondo, al termine di quel trasferimento spazio temporale, in quella nicchia di amori tre minuti camminati, abbracciati, trepidati, succedono cose speciali. Una di queste è la progressione ambiziosa - forse per questo apprezzo la sincerità di Renzi - di arrivare sempre un po' oltre.
Martedì notte, _ora, eri nelle mie braccia. Sono due anni e mezzo che ti vedo, ancora quando la Milonga del cuore era anche nel posto del cuore, prima della chiesa attuale. Già, maestra quella. Non è ancora il tempo.
Tu, con le tue labbra rosse, la vita da vespa, una bambolina di porcellana sopra a quel culo a mandolino, ai tuoi firulete provetti. Cara maestra di passi argentini, prima o poi sarei arrivato anche a te. E così, fu, martedì, a dispetto del prima greve di stanchezza.

Prima tanda.
Primo tango. Prendo le misure, il respiro, l'incedere.
Secondo tango. Iniziamo a provare.
Terzo tango. Sei con me, io con te, le incomprensioni sono di meno, ora.
Quarto tango. Sento che sorridi, a volte ti scappa anche un ridere lieve.

Tosa, era per i longobardi la moglie, una volta di proprietà del marito, le venivano tagliati, tosati, i capelli.
Vedo che eri imbarazzata, quasi timida, nel chamuyar scarno tra un tango e l'altro.
Tu, tosa trevisana, tieni i capelli lunghi nella lunga treccia, le tue labbra rosse, il tuo vestitino nero, i tacchi audaci segno di maestria, per la prossima volta.
Ci sarà un'altro dopo.
Che mi importa del resto, ora?





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