domenica 28 ottobre 2018

Amarcord

Dodici ore venerdì, quindici ore ieri, sabato, dodici ore oggi.C'è da togliersi la voglia direi.
Durante una maratona di tango succedono cose strane.C'è una dinamica completamente diversa rispetto ad una milonga. Si crea una sorta di comunità danzante temporanea con le vite parallalele delle persone che la compongono. C'è chi balla, chi chiacchera, chi smangiucchia, chi si appisola, chi va a dormire, chi danza, chi guarda  chi torna dopo una doccia o una dormita o - come escluderlo? - dopo una trombat, chi fa dei siparietti, chi scherza, chi litiga (qui qualche tessera di questo mosaico).
La cosa che probabilmente attira, di questi eventi, è la possibilità di ballare, ad un buon livello, con persone nuove. Il tango, per la sua difficoltà oggettiva, è un ambiente di poche persone e questo significa anche "chiuso". Sembra un paradosso ma questo abbraccio ballato, ballo diffusosi in tutto il pianeta, è animato da micro comunità... chiuse.
Ho ballato con Marina, napoletana, Dalia, italiana che vive a Ginevra, con Katharina slovacca ora a Milano, con Hei (?) taiwanese, Gloria, Mariangela, milanesi, Gabriella milanese che vive a Marbella, con Margarete che vive sullo Chiemsee: anche io mi sono proposto di lasciar perdere con il luogo confortevole del ballare con le amiche note e di abbracciare lo sconosciuto.

Io questa la sto vivendo da "residente", come si dice in gergo, ovvero da persona del posto che si appoggia a casa per le questioni logistiche (pasti, dormire, etc.) e questo comporta una qualche rottura rispetto a stare dentro l'evento.
Ieri, nella pausa cena, sono tornato a casa, ho mangiato qualcosa, ho dormito, mi sono fatto una doccia e poi sono tornato alla Amarcord.
Ora sento che c'è vento e saltuari scrosci violenti di pioggia che durano qualche minuto e poi smettono. Sento la Quercia Grande, i pini neri che, come strumenti, vengono suonati dal vento a raffiche attraverso le loro chiome.
Sono tre giorni rubati alla vita per questo sogno, questa dolce vita danzata, che ubriaca, avvelena, esalta, ti culla e vizia in questo mondo onirico di abbracci, di creazioni estetiche inutili e poi ti molla lì, alla fine, a ritornare al lavoro.
Un po' sento questo strappo alla vita; ho la casa sottosopra e un qualche pensiero di arrivare stravolto al lavoro, domani. Ma come si fa a mollare lì tutto, questo vin dolce di spezie, arancia, cannella e smettere?
Tra un'ora sarà qui Rosa Canina: cucineremo qualcosa insieme, pranzo, poi io dovrò dormire (stamani ho fatto le cinque e mezza legali) poi andremo in città, ella a casa, io di nuovo giù,in questo vortice.



7 commenti:

  1. Somigliano agli eventi di stage a cui di tanto in tanto partecipo... piu' onirici pero'.
    Arrivare al lavoro stravolto... e va beh... una volta ogni tanto ci sta! ;-)

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    1. No, passate da poco le 21 sono venuto via.
      Troppo stanco. Al lavoro pimpante e galvanizzato, direi.

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    2. Non pensare: sempkicemenre non avevo più birra per il tango.
      Preso atto del limite raggiunto, tolto le scarp(in)e e andato a casa con un po' di malincuore. Vorresti rimanesse con energia e freschezza di quelle prime tanda.

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  2. Bisognerebbe poter lavorare di meno e danzare di più.

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    1. Butto lì due note:
      o - se si considerano lecspese extra (aereo e albergo) si tratta di eventi costosi;
      o - se penso ad uno stato economico e pure emotivo divdisoccupazione oppure di problemi sul.lavoro, di precarietà non ci sarebbe spazio, energia, voglia (s-pensieratezza si dice) per danza / balli / tango.

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