lunedì 31 agosto 2020

Frullata

Inizialmente avevo intitolato Passata questa pagina, poi visto che non passiamo un bel tubo ma semplicemente frulliamo quanto ottenuto dalla lavorazione integrale di pomidoro biologici, ecco che ho corretto in Frullata.

Questa volta 45 kg (5 kg in più che l'anno scorso): il mio bipede e pure quello di Rosa Canina hanno apprezzato parecchio durante l'anno e quindi, a questo giro, quantità aumentata.
Abbiamo lavorato 7h 30' sabato (forse anche qualcosa in più considerando il tempo per andare dalla bio contadina a 7km a prenderli) e diciamo un 3h domenica.
Salsa ottenuta semplicemente squisita, nulla a che fare con quelle industriali.
Certo che se uno caricasse il costo di 21h di lavoro, tutto ciò non avrebbe alcun senso economico.

Ora solo una piccola frecciata ideologica: i marxisti (come tutti i seguaci di qualsiasi religione) non hanno mai capito un tubo di parte notevole della realtà. NON esiste affatto la sola dimensione economica/economicistica della realtà, dell'esistenza (*).

8 commenti:

  1. Non parliamo poi dell'altra sinistra fregnaccia, quella delle uguaglianze.
    Ci siamo fatti un discreto mazzo ieri e noi saremmo uguali / ugualizzati a quelli che se ne sono stati a spasso, a poltrire!?
    Manco per il kazzo!

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  2. Ne ho fatta parecchia anch'io, usando esclusivamente pomodori delle mie piante. A differenza degli anni scorsi, per come la raccolta ha dovuto procedere a causa di eventi meteorologici avversi, non ho suddiviso le varietà, finendo per mettere nello stesso "pentolone" pomodori San Marzano, cuori di bue piemontesi, cuori di bue liguri, ciliegini, datterini, perini, olivelle e insalatari. Alcune varietà, come vedi, molto orientate alla "salsificazione", altre per niente adatte (gli insalatari, ad esempio, sono molto, molto acquosi e hanno una forte acidità). Il risultato è comunque ottimo se comparato a QUALSIASI equivalente industriale.

    Purtroppo siamo stati costretti a raccolta forzata del tipo "raccatta quel che puoi" da ben due (2) eventi atmosferici che non esito a definire uragani, con danni consistenti anche se localizzati (questa volta tra gli angoli colpiti c'è stata anche casa nostra) non solo all'agricoltura -- tetti divelti, alcuni (pochissimi, invero, ma fa comunque impressione vederli) vecchi edifici letteralmente abbattuti, alberi a terra come birilli. Vedere l'acqua che ti entra in casa passando tra il montante degli infissi e le pareti per via della pressione dovuta a un vento che è stato stimato, nella fase di punta, tra i cento e i centoventi km/h... credimi, è un'esperienza che ti segna, e ti porta a riconsiderare il senso della parola "precarietà". La pioggia battente, a quelle velocità, ha staccato parte dell'intonaco della parete contro la quale veniva lanciata dal vento, per farti un'idea. E' ben vero che si tratta di intonaco vecchio di vent'anni e oltre, però non è così comune che l'intonaco, benché vecchio, venga "sradicato" da pioggia e vento.

    Un'altra cosa che non ho mai visto è la quantità di terreno letteralmente liquefatto e spostato in qua e in là dal flusso dell'acqua -- considera che vivo in pianura.

    Le precipitazioni successive, fortunatamente, posso ancora definirle "temporalesche", e di quelle vorrei vederne almeno una alla settimana.

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  3. Mi son dimenticato di osservare che dopo ogni uragano ho dovuto ricostituire l'orto praticamente da zero, con lo spirito sotto i piedi. Un esempio: avevo dei meloni fantastici prossimi alla maturazione... sono stati letteralmente sminuzzati e arrotolati come un tappeto. Tutti da buttare. E' vero che si trattava solo di dodici piante, ma per come conduto io l'orto, l'investimento in emozioni e ore di lavoro era davvero grande, e vedere buttare tutto nel cesso a quel modo è una bella mazzata.

    Nei giorni successivi alle piogge, le foglie stracciate dei pomodori sono state aggredite e devastate dalla peronospora. Oggi non danno già praticamente più nulla, e ho già dovuto provvedere a smantellarne due spalliere. Solitamente raccoglievo gli ultimi pomodori nella prima metà di ottobre.

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  4. Messer Pigiatasti, mi dispiace per gli accidenti metereologici vostri e non solo. Ieri sera, con Rosa Canina (per meta' piemontese) vedevamo alcuni sconquassi recenti tra Alessandria e Asti.
    Posso capire che precipitazioni violente come quelle creino parecchi danni e voi ne date diretta testimonianza.

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  5. Vedere annientato il lavoro di mesi...
    Orribile.
    La tempesta era una delle disgrazie che capitava ai contadini. Rischiavano fame e stenti per un anno. :(

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    1. Ti ringrazio per la "vicinanza" emotiva che esprimi, e che credo di poter ritenere sia sincera.

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    2. Un sostegno morale è pur sempre meglio... che niente.
      Oggi UnBipedinone mi ha detto che il melone è il suo frutto preferito (ieri, sbirciando un libro sui risotti che ho in biblioteca, mi ha detto che vorrebbe che gli facecssi un risotto al melone e scamorza).
      I tuoi meloni sono stati sminuzzati dalla grandine?

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    3. No, sospinti da raffiche di vento oltre i 100 km/h (come da bollettino meteo locale) sono stati "arrotolati". I frutti non ne hanno risentito gran che, ma le piante sono state letteralmente annodate e tritate e sono ovviamente morte in quattro e quattr'otto. I frutti già maturi o quasi li ho dovuti mangiare in fretta e furia, prima che marcissero; quelli ancora troppo "indietro" sono andati perduti, e ce n'erano parecchi. Son riuscito a mangiarne una dozzina scarsa in tutto, facendoli fuori entro una manciata di giorni perché non marcissero. Come minimo, se le piante non fossero state uccise malamente, ne sarebbero maturati almeno tre volte tanti e avrei potuto "diluirli" nell'arco di un paio di settimane se non di più, godendomeli con calma.

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