mercoledì 31 gennaio 2024

La maestrina

Prima parte di gennaio: osservo, ancora una volta, l'inversione delle cose: il problema non è la strage politica di via Acca Larenzia, l'uccisione di alcuni fascisti e pure altre morti che ne conseguirono, mattanza attuata con metodi che i compagni accusano di essere fascistici e specificatamente il problema genetico, ontologico dei fascisti. Il problema furono i saluti romani di alcuni convenuti per commemorare la strage. Insomma, il solito incraniarsi sul dito invece di guardare la luna che qui, più che mai, ad un osservatore esterno si delinea nel suo essere così marcatamente intellettualmente disonesto. Più o meno come lo scandalo per l'affermazione di appendere per i piedi un tale sinistro da parte di un destro iberico, intenzione che viene urlata in quasi tutte le manifestazioni dei sinistranti.

Mi giunse notizia degli agguati dei fascisti anti a Budapest e ora, fa polverone che una tale Ilaria Salis, una da sempre coinvolta, attiva in azioni di violenza politica, sia trattata per ciò che è, una criminale che non ammette una diversità nel pensiero politico, una persona che non nasconde l'intenzione, l'opportunità e il valore di sopprimere gli eterodossi.
Una brava persona che piglia, parte dalla Lombardia, e si reca in un paese terzo per pestare e massacrare oppositori politici usando i martelli (sempre lo sfondare il kranio che ricordiamo fu il segno della violenza politica di Lotta Continua, ora si usano i martelli al posto della chiavi inglesi, più facili da nascondere).
In Italia siamo talmente abituati al perdonismo, al lassismo giudiziario mono direzionale, che, semplicemente, l'applicazione magiara di leggi e regolamenti non lassisti, viene considerata un problema in sé.
La bassezza morale di tutto questo non finisce di sorprendere.

Qui sotto come fu ridotto Dudog László, massacrato a Budapest durante uno dei vari pestaggi da parte dei fascisti anti della Hammerbande, pestaggi ai quali la maestrina rossa Ilaria Salis è accusata di partecipare.

Ri-bici

Avevo tentato, circa un anno fa, di andare ad un appuntamento con mio figlio e fu così doloroso che il ritorno (ero di fretta all'andata) lo feci a piedi, spingendola a mano. Ed era già alcuni mesi che non pedalavo. Ieri sera sono andato a casa di Rosa Canina, poco meno di sei km, è andata bene. Poi stamattina, per tornare al lavoro. Gioia e senso di libertà della bici, proprio quello!
Scrivo bene e non molto bene perché... muscolatura, forza, fiato si sono ridotti molto, in questo anno e mezzo di fermo. Che fatica, stamattina!
Prossimo obiettivo prima escursione. Poi verrà il tango. Di cui ho nostalgia e che inizio a sognare.
Un passo o... una pedalata alla volta.

lunedì 29 gennaio 2024

Humus - 2

 (Humus)

  • Una schiacciante maggioranza di quei tutti pare convinta che la possibilità di ritrovarsi col piatto vuoto sia qualcosa che non li riguarda
    MrKeySmasher, commento

Quando è apparso, dopo la curva, non ero riuscito a capire, subito.
Ecco la valle Padana, ieri, scendendo dalla Lessinia, completamente coperta da un mare di nebbia: in fondo osservavo l'appennino emiliano e le sue due vette principali.
Per tornare a quanto scritto ieri, ci siamo infilati in quel mare di nebbia e, a proposito della ostilità rispetti alla terra e al mondo contadino che la coltiva e la fa fruttare, ho visto che la devastazione, la distruzione del terreno verde è ripresa con virulenza che non osservavo dal una decina di anni: cantieri e cantieri con le solite merdose plastiche arancioni intorno, ciascuno con enormi distese di terra fertile scorticata a enne ettari alla volta.
E' così evidente che esiste un'ostilità, una volontà politica per distruggere e la terra fertile e la sua economia.
Nulla da meravigliarsi se il tumore asfalto-cementizio padano sia in gran parte dei mesi, ammorbato dai veleni: da piazzali asfaltati, dal calcestruzzo armato, dal traffico, dagli scarichi delle officine non viene né aria buona, ossigeno, men che meno acqua, cibo o altro di buono. Ah, la logistica per spostare qui ciarpame e pattume consumistico prodotto in Cina o Fanculistan, proprio una buona economia quella!
Non parlo poi della riduzione, per chilometri, della poca alberatura negli spazi residui a bordo strada (abbattuti con "tagli" obbrobriosi, lacerazioni complete alla base) a biomassa, cippato che ho visto nel veronese. Abbiamo proprio bisogno, in quel lago di smog, di eliminare più alberi possibile, di strade meno ombreggiate e più roventi.

domenica 28 gennaio 2024

Humus

(unuomoincammino)

Ero piccolo, alle elementari insegnavano le basi - per questo importanti per definizione - del vivere. L'humus è scuro, risultato della trasformazione (in gergo meno elementare dalla biodegradazione) di resti di cibo, di erbe, di legno vecchio, di cacche (qui i bambini ridono sempre), di insetti e altri piccoli animali morti (qui, quasi sempre, una strana omissione , non si capisce perché una dorifera o un'arvicola sì e un capriolo no), di vecchie foglie... Esso dà fertilità, possono ricrescere nuovi alberi, nel bosco, nuove patate, cetrioli, orzo, piselli nei campi e poi caciocavallo e uova e ...

Domenica scorsa eravamo nel cuore dell'Appennino spopolato, deserto. Uno di quei borghi milleduecento il 10 agosto, dodici il 10 gennaio. Campi ormai boschi, case in quelle chiusure multimese (con barriere e strati ulteriori su uscì, finestre, etc. per protezione da inverni tanto temuti quanto contumaci). Silenzio, una cupezza collodiana,  anche la giornata nuvolosa da effetto stau portava cupezza. Ancora, nella desolazione, qualche rara finestra con la luce dentro, qualche raro comignolo da cui usciva il fumo di legna e fuochi che rallegrano e scaldano anche noi due, forestieri osservatori.
In pochi decenni, diciamo sei o sette, un intero mondo collassato, svanito. Gli ex castagneti ormai boschi, dalla cultura di castagne e marroni, a quella silvestre, un taglio a ceduo ogni vent'anni, dai marroni alla legna da ardere o, peggio, cippato, tagli quasi sempre eseguiti da rumeni o albanesi o bulgari, gente ancora avezza alla fatica.
In quel borgo di montagna, sul crinale sommitale tra due erti versanti, con vicoli e stradine a isoipsa, solo, sulla principale, una lunga fila di piccoli fuoristrada. Cacciatori pensai subito.
Dopo il breve pellegrinaggio per le viuzze di quel relitto del mondo rurale, agricolo, arriviamo là, a quel ritrovo, ultimo della stagione, di quella com-pagnia di cinghialai.
Dopo molti lustri siamo, Rosa Canina ed io, tornati ad assistere al rito norcino, uno dei compimenti del ciclo dell'humus, terra siete e terra tornerete. Avevano interrotto di lavorare i due verri prima della pausa pranzo, il com-pane colle pappardelle al cinghiale, il rostinciano, il buon rosso, etc. . Anche alcuni giovani, qualche gemma e foglia verde chiaro in quella farnia grande e vecchia di capelli sapere pepe o anche solo sale.

Fino a stamattina ero in un'altra desolazione, alpina, un piccolo paese di frazioni spopolate, solo le campane di San Vizili o San Carlo a rompere il silenzio: non ci sono più grugniti  o muggiti, non ci sono più stalle  non più il coccodè delle galline o il suono dell'officina del fabbro. L'ultima piccola stalla della frazione ha chiuso qualche settimana fa.

In Francia, Germania le proteste di contadini, agricoltori, arrivano, a fatica, alla nostra cronaca. In Francia i suicidi di contadini non sono mai stati così alti.

In questo mondo al contrario, osservo, costernato, allibito, la frattura, il baratro sempre più ampio e profondo, tra la terra madre, il mondo rurale e le masse sterminate di umani urbanizzati, tra la terra rinselvatichenda e le conurbazioni megalopolitane, tra il senso della vita morte, il senso dell'humus memento mori, e la follia di lotte per diritti inestitenti per lo sbagliato, per il problema, il vizio, lo storto, l'innaturale, se non abominio e inversioni  di etologia, etica, morale  storia. Sradicati, problematici, liquefatti, psicotici, ammalati, fieri di esserlo e volenterosi orgoglionamente di esserlo di più. A La Zanzara un invertito trans qualcosa commentava con grande soddisfazione e sostegno, la notizia che un ospedale fiorentino applica farmaci castranti, bloccanti a bambini  di età inferiore a dieci anni. Il male diventa anche infierire su corpo-mente-genitali-anima di bambini, in età in cui poco è definito e tutto è potenziale.

Il rompere il rapporto con terra, cibo, ossigeno, calore, sapori, vitalità, colle virtù, radici, corpo, col senso dei limiti, con l'acqua e il bosco e il legno, la legna, la fatica, la forza e costanza, è di un mondo malato, impazzito, che ha perso il senso di Diana, del sangue e della fame, del letame che diventa pagnotta di pane sano, croccante, profumato, dopo la necessaria lunga lievitazione, del cazzo eretto e della fica bagnata, del sudore e la fatica per il pane, de il bene e il male. È il rompere, anche, il rapporto con coloro che ti forniscono il cibo senza cui nulla avviene.
Peraltro in una follia antipolitica che decise e decide di annichilire il settore primario a favore del consumismo. Importare il cibo, con guerre, rotte marittime chiuse, instabilità geopolitica, esplosione demografica, sanzioni e blocchi è  scemo - le intellighentzie! - e sempre più non lungimirante.
Forse ne sono pure segno quei piccoli cimiteri vetusti, qualche vecchio sbiadito fiore di plastica, lapidi storte, sbrecciate: il camposanto è stato da tempo sostituito dai condomini loculari multipiano o, nelle future versioni, dalla pastiglia nera, la terza e ultima, dopo quella rossa e blu, in cui saranno stato compressi i resti minerali del corpo minerali del corpo CF4d-1GBjX62W-kk91H.
Il senso smarrito dell'humus.

martedì 16 gennaio 2024

Meditazione fisica - 2

Ecco, parte del mio risultato di sabato, le due cassette superiori delle quattro.

Immagine meno metafisica.

L'azalea l'ha salvata Rosa Canina e, nonostante sia un'acidofila, riesce a resistere con la nostra acqua ricca di magnesio e calcio. Legna e fiori sono belli, chiedono solo di essere visti, osservati bene.


sabato 13 gennaio 2024

Meditazione fisica

Rosa Canina era rimasta su, a preparare l'impasto per la pizza. Prendere la farina, pesarla, impastarla con acqua e il lievito, con le mani. Poi un poco di sale. Le due bottigliette della nostra conserva sono già sul piano, per dopo.
Oggi c'è stata la seconda giornata di inverno (sigh!), una bella brinata, deve essere sceso di qualche grado sotto, stanotte e all'alba. C'era bianco al di la della quercia amata. Purtroppo freddo non sufficiente per alcuni nidi di processionaria che sono spuntati su un paio di pini neri.
Ci accompagna con il suo crepitare e il freddo diventa solo un amico che ti invita ad un ballo col fuoco.
Scendo a far legna, le ho detto, qualche cassetta! La beppa ha appetito, in questi giorni! Così si è dovuta occupare di alimentarela, la cucina economica. Ora l'impasto è in altro, sopra di essa, a lievitare, in un luogo tiepido (ho corretto l'immagine a corredo e qualche parola, refuso, e ora Rosa Canina sta preparando i biscotti all'arancia).

Prendere i pezzi piu grossi e spaccarli. Con la spaccona è abbastanza semplice, non ho ancora trovato un pezzo che le resista dopo qualche colpo. Alcuni di questi pezzi spaccati hanno sentori di rafano, di senape, un po' anche la catasta.  A questo giro essa contiene castagno, ciliegio, roverella, faggio, ciliegio, qualcosa di robinia, frassino. Spacchi, raduni nelle cassette di legna e porti su. Ti fermi, perché le fibre, i nodi, sono belli, potresti quasi leggere un po' di vita di quell'albero.
Nel silenzio. Senti solo gli scricchiolii dei ciocchi che tentano di resistere, ogni essenza a modo suo, al colpo di taglio. Ho fatto... passi da gigante con l'anca e ho portato su quattro cassette oggi, una alla volta.
Dopo molti mesi di scarsa (eufemismo) movimento, ecco di nuovo il cuore che batte, vene e arterie che pulsano. Gradino dopo gradino.

L'ultima cassetta era al suo posto. Di nuovo il silenzio. Ancora, un po' di crepitare, quando ho inserito due nuovi pezzi e ravvivato le braci. 
Avevamo sete, ho preso una bottiglietta di acqua tonica, mezzo limone e l'ho spremuto nei due bicchieri. Poi quasi il suono delle bollicine, sì, come quello delle pubblicità, certamente non così forte, pacchiano, artefatto,  quando ho versato l'acqua tonica. Noti le note azzurrine quasi del vetro che non è proprio neutro, trasparente. Quasi un Peccato metterla nel vetro da riciclare, da rifondere.

Adoriamo questi atti di meditazione fisica, mani che lavorano, corpo che si muove, spegni il cervello e ti immergi, piano, nel silenzio e nel corpo, nei suoni, odori, colori della vita, percependone.
Prendi i panni del bucato, senti l'umidità, le fibre diverse, cotone, canapa (Rosa Canina ha alcune lenzuola vecchie, antiche, di canapa, ancora) sulla pelle, le mollette di legno, le apri e pinzi sul filo dello stenditoio. Puoi percepire pure la tessitura, la fibra di ciascun capo lavato, che ti aggingi a stendere.
Percepisci, con ogni senso, tutto ciò che essa ci dà. Ora mi siedo, per un paio di quarti d'ora e lo scrivo sul diario, che siamo felici. Ella è di là, si sta facendo la doccia. Poi inizieremo a preparare la pizza e biscotti (due piccioni con un solo giro di forno).

(dettaglio, via myinteriordesign.it)

venerdì 12 gennaio 2024

Bebighengonio

Solite devastazioni, pestaggi, sgozzamenti, rapine, razzie, accoltellamenti, furti da parte di bande organizzate di giovani criminali nordafricani di generazione n. Solito inglesismo scemo, baby gang, 'na roba esotica, un lemma di una lingua straniera, così si capisce di meno, come se bisognasse trovare il nome per un nuovo elemento chimico, il bebighengonio, capitato, come un meteorite imprevisto, dal cielo.
Sentivo il comunista sindaco di Reggio Emilia, per le devastazioni di San Silvestro e Capodanno, arrampicarsi sugli specchi per concludere colla solita ritiritera scema per scemi della mancata inclusione.

Ecco le banlieue quotidiana, per tutti. Nel massacro sociale, al padroni del vapore i benefici della manodopera a prezzi bassi, al resto della società il macello, la violenza, la prevaricazione, la guerriglia, poi guerra. Questa sarebbe roba de sinistra. Sì, certamente.
Come se nessuno sapesse di queste distopie dei luoghi banditi, un problema senza soluzione. Tutto voluto, organizzato, realizzato, ogni resistenza, ogni tentativo di ostacolare, di far qualcosa, aspramente e sistematicamente represso.

mercoledì 10 gennaio 2024

Vivo e scrivente

Ho notato (ad esempio qui) che il signor Nessuno è tornato.
Temevo il peggio, dati alcuni suoi problemi di salute.
Una persona scomoda come tutto ciò che è di pregio, valore, è grex -egis, uscito dal gregge.
Ho imparato molte cose da lui, da molti suoi commenti duri, affilati. A volte scoppiavo a ridere per le sue iperboli colorate, esagerate, sugli abomini eccessivi di moda.
Mi rallegro che sia ancor vivo e scrivente.

Soave, silenziosa.

Una volta scrivevo sulla meraviglia di questi giorni nei quali le notti sono così lunghe, la meraviglia delle ore oscure.
Da martedì 2 gennaio sono tornato a lavorare, in uno strano connubio di lavoro da casa, fisioterapia, convalescenza per il quale esco molto poco. Così passano i giorni e poi le settimane. L'altro giorno mi è venuta una voglina di tango. Quanto aspetterò ancora? Già ora la nuova anca al titanio ha funzioni sensibilmente superiori a quella vecchia, asportata; la massa muscolare è ancora decisamente minore di quella dei tempi migliori: un anno di inattività non può non avere effetti.
E' stato un periodo felice, a casa, con Rosa Canina. Ogni tanto va via per qualche giorno. Scherziamo perché io esagero sempre la lunghezza delle sue assenza :- "Durante la settimana che sei stata via dall'altro ieri...": ridiamo! Abbiamo fatto il 24 tra di noi, poi, il 25, ciascuno dai propri veci. E' stata una vigilia proprio lieta, di nostre attenzioni reciproche, di fare piccole cose insieme, di scherzare con i nostri buffi siparietti, lazzi, frizzi. Un 24 di volerci bene, di fuoco acceso, di sapidità, di silenzi, di appisolarci abbracciati.
E' la quotidianità soave, allegra che ho desiderato per tanti anni. La sua convalescenza e poi la mia si sono trovate bene.
Cosa vuoi scrivere di fuoco acceso, dell'alimentarlo? del sederci alla nostra tavola, coi buoni passatelli che ha preparato? del preparare i broccoli sulla cucina economica? o del portare la cenere alla quercia? Quotidianità soave, intima, silenziosa e così è pure per il diario.

Dopo molti anni, forse lustri, ho fatto il brindisi di mezzanotte, nel passaggio al nuovo anno. Un caro amico, _unna, col quale camminai, anche in Val Grande, nel 22013 (da qui, Betulle - 5 a ritroso) è vemuto colla sua famiglia da noi, San Silvestro e Capodanno. Hanno due bimbe e la più piccola ha problemi, non comunica, solo poche parole. La piccola tende a precettarli, a volerli, papà e mamma, per sé ma la loro vita è anche incombenze, lavoro, accudire la sorella più grande, potersi riposare. Hanno  un grande tormento che, insieme con una percezione di una impotenza via via maggiore, diventa dolore.

Così ho detto a _unna: venite a stare qui coccolati per  una giornata.  Ci siamo trovati così bene, per quel giorno e rotti. Anche questo stare bene è stato silenzioso e soave, animato dalle due piccole. Lo scrivo solo ora sul diario, passati dieci giorni. Prego la Madre e il Padre, per loro.