venerdì 15 febbraio 2013

Traballa

Traballa il trenino ad alta lentezza. E mi concede il piacere grande di attraversare sprazzi residuali dell' estetica rurale italiana anni 50. Qui nel cuore lontano della val Padana.  C'è neve, l'odore nafta, le minute stazioncine, alcune ancora con le piccole aiuole. E i grandi campi i filari di pioppi, gli spazi grandi dell'agricultura fruttifera e sensuale. Alla mia felicità manca solo il profumo di polenta e di bollito. Laggiù c'è quel piccolo campanile barocco e la pieve che vigila. Mi ricorda di tornare alla  realtà e di spegnere il furbofono.

14 commenti:

  1. All'epoca...la tecnologia delle rotaie non era perfezionata come oggi, tuttavia preferisco, anzi no, preferirei ritornare a vivere a quel tempo, nel mio incantevole sud italiano (il Salento)...sentire il gallo del paesino vicino che da la sveglia, oppure il cane che abbaia ai passanti, e tante altre cose.
    Complimenti, in questo post ti sei superato, non poteva essere diversamente...oltre la politica, il politichese, meglio il sano sentire e vivere con-nella natura.

    In fondo oltre le esternazioni quotidiane sul + e - mi pare tu sia un simpatico epicureo della vita godereccia.

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  2. che poi sono zuzulì, ma shhhhhhhhh, acqua in bocca.

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  3. x Daoist:
    È molto piacevole viaggiare in treno. Perché è vero che ho impiegato il doppio che in auto ma:
    1 - ho letto e scritto
    2 - ho dormicchiato
    3 - mi sono visto paesaggi belli e inusuali (senza la merdosa distesa di orrendi capannoni e altro orrendo ciarpame edilizio che contorna tumoralmente la rete stradale)
    4 - avrei potuto attaccare bottone seduttivamente e non come mi capita talvolta
    5 - ho risparmiato due terzi rispetto al viaggio in auto / treni a giri dementi ad alto costo (se considero il tempo lavorativo necessario per avere quel reddito il vantaggio in tempo dell'auto/TAV si annulla o diventa negativo)

    Insomma questo è uno dei casi di decrescita felice e gaudente che si basa/ è un approccio sostanzialmente e radicalmente diverso. E in primis è un approccio mentale.
    Posso immaginare i campi d'oro e di verde argento degli ulivi dei treni trainati dalle D445 tra Brindisi e Lecce. I villeggianti e gli emigranti al ritorno per le vacanze estive dal nord (europa). Immagini anche di serenità e momenti felici. Appunto.

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  4. x serena dominici:
    Ma che sorpresa, zuzzolaccia. :)
    Ti diletti ancora nella diarosfera? Vado a curiosare il tuo profilo ora. Bentornata!
    Che sorpresa... :)

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  5. il treno ha sempre un suo perchè....

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  6. Il to babbo era ferroviere scrivevi (ora vengo a casa tua a controllare). Anche tu avrai un vissuto, spero piacevole.

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  7. I viaggi in treno sono stati una costante della mia vita...ma sempre sulla stessa breve tratta. Di rado viaggi più lunghi su rotaia.

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  8. il viaggiare da pendolari è molto diverso dal viaggiare per diporto.

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  9. Il viaggiare da pendolari è una condanna inflitta ad un'innocente. E' tempo indebitamente sottratto all'esistenza. Occorre grande creatività ad un pendolare per potersi riappropriare di ciò che è suo, ed è solo occasionale il riuscire a reperirla.

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  10. In quel caso non pendolavo per lavoro ma viaggiavo per affetti, andavo a trovare i miei. Era una linea secondaria (?) che attraversa la pianura, collegando Emilia e Lombardia.
    Purtroppo il viaggiare dei pendolari è un viaggiare in parte rilevante in non-luoghi (attraverso conurbazioni periferiche costipato-infrastrutturizzate), spesso sotto terra, in trincea o "dentro" barriere antirumore.
    E' l'estensione tumorale della non-luoghicità. Il peggior viaggiare possibile.

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    1. Infatti non è un viaggiare vero e proprio. E' più un essere sballottati. Hai presente quando si corre senza mutande? Ecco... lo sballottolamento che senti è lo stesso affligge i pendolari. Infatti pure noi pendolari viviamo come tanti poveri coglioni pendolanti e sbatacchiati tra le gambe di una società idiota che corre, corre, corre senza meta e senza mutande.

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  11. Però il "Tempus fugit!" è questione non recente...

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