venerdì 26 giugno 2015

Viene, s'alza e se ne va - 3

(Viene, s'alza e se ne va - 2)

Sottolineavo che l'escursione di domenica 21 è stato non solo un cammino fisico ma anche un cammino estetico, cognitivo, oltre che emotivo, ciascuno dei quali con una propria dinamica: avevo citato la malinconia indotta da quel borghettino abbandonato.
In ora e un quarto circa di cammino in un sentiero assai poco battuto da esso siamo arrivati al primo centro abitato, dal quale eravamo partiti per l'anello. Beh, passare da un borghettino fantasma ad un borghetto diversamente fantasma (animato da poco più che un paio di dozzine di residenti in inverno, si popola di centinaia di persone oriunde il fine settimana e/o nella bella stagione) è come passare dal deserto alla "civiltà".

Eppure, questo piccolo paesino in provincia di Prato, che non ha monumenti né case leziose e belline, ha una grazia e un'armonia complessiva inaspettati. La bellezza del complesso. Un po' come l'Appennino in cui è incastonato: non ha le grandezze e le magnificenze delle Alpi ma la sua bellezza non è meno grande. Stavo pensando alla qualità di vita e alla bellezza in alcuni paesi oltralpe: no arte no architetture di pregio ma un'armonia, un fare sistema (di bellezza) complessivo che affascinano e producono un risultato corale.

Via dal disfacimento, poi i boschi, tornare alla luce, al sole alto e brillante di una giornata tersa e fresca, ad un'esplosione di colori, profumi, orti è stato rinascimentale. La presenza umana ingentilisce il paesaggio, i contrasti amplificano, esaltano la cognizione del vivere. Dall'abbandono e dalla decadenza al percepire la vita nella cura, nella manutenzione, sia pur di una vita vissuta "a singhiozzo", nei fine settimana o nella bella stagione.

La prima immagine, uscita male, rende onore a castagni monumentali (osservate la dimensione della mia roncola che avevo appoggiato al tronco). Per secoli essi hanno assicurato di che vivere alle popolazioni del luogo con una alimentazione non luculliana ma equilibrata e quindi scevra da malattie come scorbuto, pellagra, etc. che invece imperversavano in pianura padana. La farina di castagne era completa, a differenza di quella di mais.

Infine una nota di filologia architettonica e urbanistica: quasi tutte le chiese di campagna avevano un sagrato in erba che in ambito urbano diventava acciottolato (no asfalto ma neppure le pavimentazioni a lastre di pietra, etc.). La corona verde del prato, gli ippocastani, i rosai sulle pareti delle casine prospicenti. Ah, che grande questa piccola bellezza!

Roncola come metro della monumentalità


In mezzo alle selve

Mediterraneo tra i monti



3 commenti:

  1. La foto con didascalia mediterraneo tra i monti e' bellissima!

    (quello sarebbe uno dei miei giardini ideali; l'altro e' l'orto con i pomodori, e gli alberi da frutta)

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    1. C'erano anche residui di angoli di broli di una bellezza straordinaria anche nel borgjhettino fantasma.
      Vecchie staccionate con il bosso dietro, muri con flora accanto.
      Solo che non son riuscito ad immortalarli.

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  2. Comunque ho capito cos'è che non mi tornava in questo titolo. È sbagliata la sequenza: s'alza, viene e poi al massimo se ne va.

    :D

    (scusa è venerdì!)

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