mercoledì 24 febbraio 2021

Legge arborea - 2: il ricatto

(Legge arborea)
  • Orsone, meglio i campi che le case.

Così ha cercato di rasserenarmi Rosa Canina, una riformulazione del noto “Meglio piuttosto che niente!” popolare in una provincia limitrofa.
Il contadino che ha acquistato campi, boschi e radure intorno a casa, si è dato da fare. Nel terreno sotto casa da cui ci eravamo salvati da una colata di cemento per speculazione edilizia, ha tagliato tutti  i pioppi, roverelle, olmi che erano cresciuti in una ventina d’anni. Ci ha detto che farà qualche lavoro di movimento terra e poi lo metterà a medicaio. Quello che non capisco è l’accanirsi sulle aree marginali, come le scarpate. Insomma, anni di mio lavoro di devitalbizzazione (e.g qui) annullati in qualche quarto d’ora di motosega.

La cosa non è finita qui: cosa dicevo della barbarie delle azioni risarcitorie malevole/dolose e delle conseguenze in termini di dealberazione dei centri abitati!?

_rotti ha iniziato a martellarci col proprio timore per azioni sia civili (risarcitorie) che penali e… ha tagliato tutte le conifere al nostro confine. Vabbè, parte di essere erano specie esotiche (cedri atlantici e altro) piantate secondo la moda degli anni settanta e ottanta, altri erano grandi pini neri “c’hanno il problema delle brughe (processionarie), non voglio grane!”.
La cosa grave è che ha ottenuto da un ente paesistico/di protezione anche il permesso di abbattere una quercia monumentale confinante col vicino e potare quella vicino a casa mia. Di fatto ha minacciato tale ente di intraprendere azioni legali: o vi prendete la quercia e la responsabilità oppure i miei avvocati...
_danco (una persona dell'ente) mi ha detto che sono massacrati di cause malevole per risarcimenti danni: e.g. un'avvocata a spasso con la figlia che è inciampata in una cavedagna quindi sfiorata da un cinghiale ha fatto loro causa...
Purtroppo il mondo è pieno di questi miserabili e dei loro ricatti; il loro parassitaggio si trasferisce, poi, di mano in mano, di conseguenza in conseguenza.

  1. Le potature, specie se drastiche, peggiorano lo stato degli alberi (aumentano i rischi di caduta, di rami o della pianta intera).
  2. In venti e rotti anni non è mai successo nulla, anche a rispetto a raffiche molto violente che hanno alzato coppi sul tetto di casa.

Osservo ovunque potature barbare che trasformano grandi alberi in moncherini (cotton fioc). L'ente paesistico, attivato su segnalazione di un vicino arrabbiato per gli abbattimenti, ha chiesto una mia mediazione con _rotti. Ho provato a rilanciare offrendogli di mettere a mie spese opportune staccionate e cartelli dissuasori 

Quercia momunentale!
Non si risponde in alcun caso per danni a persone o cose.

con un bel divieto di sosta e fermata. Mi risponde :- "Andiamo dal mio avvocato e facciamo una scrittura privata, tu paghi l’assicurazione e ti prendi la responsabilità”.
Oneri e onori, _rotti: perché non mi vendi quel pezzo? Rosa Canina desidera farci un orto, anche, ho problemi di spazio per la legna, poi le api.
Dopo qualche giorno siamo andati da lui (domenica pomeriggio), nulla da fare, non ci vende quel quarto di ettaro. Te lo affitto... (situazione ibrida che non non mi dà alcuna garanzia di poter proteggere integralmente quella quercia).
Non vuole.

Il pensiero dell'abbattimento della quercia di là e della “potatura” della mia amata mi angoscia, a volte mi sveglia  di notte.

19 commenti:

  1. Coso, anche qui c'è un equivoco di fondo.
    Il "verde" che è stato realizzato dalla mano dell'uomo, non importa dove, deve essere mantenuto dalla mano dell'uomo. E' molto evidente in tutti i parchi "urbani" dove il parco sembra "in salute" solo se i giardinieri tagliano, potano, abbattono e ripiantano di continuo. Se questa opera di decostruzione e ricostruzione continua non viene fatta regolarmente, il parco decade e assume l'aspetto di "malattia".
    Certo, se lasci un terreno "incolto" per decenni o secoli, ad un certo punto raggiunge un suo equilibrio, che però non è compatibile con gli spazi abitati, anzi, nemmeno con il verde che può esistere vicino a spazi abitati.

    Quindi, invece di perdersi in fantasie bucoliche che non hanno fondamento da migliaia di anni, quello che bisogna cercare è una progettazione e una manutenzione adeguate. La ragione per cui si abbattono le piante è che mantenerle adeguatamente ha un certo costo. Nel mio Comune tutti i viali erano piantumati coi ciliegi, ne sono rimasti pochissimi e ridotti a monconi.

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    1. I comuni sono popolati e amministrati da persone che spendono anche troppi soldi (a defici e debito) per cose al meno peggio inutili, se non dannose o nocive.
      In questo caso ci sono delle sane e maestose querce che non hanno dato alcun problema in oltre vent'anni.
      Cereto che se iniziamo a farci certi lavori, ecco che si avvereranno i fantasmi che si hanno in testa: piante che si indeboliscono e poi iniziano a creare problemi.

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    2. In qualsiasi "azienda di servizi", la spesa sono gli stipendi. La Amministrazione Pubblica non si svena comprando cose o commissionando lavori, si svena in stipendiucci e pensioncine, assegnati usando lo "impiego/mansione" come espediente. Il fatto che il Comune non abbia soldi per la manutenzione di qualsiasi cosa dipende dal fatto che il Comune ha decine o centinaia di dipendenti che non fanno niente e che non possono fare niente perché la loro "mansione" non lo prevede e/o perché sono esentati per via di certificato di invalidità. Non parliamo di veri disabili, parliamo di laureati che vanno in giro per sei mesi a contare le lampadine negli edifici pubblici per poi fare una corposa relazione in esecuzione della circolare 123485XYZ e finito con le lampadine cominciano con le maniglie delle porte.

      Poi certo, non costruisci un pollaio nel territorio del Comune se non hai "amici" nell'Ufficio Tecnico e nella Giunta e non costruisci un pollaio se non d'accordo con tutti gli "operatori del settore". Questo è il Paese delle "Mani Pulite", che altro non sono che i Farisei dei Vangeli.

      Giusto ieri sentivo una audizione della ennesima commissione parlamentare e si sproloquiava sulla "evasione fiscale", questo unicorno fatato che tutti cercano e nessuno trova. Lo chiedessero a me, risolverei la faccenda in due parole. Milioni di Italiani vivono di sussidi in un modo o nell'altro e si lamentano che è sempre troppo poco. Questi stessi Italiani però sono i primi a lavorare in nero, a costruire abusivamente, a falsificare fatture, a dare e ricevere raccomandazioni e favori, eccetera. Loro e tutti i loro familiari e amici, giù a scendere fino al vecchietto con la minima e su a salire fino al signor Palamara che traduceva la sua posizione di "maneggio" in donne, vacanze, lussi vari.

      L'Italia è un Paese di cialtroni fancazzisti e disonesti, non di gente sfortunata o vessata, non di vittime. Siamo indebitati perché non lavoriamo e vogliamo goderci la vita. Che è esattamente come ci vedono dall'estero. Poi abbiamo la faccia di merda di rimproverare i "rigoristi" e anche di pensare al futuro sulla base di soldi presi in prestito.

      Ah già, parlavamo del vicino che abbatte gli alberi e questo ti disturba. La milonga chiusa. Quanto odio. Leggevo che la discriminazione contro le donne è razzismo, cosa ne pensi?

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    3. Qui non si tratta di comune ma di un privato che vuole prevenire grane dovute a richieste malevole, al limite del doloso, di risarcimento. Certo che queste richieste sono le conseguenze di una disonestà e di una miseria spirituale e culturale orribile.
      Odio: l'odio esiste eccome e solo i coglioni sinistrati e sinistranti con la testa farcita della cacca politicamente corretta possono fanaticamente credere in una società di zombi in cui esso non esista.
      E' una emozione, un moto d'animo come altri.
      Certo che ci sono cose che odio.
      Solo degli psicopatici, dei rotti dentro, non hanno emozion tra le quali l'odio.

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    4. Uffa che noia. Non si possono descrivere le idee irrazionali in termini razionali, cioè le emozioni non sono ne esprimibili ne comunicabili. Quando dici che "odi" e che lo "odio" è una emozione, non stai dicendo niente o meglio stai esprimendo una serie di luoghi comuni convenzionali che chi ti legge o ti ascolta FINGE di condividere per facilitare la tua e la loro vita.

      Non voglio fare un pippone sociologico circa l'origine della dualità "amore - odio", dico solo che è tutta fuffa.

      Abbiamo detto che prima della invenzione dello "amor cortese" il termine "amore" indicava la attrazione sessuale, l'erotismo, quindi la "concupiscenza", concupire. Oppure i legami parentali, come "amore materno". Il concetto di "odio" indica la intenzione di ferire e questa intenzione dipende da una minaccia percepita. Non a caso, senza volere e senza capire i corollari, i compagni associano allo "odio" l'idea della "paura".

      Viceversa, nel mondo attuale si da la associazione "amore - bene - spirito" e "odio - male - pancia", andando dalla "morale" cristiana fino alla "morale" del cosiddetto "franchise" di Star Wars. Questa associazione in una dualità di principi opposti viene quindi usata dai compagni per assegnare a se stessi l'egemonia del "bene" e quindi dello "amore" per addossare a chiunque li ostacoli la connotazione del "male" e quindi dello "odio". Con l'ovvio paradosso già citato di chi "ama" mentre compie un genocidio, che è la variante industriale del rogo per salvare l'anima dell'eretico. Quando il signor Vendola si fa fabbrica lo pseudo-figlio, va nella "clinica dell'amore" dove tutti sono li a prestarsi "per amore".

      Ho scritto in precedenza le ragioni storiche per cui gli alberi non sono stati presenti nello spazio abitato fino a che non sono stati utili come parte di una scenografia monumentale. Nello spazio non abitato erano semplicemente una risorsa, materia prima. Una frase come "gli Italiani odiano gli alberi" è una doppia scemenza infantile. Per esempio, che ne so, la Scozia è stata disboscata quasi completamente per allevare le pecore.

      Il Comune e i privati.
      Se il Comune non ha soldi per la manutenzione del "verde", perché ce li dovrebbero avere i privati?
      Il nocciolo della faccenda è sempre lo stesso, gli spazi piantumati non sono "naturali" e non sono auto-contenuti, vanno continuamente manomessi, aggiungendo, togliendo, sostituendo. Un giardino di una casa è solo più grande di un "bonsai" ma la meccanica è esattamente la stessa. Quando non hai i soldi oppure non li vuoi spendere in giardinaggio, si fa un parcheggio. Che poi anche il parcheggio va mantenuto, solo con meno assiduità.

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  2. C'è gente animata da una perversità demoniaca che darebbe fuoco a tutto! Tristi!odiano tutto ciò che è Natura.

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    1. gia' mio padre osservava come in Italia ci fosse, assai spesso, rancore e insofferenza per gli alberi.
      Questo e' stato aggravato dalla barbarie delle azioni malevole se non dolose di risarcimento alias parassitaggio per questioni che offendono l'intelligenza (evidentemente, considerato lo squallore della magistratura e le applicazioni di leggi sadico-cevellotiche, c'e' probabilita' di vincerle).
      Mettere insieme le due cose e i risultati si vedono: citta' che si allontanano da Innsbruck e Cambridge e assomigliano via via piu' a Il Cairo o Atene.

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  3. Non ci sono più giardinieri, ma operai del verde, che non potano, ma capitozzano.

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    1. Non è del tutto vero: ci sono anche giardinieri professionisti molto bravi, che eseguono potature garbate rispettose dell'albero anche in condizioni difficili (come faccio io, che pure sono un dilettante).
      Certo potare grandi alberi in modo accurato richiede tempo e denaro, non mi sorprende che il verde pubblico spesso non riceva le attenzioni che meriterebbe.

      In generale, cmq, concordo con voi: gli italiani sono un popolo di odiatori della natura e degli alberi in particolare ... si vedono tanti giardini tristi, magari dove il proprietario cura maniacalmente il prato (in un paese mediterraneo con estati tropicali!), ma niente, un po' d'ombra gli fa schifo (le foglie! dall'albero - orrore! -cadono le foglie, e i rami, e le radici boh, c'è sempre un buon motivo per non lasciar crescere un albero vicino casa).

      Lorenzo

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    2. No.
      L'idea della "natura" e anche il concetto di "amore" contrapposto allo "odio", sono PER L'ENNESIMA VOLTA corbellerie degli Anni Settanta, che cercano pateticamente di rifarsi alle corbellerie da Rousseau in poi. A sua volta le varie corbellerie in stile "buon selvaggio" si rifanno agli autori romani che per primi concepirono l'idea del vomere che "viola" la terra, della nave che "solca" le acque, eccetera e questo era contrapposto ad un altro mito, quello della "età dell'oro" che è in sostanza il "paradiso" dove scorrono i fiumi di latte e miele e i frutti maturano spontaneamente sulle piante. Aggiungere vergini ben disposte a piacere.

      L'Italia contemporanea deriva dall'Italia medievale.
      Nell'Italia medievale la selva era il regno del mistero, dei demoni e delle fiere. Si strappava alla selva il pane e il companatico, con sudore dell'ascia e rischio della freccia. I nobili si addestravano alla guerra trascorrendo dei giorni nella selva e affrontando le fiere. L'ambito dell'umano era la città murata con le case addossate e i vicoli stretti, dove non c'era spazio per scemenze tipo un albero fine a se stesso. Nelle buchi delle muraglie vivevano i piccioni, utili in caso si dovessero sprangare le porte. Nei pochi spazi vuoti si potevano mettere degli orti che dovevano produrre il più possibile, magari i polli o i conigli.

      Questo panorama di selva, campi attorno alla città murata e vicoli, cambia quando si cominciano a costruire le fabbriche, che a loro volta richiedono i falasteri per gli operai, le casette per gli impiegati e le ville dei titolari. Si idealizzano le "città giardino", dove il "verde" è, appunto, concepito come un giardino cioè tutto artificiale e fondamentalmente decorativo. Non è certo pensato come un ecosistema autocontenuto, è qualcosa che esiste solo perchè continuamente alimentato, corretto, aggiustato. Se gli impiegati e i capoccia vivono nel giardino, gli operai vivono sui viali e i viali sono piantumati con qualcosa tipo filari di platani. Nel caso del mio paese, filari di ciliegi.

      Avanti veloce. Smart City sto cazzo, non ci sono soldi per fare manutenzione di nulla, le strade sono disastrate, le aiuole e gli spartitraffico non sono falciati, gli alberi o cascano di loro iniziativa o vengono abbattuti per anticipare la caduta. Il degrado ovviamente parte dai viali che una volta portavano le maestranze verso le fabbriche e si trasmette progressivamente ai fu-giardini.

      Il "verde" non fa che rispecchiare le pezze al culo che ci sono per qualsiasi cosa.

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    3. Sembra che lei abbia molto tempo libero signor anonimo.
      Questo è un vantaggio perchè può approfondire argomenti che magari non conosce: ad esempio non è del tutto vero che (copio le sue parole) "...il "verde" è, appunto, concepito come un giardino cioè tutto artificiale e fondamentalmente decorativo."
      Il verde nelle aree urbanizzate può essere molto utile, oltre che decorativo, ad esempio per mitigare l'isola di calore.
      https://www.iconaclima.it/approfondimenti/isola-di-calore-mitigazione/

      Lorenzo

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    4. Si dai, usiamo la scusa del "tempo".
      E' una novità, davvero, l'ho letta/sentita solo un milardo di volte.

      Ciccio, se tu vivi in un mondo fatato non è colpa mia, chiedi a quelli che ti hanno cresciuto ed educato.

      Le città-giardino erano concepite per dare forma materiale alla struttura sociale, i viali, gli assi prospettici, le curve, mettevano i padrone al posto del faraone, gli impiegati al posto degli scribi e delle guardie, le maestranze al posto di chi prende gli ordini e gli esegue. La piantumazione serviva solo a sottolineare ulteriormente il disegno.

      Parliamo di un'epoca in cui il secondo fine dei suddetti viali era quello di collocare i cannoni per sparare sui rivoltosi e la gente "comune" cacava ancora nel secchio e si scaldava con il braciere.

      Io non direi niente delle fanfaluche ricorrenti tipo il "buon selvaggio" e l'"età dell'oro", se non fosse che finiscono inevitabilmente in tragedia. Libertà, fraternità, uguaglianza ghigliottine e impero.

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    5. Signor Nessuno, io osservo spesso il vs. pendolare retorico tra il "come facevano gli avi" al "non siamo piu' trogloditi, l'edilizia {altro} sono retrogradi".

      Signor Lorenzo, grazie per aver fatto capolino: il verde in citta' certo non ne cambia la natura di enormi problemi se non catastrofi ecologiche ma, certamente, ne aumenta notevolmente degrado e pessima qualita' ambientale.
      Come tutte le cose di pregio, anche il verde costa impegno, richiede intelligenza e costanza, lavoro.
      In una societa' sempre piu' di rincoglioniti smart-imbolsiti, di regrediti, di cazzari e bambociconi a reddito di fancazzanza, di autossicodipendenti impigriti, tutto questo e' impossibile.
      Ad esempio, gli autossicodipendenti vogliono arrivare persino nel cesso di casa in auto, figurriamoci se possono concepire di rinunciare al parcheggio a metri zero per un albero: via gli alberi e piu' posteggi! e' il loro pensiero.

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    6. Non è quello che "osservi", è quello che capisci.
      Più che dirti che tutte le cose che credi di sapere e che per te sono "fatti" in realtà sono scemenze che ti hanno ficcato in testa al fine di portarti dove stanno portando te e tutti gli altri, non posso fare. Anzi, una cosa posso farla, aggiungo che non sai un cazzo di Storia, quella vera, non la versione edulcorata.
      Per esempio, te hai il coraggio di scrivere dello "odio per gli alberi" senza avere la decenza di considerare l'uso contemporaneo del concetto di "odio" e senza il riflesso automatico di ricordarsi le condizioni al contorno, di cui tu sei un esempio visto che gli alberi li usi come combustibile, che è uno solo uno dei tanti usi in sostituzione di cose che oggi noi diamo per scontate, ad esempio plastica e metalli. Tutto questo si ricollega al discorso della "milonga", cioè al fatto che evidentemente sei scollegato dalla "realtà" e vivi dentro una simulazione tipo Matrix, dove il legno della stufa si materializza dal nulla, non dall'abbattimento di un albero. Un po' come lo "idrogeno verde" delle "stelline", che appare nei serbatoi dal nulla.

      Tristezza infinita.

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  4. potare costa, accuntentamoce der capitozzamento, anche se gli alberi d'alto fusto piantati lungo le strade per fare ombra quando ci passavano con i cavalli, sono oggi un pericolo mortale per chi ci passa sotto per spostarsi

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    1. Albero assassino ferocve ammazza a 100km all'ora giovane anconetano.
      Piu' o meno qualcosa del genere, eh!?

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    2. Pure i guard-rail sono trappole mortali per pedoni, ciclisti e motociclisti, eppure se ne installano sempre di più.

      La scusa della salvaguardia dell'incolumità, particolarmente alla luce di quanto stiamo vivendo da un annetto a questa parte, appare ormai consunta oltre ogni possibilità di recupero. In caso contrario, perché non ragionare su quanto è pericoloso per l'incolumità pubblica un diabetico alla guida? Via la patente a tutti i diabetici, e che diamine! In galera quelli che dovessero guidare dopo il ritiro della patente stessa. Pensiamo poi agli aerei ed elicotteri che ci circolano sulla testa... sai che botta, se cadon giù e ti falciano come un papavero? Via tutti i mezzi volanti (tutti, eh! mica solo alcuni). E via così, di esempi ne esistono a bizzeffe.

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    3. Fissazioni e psicosi securitarie, messer Pigiatasti.
      Il terrore di dover vivere: sono ambulanti che sono già morti.

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  5. > visto che gli alberi li usi come combustibile

    Come se gli alberi fossero tutti uguali.
    A proposito di scemenze e ugualizzazione.
    Con questo ragionamento cretino uno potrebbe mettere o accusarmi di mettere nella cucina economica un violino del Settecento.
    Ugualizziamo querce e ailanti, un albero monumentale e una pseudacacia lungo la scarpata del treno, i cipressi di Bolgheri e pioppi d'impianto delle golene.

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