mercoledì 7 febbraio 2024

La strada nel bosco

Siamo incappati, Rosa Canina ed io, quasi per caso, in "La strada nel bosco", un canale di una giovane donna che si è trasferita a vivere, col moroso/marito/compagno in una casina isolata, nel bosco, nell'Appennino romagnolo. Anche il suo un diario, anche se principalmente in immagini e suoni.
Abbiamo visto alcuni video di Matilde ed è diventato un piacere, la sera, quando siamo stanchi, assistere a quelle piccole storie, di semplici atti manuali, di vita quotidiana, di attività domestiche arcaiche, come preparare il pane, pulire la cucina economica, migliorare il pollaio, raccogliere i pomidoro maturi e prepararli in conserva, accatastare la legna, spaccarla, raccogliere le patate, a volte anche umili, sempre eleganti.

Matilde è, inoltre, una fine esteta e il semplice fatto che ella ha scelto di utilizzare (oggetti in) materiali naturali unitamente ad una elegante sobrietà degli ambienti, come dei video che ella prepara personalmente, incontra appieno i nostri gusti.
La sera, a volte, dopo cena, davanti al fuoco della nostra cucina economica, ci sediamo, ci rilassiamo, ci ricordiamo le nostre meditazioni fisiche, ci stringiamo le mani e ci godiamo quei suoni, quegli atti (brevi documentari realizzati bene, con cura), quasi una rappresentazione delle nostre abitudini, dei nostri atti, della nostra casa, dei nostri gusti.

36 commenti:

  1. Lo vede che bisogna ripartire dalle cose semplici,quel terra terra che poi è un rafforzativo di terra.

    Promuovete e queste bellezze sui vostri blog,non fate echeggiare la violenza da un blog all'altro, è diventata na brutta abitudine la vostra .Vi lamentate e vi lodate nei pipponi al chi meglio sa scrivere e se proprio dovete scrivere e gareggiare al chi è più informato, acculturato marciate indietro e catturate la bellezza di un tempo che fu e quello che può ancora essere ,se si vuole.

    Via coi motti :

    Volere è potere
    L' unione fa la forza
    Chi si ferma è perduto
    Un uomo in cammino alla ricerca del senso perduto :)

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    1. Gentile anonimo/a.
      La percepita violenza è tale perché esiste la percepita soavità e viceversa. Ci sono i tempi per il contendere e quelli per il convenire.

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    2. Si dice bene, bisogna controbilanciare in qualche modo, già questa consapevolezza aiuta.

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  2. Mi fai ridere, Coso, con questo tuo continuo recitare un personaggio.
    La "casina nel bosco" è abitabile perché appena fuori c'è tutto quello che serve.
    Se fosse un "cabin" nel mezzo dell'Alaska e i signori dovessero camminare tirandosi dietro il mulo per una settimana per arrivare allo spaccio più vicino, se dovessero curarsi da soli le malattie e le ferite perché ci vuole una settimana per arrivare allo spaccio e un'altra per tornare a casa, non ci sarebbe niente di "romantico" nel bruciare i rami secchi, sarebbe il caso "sennò muori e comunque hai solo rimandato".
    Senza contare tutte le minuzie come cacare nella latrina, acqua col secchio al torrente, mangiare roba secca o sotto sale invece delle verdurine tutto l'anno, lavare i panni a mano, eccetera.
    Tu bruci la legna per gioco, per vezzo, potresti collegare una pompa di calore e buonanotte.

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    1. A proposito, il Ventrella dell'omonimo canale Youtube, quello che per passatempo ha riadattato una baita in montagna, dice che farà venire l'elicottero per trasportare il materiale.
      Come saprai, ormai è la prassi in montagna.
      Una volta si andava a spalle o col mulo, adesso elicottero.
      L'elicottero che se porta il materiale porta anche la Ferragni tutta in tiro, perché dovrebbe farsela a piedi.
      Però stufa a legna.

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  3. Una vita semplice è la via più salutare.
    Non conosco queste persone che citi ma immagino che si tratti di un diario molto interessante.

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    1. La semplicita' (nelle cose fatte bene, che non è affatto la rozzezza che e' la semplcita' di cose fatte male) e' sempre frutto di molto lavoro e di far tesoro dell'esperienza propria e altrui.
      Certamente La strada nel bosco e' un diario che ha incontrato i miei gusti. A volte anche interessante (ad esempio la spiegazione sul fare il pane, farlo bene con la pasta madre, farlo croccante, farlo bello, tutto molto interessante).

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  4. ieri sera ne ho guardati due, quello sul pane e quello sull'inverno, filmati ben fatti, sobri e affascinanti.
    massimolegnani

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    1. CarloMassimo, molto semplici ed eleganti.
      Matilde e' stata brava anche sulla scelta dei suoni, musica o suoni in presa diretta.
      A me piace l'assenza quasi completa di dialoghi.

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  5. vieniii
    c'è una strada nel bosco
    il suo nome conosco...

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    1. Si tratta di una canzone? di una filastrocca?
      Dovrei cercare, non ho tempo.
      Buon pomeriggio, messer Fracatz.

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    2. E' una canzone.
      Ecco la versione di Claudio Villa:
      https://www.youtube.com/watch?v=FRRGJZi1mJg

      A riprova del fatto che la decadenza neoromantica di Coso è la ripetizione ennesima di una posa o se vogliamo di una macchietta.
      C'è un nido semplice, dove sboccia l'amooor...

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  6. Ancora sul Ventrella, che è un po' nella tua linea.
    Non perderti il video dove arriva guidando una Tesla in una località innevata e ci dorme dentro usando un kit da campeggio di serie e la apposita modalità del software di controllo dell'automobile che include la simulazione del fuoco del camino nel display in mezzo alla plancia.
    Seriamente.

    Meno un milione di punti.

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  7. https://www.youtube.com/watch?v=T7HriUXZ6Lc

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  8. x Nessuno:
    A riguardo dei vostri commenti
    7 febbraio 2024 alle ore 19:53
    7 febbraio 2024 alle ore 19:58
    8 febbraio 2024 alle ore 11:02
    8 febbraio 2024 alle ore 11:38

    Questa volta , veramente, non c'era alcuna intenzione da parte mia di rimarcare o sottolineare presunte spartanita' , capacita' particolari di resilienza / sopravvivenza della signora Matilde.
    Insomma, state menando delle grandi picconate contro l'aria.
    Ho scritto che Matilde vive in una casina nel bosco, che fa cose semplici e di qualita', lo fa elegantemente, con oggetti, movenze e stile che piacciono a me e a Rosa Canina.
    Insomma, avete fatto delle polemica su vostre projezioni.
    Non mi metto neppure a confutare o smontare risposte a cose che non ho scritto.

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    1. Si ci sono tante casine nel bosco nelle località turistiche, tanto che è risaputo che è impossibile viverci a causa dei prezzi. La differenza tra il benestante milanese che villeggia in montagna e Coso è che il primo non ci racconta del sudore nello spaccare la legna come se fosse una cosa seria invece di un vezzo e un gioco. Il Marchese del Grillo si traveste da popolano per prendere tutti per il culo ma ha la onestà di dire che lui è lui e gli altri non sono un cazzo.

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    2. Ah poi magari fossero mie "proiezioni" invece di pose stereotipate che ho già visto e letto millemila volte. E' questa la faccenda, cioè la ripetizione robotica di idee e comportamenti.

      Sei libero di dire e fare come ti pare.

      Ogni volta che mi proporrai una delle tue pose io farò il Grillo Parlante e ricorderò al lettore che è tutta una commedia, copia conforme di mille altre commedie.

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    3. Nessuno, ripetete le stesse cose a prescindere.
      Potrei scrivere di una che vive in collina in Ungheria facendo dei bei maglioni e commentereste le stesse cose. Come un automa.
      Fate pure.

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    4. Mi stai dicendo che ogni volta che tu scrivi una baggianata io te lo faccio notare?

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  9. Io non avrei questa pazienza: il lavoro manuale non mi rilassa ma mi irrita. Forse inizialmente potrei divertirmi a sperimentare ma ben presto me ne stuferei...

    Inutile dire che comunque quel pane mi piacerebbe mangiarlo perché sembra ottimo!

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    1. Oh ecco un commento interessante.

      Il lavoro manuale non piace a nessuno perché per migliaia di anni è stata una necessità di sopravvivenza che aggiungeva dolore a dolore.
      Il lavoro manuale in certe lingue si dice "travaglio", come il parto con il quale Dio maledice la Donna causa del Peccato Originale, partorirai con dolore.
      L'uomo invece dovrà guadagnarsi il pane col sudore della fronte.
      Il lavoro manuale una volta veniva imposto ad altri con la forza o col ricatto economico allo scopo di trasferire a loro il dolore, era una forma di vampirismo che succhiava la vita, non a caso gli sfruttatori nella letteratura svenavano le vergini o i neonati per ottenere l'eterna giovinezza.
      Per reazione, sono state fondate pseudo-religioni che avevano come unica promessa quella di accollare il lavoro manuale a tutti indifferentemente, da cui "Classe Lavoratrice" o "l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro" (che incidentalmente significa che il lavoro è un dovere, non un diritto).

      Eccoci a personaggi che non sudano se non per divertimento.
      Coso suda quando balla il tango in una commedia musicale dove gli uomini sono finti malavitosi sudamericani e le donne finte (?) mignotte dei bassifondi e degli angiporti. Coso suda quando spacca la legna della sua stufa teatrale o quando va in bicicletta pur avendo la macchina sotto casa o quando fa qualche escursione con dietro il contenitore Tuppleware e dentro l'insalatina.

      Coso non suda per campare e non campa sudando.

      Ripeto, perché è il punto di partenza, Coso non suda per campare.

      Cosi come tutti i personaggi del suo universo di "poseur".
      Sembrerebbe un vezzo innocuo se non che c'è sempre un prezzo da pagare, non ci sono pasti gratis.
      In questo caso il prezzo è imposto dalla finzione invece della realtà e tutti i corollari di un mondo di finzioni.

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    2. La fatica fisica, il sudore, sono stati rimpiazzati, nei lavori meno fisici, concettuali, di relazione o di servizio da altre fatiche, da ansia, da nevrosi etc. .
      Nessuno, io non sono cosi' benestante da vivere senza dover lavorare. Vi siete fatto delle strane idee.

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    3. VaporeSodo, la sera io arrivo colla testa cotta, spesso il corpo ha fatto assai poco, quasi nulla se non per le camminate che faccio per recarmi al lavoro e tornare dal lavoro.
      Per questa ragione mi piace fare qualcosa di manuale o fisico, nel tempo "libero".
      A me rilassa pure.

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    4. @Anonimo
      Io credo dipenda anche dalla psicologia individuale: conosco tante persone che non riescono a stare fermi, che amano fare cose anche molto faticose e che, al contrario, odiano impegnare la mente per esempio anche leggendo semplicemente un libro...

      La chiave di lettura evoluzionistica mi pare a doppio taglio visto che proprio perché il lavoro manuale è stato per gran parte della storia (e soprattutto della preistoria!) umana una necessità allora l'uomo dovrebbe essere in grado di svolgerlo con relativa facilità.
      Ecco, forse è proprio nella fase storica, quando l'evoluzione sociale ha sopravanzato l'adattabilità biologica che l'uomo ha iniziato a sfruttare i propri simili portando all'eccesso di lavori di molti per il beneficio di pochissimi. Ecco che in questi ultimi millenni il lavoro manuale è divenuto qualcosa di molto più estenuante di quanto non fosse desiderabile e la religione si è affrettata a giustificare il tutto per mantenere la pace sociale e lo status quo (è uno dei suoi compiti).
      Se non erro ho letto in Harari che prima dell'agricoltura, in situazioni normali, i nostri lontani antenati non passassero tutto il giorno a lavorare (procacciarsi il cibo) ma che avessero molto tempo libero per socializzare (ovviamente teorie senza prove)...

      Vabbè, solo un'idea che mi è venuta sul momento...

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    5. Secondo me il "lavoro" non è una attività motoria qualsiasi, come in fisica dove basta muovere una massa per una distanza. Il "lavoro" implica il concetto di necessità o di costrizione. Infatti è palese a tutti che lavorare sotto padrone è "vero lavoro" mentre prestare la propria opera professionale è una condizione a metà tra il "lavoro" e il passatempo. Per una ragione banale, il valore che si da al tempo a cui si rinuncia in cambio del compenso. Estremizzando, il "dipendente", lo dice la parola, dipende dal "datore di lavoro", è come se gli fosse consentito di lavorare, mentre il professionista esercita il ruolo opposto, è lui che si concede a chi ne chiede l'operato.

      Nel caso nostro, ripeto, spaccare la legna per diletto o per sport è una cosa del tutto diversa da spaccare la legna per necessità. Come qualsiasi altra cosa, facciamo il caso della differenza tra fare sesso per necessità e fare sesso per diletto. Per me la finzione che una cosa sia l'altra è oltre che moralmente esecrabile anche controproducente sul piano pratico.

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    6. Notare che la Lotta di Classe consisteva proprio nell'impadronirsi dei "mezzi di produzione" per emancipare il "lavoratore" dalla necessità di dipendere dal "datore di lavoro", passando ad uno stato concettualmente analogo al professionista, cioè il "lavoratore" avrebbe lavorato per se stesso.
      La cosa era assurda perché quello che poi si verificava in realtà era che i "mezzi di produzione" collettivizzati venivano incamerati dal Partito e quindi non era comunque il "lavoratore" a dare lavoro a se stesso. L'unica differenza era una minore conflittualità perché da una parte il "lavoratore" riottoso finiva fucilato, dall'altra l'attività lavorativa non doveva per forza produrre profitto, nel grande schema socialista delle cose poteva anche produrre perdite. Un po' come Bertoldo che paga il profumo dell'arrosto con il rumore delle moneta.

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  10. Avevo un ottimo rapporto con mio suocero, possedeva un terreno con una casupola. Mi piaceva lavorare con lui. Era faticoso raccogliere le olive, pulirle e preparare le cassette per portarle al frantoio. Tutti i sacrifici erano ricompensati quando dal rubinetto sgorgava l'olio. Eravamo autosufficienti di tutto: galline, conigli, e verdure, specialmente tanto basilico profumato e inebriante. Stendeva la sfoglia con grande maestria ed era un piacere preparare i ravioli con lui. Adoravo quando innestava gli alberi, mi sembrava un mago. Purtroppo la sua vita si è spezzata in fretta e con lui è svanito il mio incanto. Mi ha insegnato ad abbracciare gli alberi per carpirne la forza e a danzare intorno ad un grande falò in un rito ancestrale..

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    1. Sono arrivato ad un'eta' nella quale ho capito che con poco impegno si ottengono risultati mediocri o pessimi.
      Chiunque ha la possibilita' di avere una qualche produzione in proprio sa che sono econonomicamente un non senso ma che portano buoni se non ottimi risultati e molte soddisfazioni.
      Per quanto riguarda il cibo, il proprio pollaio, il proprio orto, il proprio porcile sono terribili perche' i prodotti che se ne ricavano rendono scadenti quelli della GDO, industriali.
      Una specie di paradosso per cui, poi, si e' condannati alla "fatica" con la gratificazione di esserne ricompensati con cibo eccellente e, spesso, assai migliore anche dal punto di vista della salubrita'.
      L'autosufficienza, anche la parvenza, la poca che si riesce ad ottenere solo in alcuni, pochi ambiti a tecnologia bassa o nulla, e' un'ambrosia, per non poche persone.

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  11. I miei studi platonici mi hanno insegnato non tanto a disprezzare i lavori manuali, ma a considerare la vita intellettuale, spirituale più importante. Perciò il mio ideale è monacale, l’autosufficienza materiale messa servizio di un’intensa vita di preghiera, di relazione con Dio. Il buon vecchio ora et labora. Autosufficienza, quindi, non fine a se stessa. Anche se, dicono, far bene le cose equivale a pregare (Dio è Bene).
    Purtroppo son nato in città, cresciuto in condominio e alla mia veneranda età non sarei più in grado di andar d’accordo con l’autosufficienza, ma se uno come me dovesse provarci questi video sarebbero preziosi.

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    1. Tranqui zio, la "autosufficienza" è una fanfaluca.
      Facciamo il caso del monaco benedettino che orat et laborat, se gli serve la zappa deve farsela fare dal fabbro, il fabbro ha bisogno del carbone e del minerale per la forgia e se li fa dare dai mercanti che se li fanno dare dal carbonaio e dal minatore. Il mercante magari dovrà servirsi del barcaiolo per traversare il fiume. Il barcaiolo deve farsi fare la barca dal carpentiere e il carpentiere comprerà le travi dal boscaiolo, il quale deve comprare asce e seghe da un altro fabbro.

      Ritorno a dire che è tutta una posa, una finzione, una messinscena.

      Nel caso dei monaci il "labora" aveva due funzioni pratiche, da una parte aiutava a sostentare le comunità nei periodi di crisi in cui i commerci erano difficili cause guerre, carestie, pestilenze e dall'altra teneva i monaci impegnati e cosi non si davano all'ozio che è il padre dei vizi (e ozia la madre delle vizie). Però i monaci oziavano perché non lavoravano per vivere, alle brutte ricevevano le elemosine e le donazioni che servivano a comprare le indulgenze dai peccati. Tanto che ad un certo punto ci fu un monachesimo "pauperista" come quello francescano che andava direttamente al punto obbligando i monaci a vivere come pezzenti e che fu in odore di eresia fino a che il Papa e il Clero furono garantiti contro la sedizione che poi si verificherà con la Riforma Protestante.

      Torniamo quindi alla differenza tra lavorare per sfizio e lavorare per vivere o sopravvivere.
      Sono due cose del tutto diverse.
      Cosi come è del tutto diverso coltivare l'orto sapendo che comunque puoi andare al supermercato in ogni momento e coltivare l'orto sapendo che se le lumache ti mangiano la verdura oppure grandina o non piove, tu e i tuoi figli non mangiate.
      A quel punto naturalmente ci si inventa una alternativa come prendere un drakkar, armati con gli strumenti di lavoro e andare a saccheggiare i villaggi e i monasteri dall'altra parte del mare, a riprova che l'autosufficienza è impossibile.

      All'epoca di Platone gli aristocratici consideravano il lavoro manuale degradante e indegno. L'ozia era madre delle vizie.
      Non escludo però che nelle orge giocassero alla mite pastorella come fa Coso.

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    2. Attenzione, Filippo, che la menata - digressione sulla autosufficienza è un ghirigoro estratto dal cilindro da messer Nessuno. Non c'è una parola mia, in questa pagina, su tale (presunta) autosufficienza. Le osservazioni di Nessuno sono corrette ma non hanno alcuna attinenza con questa pagina.
      Alcuni commentatori hanno sottolineato la loro "insofferenza" per i lavoro manuali. Che dire? Io penso che la vita quotidiana dovrebbe avere un po' di lavoro manuale e un po' di lavoro fisico, per essere una buona vita. Aggiungo che, come dimostra Matilde, anche lavori umili (cucinare una semplice zuppa, preparare il pane) possono essere fatti male o, come nel caso di Matilde, MOLTO bene, fino ad elevarli a piccola arte. Aggiungo che essi recano losco anche una parte notevole di piacere: il caso del pane, qui, sopra, è chiaro: eccellente, sano e pure bello!
      Forse per alcuni potrebbe essere scarsa soddisfazione.

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    3. Nessuno: in società che non siano rudimentali, a livello di tribù di raccoglitori, cacciatori o agricole arcaiche, le comunità erano anche una separazione delle attività in modo che esse potessero essere via via più qualificate e specializzate. Un eccellente fabbro non avrebbe mai potuto essere eccellente ostetrico o eccellente geometra o eccellente ...
      La specializzazione è incompatibile con l'autosufficienza che è incompatibile con la quasi totalità di tecnica e tecnologia.
      Su questo concordo, grazie per le osservazioni.
      Tuttavia anche la specializzazione può diventare via via un avvolgersi in vortici che perdono il senso.
      Ci sono specializzati del millimetro quadrato che, fuori dal loro nanomondo specialistico nel quale eccellono, diventano incapaci anche di semplici atti come muoversi a piedi orientandosi, prepararsi qualcosa d mangiare, acquistarsi un paio di calze, etc. .

      Nel tempo libero essi possono anche occuparsi dei loro limiti e, ad esempoio, decidere di intraprendere qualche attività pratica in cui fare/farsi qualcosa di utile.
      insomma, una persona potrebbe anche lavorare ai laboratori della Galileo per cercare di ottenere riprese/fotogrammi al nanosecondo sulla sintesi clorofilliana ma non è che se tale persona inizia ad avere un'orto o una piccola officina questo sia un male.
      Sarà anche solo un poco "più autosufficiente" ovvero meno "insufficiente". Il lavorare "non professionale" non è Il Male, Nessuno!

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    4. Coso, non ti sto dicendo che ammazzi la gente e la divori cruda.
      Ti sto dicendo che quello che scrivi in questo blog è una sequenza di stereotipi, di pose, visti e rivisti, sentiti e risentiti.
      Sei libero di assumere tutte le pose che vuoi, in se non è una cosa sbagliata.
      Il problema è quando la posa, cioè indossare il costume da mite pastorella per giocare nel giardino di Versailles, non viene presentato e letto come un gioco che interessa e riguarda i partecipanti, più o meno innocuo e più o meno discutibile ma come un comportamento "virtuoso", un "modello" generale.
      Come la "soluzione" a certi problemi
      Tornando alle leggende del periodo, come il celeberrimo aforisma circa il mangiare le brioches se manca il pane.
      Ecco, le tue pose sono come le brioches e se tu mi dicessi, "si è vero, fottetevi tutti, io so io e voi nun siete un cazzo" alla fine sarebbe onesto narcisismo e sarebbe condiviso e magari invidiato da altri onesti narcisisti.
      Come dico sempre, meglio avere a che fare con un lestofante che con un "santo" perché col primo puoi trovare una logica e venirci a patti.
      Nota che è esattamente il "meccanismo Ferragni", quando la signora in questione non dice "io so io e voi nun siete un cazzo" ma si mette a pubblicizzare "iniziative benefiche" come se il suo "successo" avesse delle qualità salvifiche, come se fosse benedetta da Dio per via del lusso esibito e quindi automaticamente "santa". E' come se un rapper americano che finge di essere un criminale scappato di galera con gli incisivi d'oro, il cerotto in faccia, la pistola, i pantaloni sbracaloni e tutto il repertorio estetico-delinquenziale invece di dire "io so io e voi nun siete un cazzo" si mettesse a vendere i biscotti delle "girlscout" o dei berretti fatti all'uncinetto per l'ente di protezione della cinciallegra.
      Tu non sei un onesto narcisista, che dice "lavoro, guadagno, pago, pretendo", quindi io Coso vado a comprare la carnina buona, le verdurine dell'orto e voi pezzenti mangiate la merda dell'ipermercato, io mi compro la casa in collina e ci metto la stufa a legna e voi vivete nelle case popolari coi marocchini.
      Sei li a fare la parte del "virtuoso", del Capitan Fantastic de noantri.

      Con tutte le premesse e le conseguenze, a monte e a valle.

      In questo quadro, ripeto, nel blogroll ci sono gli scemi e i pazzi.
      Nel contesto del finimondo, gente controproducente o pericolosa.

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    5. Nessuno, avete le vostre projezioni e credenze e le esprimete.
      A volte mi fa pure sorridere leggere certe sparate e projezioni.

      > berretti fatti all'uncinetto per l'ente di protezione della cinciallegra

      Ahaha.

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  12. per non parlare poi di tutte le materie prime che occorrono per realizzare uno di quei bei trattori che ora vanno in onda tutti i giorni

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    1. Vuoi dire per realizzare una singola vite del trattore.

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Rumore, robaccia fuori posto, pettegolame, petulanze, fesserie continuate e ciarpame vario trollico saranno cancellati a seconda di come gira all'orsone.