domenica 29 gennaio 2017

Il cliente

Stavo pensando ai quattro punti chiave di questa pellicola iraniana (Il venditore, in farsi).

I sospesi
I punti salienti della storia no vengono rappresentati esplicitamente: è omessa la natura de... incidente? violenza? stupro? subita da Rana (la protagonista femminile). L'omissione, i sospesi permeano i dialoghi. Non si può parlare di prostituta o puttana; ma di donna con molteplici frequentazioni. Con i colleghi di teatro non si dice cosa è successo e l'informazioni che arrivano di traverso, col passa parola, creano malintesi, tensioni.
Queste omissioni, il non rappresentato, sono un dispositivo potente verso il metafisico ma anche fonte di problemi; omettere significa anche non risolvere.
Il voler entrare nei sospesi, ridurli, affrontare le questioni che emergono nell'esplorazione di quei territori, lo scandagliare la realtà è la chiave del progresso ellenico prima, europeo poi, quindi - cosa scrivo qui? occidentale? non sarebbe corretto - modernista. E con esso dell'erosione costante del metafisico, della dimensione spirituale delle vita, l'abrutimento (marxista) a masse di elementi economici, di tubi digerenti.

Autocelebrazione
Il mondo del teatro e del cinema ama celebrare se stesso. Sebbene parte del soggetto sia il teatro, questo è funzionale al soggetto, all'alternarsi, a volte difficilmente distinguibile, tra realtà e sua rappresentazione (sebbene in altro contesto, oggetto di una discussione recente).
Ciò non toglie, comunque, che sia una storia anche sul teatro. E' difficile eslcudere che parte dei premi arrivino anche per questo: come siambo bravi, come siamo belli, come siamo intellettuali.

Femminile (pacificatore) e generi
In una delle ultime conversazioni con _mlero, ella sottolineò il ruolo pacificatore, di mediazione delle donne nei conflitti. Penso che ci sia una base etologica in questa affermazione: mitigare, spegnere per proteggere la prole (comunque se penso alle relazioni tra femmine o alla fomentazione di conflitti esercitati dalle partner di uomini coinvolti in un'impresa, osservo che l'etologia non è così determinata).
Rana, in fine, comprende e perdona. Sebbene sia proprio una delle ultime scene, non è meno importante: la comprensione come viatico del perdono.
Sì, la differenza nei ruoli è soggetto più volte (Emad si lamenta con sua moglie Rana: mi dici di starti vicino la sera, mi dici di starti lontano la mattina) di questa pellicola. In una società non ancora ugualizzata dalla cacca  lgbt eccetera eccetera, nelle quali le differenze di genere sono ancora notevoli, la maggiore diversità si manifesta più frequentemente e con maggiore intensità.

Persia
Mio papà afferma che in quella parte del mondo "mesopotamica" ancora oggi esiste uno jato tra due culture da sempre in conflitto, quella semitica e quella ariana/indoeuropea. Egli sostiene che la confessione sciita dei persiani sia solo una conseguenza di questo, un distinguersi dagli arabi sunniti.
Se dovessi utilizzare le parole di Fabristol, "l’ultimo baluardo indoeuropeo contro la barbarie tribale degli arabi".
Pensare la storia, la geografia: paragonare i persiani al resto del mondo islamico è come paragonare un ndranghetista che fa mangiare vivo da una scrofa un ndranghetista di una famiglia nemica a un pacioso, timorato e "patologicamente" civico e civile contadino dell'Østlandet norvegese o delle Langhe.
Certamente un paese che ha una propria via (la censura su testi e soggetti, a scuola, in teatro esiste, forse un tentativo per non essere frantumati, tritati, omogeneizzati dalla metastasti mondialista, ugualista sempre così cara ai vertici ultracapitalistici, progressisti, para/ultra/post marxisti) ma che è tutt'altro che il merdame inetto, cialtrone, parassitario, arrogante e virulento arabo-islamico.
Ho avuto l'impressione (finzione cinematografica?), nelle molte scene girate a Teheran di una società civile, senza rifiuti per strada, nella quale esiste un rapporto col vicinato, nel quale c'è uno stupirsi, ancora, per la violenza e una richiesta legittima di repressione. Che siano, fortuna loro, un po' più indietro rispetto al nostro progresso buonista verso il peggio, verso la barbarie nostrana in cui l'ideologia ugualista, benaltrista, buonista, perdonista, progressista reprime la repressione del crimine favorendolo oltre ogni misura, apologizzandolo, de-facto, una società storta, corrotta, feroce efferata cogli onesti, colle vittime e complice dei bruti?



5 commenti:

  1. Cercherò di vedere questo film, mi incuriosisce.
    Io conosco diversi iraniani, per lavoro, e quelli che conosco sono persone molto colte, molto garbate... della serie: se ho bisogno con i bambini, non esito a chiedere a loro (come comunque chiederei ad altri miei colleghi, solo che alla fine questa mia collega iraniana ha un figlio grandini e vive nel mio palazzo, quindi logisticamente viene meglio chiedere a loro di dare un'occhiata).
    Può essere però che se ci fossero famiglie saudite qui comunque sarebbero "colte", visto il tipo di lavoro che vengono a svolgere... ...comunque non c'è paragone tra iraniani e sauditi per quanto riguarda cultura e tradizione: davvero le radici culturali degli iraniani sono antichissime.

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  2. La separazione era un suicidio cinematografico... credo che bypasso..

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  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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