giovedì 2 marzo 2017

Giardinare la bellezza

Stupore. Ecco, io penso che sia la parola giusta.
Ho sempre pensato che "giardinare" le città sia il più fantastico propellente di bellezza. Verde nelle piazze, negli angoli delle vie, aiuole, alberi nelle piazze, fiori e piante sui balconi, dentro le case, siepi, aiuole, cespugli e ancora alberi nelle rotonde. Le aree industriali in Germania e Austria non si vedono. Beh, La Germania è il primo paese industriale del mondo; eppure il verde, le alberature celano, rinfrescano, contornano, addolciscono, riossigenano anche gli edifici, le aree industriali tedesche.
Stupore e meraviglia sono le emozioni per questo capolavoro di Ricardo Bofill. Un edificio povero molto ricco. Cemento e flora, che straordinario contrasto! Mi piacerebbe come residenza e per impiantarci una milonga. Sì, mi piacerebbe molto.

Aggiornamento: qui altre immagini, compresi gli interni.


45 commenti:

  1. Allora perchè non ti piace il bosco verticale di milano?

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    1. Già... il bosco verticale.
      Sarebbe un discorso lungo.
      Certamente meglio un po' di verde verticale che i parallelepipedi solo betonici, o quella cosa assurda del vetrocemento.
      Non avrei neppure un'attimo di esitazione nello scegliere tra il capolavoro di Bofill e il bosco verticale di Milano: il primo ha spazi, dimensioni e contesto nei quali il verde è la chiave di volta architettonica, il secondo ha verde, un po' di verde o abbastanza verde in un grattacielo più o meno speculativo. C'è la ripetizione, il modolo lecorbusierani che io detesto.

      C'è il padaradosso di una architettura ex-industriale che è talmente asimmetrica, varia, che annulla la ripetizione, annichilisce il modulo, e che stride con la ripetizione (di progettazione, realizzazione e quindi funzione) industriali, industrializzati e industrializzanti del bosco verticale.

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    2. Che figata quella foto lorenzo

      Dici che sono vigliacco? 😊

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    3. La risposta e' sensata anche se non ti piace.
      Il bosco verticale e' modulare, ripetivo, siamo ancora a Le Corbusier che e' robaccia.
      Si capisce, cosi'?
      E' come il Rolex, un oggetto industriale reso "esclusivo" ma che sempre di serie e'.
      In un contesto orribile, in una citta' che e' brutta e non riesce ad essere orribile, col tumore che la circonda, solo perche' i denari lubrificano, modizzano tutto.

      Io non sono un tamarro e non vado a vedere quel parallelepipedo con qualche ciuffo verde, ne' il Merdpo ne le altre cose plasticate o vetrocementate della Milano da bere.
      Cio' che si salva di Milano e' qualche sprazzo di centro storico.

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    4. "dai basta con questo terzo mondo" mi fa ridere di cuore, perché probabilmente è vero che lo pensano...
      Io non conosco Milano se non per esserci stata in gita alle superiori e per un paio di trasferte di qualche giorno lo scorso anno. L'impressione che mi ha fatto è stata di "città verde" (!!!), forse per la zona in cui ero, e molto bene organizzata, pulita, bella. Per il resto, suppongo sia un posto in cui uno è proprio "al centro degli eventi", nel bene e nel male. Probabilmente non è banale vivere a Milano avendo una famiglia, e ti credo quando descrivi la realtà delle periferie (che è totalmente lontana da qualsiasi cosa io abbia mai provato, persino qui in Turchia è difficile immaginarmi un tale clima di "suburbe americana").

      Se io avessi la possibilità di scegliere, però, probabilmente tra Milano e Monaco di Baviera sceglierei quest'ultima (in cui sono vissuta due mesi, ed era grandemente a misura d'uomo e di famiglia), e in Italia vivrei molto volentieri in quel di Trieste. (scusate l'offtopic!)

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    5. Hai ragione. Trieste è la città più bella del mondo e ci si vive proprio bene *.* ma forse sono di parte...

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    6. Trieste è meravigliosa. Una delle mie città preferite.

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    7. Bulutn, i milanesi piantavano le palme in piazza Duomo già a fine Ottocento, se ho capito bene. Molti di essi soffrono di esterofilia (e questo c'è in tutta l'Italia provinciale, vedere i patetici nomi toscani tipo cauntriaus La Grillaia e similari) acuita, dagli anni Cinquanta in poi, del fatto di vivere in un tumore enorme per estensione e di degrado massimo. Ci sono intere parti dell'area milanese nei quali l'artificializzazione del territorio ha superato il 70%.
      Poiché nonostante il fatto che vadano a fare il uichend in Madagascar, siano i primi a vedere lalaland, abbiano le robe starbucks col cagoso caffè starsenstraips, che c'hanno lo X6 per andare a prendere il cibo plasticato da Esselunga o il bio vegano indiano, vedono sedicenni anoressiche morte viventi a portare vestiti assurdi disegnati da stilisti omosessuali misogini e le propongono come ideali di bellezza, cercano di farsele all'olliud dopo una bella tirata di bamba (c'è cocaina nelle fogne milanesi, non è escluso che sia la città più drogata d'italia).
      Il loro corpo mente, di tanto in tanto, dà ancora qualche segno, li riporta all'archetipo della natura.
      Dopo aver creato l'inferno opulento in cui vivono e che peggiorano di giorno in giorno, fuggono per rendere simili altri luoghi (pensa alla devastazione edilizia realizzata dalle masse di opulenti lombardi e piemontesi in Liguria). Poi, essendo abituati all'inferno - come ogni essere umano tendono rendono ciò in cui vivono il loro optimum, la paura, a volte il terrore del cambiamento è comune alla maggior parte di tutti noi – come scrive Lorenzo, tornano nel tumore, convinti che lì fuori ci sia il terzo mondo.
      Guarda, l'esempio della moda del cibo giappi, dell'inglesano (itlalian-inglese-cano), dei banani in piazza Duomo, del mangiare messico-finlandese, del riso basmati natual bio vegano condito con sale rosa himalaiano e olio di zucca sudafricano, sono dimostrazioni di un provincialismo peggiorato dall'essere internazionalizzato e dal non credersi tale.
      La penso esattamente a Lorenzo: sono al centro del cretinismo del mondo.
      Aggiungo, avendo conosciuto bene Monaco di Baviera che ho frequentato molto per una decina di anni, che anche lì notai una sentenza simile (lo stupidismo globalizzato e globalizzante è un problema planetario) e, probabilmente, anche lì sono peggiorati parecchio.
      Io penso ad altri luoghi della Lombardia, se penso a luoghi di qualità: Sirmione, Mantova, Pavia, Sabbioneta.
      Forse perché non do alcuna importanza alla maggior parte delle mode.
      Ecco, Milano è la capitale delle mode.
      Non vorrei essere troppo pesante, non scrivo qui, ora, la definizione di moda.

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    8. si stima Lorenzo che nel 2030 per il fenomeno da te osservato ci saranno in America 40 milioni di case sfitte nei sobborghi che dovranno essere riqualificate. La crisi economica e il costo del carburante sta portando al ritorno in massa degli americani nelle città. Il problema è la divaricazione dei redditi che porterà la creazione di quartieri ricchi(pochi) e tanti poverissimi. La forte densità nelle città unita alle disuguaglianze provocherà effetti elencati in questo articolo :http://comedonchisciotte.org/un-video-del-pentagono-avverte-inevitabile-un-futuro-distopico-per-le-grandi-citta-del-mondo/. Tutto ciò varrà pure per l'Italia

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    9. Lorenzo: più che Milano antica sembra VENEZIA!!! (Venezia, ah, città splendida!)
      Comunque splendidi i cortili interni, fa' molto Mitteleuropa (senza offesa, Milano sembra Budapest, anche lì un sacco di cortili interni)

      Alahambra: hai ragione, Trieste è la città più bella del mondo, è vivibilissima, e hai tutto a portata di mano: mare, montagna, cultura, ...

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    10. Dopo 700 km in auto verso veneto e ritorno ribadisco che Milano è la città più bella al mondo. Altro che cavernicoli e galline ho incontrato

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    11. > verso veneto e ritorno.
      Francesco, arrivi tardi (o troppo presto, temo che le nostre critiche siano antitetiche). Vedere, prego, qui e
      qui.

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  2. Pensa che bello. Ho tipo 3 mq di giardino fuori casa e lo cementerei tutto senza pensarci un attimo di più se potessi.

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    1. E trovo francamente orribile quell'accozzaglia in foto.

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    2. > Accozzaglia in foto...
      Ihihih.
      Questa è un'altra accozzaglia che io adoro.

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    3. Ovvero come dire che la Cappella Sistina equivale ai murales.

      Quella in foto è una accozzaglia, un finto trasandato che proprio in questa evidente finzione è orribile. Mi scoccia ma Lorenzo non sbaglia: le pastorelle a Versailles

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    4. Tu hai detto che piastrelleresti il tuo piccolo giardino. Le hai proprio in testa, eh?! :)

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    1. Cipressi e torri in CA, buganville e ferri arruginiti, navate industriali e ampi parquet in legno,verdi rampicanti e pilastri, spazi grandiosi... che meraviglia!!

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  4. Piace anche a me. Comunque, 'sto tipo che l'ha progettata c'ha le sue belle possibilità economiche a ben vedere...

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  5. Barcelona ha un clima diverso da Milano. Come citta' mediterranea centro meridionale le palme (quelle che saranno sopravvissute al punteruolo rosso) sono storicamente presenti.
    Nulla a che fare con la flora da catechesi per bananizzare piazza e masse ambrosiane, incultare nelle loro teste che tutto e' uguale ovunque, bananeti a Milano, pachistani italianizzati, merdonald in Sri Lanak, filppini con le Tods marce di sudore puzzolente, scemi riccastri vicentini o crotonesi col suv BMW pi' grande del loro cervellino, brufolosi magrebini di Sant Etienne o Molenbeck o come diavolo si scrive che vogliono fare la jihad con le Nike ai piedi e il loro aifon.

    Questo a parte, a me le palme non piaccono proprio (eufemismo) e se avessi progettato il verde nella ex cementeria acquiatata da Bofill non le avrei proprio messe.

    Spreco di risorse!?
    San Zeno a Verona,il palazzo del The a Mantova, la fontana delle nopvantanove cannelle a L'Aquila, il barocco a Lecce, eccetera eccetera sono tutti sprechi, vero!?
    Scrissi che l'arte non e' ne' democratica ne' egalitaria, e' verticale. Sempre stato cosi', Lorenzo, tu che citi gli avi spesso, cita cosa e' sempre successo.

    Radere al suolo la "archeologia industriale".
    Ecco, ugualizziamo tutto, dal merdoso capannone vuoto nella costipazione padana alla cementeria di Bofill, tutto uguale, vero!?

    Ricardo Bofill ha le risorse materiali e intellettuali per permettersi una sorta di reggia ex industriale e, giustamente, se la gode.

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  6. Fantastica Barcellona! Una città con tutte le sue mille opportunità, per di più sul mare! Trasferitevi tutti là, che è una meraviglia. Partite. Partite. Ciao.

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  7. "... il palazzo del The a Mantova ..."
    Il the divenne d'uso comune in Europa più d'un secolo dopo la costruzione del palazzo che prende quindi il nome "Te" dall'isolotto su cui sorge.

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  8. Ho scritto The,... che errore grossolano.
    Grazie, il Vedovo, per la correzione.

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    1. E' finto perche' non e'nei vostri schemi mentali.
      POtere andare in quel luogo, toccarlo, vederlo, potere sedervi in quelle sale, fare la cacca nei bagni, togliervi le scarpe e camminare a piedi nudi sul legno, etc. .
      E' tutto vero anche se appare finto, straniero, alieno, alle vostre menti.
      Del resto e' ragionevole: nessuno di noi, suppongo, avrebbe le risorse economiche ingenti per abitare e condurre una reggia come quella. Anche le regge, i castelli, appaiono, per coloro che non sono abituati a essi, come finti. Anche se non lo furono.

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    2. Ok, e abbiamo dato la definizione di concreto. Quel posto è concreto. Ma è finto ugualmente.

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    4. Mia nonna era solita affermare, citando, che "quand'che la merda la munta'n'scrann, o c'la spüssa o c'la fa dann". E qui, tanto per (non) cambiare, si ritorna alla tipologia inevitabile delle dirigenze e delle persone che le incarnano...

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    5. La condizione di dirigenza può essere fluida finché si vuole, gli individui che volta per volta incarnano la dirigenza restano quel che sono. Niente di buono.

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    6. Oggi sembri quasi un promoter della Palmolive in missione nella galleria degli specchi di un luna park... Ciao! :)

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    7. > Qui UCoso sta facendo della letteratura che si fonda sul contrario di "concreto", ovvero su un mondo di fantasia.
      [...]


      Quel posto esiste, funge da abitazione, da studio, da sala di concerto, etc. .
      E' abitato, e vissuto.
      In modo extra ordinario.
      Sul resto, non pretendo che possa essere apprezzato da tutti. Anzi, il fatto che non lo sia lo caratterizza, a io avviso, in bene.

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    8. Il presidente dei bioarchitetti italiani, affermò che... La miglior casa ecologica è quella che non esiste.

      Detto questo il termine di "reggia" viene qui utilizzato per indicare qualcosa che è eccessivo, che travalico l'ordinario e le funzionalità dell'ordinario.
      E' "finto"? Mah, Ricardo Bofill ci vive e ci lavora con varie altre persone, altre ancora usufruiscono di quell'edificio in occasione di conferenze, eventi, corsi, etc. . Bisognerebbe verificare se essi ne usufruiscono con piacere, efficacia, etc. .

      In ogni caso che possa essere un'architettura decadente potrebbe essere; io adoro anche Il Vate che viene considerato come tale.

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    9. La questione è simmetrica: ti stai arrovellando e spendendo migliaia di parole per tentare di convincermi che la ex cementeria di Ricarco Bofill sia [riassimiamo in buascia].
      In realtà io non ho tempo per smontare pezzo per pezzo le colorite e anche molto simpatiche affermazioni (mi strappi delle gran risate, a volte, Lorenzo).

      L'arte non è nella misura:
      non lo sono la torre Eiffel, il palazzo ducale di Urbino, non lo è il polittico Averoldi, non lo è Wagner, non lo è il Duomo di Milano, non lo è il Guggenheim di Bilbao, non lo è la Alahambra, la Cappella Sistina, San Marco a Venezia e la sua fantasmagoria etc. .

      Io amo molto l'arte minore, le piccole pievi romaniche nel giardino rurale che è(ra) il Belpaese, ad esempio. Il silenzio, la semplicità, la misura.
      Il corrispondente architettonico in edilizia civile potrebbe essere un bel dammuso a Pantelleria o un maso tirolese o un stavolo carnico. Ma l'arte non ha confini, non di rado va verso gli eccessi, la magnificenza, la fantasmagoria.
      La cementeria di Ricarco Bofill non deve avere un qualche riconoscimento estetico da parte tua, come una calla o una pietra preziosa non cambiano granché della loro natura a seconda che tu li consideri di pregio o meno.

      Leggendo un po' di Bofill e del suo pensiero antitetico a quello di Le Corbusier (il male in architettura anche secondo me) scopriresti delle cose interessanti e che non sono lontani da alcune cose che ci stanno a cuore: l'architettura con le radici nel territorio.

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  10. Gran parte delle piante ornamentali provengono da latitudini remote, dalla camelia al callistemon, ai tulipani.
    Il problema non è la pianta o il fiore, ma come vengono adoperati e quando si tratta di un contesto paesaggistico, che non è il giardinetto di casa nostra, enrano in gioco più fattori.Le palme in piazza del duomo fanno schifo, ma lo stesso un abete enorme che vidi un paio d'anni fa.

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    1. A me le palme proprio non piacciono. Palme, piante succulente e piante grasse.
      Le trovo gradevoli come gli ambienti per i quali si sono evolute, zone desertiche e subdesertiche che - eufemismo - non attirano le mie simpatie.

      Probabilmente Bofill si è lasciato un po' andare da questo punto di vista.
      Lecci, querce, olivi, etc. richiedono tempi troppo lunghi per un qualsiasi progetto che si debba concludere in una frazione di una vita professionale.
      Infatti, le conifere che crescono più velocemente, come pini domestici e marittimi o cipressi, compaiono tra le essenze.

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  11. Era un albero di Natale ma faceva ugualmente schifo. I cavoli sono buoni, ma non si mangiano a merenda.

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    1. L'acero di Natae...
      ROTFL
      Ti voglio bene, Lorenzo.
      Buonanotte

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