venerdì 6 giugno 2014

Persone che

  • Il rastrellamento della Val Grande è uno degli episodi più tragici della Resistenza italiana. Dall'11 giugno al 1º luglio 1944 il comando SS di Monza coordinò un'operazione militare volta ad annientare le formazioni partigiane più diffuse nella zona: la Valdossola di Dionigi Superti, la Cesare Battisti di Armando Calzavara (Arca), la Giovane Italia di Nino Chiovini (Peppo) e di Guido il Monco, e la X Brigata Garibaldi di Mario Flaim. Per una ventina di giorni parecchie migliaia di nazifascisti braccarono 500 partigiani. I reparti SS condussero il rastrellamento con estrema ferocia. Alla fine del rastrellamento si contarono circa 300 partigiani morti, 208 baite e stalle incendiate in Val Grande e in Val Pogallo, 50 case danneggiate o distrutte dai bombardamenti a Cicogna. Numerose in quei giorni le fucilazioni di partigiani catturati, la più consistente il 20 giugno a Fondotoce con 42 vittime. Dopo la fine dell'azione il comandante Mario Muneghina costituì la brigata garibaldina Valgrande martire. Vittime del rastrellamento furono anche civili, pastori ed alpigiani, che pagarono con la vita o con l'incendio delle stalle l'appoggio dato alla Resistenza.

    (wikipedia.it)

La montagna, così aspra, le infernali pendenze di roccia dura, gli inverni duri, la fatica, tempra(va)no le persone. Chi conosce la montagna sa che i montanari sono spesso scorbutici, orsi. I confini tra chiusura, fierezza, radicamento, topofilia, sospetto, scontrosità, dignità austera sono labili.
E così fu anche in quei luoghi. Lapidi, cippi e monumenti sono frequenti, ricordano a col*i che passa, che cammina, le violenze brutali sugli indigeni.
Sono persone che non si vogliono far mettere i piedi in testa.
Pagarono con la vita e quel poco che avevano. In forme non così diverse la storia si ripete, oggi, in Val Susa.
Io mi sento vicino a quelle persone.



10 commenti:

  1. Concordo sulla preoccupazione per la Val Susa.

    Aggiungo, se mai ce ne fosse bisogno, anche il discorso sull'amianto e sull'inquinamento che un lavoro del genere potrebbe provocare.

    Non ho più seguito la vicenda, i carotaggi, eccetera, quindi preferisco non parlare perché non conosco bene tutti i dettagli.

    Permane l'apprensione su tutta la vicenda. E' sempre bene che se ne parli e che si approfondisca.

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  2. ora e sempre resistenza, sai come la penso sui partigiani e su quel periodo storico

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  3. x nottebuia:
    Il forsennato impuntarsi di alcuni gruppi di portatori di interessi (e di ideologie, ma questo è solo una catalisi) in Val di Susa a dispetto di tutte gli studi che dimostrano la assoluta non inutilità ma distruttività di quell'opera di edilizia per il sistema trasportistico e per quello ferroviario in particolare, sono solo i sintomi apparenti della corrutela che anima quell'opera.
    Mettere i piedi in testa ai val susini che non la vogliono.
    Siamo sempre da quelle parti: la violenza di stranieri in casa tua. E se tu protesti vieni messo "a posto" con le dovute maniere.

    x Francesco:
    La Resistenza non deve diventare un feticcio.
    Ci sono stati crimini gravi - come umanamente logico - da parte di balordi e delinquenti che non confluirono solo nel fascistume ma anche non resistume.
    Quando un paese collassa, i peggiori delinquenti emergono e questo non ha colori e ideologie di sorta.
    Ho sentito, da parte di locali, qui in Emilia, sinistra critica ma anche no, gente del PD etc, cose aberranti da parte anche di alcuni farabutti delinquenti confluiti nei partigiani.

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    1. Hai ragione, è successo anche qui, tanto che non tutti sono favorevoli alla parola partigiano.
      Per quanto riguarda la Val Susa non saprei dirti, conosco ben poco l'argomento.
      Però vorrei capire come mai non si è pensato a bloccare il progetto prima che partissero i lavori, ora ormai lo vedo solo come un ulteriore dispendio di soldi e forze

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    2. La storia della Val Susa è importante perché... prima o poi arriveranno pure al tuo culo! >;)
      Sebbene la lotta resistente ecocivica abbia cacciato dentro di tutto, robe orribili come il diritto alla casa (??) o la solidarietà ai clandestini (mah, questi vengono massacrati dagli esterni in casa e valle loro e sono a invocare ingressi di milionate di homo, la realtà è buffa), notav.info racconta molte cose interessanti.

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  4. Parole sante, ma il paragone con la Val di Susa è parecchio estremo...

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  5. Ho scritto
    > In forme non così diverse la storia si ripete, oggi, in Val Susa.

    Non siamo arrivati alle uccisioni fisiche di massa.
    Ma alle violenze fisiche di massa sì.
    Alle ridicole accuse di terrorismo, a perquisizioni brutali, a illegalità sistematica di stato.
    Se i valsusini avessero imbracciato le armi (come io ritengo sia etico) contro i devastatori occupanti di casa loro ,chi può affermare che non ci sarebbero stati morti tra di loro?

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  6. UUIC: "Chi conosce la montagna sa che i montanari sono spesso scorbutici, orsi."

    La mia esperienza non conferma questa affermazione. Ho avuto più volte modo di vagabondare per la Valle Vigezzo negli anni '80 e '90, in particolare sulle pendici del Ragno, e ho sempre goduto di ottima tolleranza e in qualche caso perfino di sincera ospitalità in ogni malga ove ho soggiornato con la mia tenda. C'è da dire che il mio atteggiamento è sempre stato schivo e rispettoso, del tipo "so benissimo che qui è casa tua - se guardi bene, vedi che non appoggio neppure i piedi in terra e che cerco in ogni modo di non farmi notare".

    Ricordo come fosse oggi una notte con uno di quei temporali che solo quell'area sa regalare, quando mi spaventai sentendo dei passi, fuori, solo per scoprire che era un malgaro bergamasco al soldo d'uno dei proprietari dell'Alpe di Campra che veniva a chiedermi di raggiungere lui e la moglie in baita per sottrarci alla tempesta. Vino, formaggio, un camino acceso e compagnia. Non mi chiese un soldo e rifiutò quelli che gli offrii. Dal giorno successivo, per un'intera settimana, trovai una bottiglia di latte fresco davanti alla tenda. Sempre senza chiedere nulla e senza dare nulla. Quasi non ci salutavamo, orsi entrambi, ma l'affinità (tra orsi) s'esprime così -- senza parole, con tanto rispetto.

    Diversa la situazione in Liguria, dove in più occasioni mi negarono un litro d'acqua per riempire una borraccia. Devo dire che accadde lo stesso anche in Valle Borbera, anche se una sola volta. Chissà se significa qualcosa.

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  7. Un solo particolare può già spiegare tutto del rapporto umano che si instaura tra la gente di montagna: si parla poco, ma ci si saluta sempre.

    Le condizioni dure, la fatica e la bellezza dei posti tendono a sfrondare il superfluo e a rendere anche i rapporti tra le persone che si incontrano più diretti e più veri.

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  8. x MrKeySmasher:
    Essere scorbutici, orsi, per me un po' (forse troppo poco) orso non è affatto un demerito. Io detesto i cerimoniali cicisbeici, i modi cortesi, melassozuccherosi, ipocriti e falsi.
    Un gesto vale più di mille mila salamelecchi.

    x nottebuia:
    "sfrondare il superfluo" mi piace.
    È minimalista.
    Hai qualche demone decrescitivo dentro di te, nottebuia. :)

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