venerdì 30 giugno 2017

Dobbiamo arrivare prima a Roma

o - L'Italia è sempre stata sovrappolata e quindi povera e tornerà povera.
_imo, gasista.

Metis.
Già.
Forse mi manca professionalmente?
In realtà trovo conferme frequenti di difficoltà oggettive. Anche con colleghi stimati: strumenti che bisticciano, non funzionano, gratuiti ma approssimati. Come chirurgo fareste operazioni complesse con bisturi o fresa che funzionano il 70% delle volte oppure quando va una non funziona l'altro?
Così anche l'ultimo progetto, lo prendo in consegna da uno in gamba che se ne va, mi dicono :- più o meno una settimana uomo.
Solo che la macchineria... non va. Era progetto stabile da tempo e critico per l'azienda ma, nel frattempo, gli strumenti sono cambiati.
E' una settimana che lottiamo con essi: aggiunti qui e poi si rompe un'altra linea di produzione.
Avere competenze e professionalità e Metis. Non così facile né comune. Anche per questo quasi tutti iniziano come tecnici (non di rado scarsi/cialtroni) e poi cercano in tutti i modi di fare i menegger, fanno carriera lì.
A me piace un sacco questa tecnica e l'ingegneria che è l'eco-nomia del processo e del prodotto al di là della punta del naso, sempre stato appassionato di un lavoro che può essere creativo e rigoroso, un lavoro completo, leonardiano.
Ma non va bene.
Il nuovo imperativo è fretta e "bene" nel senso che appaia.
Non è un problema di quest'azienda: quando c'erano molti denari perché tanto ci sono molti denari per delle sòle (ricordate la bolla delle new tech degli anni 90? aziende con non prodotti/fuffa  e soldi a palate?).
Ora non ci sono soldi e le cose continuano a non andare. Così su una settimana di passaggio consegne una settimana è andata per la strumentazione che non va ovvero ieri si è rivelata  incompatibile tra progetti (in produzione) paralleli. Io sono stato professionale e la mia esperienza mi ha sussurrato  :- Ehi, uomo, va a controllare  "un attimino" se è successo  qualcosa di là?!
Contento e gasato perché avevo ripristinato la situazione per un'altra linea produttiva e, al termine di una giornata tesangosciante  agli ultimi venti minuti di un'ora già in straordinario gratuito perché non vado se questa verifica non..., scopro che è la nuova linea di produzione che si è rotta dopo aver ripristinato la prima.
Una volta c'era la ricerca e sviluppo che NON era direttamemte produttiva non in vincoli di efficienza produttivi usuali. La produzione, viceversa, era improntata ad una certa stabilità e un qualche conservatorismo fisiologico, sano.
Ora la hybris delle smart decnologis dà alla testa, pochi denari, mercato immiserito  (il furbofono aveva distorto in immigrato) e facciamo ricerca in produzione e produzione in ricerca.
Ore tre e quaranta e non dormo, risistemata la prima linea per la seconda, quella per il progetto da prendere in carica, si è "rotta".
Il collega che se ne va si era pagato di tasca propria l'ambiente di produzione professionale per i limiti/instabilità  evidenti di quello gratuito, "open" (ora, il più esperto, appunto, va).
Mi dice oggi: su un problema simile lavorai 8h 7gg senza trovare una soluzione, spostai quella linea di produzione su altra macchina, altro ambiente. Metis richiede tempo e risorse.
Però tutto in una settimana pronto, nozze coi fichi e senza tempo neppure per il rito in chiesa.
Un'auto che non sterza a sinistra  però dobbiamo arrivare prima a Roma.
Anche Metis ha dei limiti.

28 commenti:

  1. "Abbiamo avuto alti e bassi ma in generale l'Italia al mondo ha offerto ingegno. Le armature fabbricate a Milano erano vendute in tutta Europa, mica perché qui ci fosse il ferro o chissa quale risorsa, era l'ingegno degli armaioli."

    Non farmici pensare. Poi tutte le nostre competenze(non solo di noi Italiani ma di tutto l'occidente in generale) le abbiamo trasmesse ai trogloditi mandorlati cinesi e del sud-est asiatico, che diversamente sarebbero ancora fermi all'età della pietra..

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    1. Ogni tanto mi domando quando ci staccheranno la spina, visto che qualsiasi cosa facciamo la possono produrre altrove a un terzo del costo.

      Mah... come faceva quel pezzo? Ah, ecco :)

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    2. Sebbene io fossi e sono allarmato da un punto di vista ecologico questo dell'insostenibilità è una questione grave che allarma anche te, Lorenzo.
      Io ritengo che la voragine finanziaria, statuale, che stiamo allargando giorno dopo giorno sotto il paese sia proprio uno degli effetti di tale insostenibilità.

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    3. > Non si tratta di sostituire "consumismo" con "pauperismo",

      Eh!?!?
      IO non sono certo per quello.
      Ho sempre detto che se vuoi fette G R O S S E delle torta esse devono essere poche.

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  2. ah, i bei tempi andati.... quando si andava in miniera, c'era il colera e tanto amianto in giro.... ah che bello.....

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    1. in Italia, per l'appunto, cose di un'altra epoca. della nostra età dell'oro. guardare indietro è esercizio sterile e quasi mai sensato

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    2. Quando si parla di vendere, in senso lato, uno dovrebbe chiedersi per prima cosa per comprare cosa. Se vendo per acquisire sfiziosità, l'atto del vendere può essere guardato con molta leggerezza: se vendo, bene, se non vendo, pazienza. Le cose si complicano quando, come nel nostro caso, l'atto del vendere avviene per poter acquistare l'indispensabile. A quel punto, tanta leggerezza non è più praticabile e diventa indispensabile anche chiedersi se si ha di che vendere per non dover schiattare e, non meno importante, se esiste chi è disposto ad acquistare avendo la possibilità a sua volta di vendere. In assenza, sono grane grosse. E credo che questo sia il corridoio alquanto angusto che abbiamo imboccato da decenni -- cominciamo a scorgere la mancanza di acquirenti disposti a privarsi di qualcosa di proprio per acquistare quel che abbiamo da offrire, anche perché dobbiamo acquistare l'indispensabile vendendo per lo più carabattole.

      Ma, come sempre, ho scritto una sciocchezza.

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    3. certo, hai ragione. ma si dà il caso che nel passato non c'erano solo positività. il discorso poi sui "venditori" non ci azzecca nulla

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    4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    5. L'eternit di superficie andrebbe sostituito con altro materiale, oppure reso innocuo applicando due mani di una vernice ISO-qualcosa dedicata, da rinnovare ogni tot anni.
      “Andrebbe”, perché se esiste una legge ma poi non c'è chi controlla ...

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    6. Poi ...
      i rituali festoni dei bei tempi passati ( un must dei social net ) che sono promossi da utenti che dopo cinque minuti senza un dispositivo capace di connettersi alla rete = senza la possibilità di chiacchierare e rispondere ai commenti altrui, vanno in crisi di astinenza ...

      :D

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    7. Non mi pare proprio di aver ripetuto luoghi comuni. Quelli di Repubblica, poi, li conosco solo per sentito dire, perché non ho mai letto quel giornale (a meno che contino quelle cinque o sei volte in cui ho letto gli inserti mentre attendevo dal dentista, intorno ai miei trent'anni).

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    8. Macché, Lorenzo! Hai sparato sulla folla senza specificare un destinatario, per cui almeno formalmente hai incluso pure me che sono tra coloro che sono intervenuti nel "filone" di risposta avviato da Francesco. Non ne avevi l'intenzione? Bene, davvero meglio così, però lascia stare la coda e le citazioni in latino, che non è il caso.

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  3. Uomo, converrai con me che la qualità è passata in secondo piano.
    Non esistono più i bei tempi in cui ti rivolgevi a un qualsiasi centro di assistenza e parlavi con un tecnico vero.
    Certo, c'erano quelli bravi ma anche quelli scarsi / lavativi. In ogni modo, il più scarso di quell'epoca aveva visto le stesse cose per 20 anni e qualcosa aveva imparato.
    Tocca dirlo: erano i figli del famoso "dirittismo". Quello che nel bene e nel male costringeva le aziende a investire sui propri dipendenti perché non poteva sfancularli e investiva sul miglioramento del processo tecnologico proprio perchè non poteva risparmiare sulla forza lavoro.
    Il dipendente (mediamente) imparava una professione, un lavoro.

    Oggi invece, ammesso che tu riesca a passare lo sbarramento di fuoco di qualche decina di segreterie telefoniche, parli con un call center il cui impiegato medio ha 3 mesi di formazione. Dopo 6 mesi gli scade il contratto e passa a lavorare in un settore completamente differente. Non cresce mai, è perfettamente sostituibile.

    Tagliare i costi per risparmiare. Tagliare, tagliare, e ancora tagliare.
    Non per essere cassandra, ma io te l'ho sempre detto che i mondi ideali non esistono e che l'austerità sarebbe stata interpretata e declinata in questo senso.

    Una prece.

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    1. Tu campi grazie a quei diritti, e ti lamenti pure?

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    2. No dai, la reductio ad comunismum, no.

      Diciamo che era un'epoca dove c'era più realismo e consapevolezza, derivante dal fatto che la gente aveva ancora memoria della miseria ed aveva ancora un contatto con la realtà.

      Visto che in un'azienda l'imprenditore è uno (o non più di una manciata di happy few), il 95% è costituito invece da addetti/impiegati nelle varie mansioni (se dico lavoratori, non vorrei venisse tirato in ballo anche il PCUS).

      Oggi, la retorica del diversamente diverso, impone che il "lavoratore" impiegato in azienda veda se stesso come un imprenditore di se stesso (chiaramente fallito, dovremmo desumere).

      Ergo, se tutti in quest'epoca sono imprenditori, allora li abbiamo convinti tutti ad applicare le leggi che fanno l'interesse degli imprenditori.

      Perchè alla fine, come dice uomo, la vita è sangue e merda: è scontro per le risorse, quindi anche scontro tra come deve essere spartito il profitto di un'impresa.

      Il punto è tutto lì. Eh, lo so è dura chiamarla lotta di classe, allora chiamiamola competizione per le risorse. O per chi mangia la torta.

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    3. Lorenzo, accantona un momento 'sta storia del comunismo e rileggi. Non ha scritto una stupidaggine, anche se magari ha attribuito i meriti in modo poco attento. E' vero che la precarizzazione distrugge la competenza.

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    4. @KeySmasher: ma questo è proprio quello che vogliono. Possibilmente, se si riesce a far entrare 50 milioni di immigrati resettiamo anche più facilmente la memoria e facciamo un bell'esercito industriale di riserva. Quello che poi spende la paghetta in prodotti trash, senza alcuna qualità come chi eventualmente li produce.

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    5. Deve avere avuto un sabato difficile il nostro Lorenzo.... parole dolci per tutti dal napalm51 di Cinisello:-)

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    6. @Lorenzo
      Hai comunque vinto ed io ho perso, stai pure tranquillo. Non c'è bisogno che ti rovini anche la domenica.

      La rivoluzione liberale va avanti. A breve smantelleranno pure sanità, e quel che resta di pensioni, scuola, e "locking-partito-stato-bla bla", aka i famosi lacci e lacciuoli che impediscono la libertà del fare e del vivere appieno il gusto vero della vita.
      Il fardello del debbbito bubbligoo.

      Le famose giubbe rosse lottano insieme a te, quindi non ti devi preoccupare.
      Come dici, fanno gli interessi delle elite apolidi? (io però te lo dissi tempo fa che gli estremi si toccano e tutto finisce in oligopolio)

      Quando poi si capirà che "operai" (aka the new "imprenditori di se stessi") e piccoli imprenditori vengono fottuti insieme, sarà troppo tardi.
      E' un po' il limite della guerra tra poveri.

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    8. Dai, vabbè.
      Premesso che certi discorsi sindacali siano ormai farseschi, tu veramente credi che una persona possa contrattare un prezzo (di prestazione d'opera) con una multinazionale a fronte della sola Legge della Domanda e dell'Offerta? A fronte di un 20% di disoccupati cronici pronti a prendere il tuo posto?

      E' ovvio, se uno è Alan Turing o John Nash il problema non si pone neanche.

      Comunque andrà a finire con la paghetta / reddito di cittadinanza, secondo una certa visione hayekiana tanto cara a molti libberisti.
      Facciamo 450 euro al mese che forniranno il calmiere per evitare una rivoluzione, mantenere alto il livello di disoccupazione e fissare il segnale di prezzo-soglia per una paga aziendale.

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    9. Nottebuia

      Ho letto a rotta di collo.
      Il "dirittismo" e le aziende che investivano sui propri dipendenti perché non poteva sfancularli ...

      Le condizioni storiche erano diverse: tutto da fare, sistema normativo un decimo o un ventesimo (in vessazioni e ipernormazione) dell'attuale, NON c'era la globalizzazione.

      Condivido alcune cose: ripeto, la legge dell'OFFERTA e della DOMANDA.
      Se i consumatori sono i primi che acquistano anche la mamma dall'estero perché costa due euri in meno, è chiaro che tutto l'equilibrio domanda e offerta si stavolge.
      Come la grande inculata del ciarpame fatto in Cina e venduto a prezzi "italiani" e la speculazione becera che ha mandato in tilt l'economia italiana.
      Poi gli speculatori hanno acquistato milioni di berline di lusso tedesche.
      Poi i milioni di "doni, ricchezze, fratgelli gioiosi dell'islam religione di pace, pagatori di pensione..." che hanno ulteriormente stravolto il mercato del lavoro.

      Una politica di pazzi fanatici masosadici per idioti compulsivi consumisti fatta a deficit.
      Chiaro che non può andare.

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  5. Ho eliminato due commenti.
    Vi chiedo di rimanere in tema e di argomentare, anche duramente, senza attacchi personali.
    Insomma se Tizio dici bif e non vi va, iniziate a spiegare perché non bif e non a scrivere che Tizio tromba male oppure ce l'ha su con i sampdoriani e non si lava il culo.

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    1. Ma perché elimini i commenti si tutti tranne quelli di chi insulta a destra e sinistra? Fai come cazzo vuoi, ma diccelo però che vuoi solo quello lì a scrivere qui sopra. Ma le hai letto le sue farneticazioni o no? Che vuoi dibattere con chi parla di pcus e democrazia proletaria? Più che fare come ha fatto nottebuia, io o marco, che si può fare? E siamo ben diversi noi tre, e lo sai, ma se convergiamo ci sarà una ragione no?

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