- Il 7 novembre di quattro anni fa mi alzai prima dell'alba per raccogliere le olive dei miei alberi - io e i miei vicini. Abbiamo disposto i teli sotto le grandi piante, mentre il sole spuntava dalla cresta della valle. Con lunghe pertiche di legno abbiamo fatto grandinare a terra le olive minute - le antiche olive dei Nebrodi.
Abbiamo mangiato un panino distesi sull'erba verdissima. Il carico di olive lo abbiamo messo subito in grandi sacchi e portato al vicino frantoio a metà pomeriggio.
La macchina del frantoio è una supercentrifuga in grado di separare efficacemente solidi e liquidi.
L'olio verde e nuovo colava infine dentro il recipiente di metallo, e sapere che era il "mio" è stato emozionante.
o Lupo Libero
Ieri notte, nell'aria tiepida e profumata di estate, di fieno, di elicriso, di medicai, ora ricchi e ancora in fiore, ero a passeggio per le stradine al di là del monte sopra casa mia. Camminavamo i piccoli borghi fiabeschi, assai ben recuperati, la loro bellezza di secoli, l'architettura che è uno con l'ambiente, le piccole imposte, le querce secolari, le travi di castagno ritorte che hanno sorretto fatica, vita, grani, paglia e masserizie, le torri colombaie di secoli, siepi di bosso secolari, i cespugli quasi alberi di rosmarino - ah, quanti arrosti squisiti! :) .
Accanto ad ogni casa c'è/c'era uno stabile, con fienile sopra e stalla sotto. Ecco, di tutta questa agri-coltura e agri-cultura non è rimasto piu' nulla. Una bellezza strabiliante che è rimasta priva del motore esistenziale, dello spirito economico che l'animava.
In silenzio, a piedi, Rosa Canina ed io, camminavamo come retroguardie esploratrici in questa meraviglia del Creato e del Fatto, dell'ingegno e laboriosità umani. Domenica avevo lavorato in casa, godendomi la pioggia abbondante, aspettando il suo ritorno, non ero uscito. Ieri, lunedì sera, dopo cena, un balzo e via, a camminare nella sera tarda e poi notte bella, sapendo che il bosco umido ci avrebbe preso tra le sue frasche con una sinfonia di fini profumi.
Lupo Libero, in Un po' di olio, riesce a ridestare, stamani, quel senso fanciullesco di essere piccoli rispetto alla gloria potente della natura e dell'operosità ingegnosa, dei suoi cicli che travalicano la fugace esistenza umana, d'altra parte quel senso di maturità che, al cospetto del mistero dei cicli, della vita, della morte, osserva incantato, malinconico, il divenire della vita e del suo comumicare il metafisico usando l'estetica e la sua fantasmagoria.