giovedì 5 dicembre 2019

Parossismo workaholico

Ho avuto giorni di grande lavoro. Una fase di parossismo creativo. Ci sono cose che sono una sfida: io mi metto lì in silenzio e attacco il problema per arrivare ad una soluzione ben ingegnerizzata e, in qualche modo, originale (se la soluzione ci fosse già non avrei questo vortice creativo, quindi, in questi casi, l'aggettivo originale è corretto).
Può diventare.. fagocitante. Io sono fatto così, non di rado non ho mezze misure.
Questo è entusiasmante da una parte, tende ad esaurire ogni forza, ogni tempo, non può durare a lungo.
Il resto ne soffre e in ciò c'è anche il diario: il tempo libero è annichilito, il poco che ho è di momenti di riposo e ristoro con Rosa Canina che sono stati soavi come mai: quando c'àè lei non scrivo questo diario.

9 commenti:

  1. Fai bene a non scrivere il diario e dare priorità a Rosa Canina.
    :)

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    1. Oggi mi sono preso questa mezzora in questa pausa pranzo decismaente tardiva.

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  2. Io purtroppo sono una stakanovista, pensa che al lavoro non faccio nemmeno la pausa caffè!

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    1. Io ho dei periodi parossistici che cerco di tenere decisamente limitati. Il resto del tempo... lavoro con impegno, a violte piacevolmente, normalmente (40h alla settimana) per vivere.

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  3. Peccato hai poco tempo libero. Fortunatamente quel poco che hai possiede alto valore aggiunto.
    Bello sarebbe noi amanti della campagna, del bel vivere, formassimo una ipotetica "comunità diffusa" in cui ciascuno a debita distanza e conservando la sua privacy ci si occuperebbe di gestire una fetta ampia di territorio agricolo il più possibile autosufficiente con animali, orti eccetera.

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    1. L'autosufficienza e' una sorta di ambrosia che mi attrae come poche altre cose.
      Rosa Canina ha ottenuto (dopo un attesa di alcuni anni) un piccolo orto urbano. Le ho detto che dato il mio grado di pressione lavorativa e che sono sempre piu' intollerante alla citta', io non la aiutero' in quel luogo.
      Il prossimo progetto sulla quale gia' partecipo e' di riprendere un paio di arnie e relativi alveari e metterli vicino a casa, nel prato al margine del bosco. Il contadino e' contento (cosi' mi impollineranno i castagni) e ci ha gia' dato il permesso.

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    2. Però la VERA autosufficienza non è una cosa sullo stile di Greta.
      Anche io sono autosufficiente, tanto quando mi serve qualcosa esco e vado alla Coop, se alla Coop sotto casa non c'è quello che mi serve, vado al mega-centro-commerciale e se ancora non basta, vado su Internet e mi faccio spedire le robe dall'altra parte del mondo. Praticamente come la farloccata di Capitan Fantastic.
      Greta a casa sua non ha sedie auto-costruite tagliando con un'ascia scambiata con pelle di foca del legno recuperato da alberi caduti nella foresta e messe insieme con dei perni. Greta ha la casa arredata con mobili di design che costano migliaia di euro al pezzo, costruiti con una tecnologia che ha una filiera dalla lunghezza infinita.
      Lo stesso vale per l'orto urbano, tralasciando il contesto, non vedo nessuno che coltiva l'orto con arnesi auto-costruiti, con sementi barattate, eccetera.

      Dai, è tutta una posa.

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    3. Sullo scambio dei semi, i gasisti del nostro GAS sono attivi da sempre.
      Le ricordo, signor Connor, le vs. pregevoli osservazioni sull'esilio: non possiamo isolarci, un vivere di buona qualita' richiede un consesso umano (si pensi solo all'odontoiatria e alle competenze e infrastrutture tecniche, alla organizzazione della complessita' che richiede, ci sono altri mille mila esempi).

      Ancora, tra un financial artifacts broker che vive nel suo sistema artificiale e che, da solo, in una ricca fattoria, morirebbe di stenti per incapacita' e inettitudini molteplici e completi e certe ingegnose persone che hanno quantita' enormi di conoscenze e competenze tecniche, manuali ed ambientali, "testa e mani d'oro", ci sono gli spazi grandi una Unita' Astronomica.
      In ogni caso io sono tutt'altro che autosufficiente ed e' per questo che l'autosufficienza mi affascina. Quindi, in un certo senso, avete qualche ragione. Del resto, non e' che uno o ' autosufficiente 'zero' o omnidipendente 'uno'.

      E' tutto uguale, tutto una posa? L'ugualismo per me e' ciarpame.

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    4. Non parliamo la stessa lingua.

      Il "baratto" del GAS è un gioco tra gente che non ha alcuna necessità ne del GAS ne di barattare. Non so come spiegare, è come uno che va a pesca nel laghetto artificiale e se anche non dovesse pescare niente, torna a casa e ha il frigo pieno e se il frigo fosse vuoto esce e va alla COOP.

      Il "baratto" vero, come la autosufficienza vera, è quella cosa per cui tu dai via una risorsa importante che è appena meno necessaria della risorsa che acquisisci. Mettiamola in altri termini, la "autenticità" dei comportamenti dipende dal fatto che questi non abbiano eccezioni, viceversa, un comportamento è tanto meno "autentico" quanto più le eccezioni diventano la regola.

      Invece, quando per ogni "se questo" non c'è un singolo "allora questo" e un singolo "altrimenti quello" ma ci sono infinite alternative, tipo "se GAS allora [qualsiasi cosa da tutto a niente]", torniamo alla regina che gioca alla mite pastorella. La pastorella rimane pastorella mentre la regina non solo torna regina quando si stufa di fare la mite pastorella ma può scegliere di entrare e uscire da qualsiasi personaggio le aggradi.

      Ah, quanto vorrei essere mite pastorella, lo dice una che può (fingere di) essere qualsiasi cosa.

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